Il blog

Non c'è solo Ennio Doris - gz  

  By: GZ on Domenica 21 Luglio 2002 16:40

L "l'interesse economico" non è sempre nel tenere su le borse. Questo è vero per Ennio Doris e l'industria dei fondi comuni, ma dopo due anni e cinque mesi consecutivi di mercato negativo ci sono anche altri meccanismi in gioco. Mettiamo che le borse siano sempre sopravvalutate (visto che scendono sempre lo saranno, non c'è bisogno di dimostrarlo). Se vendo short ^ENI#^ (cosa che tra l'altro sembra fattibile a me al momento) rinuncio al 4 o 5% di dividendo e in più pago un 5% almeno (annualizzato) di interesse sul prestito titoli Quindi, su base annuale ho uno SVANTAGGIO DEL -10% rispetto a chi compra ENI e lo devo compensare con un deprezzamento di ENI di almeno il 10%, giusto ? (posso vendere scoperto ENI ora e ricomprarlo tra un mese e evitare buona parte del costo, cioè fare "trading" ? Sì ma allora non stiamo parlando di borse sopravvalutate, bensì di oscillazioni che ci sono sempre state.) Comprare titoli (a volte) è un investimento. Vendere scoperto un titolo è sempre una speculazione La vendita allo scoperto implica un prestito, vendi qualche cosa che non possiedi, ("scoperto" appunto), c'è sotto un prestito titoli , questo prestito è a scadenza e si paga un interesse. Se compro un titolo incasso un dividendo, se vendo scoperto lo perdo e in più PAGO UN INTERESSE (5 o 6% annuo) (ed il prestito titoli con relativo interesse è una della fonti MAGGIORI DI REDDITO DEI BROKERS, quasi quanto le commissioni...) 30 anni fa o 20 o 10 anni fa lo faceva pochissima gente anche tra le istituzioni (in %, non in valore assoluto il che sarebbe ovvio perchè i volumi sono aumentati). Oggi si è creata un intera industria (specie negli ultimi due anni) che ha come scopo la vendita allo scoperto e che si può quantificare perchè sappiamo che i fondi hedge hanno 600 miliardi in gestione (su cui usano la leva) e 5 anni fa avevano meno 100 miliardi di dollari. Da questo e altri dati sullo scoperto di istituzioni e pubblico si deduce che lo scoperto (in termini % del totale degli scambi o del flottante) non è mai stato così alto nella storia delle borse. Quando nel 1999-2000 la % di speculazione al rialzo sul nasdaq con l'uso margine ha raggiunto livelli mai visti nella storia questo ha avuto delle implicazioni. E così lo avrà anche questo fenomeno. Ad es. ci sono migliaia di gestori di desk e hedge fund che ogni giorno hanno ora un enorme incentivo finanziario a mettere in giro rumors e analisi negative e se poi risulta che sono esagerate, beh... intanto loro intanto hanno incassate la loro put. Questo è il modo in cui il gioco viene giocato. In soldoni significa che se si continua al ribasso da qui si "esagererà" molto e se invece si rimbalza l'effetto sarà esagerato. Modificato da - gz on 7/21/2002 14:55:24

Bloccare la speculazione al ribasso ? - gz  

  By: GZ on Sabato 20 Luglio 2002 23:37

--------------------------------------------- Se Mr. Pinco Pallino, con il quadro che ha di fronte e chiarissimo si OSTINA a perdere soldi cercando minimi con l'80% del suo capitale mentre io guadagno standomene al ribasso con il 5% del mio beh non posso fare niente che rallegrarmi di questo e sicuramente sara' chi perde i risparmi di una vita per SUA SOLA responsabilita' a sentirsi frustato. Se poi Mr. Pinco Pallino al posto di preoccuparsi dei suoi investimenti tra un buy on dips e l'altro preferiva ipotizzare la cessione di Nesta o la nuova formazione della Juve beh allora non posso fare altro che dire che se lo e' meritato. Ma qui siamo in un paese dove nel telegiornale si parla al 50% della Franzoni ed al 50% di Nesta mentre solo pochi secondi vengono dedicati agli investimenti... ------------------------- FOS --------------------------------------------------- Ci sono chiamate per bloccare lo scoperto sul Corriere di oggi, vedi qui in fondo ricopiato. E' un ultima spiaggia e un segno di disperazione. E a lungo termine è un palliativo. In Giappone e Hong Kong anni fa l'hanno messa praticamente fuori legge per un poco e non è servito. E negli anni "30 i ribassisti erano odiati quanto i gangster. Ma non è mai accaduto nella storia della finanza che la vendita allo scoperto fosse accessibile a tutti a costi irrisori e soprattutto che ci fossero (come è adesso) SEIMILA HEDGE FUND con circa 600 miliardi di dollari in gestione i quali hanno come obbligo staturario vendere allo scoperto. Nel mercato orso degli anni "70 gli hedge fund erano un centinaio, solo in america e con fondi minimi, probabilmente 10 miliardi di dollari in valori correnti. Ora hanno 600 miliardi di dollari su cui poi usano anche la leva. E' legale e corretto farlo, ma la dimensione del fenomeno e l'utilizzo della leva finanziaria sono senza precedenti. E ci sono giornalisti come ad es Herb Greenberg, di cui sappiamo in questo sito per la vicenda di Pacific Healthcare, che lavorano sulla base delle informazioni che gli passano gli hedge fund ribassisti. Greenberg lo dice esplicitamente e così altri. Spesso l'editoriale di "Barron's" (la maggiore rivista di borsa del mondo) cita dei commenti negativi di hedge fund ribassisti. Alcuni dei migliori siti sono scritti da fondi ribassisti come www.prudentbear.com . Poi ci sono altri magari che scrivono pezzi in cui forse non lo dicono ma la cui fonte di notizie sono mega fondi ribassisti. Per un anno massimo peppe qui ha insistito che PHSY (grafico - notizie) era da comprare e era depresso solo perchè gli hedge fund ribassisti lo avevano venduto in massa e Greenberg ne parlava male dal sito di borsa più noto americano. In quel caso alla fine hanno avuto torto e hanno dovuto ricomprare. In molti altri ovviamente come Enron invece hanno avuto molto merito (e al momento il mercato da loro ragione su quasi tutto). Ma quando si guadagnano miliardi per mesi nel fare una cosa piano piano si crea un interesse a farla sempre più spinta e pesante, come per l'uso delle stock options nel 1997-2000 per arricchire scandalosamente i top manager. Al momento i miliardi si fanno vendendo short i titoli su cui ci sono rumor di irregolarità contabili o utili mancati per qualche ragione e in questo giro è entrata sempre più gente ------------- corriere economia ------------------- I fondi possono bloccare la speculazione al ribasso» MILANO - Nel settembre dello scorso anno, in piena crisi delle Borse dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, il Corriere auspicava un «ombrello» per i risparmiatori, cioè «un meccanismo che, senza forzare le regole del mercato, possa in qualche modo limitare le vendite allo scoperto». Ebbene, c’è chi quel meccanismo lo ha trovato. Oltre tutto senza alcun bisogno di complicate normative. Basterebbe impedire ai fondi comuni d’investimento di «prestare» temporaneamente agli operatori al ribasso le azioni che hanno in portafoglio (e che, oltretutto, sono di proprietà degli investitori). La proposta è di Pietro Giuliani, presidente di Azimut Sgr e di Azimut Consulenza. Ma così si limiterebbe fortemente la speculazione al ribasso, alterando il mercato... «In situazioni normali, le vendite allo scoperto sono uno stabilizzatore del mercato. Non nell’attuale contesto, caratterizzato dalla rarefazione degli scambi e dal nervosismo degli investitori, elementi che innescano un’accelerazione innaturale al ribasso delle Borse. In qualche caso, l’attacco sui titoli oggetto di rumors giornalistici sembra troppo violento rispetto alla realtà destinata poi a emergere». Resta il fatto che non si possono mettere briglie all’operatività degli investitori... «Noi riteniamo che oggi la vendita allo scoperto è troppo facile ed economica. I margini di garanzia da versare per la speculazione al ribasso sono insufficienti rispetto al rischio implicito che esiste in questo genere di operazioni. Secondo me i fondi d’investimento dovrebbero assumere un atteggiamento più restrittivo». Perché proprio i fondi? «Perché sono uno dei bacini maggiori ai quali può attingere chi specula al ribasso per farsi prestare i titoli». Ma i fondi per questo servizio guadagnano e di questo guadagno ne beneficiano i sottoscrittori... «Sarà anche vero. Si può però obiettare che, dall’altro lato, gli stessi sottoscrittori ci perdono a livello di valore della quota, che scende se le Borse scendono oltre livelli logici». E oggi il livello delle Borse è congruo? «No di certo. Secondo me, la sottovalutazione è misurabile fra il 15 e il 25%. Questo, dunque, è il margine per un eventuale rimbalzo». Impedire ai fondi di prestare i titoli è davvero la soluzione? Azimut, che è uno dei principali gestori, che cosa fa? «E’ una strada percorribile. Per quanto ci riguarda, abbiamo deciso che, con questo mercato e con queste condizioni, non presteremo più titoli». Pensa davvero di risolvere così il problema? «Le vendite allo scoperto non sono l’unico responsabile dei ribassi eccessivi. Esistono anche degli automatismi che amplificano le tendenze...». A cosa si riferisce in particolare? «Da qualche anno a questa parte, i risparmiatori, spaventati dalla flessione delle Borse e dalle tensioni internazionali, vengono indirizzati verso i prodotti a cosiddetto capitale garantito, il cui funzionamento è caratterizzato dall’obbligo di vendere la componente azionaria dei portafogli al verificarsi di determinati livelli di prezzo. Ebbene, una fase di ribasso molto accentuata vene seguita inevitabilmente dallo smobilizzo di posizioni azionarie che compongono i portafogli di questi prodotti». Insomma, ribasso chiama ribasso... «Il fenomeno è ormai qualitativamente rilevante. E il peso di questi automatismi rischia di determinare situazioni di ipervenduto che non hanno alcuna relazione con la reale situazione delle aziende quotate e dei settori in cui operano». Edited by - gz on 7/20/2002 21:56:22

Arriva senza nessuna Avvisaglia - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 19 Luglio 2002 21:44

se qualche istituzione si mette assieme per rovesciare il mercato oggi lo farà con dei program trading computerizzati e che colpiscono i 100 titoli dell'S&P tutti in un minuto e in questa situazione di poca liquidità te ne accorgi quando è troppo tardi perchè è una decisione "politica" nel senso che è una decisione di andare contro la condizione del mercato in base a considerazioni di lungo periodo di conseguenza non c'è nessuna avvisaglia se arriva è "boom!" ed è fatta, come martedì e forse arriva ora Modificato da - gzibordi on 7/19/2002 19:44:53

Quanti mesi prima dell'Iraq - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 19 Luglio 2002 11:42

IMPORTANTE per G.Z. : (premesso che per me rotti i 9000 siamo "ufficialmente" in guerra tutti), Secondo lei esistono degli studi militari disponibili in grado di poterci far conoscere se per gli usa è meglio attaccare in agosto o in autunno? Almeno metereologicamente, ci dovrà pur essere un peridodo da evitare in quella zona di guerra.....no? ------------------------------------------------------------------------------------------- per la guerra tra pakistan e india (evitata o perlomeno rimandata) ^www.Stratfor.com#www.Stratfor.com^ aveva predetto che non si poteva fare in giugno perchè ci sono i monsoni, se lo ricorda ? , e hanno avuto ragione. da settembre mi sono abbonato a stratfor e ^debka#www.debka.com^ per via di terrorismo e iraq e so quello che dicono i) i preparativi per rovesciare saddam sono molto avanzati, il numero due del dipartimento di stato era in turchia per avere l'ok dei turchi questa settimana, il fratello del re di giordania era a londra al convegno di 3 giorni degli ufficiali irakeni in esilio che discutevano il dopo saddam a cui era presente la cia, addirittura Dick Cheney (vicepresidente) ha organizzato incontri semi-segreti tra il numero tre dell'Iran e l'opposizioni irachena sunnita, nel nord dell'iraq sotto controllo kurdo ci sono già forze speciali usa, lo yemen ha dato le base e risulta che ora è pieno di americani è stata accellerata (vedi sotto) la produzioni delle munizioni necessarie ecc.... però c'è questa considerazione: perchè Al Qaeda in 10 mesi non ha fatto niente (se non forse qualche lettera all'antrace e un tizio con una scarpa imbottita di esplosivo che sembrava un matto ) ? La spiegazione è che Saddam con le buone o con le cattive glielo impedisce perchè alla prossima strage in territorio americano parte l'operazione in Iraq Saddam controlla uno dei più forti servizi segreti del mondo ed è molto più potente di Bon Ladin che si nasconde su per delle grotte (e secondo gli inglesi del MI6 è morto in realtà) Quindi la situazione è : la minaccia di rovesciare Saddam fa sì che Al Qaeda sia tenuta ferma con tutti i mezzi da quest'ultimo per ora Dal punto di vista elettorale converrebbe ovviamente muoversi in settembre (le elezioni sono ai primi di novembre) e lo sanno tutti ma non è una faccenda così semplice mandare 100 mila soldati in guerra se non hai il consenso dell'opposizione e dei media in guerra non ci vai perchè muore della gente, farlo con l'oppisizione e i media contrari o scettici è il suicidio politico (vedi Johnson) secondo me per ora tengono Saddam sul filo e aspettano, (vedi sotto, hanno fatto trapelare notizie sulle scorte di smart bomb ieri) ma non sanno neanche loro bene cosa fare perchè se attaccano Saddam non avendo niente da perdere questi da via libera a Al Qaeda ------------------ da stratfor ----------------------- S. Restocking Attack Munitions May Presage Iraq Campaign 17 July 2002 A serious shortage in the number of the Pentagon's Joint Direct Attack Munition (JDAM) bombs may have helped postpone an attack on Iraq earlier this year, the Associated Press reported July 15. But now production of the GPS-guided smart bombs is accelerating, and the Pentagon should have enough stockpiles to attack Iraq by late this year should the order come from the White House. A JDAM is no more than a package of global positioning sensors and tailfins -- costing roughly $20,000 altogether -- attached to an unguided missile. Far less expensive than a laser-guided bomb and able to operate in clouds and smoke, JDAMs went from being a novelty in the 1999 Kosovo war to a centerpiece of the Afghan campaign. More than 25 percent of the 17,000 pieces of ordnance dropped on Afghanistan were JDAMs. But the 5,000 or so JDAMs used during that campaign represented nearly half of the Pentagon's stockpile. As the Afghan war wound down, the shortage became a strong argument for delaying an attack on Iraq. Estimates vary, but a campaign against Iraq would likely require double or triple the amount of JDAMs as the Afghan war, somewhere between 10,000 to 15,000 bombs. Earlier this year American munitions-makers were producing at a rate of less than 1,000 JDAM kits a month, meaning that it would have taken until early winter to reach the bare minimum level of 10,000. This would leave precious little room for error in case more were needed and would also leave few reserves after an Iraq campaign. But support from the Pentagon is pushing JDAM manufacturers to speed production, which they appeared to do in May. JDAM makers are now pumping out nearly 1,500 bomb kits a month and are planning to expand to 2,000 per month by late this year, the Associated Press reported. These rates will give the Pentagon 10,000 JDAMS by mid-August and 15,000 by November with the promise of many more on the way. This means an attack on Iraq is possible by the end of the year, at least as far as JDAM supplies are concerned. Earlier reports in the Wall Street Journal noted a shortage of Hellfire anti-tank missiles as well, but no recent information has surfaced. It is interesting that this information was released at all. Although not on the level of a state secret, the numbers available in the AP article make it possible to get a fair idea of U.S. JDAM levels, something that many governments -- including Iraq -- would certainly find useful. This is information the U.S. government might wish to keep a tighter lid on ahead of a possible U.S. attack. Most likely, the leaks were intentional, meant to warn and intimidate the Iraqi government. Modificato da - gzibordi on 7/19/2002 9:53:49

Humour di borsa - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 19 Luglio 2002 03:55

Playboy ha annunciato un numero che avrà le foto delle donne di Arthur Andersen - ma non si sa come siano venute perchè sembra che abbiano mentito riguardo alle loro misure Oggi il toro di wall street (la statua del toro che è davanti alla borsa) è risultato positivo al test della mucca pazza oggi ho chiamato il mio broker - ma era diventato una panetteria. Non è un buon segno. Alan Greenspan che dio lo beneedica, ha tenuto una conferenza stampa ieri. Ha detto che l'economia sta accellerando. In effetti è vero, è quello che succede quando sei in discesa, rotola sempre più forte Modificato da - gzibordi on 7/19/2002 9:10:55

ACF, credito al consumo - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 22:09

stagionalmente sarebbe meglio aspettare la stagione della caccia al saddam, sembra sia l'autunno con ^ACF#^ ricordo che massimo aveva indovinato un +60% per cui per cui si tende a prestargli attenzione ACF è un titolo cha fa da indicatore di crisi finanziaria, perchè appunto è uno dei maggiori del credito al consumo è stato sbudellato perchè gli ultimi dati della fiducia dei consumatori erano pessimi goldman sachs l'ha appena abbassato il grafico è una tazza con manico invertita se tiene il terzo minimo può essere buona ma solo se dopo aver sforato in giù come adesso poi tornasse sopra la linea al momento è grigia e da un segnale negativo anche in generale Modificato da - gzibordi on 7/18/2002 20:10:17

"News Gap Reversal" di AOL - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 18:37

dico solo che questo è quello che Connors chiama "news gap reversal" cioè la notizia appare con grande evidenza sui giornali o in TV il titolo apre malissimo e però cominica poi a salire buy in apertura con stop sotto il minimo dei primi 15 o 30 min sì Kass sta sbagliando più del solito ultimamente Modificato da - gzibordi on 7/18/2002 16:51:54

America On Line - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 16:52

America On Line/Time Warner è uno dei titoli chiave dei media (si chiama AOL, ma per il 90% è fatta di Time Warner) e comunque è uno titolo cruciale dell'S&P 500 dopo la strage di NY era a 27$. Oggi è crollato a 13$, la metà del minimo dopo le due torri. Il minimo del 1998 era sui 8.7$ ma diciamo che sui 12 dollari c'è un supporto (zona di congestione, vedi il grafico in fondo pagina qui) Come dice Kass il Washington Post oggi ha in prima pagina la storia di alcuni artifici contabili che ^AOL#^ ha dovuto fare o ha voluto fare. Anche per chi non è interessato ai dettagli alla fine però resta che come Kass (uno dei manager di hedge fund migliori che scrivano su internet) il totale delle poste di cui discute è il 2% dell'utile Ma è sulla prima pagina e tutti ne parlano in TV. Poi se si fanno i conti si sta parlando di un 2% dell'utile come se fosse un guaio. E il titolo è distrutto. Questo è solo un esempio di come l'informazione sia distorta in entrambe le direzioni ---------------------- Doug Kass oggi---------------------- The Latest Word on AOL 07/18/02 07:36 AM EDT Today's recommended reading is Alec Klein's Washington Post piece, Unconventional Transactions Boosted Sales: Amid Big Merger, Company Resisted Dot-Com Collapse. Essentially, the author claims that, through a series of unconventional deals, AOL (AOL:NYSE) converted failing dot-com portal agreements (among other deals) into one-time and poor-quality revenue. The Washington Post columnist admits that the aggregate amount of these "questionable" activities represented less than 2% of the divisional revenue. (AOL has responded by saying the accounting was kosher.) The reporter went on to write that AOL renegotiated deals with struggling Internet companies by shortening the terms of ad contracts, which served to inflate short-term revenue growth. The Washington Post writer says that in late 2000, some of these machinations masked the deterioration in overall revenue from online ads as the company continued to maintain optimistic forecasts for AOL Time Warner. Let me give my view. During the 1999-2001 period, I was openly critical of AOL's unrealistic profit goals. In a number of forums (most notably in Alan Abelson's weekly Barron's columns), I argued on numerous occasions that not only would the financial obligations of the dot-com portal agreements not likely be met, but the metrics of the core AOL service had deteriorated and would translate into disappointing revenue and cash flow. As a result, I was short AOL Time Warner in that two-year period -- a period when the "great" momentum investors held AOL among their largest holdings (e.g., Janus owned more than 250 million shares) and Wall Street analysts unanimously held AOL in high regard. AOL shares began a long descent from $90 to the current level of $13. I think that most of what the Washington Post reporter details is old news and that the restructured agreements were necessary and not consequential financially. (I do, however, question whether the modest revenue recognition of the eBay (EBAY:Nasdaq) deal should have been taken into revenue as it appears to be more of an agency transaction -- similar to the controversial Merck (MRK:NYSE) accounting of revenue.) AOL Time Warner, frankly, had no choice but to renegotiate its agreements with fledgling dot-coms, which were running out of money. I believe the company accounted for most of these deals properly, but this is 2002, not 2000, and there is a lot of headline value in the Washington Post article. To borrow from a phrase (on another subject) that Jimmy used over at RealMoolah two days ago, this is a tale of sound and fury, signifying nothing. I went long AOL Time Warner and covered my longstanding short earlier this year when I determined (prematurely) that (1) management showed signs that they were addressing AOL's problems, and (2) the market was according no value to the old AOL portion of AOL Time Warner. long AOL Edited by - gzibordi on 7/18/2002 14:54:31

I Bilanci delle Assicurazioni - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 14:24

A proposito di ^Generali#^ e le altre: viste solo sul grafico e coi numeri del bilancio sembrano un occasione. Ma così anche tante altre assicurazioni anche senza voci di scalata. Il crac delle assicurazione e delle banche maggiori degli ultimi 15 giorni è stato simile a quello dei titoli internet tipo Tiscali. Per cui fa pensare che sia o puro panico irrazionale oppure anticipi un paio di istituzioni che sono nei guai (per cui il mercato sentendo l'odore del sangue vende un po tutto il settore) La spiegazione pessimista è che il mercato tema non delle irregolarità contabili, ma le perdite su derivati che non sono ancora contabilizzate. Fino a 5 anni fa queste cose non erano molto diffuse, ma adesso ci sono miliardi di euro di "credite derivative" cioè derivati sui debiti aziendali. Ad es le CDO "collateralized debt obligation" che sono derivati creati dalle banche tipo Morgan Stanley per prendere il rischio del debito delle aziende e trasformarlo in un derivato. E lo rivendono alle assicurazioni, ai fondi pensione e a alle banche più piccole. In pratica Morgan prende un miliardo di debiti di 30 aziende e lo trasforma in un "pool" unico che poi fraziona in tre tipi di "strumenti" , una parte a "senior" per chi vuole poco rischio, una parte "mezzanine" per chi ne vuole di più e una parte "equity" che stanno in basso e in caso di bancarotta si azzerano (ma rendono di più). Poi frazionano il tutto in derivati di una taglia da 1 milione di euro l'uno, li chiamano "CDO" o altro e li vendono a 200 assicurazioni, hedge fund e banche locali. In questo modo l'assicurazione XY ha comprato una certa frazione di un "pool" di derivati che rappresente il rischio di credito di 200 aziende senza dovere preoccuparsi di analizzare cosa faccia e cosa sia ciascuna azienda del pool. Se Vivendi, Worldcom, Enron, Tyco, KPN falliscono o vanno nei guai questi derivati ne risentono, ma il Credem o Alleanza hanno che li hanno non devono registrare le variazioni ogni giorno. Inoltre è difficile da capire cosa valgono veramente perchè non c'è una borsa in cui tutti i giorni il "CDO" che Alleanza o Credem hanno comprato sono aggiornate. Essendo cose molto complicate che spesso le stesse assicurazioni e banche che le hanno in pancia non capiscono bene è ovvio che qua i rumor hanno un grosso peso. Ad ogni modo, se uno guarda solo ai bilanci tutte le assicurazioni e banche locali che sono state massacrate sarebbero da comprare. Ma sotto ci sono le voci su questi rischi da derivati. ------------------------- breakingviews------------------------Credit derivatives: Credit derivatives have been praised for spreading risk. These complicated deals bundle together loans and sell them in tranches carrying varying degrees of risk. Banks use them to transfer credit risk to insurance companies and hedge funds, thereby freeing up capital for investment elsewhere. Here's how a typical structure - a collateralized debt obligation - might work. First a bank forms a $1bn pool of assets from dozens of investment-grade credits. Then it sells securities with a similar value to investors. The securities provide returns on the debt and a premium for insuring it against default. Each derivative deal is split into tranches carrying different degrees of risk. The bank might sell $50m of equity securities that absorb the first losses on defaults in the debt pool. It would also sell $100m of mezzanine securities with risks and returns more like conventional corporate bonds. On top would come a $850m tranche senior to both equity and mezzanine. The CDO market grew exponentially from 1998 to 2000. It is not hard to see why. The senior securities offered risk-averse insurers a new class of synthetic AAA-rated bonds. The mezzanine offered pepped-up returns to yield-hungry insurance companies, banks and hedge funds. And the equity was generally sufficient to absorb losses on the underlying debt. Alan Greenspan even praised the market for easing the burden of defaults like Global Crossing. But a prolonged downturn in credit quality may expose weaknesses in the market. Moody's warns that a popular class of CDOs has on average 1.2% of its exposure in WorldCom, with one deal having over 4%. The US telecoms group is on the verge of default and the recovery value of its debt likely to be puny. A WorldCom default alone would generate big losses in the equity tranches of many outstanding CDOs. But if the same deals were invested in Enron, Global Crossing and other blow-ups, WorldCom could be the straw that breaks the camel's back. Indeed, any more high-profile collapses could yet impair the mezzanine securities. It is difficult for investors really to get a bead on this. Holders of synthetic CDOs - mainly banks and insurers - don't always have to mark their exposure to market. Even when they do - when the CDOs are held in a trading book for example - marking to market has become almost impossible. The secondary market for mezzanine securities is seizing up as worries over credit quality take hold. Consequently many firms are carrying CDOs in their balance sheets at computer-generated estimates of their realisable value - which may or may not prove to be accurate. This clearly leaves open the possibility that CDO holders are carrying unrecognised losses. With the CDO market estimated to have a notional $400bn of exposure outstanding, much of it synthetic, those losses could be significant Edited by - gzibordi on 7/18/2002 12:29:14

Il Medio Oriente - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 13:07

ieri sera alle 21:30 circa ero tornato a seguire e ho visto gli S&P futures tentare uno strappo da 900 a 910-911 in pochi minuti. A 911 sembrava partito, ma poi (cosa vuole dire la numerologia) si è vista un improvvisa candela in giù. Ho messo un sell a 910 limite anche perchè era tardi, ma ho visto passare un : ".... strage a Tel Aviv ..." sul Bridge e in due minuti gli S&P erano giù a 903 . Poi la notizia è arrivata completa, i morti erano solo 5 e si sono ripresi. Il Medio Oriente non ci abbandona mai Modificato da - gzibordi on 7/18/2002 11:23:39

Il libro del momento: "conquer the crash" - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 18 Luglio 2002 11:58

Il libro del momento no.1 dei libri di business e finanza e no. 4 assoluto di Amazon è questa settimana "Conquer the Crash" di Bob Prechter che prevede una crisi deflazionara stile anni "30 e la distruzione dei mercati finanziari (unico suggerimento del libro oro e contanti)

Solo i programmi di trading - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 17 Luglio 2002 22:23

sembra che al momento il 51% degli scambi a wall street sia dato dai "program trading" cioè in pratica dai futures, dai programmi che comprano o vendono l'indice in modo istantaneo a automatico (comprano 100 titoli in un solo momento con 100 milioni di $) la sensazione è che solo i futures dominino e che di scambi "reali" per comprare e vendere azioni in quanto tali non ce ne siano per questo credo al momento ogni volta che gli indici partono poi accellerano fino a quando non si sono mossi del 4% (o -4%) senza fermarsi e in un ora o due Poi arriva un altro fondo che lancia un altro program nella direzione contraria e via Di norma quando l'indice fa un 1% o -1% in pochi minuti poi rallenta e oscilla Adesso se vedi che comincia in una direzione veloce accellera sempre fino a quando non ha fatto almeno un 3 o 4% perchè ti indica che è partito un "program" ------------- JJ Cramer da thestreet.com ------- This morning's Wall Street Journal posted a figure of 51% of the average daily volume as program trading. That's astounding. Even after the crash when nobody but the programs was around, we never hit that level. There is simply no real cash coming into this market. Nothing. It is all futures dominated.

Filosofia della Borsa - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 17 Luglio 2002 21:35

E' un discorso filosofico, parliamo dei prossimi 2 o 3 anni come minimo, a livello di discussione culturale, ma ho fatto il trading che potevo fare oggi e d'altra parte occorre stare qua un poco perchè sta affondando di nuovo. Il calcolo che fanno questi è quello di uno che compra un bar o un azienda qualunque e la giudica in base ai suoi utili reali. Calcolano quanto varrebbe la borsa se fosse un azienda reale con un proprietario. Se compro invece un azione non sono il proprietario, sono un azionista e non controllo un mucchio di cose, ad es i bilanci possono essere falsi o possono avere raccontato balle sulle prospettive del business oppure ci può essere una guerra in medio oriente causa della quale la società perde oppure possono esserci legislazioni anti-monopolio di cui non so niente e che la rovinano se ho invece la mia azienda questi rischi sono minori perchè l'azienda è mia e la conosco Quindi è logico che se compro azioni voglia pagare di meno del valore del business, considerato in termini di puri numeri Perchè ci sono un mucchio di fattori che sfuggono al mio controllo e per i quali chiedo un "Premio di RISCHIO". Quindi per un azione il valore è = Valore Economico Reale del Business MENO PREMIO DI RISCHIO Dopo la seconda guerra mondiale e dopo la grande depressione il premio di rischio percepito era altissimo. E quindi come si vede dal grafico le azioni quotavano a un 40 o 50% meno del loro valore reale (da "business proprietario"). Negli anni "70 con inflazione, Vietnam, URSS al massimo della sua forza, socialismo dappertutto, controlli di capitali, nazionalizzazioni ecc... il premio di rischio percepito era tornato molto elevato. Negli anni "90, con la pace tra paesi industrializzati, la fine del socialismo sovietico, la globalizzazione e l'informazione online globale il premio di rischio è diminuito moltissimo. A un certo punto è diventato negativo il che è assurdo. Ma il premio di rischio nell'era della globalizzazione dovrebbe continuare a scendere molto, questa è la tesi. Sicuramente questo schema non viene preso sul serio quest'anno coi mercati in crollo. Ma al di fuori della borsa viene ad es da Francis Fukuyama "la fine della storia" oppure Thomas Friedman "the lexus and the olive tree". Mi rendo conto che ora con Bin Ladin e Enron non sembra affatto così, ma il grafico degli ultimi 60 anni direbbe che la tendenza è questa se lo si guarda. La tendenza storica per il premio di rischio (la differenza tra valore delle azioni quotate e il loro valore economico) nell'era della globalizzazione è di ridursi a zero. Con un poco di aiuto dai marines la teoria può tornare a funzionare. Modificato da - gzibordi on 7/17/2002 19:39:27

Trendline da Sindona a adesso? - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 17 Luglio 2002 18:14

Non so se un grafico di 30 anni del mibtel voglia dire molto il mibtel 25 anni fa era mosso da Sindona e Calvi con la Banca Unione e il Banco Ambrosiano e la Franklyn. E pesava per il 4% del PIL. Oggi pesa per un 60% del Pil. Sindona negli anni " 70 era quello che ha bevuto un caffè avvelenato in prigione ed era in prigione perchè oltre a tre bancarotte aveva assoldato un killer con cui aveva fatto ammazzare il curatore fallimentare Ambrosoli per evitare che i suoi pasticci contabili fossero messi in piazza. Calvi era quello che la mafia ha impiccato a un ponte di londra. Mi domando nei forum di borsa di allora cosa si sarebbe detto dei mercati... Fare un grafico che congiunge i prezzi che erano fatti da questi due personaggi con una borsa in cui erano 4 gatti e nessuno straniero a quelli attuali che indicano una capitalizzazione, (anche ora), di circa 13 o 14 volte quello di allora che senso ha ?

Carl Icahn adotta Tyco ? - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 17 Luglio 2002 12:42

incollo qua come di promemoria questa osservazione di ^www.stocksatbottom.com#www.stocksatbottom.com^ Per chi non lo sapesse Carl Icahn è lo scalatore più famoso d'america. Era andato in ombra nel periodo del boom tecnologico perchè comprava solo società in crisi (e forse perchè è anziano ormai). Ora ha comprato 5 milioni di pezzi di Tyco ^Tyco#^ oltre che un titolo che può essere interessante è uno dei titoli simbolo del mercato, uno di quelli che lo hanno fatto crollare con le irregolarità contabili notare che il grafico di ^Tyco#^ ha le "3 picchi a un minimo" ------------------ da stocksatbottom ---------------- One of the things we have learned about stocks over a 30 year period is that you always want to be involved with a company when there is a catalyst. A catalyst is someone or some thing that acts as a special entity to lift the stock to higher prices. Examples of catalysts include an oil embargo taking oil stocks to new levels. Another example is world-wide economic turmoil propelling gold to new levels. Economic turmoil in a country acts as a catalyst for currency traders to knock down the value of a country’s currency. The US government announcing that they will begin paying for drugs for senior citizens would act as a catalyst for the drug stocks. Carl Icahn has taken a 5,000,000 share position in Tyco’s common stock. In our opinion it is only the beginning. We believe that Tyco will become the FOCAL point of Icahn’s investing activities in the immediate future. We believe that Icahn in the very beginning of making a play to take over Tyco. This means there will be a lot of action in this stock. The vast bulk of the action will be on the upside. We could see periodic blow downs in the price of the stock. We suggest you use any decreases in Tyco’s market value as an additional opportunity to increase your position in the common stock. We would go so far as to tell you that if Icahn is in this stock, you want to be in this stock. This means that as long as Icahn owns a position, we want to be there with him. Edited by - gzibordi on 7/17/2002 10:46:1

Sottovalutato del 45% - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Luglio 2002 22:39

Questa probabilmente è la stima più ottimistica della situazione che ho letto. Chi scorre il wall street journal forse ieri l'ha vista e la metto qua così uno la legge e alla sera dorme contento. E' di Arthur Laffer, che è stato l'architetto della politica economica della casa bianca negli anni '80 (il tizio che ha inventato la supply side economics) e che fa consulenza finanzaria per fondi e istituzioni. Laffer dice : non guardare ai bilanci su cui ora ci sono tante discussioni. Guarda ai dati della contabilità economica nazionale come risulta dalle tasse pagate. (National Income and Product Accounts, compilati dal Department of Commerce's Bureau of Economic Analysis (BEA)). Se si fa uno studio degli ultimi 30 o 40 anni degli utili aziendali in base a questi dati, che sono i più attendibili che ci sono in america, non ho ovviamente i profitti un poco gonfiati del 1998-2001. Ma vedo una serie storica degli utili aziendali che, divisa per i tassi di interesse, mi da la "capitalizzazione" vera della borsa americana. Secondo Laffer (vedi grafico in fondo) questa serie degli utili reali non è variata di molto negli ultimi anni nella sua crescita (perchè non sono quelli che le aziende mostrano agli analisti, ma quelli che entrano in contabilità nazionale). Quello che è variato molto è l'andamento dell'S&P 500 che però ora continua a scendere mentre gli utili aggregati continuano a salire. La conclusione è che facendo questi conti alla fine l'S&P 500 è sottovalutato del 45% circa. (Notare che il modello IBES che usa gli utili previsti medi e che utilizzano in tanti lo da a uno sconto del 30% circa) A Buying Opportunity By ARTHUR B. LAFFER For two and a half years now asset values and the economy itself, to a lesser extent, have been in a tailspin. From their early 2000 peaks, the Dow Jones Industrial Average is off by 25%, the Standard & Poor's 500 by 40% and the Nasdaq by 73%. With 20/20 hindsight, everyone now seems to agree that asset values were too high in early 2000. But if stock prices were too high back then, how do we know when they have fallen enough to warrant increasing exposure to equities? Without dwelling on the past, no matter how tragic it may have been, the real question is, what do we have to look forward to? Having no psychics on staff nor a direct line to God -- unlike some of my colleagues -- the way I try to range the stock market is by comparing capitalized economic profits to the S&P 500 Index. And, to cut to the chase, right now equities are dramatically undervalued relative to capitalized economic profits -- more so than at any time over the past six years. This means we're due for a significant market run-up. U.S.A. Inc. To illustrate how the market valuation model works, I like to imagine the U.S. as a single company and myself as an investment banking firm. If I were asked to take U.S.A. Inc. public, I'd, of course, say yes. All investment banking firms want the fees. Once the deal points were agreed upon, my task would be to figure out what U.S.A. Inc.'s market capitalization/enterprise value/initial public offering price should be -- a formidable task to be sure, but a task investment banks do every day. And the way they do it is quite straightforward. The first question an investment bank would ask is, does U.S.A. Inc. have profits? The answer is a resounding yes. In the National Income and Product Accounts, compiled by the Department of Commerce's Bureau of Economic Analysis (BEA), you'll find the best profits data available. Here literally scores of professionals take the tax returns of corporations (some five million at present) and put them on a consistent accounting basis. Because the BEA data are based on the tax returns of corporations filed with the IRS, and the BEA does all it can to eliminate reporting anomalies, these data are virtually unaffected by all the flim-flam financial accounting practices used by many companies of late. Now, with economic profits data in hand, a good investment banking firm would then want to know if there are any comparable market data that would allow it to capitalize U.S.A Inc.'s profits in order to estimate the appropriate market value of U.S. corporations. And, again, the answer is yes. We have bond and interest rate data for the U.S. that go back to the original 13 colonies. The price of a bond divided by its coupon is a price/earnings ratio, pure and simple. So, to get a first order estimate of what the market capitalization of U.S.A. Inc. should be, we need to capitalize economic profits by using the appropriate discount factor, which I take to be the yield on the 10-year U.S. government note. By dividing any given quarter's economic profits by the average daily 10-year note yield, we can calculate capitalized economic profits, which is an estimate of U.S.A. Inc.'s market capitalization. Carrying out this calculation quarter by quarter back in time, we have a time series of what an investment banking firm would estimate the market capitalization of U.S.A. Inc. to be. And, in addition, we have actual market capitalization data in the form of stock market indices. Comparing actual stock data with capitalized economic profits (see chart nearby) yields a measure of either overvaluation or undervaluation of the market, or perhaps expectations of things to come that aren't already in the data. Just viewing the plot of the two series illustrates the remarkable closeness of fit. On a more careful viewing, all sorts of interesting features pop up. The lack of confidence in U.S. economic policies in the mid-1970s is obvious from the huge gap between capitalized economic profits and stock prices. That gap shouldn't surprise anyone who remembers the gas lines, federal marginal income tax rates of up to 70%, inflation rates in the teens, a 21% prime interest rate, race riots and worker strikes. Yikes! The huge surge in both series in the early 1980s, once Paul Volcker's and Ronald Reagans' policies kick in, is readily visible, as is the 1987 market bubble and subsequent crash. Even George H.W. Bush's and Bill Clinton's tax increases are apparent. Also visible is the Y2K bubble. Back in late 1999 and early 2000, the Federal Reserve and others believed there was a serious Y2K problem. Anticipating widespread computer failures and runs on banks, the Fed expanded the monetary base dramatically to ensure that banks would have adequate funds on hand to meet deposit withdrawals and avoid a financial panic. The expanded base, however, also led to an explosion in asset values and excessive real growth as banks were no longer reserve-constrained from making loans; thus the high-tech bubble. Then, doing exactly what it should have done given its earlier mistake, the Fed removed all of the excess base in early 2000, and the entire process reversed. Asset values fell, the economy slowed and interest rates retreated, and, as if that weren't enough, the events of Sept. 11 and the subsequent accounting crisis "piled on." Undervalued This brings us to today. For those who like price/earnings ratios, the conclusion is simply that stock prices are uncommonly low when compared to bond prices and properly reported corporate profits. The price of a bond in relation to its coupon is not only the inverse of that bond's yield, but is itself a price/earnings ratio. When yields on bonds fall, price/earnings ratios should rise. Given what's happened to interest rates, price/earnings ratios should also rise. But as of today, stock prices have not only not risen, they have fallen way out of line with corporate profits and the current level of interest rates. Edited by - gzibordi on 7/16/2002 20:42:18

Meno di un Mese per vuotare il sacco - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Luglio 2002 17:39

sarà la decima volta ormai che sento o leggo questa cosa per cui può darsi che abbia veramente peso. Entro i primi di agosto sia il senato che la camera americana approveranno un provvedimento che manda in galera per 10 anni l'amministratore delegato di un azienda che abbia un bilancio irregolare. Ovvero con quesa legge l' A.D. deve firmare lui il bilancio e quindi ne è responsabile. E se si trova che il bilancio era irregolare la pena sono 10 anni Allora succede che fino ai primi di agosto, quando la legge entrerà in vigore, se riveli un irregolarità contabile NON VAI IN CARCERE. DOPO INVECE SI. Quindi molta gente pensa che è meglio comprare DOPO che la legge è entrata in azione, perchè fino ad allora i capi azienda hanno interesse a rivelare tutto quello che potrebbe risultate irregolare. (N.B. il carcere è abbastanza usato in america, come l'hamburger e il chewingum. Lo si fa per un mucchio di reati per cui da noi non è nemmeno previsto. Mi ha colpito l'anziano presidente di Sotheby, la casa d'arte, uno sui 65 anni, che due mesi fa è entrato in carcere a NY per scontare due anni per un accusa di asta truccata.) --------------------------------------------------- Has Corporate America swept its closets clean of skeletons? It would be nice to believe scandalous accounting and rotten corporate governance was limited to the likes of WorldCom, Enron and Qwest. But many investors fear these high-profile cases represent the tip of an iceberg. The only way to find out will be to flush them out. The passage by the Senate of the Sarbanes bill, which includes a raft of changes designed to punish corporate evildoers, may do just that. The bill increases jail time to up to 10 years for executives founded guilty of defrauding investors through accounting chicanery, artifice or misleading financial statements. It also toughens up penalties for other types of white-collar crime, ranging from shredding documents to violating securities laws. The bill now goes back to the House of Representatives, which passed a much weaker version earlier this year, before reaching President Bush. Given the mood of the American public towards corporate malfeasance and the fast-approaching November congressional elections, the bill is almost certain to pass through the House, possibly before its August recess, and land on the president's desk. With President Bush' own share-trading history being scrutinized - along with the accounting practices of Vice President Dick Cheney's former employer Halliburton - there is every reason to believe he will sign the bill into law. That gives Corporate America less than a month of amnesty before the tougher laws hit the books. Expect more skeletons to tumble between now and then.

It's the dividend, stupid!! - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Luglio 2002 13:20

i treasury bill (in pratica i BOT) pagano sempre la stessa cifra, cioè se pagano il 3% è sempre il 3% su 100 lire, ma le 100 lire non aumentano giusto ? i dividendi se pagano anche solo il 2% invece pagano il 2% su 100 lire di utile che AUMENTANO. Gli utili delle aziende aumentano. Se non fossero aumentati dal 1958 a oggi il PIL e il tenore di vita sarebbe ancora quello del 1958, quando tutti andavano in 500. Gli utili delle aziende americane quotate sono circa il 6% del PIL in media e la % non cambia da un secolo. Dato che PIL è salito in media del 3% dal 1958 anche gli utili sono saliti. Ok ? Quindi dopo 10 o 20 o 30 anni un 2% di dividendo di McDonald o Pepsicola o IBM è un % di una cifra che però nel tempo è salita. Il 2 o 3% dei BOT invece è rimasto uguale perchè lo stato non fa degli utili. Questa è la teoria. La pratica è che se un indice sale da 450 (Dow Jones nel gennaio 1958) a 8660 (Dow Jones oggi) la differenza in punti è 8210 giusto e l'indice è aumentato di circa 20 volte in 44 anni ovvero ha raddoppiato in termini nominali ogni 5.2 anni circa escludendo i dividendi in termini reali e includendo i dividendi il calcolo è più complicato perchè occorre avere la serie storica dell'inflazione e dei dividendi, ma è stato fatto da migliaia di centri di studi privati e pubblici e università e il risultato è sempre lo stesso: la combinazione di pagamento di dividendi e apprezzamento nominale dei titoli dell'indice ha fornito un 7% reale medio su tutti i periodi di più di 40 anni. Se lei ha scoperto che non è vero e pubblica il suo studio rischia di ricevere il premio nobel per la finanza. Avendo una serie di numeri e non di opinioni davanti i risultati di un elaborazione matematica non possono essere diversi per diverse persone. O ha fatto un errore lei oppure lo hanno fatto le migliaia di persone prima di lei che hanno fatto questo calcolo giungendo tutti alla stessa conclusione (cioè un 6.7% reale medio di rendimento)

Il Mago del Mercato sul VIX - Gzibordi  

  By: GZ on Sabato 13 Luglio 2002 22:07

visto che si parla della volatilità come a livelli ora talmente alti da dare un inversione del mercato (parliamo della versione della volatilità chiamata "VIX", cioè la volatilità delle opzioni al NYSE) Uno dei pochi "maghi del mercato" (vedi le ^interviste che ho messo sotto "Market Wizard"#www.cobraf.com/marketwizard.asp^) che scrivono, Tony Saliba il guru delle opzioni, è uscito ieri a dire che la volatilità così alta indica che si affonda ancora e di comprare put. In particolare nota che un altro settore del mercato ha ceduto ieri, il settore "oil service" cioè estrazione petrolifera (tipo Saipem ad es), NONOSTANTE IL PETROLIO BALZASSE AL RIALZO. Dice che quando succedono queste cose questo è tutto quello che ti occorre sapere per comprare altre put Modificato da - gzibordi on 7/13/2002 20:8:53

Il buco del Pentagono è più piccolo - gzibordi  

  By: GZ on Sabato 13 Luglio 2002 01:59

storia vecchia. il buco nel pentagono e' piu' piccolo di quello che avrebbe fatto un aereo http://asile.org/citoyens/numero13/pentagone/erreurs_en.htm ------------------------------------------------------- Anch'io avevo già sentito quella storia, Usemlab! Solo che m'ha fatto impressione vederla documentata in un libro di centinaia di pagine Qui la questione è che se davvero quelli sono stati capaci di architettare e porre in essere un abominio del genere, significa che la nostra società non ha alcuna speranza. Solo l'estinzione laverebbe un simile affronto al Creatore, affronto fatto da quelli che l'hanno commesso materialmente e da quelli (tutti noi compresi) che hanno posto le basi per cui gli autori hanno potuto considerare la cosa fattibile. ------------------------------------------------ adesso lo scoprite ? Lo insegnano anche alle superiori, quando un aereo si schianta sul pentagono fa un buco di 200 metri di diametro. E' un semplice calcolo di fisica che tutti conoscono. Invece il buco dell'11 settembre era di 130 metri di diametro. E tutti ci sono cascati. Ma ci hanno mentito spudoratamente. Non c'era nessun aereo kamikaze. Sono "loro" che hanno fatto esplodere il pentagono dall'interno. E tutti i 20 mila o 30 mila impiegati che erano lì e hanno visto bene che non c'era nessun aereo kamikaze ? Sono stati tutti buoni e zitti perchè li hanno minacciati di morte, ovvio. Se ci pensi bene chi ti dice che le due Torri siano state veramente colpite da due aerei ? Niente di più facile con la tecnologia digitale che proiettare l'immagine di un Boeing 747 e inserirlo nei fotogrammi della CNN e ABC e poi farlo diffondere da tutti i media di tutto il mondo. Le Due Torri sono esplose dal di dentro. Non c'era nessun aereo. Non è strano che non si sia trovato assolutamente nessun frammento di aereo ? Non fatemi dire tutto che poi la CIA mi rintraccia e sono 'azzi. Comunque è tutto scritto in http://wwww.leminchion.com/iocredoallabefana/pentagone/caciaball_.htm

Sintesi di Jeff Cooper - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 18:20

questo è il commento di oggi che riassume mi sembra meglio la situazione (e che si collega a quello che ho descritto riguardo alle opzioni accumulate) Jeff Cooper sintetizza l'alternativa molto bene ( e ci mette anche alcuni angoli e numeri di Gann) ----------------------- Jeff Cooper ----------- The October 1998 crash low was 923 on the S&P. Although we have seen many tails like Thursday before, this downside momentum has dried up. And if we can hold 920 for the first hour Friday, then this test of the four-year cycle low should at least be able to generate a squeeze play into options expiration a week from Friday. Perhaps a very big squeeze play. The alternative is ugly -- a move to 865 on the S&P and possibly 750ish by the end of next week. That would be mean that a big fund is probably going belly up though. On the Gann Square of Nine Chart, 920 for the S&P is on the same vector as the 1552 all-time S&P high. Also, Thursday correlates with time spans of other important crashes. In conclusion, buy strength, not weakness.

Retroscena della Scadenza Opzioni - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 14:04

come funzionerà la scadenza opzioni S&P e Nasdaq di venerdì prossimo ? prendiamo il ^Report COT a cui abbiamo anche messo un link da cobraf#www.bullishreview.com/COT_LIST.html#SP^: si vede che gli istituzionali sono short la bellezza di 444 mila contratti e long solo 388 mila = circa 60 mila contratti SHORT. Perchè ? in sostanza gli hedge funds usano quasi solo le put sugli S&P (poco i futures) e da inizio anno ne hanno aggiunte fino a livelli stratosferici usando vari strumenti. Gli istituzionali (Lehman, Goldman, Morgan ecc..) gli vendono le put. Per proteggersi vendono futures e lo si vede dal COT. Non è che Goldman Sachs è short quei futures: è un hedge contro le put che ha venduto agli hedge funds. Ora, man mano che il mercato scende le put che avevano un delta di 0.20 ad es acquistano un delta di 0.80 o 0.90 e appena vanno in denaro (cioè scendono allo strike) gli hedge fund le "ruotano" comprano quelle della scadenza successiva. Oppure le tengono e ne aggiungono di nuove con strike più basso. Ogni volta che si arriva a una scadenza opzioni grossa gli hedge funds devono decidere se prendere profitti da quelle in denaro e comprarne altre più basse oppure se aggiungerne altre. Il momento in cui devono prendere la decisione, in un mercato che cede molto e in cui le posizioni con put al ribasso sono enormi è la scadenza opzioni. Se questa settimana che viene si limitano a "ruotare" in basso le put correnti di 20 o 30 punti (cioè vendere la put 930 su cui hanno utile e comprare la put 900 ad es al suo posto) l'effetto sarà un allentamento della pressione sugli istituzionali. Il fenomeno non avviene solo questo mese ovviamente, ma ora la dimensione è senza precedenti come dimensione ed è una decisione molto grossa che gli hedge fund devono prendere. Secondo questo post se invece di ruotare le put ne comprano la settimana prossima gli istituzionali proiettano gli S&P sugli 800 -------------------------------------------------- I Just wanted to pass the idea from a derivatives point of view about the S&P 500 market. dion-y@loy-fu.com Hedge funds bot tons of out of money SP 500 Put as insurance last year and have been rolling then since. It is very hard to know what is exactly the amount, but was told is huge. Here is the catch. When they Bot, Derivatives desk at Banks were the seller of those puts. At the time the average Delta was .20 to .25, and those same puts now, depending on the average strike 900-950 are around .90 or 90%. So There is a big selling pressure from the Big derivatives desk institutions to force the market down, since the further the market drops, the higher is the delta of the puts, so more futures contracts the desks have to sell to become delta-gamma neutral for protecting their puts sold to the hedge funds. I was told the next expiration will be key because if they roll those put at 15-20 bellow the prevailing price at expiration, the delta will significantly be reduced, so there will be less pressure to the downside. The desks are working with an estimate of 750 to 850 to a range for the SP 500 in case the hedge funds instead of only roll at a lower price, just try to buy more puts. This is my 2 cents of what I thing is going on from a derivative point of view. Eduardo J Motta Edited by - gzibordi on 7/12/2002 12:39:57

TRIN ? solo se il sistema non è marcio - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 13:47

Le volevo chiedere GZ, non ritiene che in un bear market che alla resa dei conti non abbiamo avuto da 20 anni a questa parte segnali di vendite enormi come il Vix, il Trin ed altri possano essere letti come segnali di continuazione? -------------------------------------------------- A ^Solomon Smith Barney#www.salomonsmithbarney.com/research/investment_ideas/portfolio_strategist/^ hanno fatto uno studio sul TRIN il mese scorso che mostra che i) il suo livello medio sale in un mercato orso, e questo è ovvio ii) sulla base di 50 anni di storia di wall street dopo essere salito così alto poi COMINCI A SCENDERE perchè dia un Buy insomma se uno si affida solo al fatto che è a un livello estremo funziona solo in un mercato toro, deve anche girare In sostanza se tutto crolla veramente, il volume al ribasso sale e sale sempre Tutti quelli che dicono che serve come indicatore partono dal presupposto che il sistema finanziario sia alla fine "sano". Se arriva una valanga di scandali e si crea la percezione che il sistema sia marcio allora gli eccessi di ipervenduto creano altre perdite su derivati, obbligazioni e investimenti vari e si crea un effetto a cascata di crisi finanziaria basta vedere il settore assicurativo che ha ora un crash in europa peggiore delle telecom Insomma nel 1929-1932 gli indicatori di pessimismo sono andati a livelli estremi, ma stava sfaldandosi tutto il sistema finanziario per cui non servivano a niente Modificato da - gzibordi on 7/12/2002 11:49:12

Nessuna monopolizza l'oro - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 13:39

negli anni "70 ci sono stati dei miliardari texani, i fratelli Hunt che hanno smesso di essere miliardari texani per avere fatto uno scherzo del genere al mercato dell'argento Hanno comprato tutti i futures e hanno chiesto la consegna fisica ecc...per cercare di controllare il mercato e spingere l'argento sulla luna. E gli Hunt avevano più soldi in cassa della Russia all'epoca Cosa è successo ? Le autorità del Comex hanno semplicemente cambiato un paio di regole invocando una situazione di emergenza (un tentativo di monopolizzare il mercato) e gli hanno impedito di chiedere la consegna fisica Ci hanno impiegato mezzora e non hanno speso una lira e i fratelli Hunt sono saltati per aria Gardini in piccolo ha avuto un problema simile quando lo hanno accusato di tentare di "incornare il mercato della soya" E lo hanno pure condannato a pagare dei danni Sull'obbligazionario alcuni grossi hedge fund tra cui Kovner di cui ho pubblicato l'intervista sono pure stati denunciati per avere cercato di monopolizzare il mercato e hanno preso una mega multa Il mercato dei future esiste da più di cento anni per un motivo: che chi lo ha messo su e lo gestisce sa come funzionano queste cose e ha previsto contromisure legali

Nessuna monopolizza l'oro - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 13:39

negli anni "70 ci sono stati dei miliardari texani, i fratelli Hunt che hanno smesso di essere miliardari texani per avere fatto uno scherzo del genere al mercato dell'argento Hanno comprato tutti i futures e hanno chiesto la consegna fisica ecc...per cercare di controllare il mercato e spingere l'argento sulla luna. E gli Hunt avevano più soldi in cassa della Russia all'epoca Cosa è successo ? Le autorità del Comex hanno semplicemente cambiato un paio di regole invocando una situazione di emergenza (un tentativo di monopolizzare il mercato) e gli hanno impedito di chiedere la consegna fisica Ci hanno impiegato mezzora e non hanno speso una lira e i fratelli Hunt sono saltati per aria Gardini in piccolo ha avuto un problema simile quando lo hanno accusato di tentare di "incornare il mercato della soya" E lo hanno pure condannato a pagare dei danni Sull'obbligazionario alcuni grossi hedge fund tra cui Kovner di cui ho pubblicato l'intervista sono pure stati denunciati per avere cercato di monopolizzare il mercato e hanno preso una mega multa Il mercato dei future esiste da più di cento anni per un motivo: che chi lo ha messo su e lo gestisce sa come funzionano queste cose e ha previsto contromisure legali

I miracoli del VIX - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 12:02

volendo trovare a tutti i costi dei "segni" i più ostinati fanno questa tabella sulle proprietà miracolose del VIX (indice di volatilità delle opzioni americane). In sostanza negli ultimi 20 anni solo 5 volte è salito sopra il 39.5% (come mercoledì e giovedì) e 4 volte su 5 ha coinciso col minimo ecc.. ecc...

Non è facile manipolare i futures - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 12 Luglio 2002 02:29

negli anni "70 ci sono stati dei miliardari texani, i fratelli Hunt che hanno smesso di essere miliardari texani per avere fatto uno scherzo del genere al mercato dell'argento Hanno comprato tutti i futures e hanno chiesto la consegna fisica ecc...per cercare di controllare il mercato e spingere l'argento sulla luna. E gli Hunt avevano più soldi in cassa della Russia all'epoca Cosa è successo ? Le autorità del Comex hanno semplicemente cambiato un paio di regole invocando una situazione di emergenza (un tentativo di monopolizzare il mercato) e gli hanno impedito di chiedere la consegna fisica Ci hanno impiegato mezzora e non hanno speso una lira e i fratelli Hunt sono saltati per aria Gardini in piccolo ha avuto un problema simile quando lo hanno accusato di tentare di "incornare il mercato della soya". E lo hanno pure condannato a pagare dei danni Sull'obbligazionario alcuni grossi hedge fund tra cui Kovner di cui ho pubblicato l'intervista sono pure stati denunciati per avere cercato di monopolizzare il mercato e hanno preso una mega multa Il mercato dei future esiste da più di cento anni per un motivo: che chi lo ha messo su e lo gestisce sa come funzionano queste cose e ha previsto contromisure legali Modificato da - gzibordi on 7/12/2002 0:44:33

ORO manipolato ? - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 11 Luglio 2002 14:59

Stock: Oro

di tutte le tesi di manipolazione dei mercati che girano una che ha un certo senso è quella sull'oro. Per anni il prezzo dell'oro è stato depresso da vendite sistematiche di tutte le banche centrali delle proprie riserve (e questo consente di dire che non ci sono segni di inflazione visto che il rialzo dell'oro una volta era un segno di inflazione). Di recente l'S&P e Nazz sono andati a picco mentre l'ora resta ben sotto il massimo a 330 dollari di 4 settimane fa (siamo oggi sui 316 l'oncia). Come mai ? Può essere come dicono qui che ci siano state vendite di oro futures ad hoc da parte delle autorità, in fondo con 4-5 mila contratti future lo puoi buttare giù ---------------------------------------------------- Jay Taylor, summed it up in an October 2000 newsletter, "Every single time there is concern about a stock market debacle, gold is bombed. Always." On June 5 GATA described one of the recent moves to "fiddle" with gold prices. "MiningWeb.com has just reported an explanation for the plunge in the gold price today. The plunge, MiningWeb says, 'came in the wake of a large after-market trade in New York last night, with an unnamed fund liquidating 5,000 futures contracts, a move which knocked the price first to $326/oz, then to $324/oz, and finally to $321/oz,.The sale was executed using the 'Access' system on Comex, which allows for anonymous trading by large funds.'"

Liquidità sulle materie prime - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 10 Luglio 2002 17:32

alla fine dal punto di vista pratico la liquidità la vedi dove ? sui rendimenti obbligazionari e poi sui mercati dove può andare senza subire scandali o sorprese Ad es io insisterei per comprare delle materie prime, (non il petrolio però), ma i metalli e roba come soya, frumento, mais, cotone, zucchero (o società legate a questi prodotti) perchè qui è ricominciato un trend e se, come sembra, le banche centrali si preoccupano più della recessione che dell'inflazione "inflazionano" allora c'è del denaro in giro per andare su questi mercati. Inoltre se l'economia mondiale fosse ancora in crisi lo si vedrebbe anche dall'indice delle materie prime che invece sale (questo è l'indice generale delle materie prime )

SOS liquidità - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 10 Luglio 2002 13:43

La liquidità non è una somma di denaro fissa. Varia con la psicologia del mercato. Quando chiedono il 9% di interesse a delle società che non sono a rischio di bancarotta vuole dire che la liquidità è SCARSA. In questo momento sta calando, perchè nessuno vuole prendere rischi. cito Pimco e non quello dice la gestione pinco pallo della banca XY perchè èper l'obbligazionario quello che Soros era per la speculazione e Buffett per l'investimento di portafoglio. Dal 1973 il rendimento MEDIO di Pimco, solo con obbligazioni,è stato il 10.6%. Per 20 anni un rendimento medio del 10% con obbligazioni è incredibile. Questo mi fa pensare che valga la pena di leggere cosa dicono. Oltretutto scrivono cose che si leggono volentieri (per chi ha interesse per l'economia). Ovvio che fanno i loro interessi, ma se hai 250 miliardi di $ investiti hai interesse in primo luogo a che tutto il sistema non salti per aria. Perchè non sei uno di quelli che può speculare, se tu liquidi la posizione viene giù tutto. A quel livello è gente praticamente a livello del governo. Sono stati fuori dal mercato corporate per diversi anni e ci sono entrati a primavera 2002 da quello che vedo nei prospetti

Alcatel "spazzatura" ? - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 10 Luglio 2002 13:14

I bonds delle telecom americane rimaste dopo Worldcom come AT&T rendono più dell'9% e sono le due società che hanno in mano le linee fisse di tutta l'america. Non hanno fatto acquisizioni particolari, ma sono stati massacrati dalla politica tariffaria che ha favorito per ragioni politiche i nuovi entranti. Una volta il 9% lo dava l'argentina e tutti hanno preso l'argentina per quello, ma AT&T non è la stessa cosa. Ma tutto il settore delle obbligazioni corporate ora ha prezzi secondo me incredibili ad es Alcatel che cita. I bonds di ^Alcatel#^del 2009 mi sembra ora quotino sui 64 centesimi rispetto alla parità perchè Moody ha appena abbassato a "spazzatura" (BB+ mi sembra) il suo debito Ricopio qua sotto il commento di Breakingviews che è gente che parla quasi sempre in tono critico Gli analisti di Moody ignorano il fatto che Alcatel abbia ridotto il debito, abbia 4 miliardi di cassa, 2 miliardi di debito netto e 9 miliardi di euro di mezzi propri. Abbassano Alcatel a "junk" perchè dicono che secondo loro il mercato delle infrastrutture non si riprenderà nemmeno l'anno prossimo. Ma chi gli chiede questi giudizi di strategia ? Dovrebbero giudicare sulla base del bilancio non fare proiezioni economiche. E' gente che se la fa sotto a vedere Alcatel in borsa a 6 euro e la "abbassano" per mostrare che loro sono attenti. E' una cosa insensata, Alcatel costa metà il fatturato,ha 4 miliardi di sola cassa e sta tornando in pareggio operativo E di esempi del genere ce ne sono tanti --------------------------------------------------- Alcatel: Why has Moody's downgraded Alcatel's credit rating to junk? The French telecoms equipment manufacturer made heroic strides to improve its liquidity and cut its debt in response to a market slowdown. It has less than E2bn of net debt against about E9bn of shareholders' equity. It has over E4bn of cash at hand and no more than E1.2bn of debt maturing over the next two years. The first significant debt payment is not due until September 2003. Moody's has taken an extremely bearish view on Alcatel's market. It expects the downturn in demand for telecoms equipment to continue for two years, prompting more operating losses and restructuring charges. Alcatel would not be able compensate for this by squeezing out working capital, since it has squeezed out plenty already. Nor would it be able to raise enough from asset sales to keep itself financially strong. That would mean Alcatel was exposed to refinancing risk. In truth, it is hard to know what the telecoms equipment market will look like in 2004. Moody's itself says there is little visibility. Such were the excesses of the telecoms boom that demand may well remain depressed. Alternatively, the restructuring of telecom carriers' balance sheets and the introduction of new services may revive demand before two years are up. Moody's has erred on the side of caution. It is under pressure to do so. Ratings agencies need to restore their reputations after failing to spot Enron coming. This may be prudent given volatile business conditions. But there is a risk ratings agencies will be more prone to follow market signals - downgrading credits when investors have dumped them. As Pimco's Bill Gross warns, investors may be exploiting this risk by shorting bonds in the hope of prompting downgrades. Modificato da - gzibordi on 7/10/2002 11:20:28

bonds telecom americani - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 09 Luglio 2002 20:09

non è mai successo in 50 anni che il governo USA impedisse a un azienda di fallire Ma ci sono solo tre operatori di linea fissa in america, del tipo di Telecom Italia o France telecom per intenderci Una è Worldcom che è avviata al fallimento Gli altri due rimasti ora vengono trattati (come rendimento richiesto sulle loro obbligazioni a 5 o 7 anni) peggio di un paese del terzo mondo, ma di quelli in difficoltà. Ma questo non ha senso, è solo l'istinto del gregge. Il Congresso li ha massacrati anni fa imponendogli di rivendere a decine di competitori locali o alternativi a prezzi di favore l'accesso alle proprie linee. E' per questo che Telecom Italia fa un mucchio di soldi e Worldcom è finita indebitata fino al collo. Se Worldcom potesse fare le stesse condizioni a chi gli utilizza le linee che fa Telecom Italia avrebbe dei margini con cui stare a galla. Se ora i politici si accorgono finalmente che non possono imporre tariffe a prezzo politico ulteriormente a chi possiede le linee fisiche e cambiano un paio di regole di prezzo e di colpo le telecom maggiori americane pagano i debiti. In qualunque modo si giri la questione i bonds telecom americani sembrano una grande occasione

warren buffett compra bond spazzatura - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 09 Luglio 2002 12:15

no, tutti scrivono come se le manipolazioni del mercato siano sempre rivolte al rialzo mica vero dopo due anni di orso il meccanismo della speculazione professionale è in larga parte al ribasso quando gli analisti danno un buy o sell sulle azioni li si tratta con sufficienza ora quando invece gli analisti di Moody, S&P Fitch abbassano il rating delle obbligazioni di Sprint, D-Telekom, AT&T, Ford o Level 3 tutti assumono che il debito meriti effettivamente i downgrade che danno non si sente mai nessuno che dica che stanno esagerando tutti assumono che i downgrade arrivino solo perchè hanno scoperto che la copertura per interessi è debole e c'è troppo debito ecc... ma le quotazioni delle obbligazioni possono essere spinte dalla speculazione in basso molto più facilmente di quelle delle azioni e gli analisti sbagliano in entrambe le direzioni. Quelli di S&P che abbassano ora il debito un giorno sì e un giorno no quanto quelli di Merril Lynch che "alzavano il target" di Amazon a 100$ o 200$ Una parte dei giudizi sono motivati solo dall'istinto del gregge che funziona nelle due direzioni Poi (come ieri) arriva Warren Buffett che compra le obbligazioni di una telecom che sono state appena abbassate a "spazzatura" e schizzano del 50% Modificato da - gzibordi on 7/9/2002 10:22:32

Humour - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 09 Luglio 2002 03:27

Jean-Marie Messier è l'ex-capo di Vivendi appena cacciato dopo che a forza di acquisizioni l'ha riempita di debiti. Messier muore e si presenta a S. Pietro che l'accoglie a un cancello azzurro e pieno di perle. " E' questo il Paradiso ? " “Sì, Mr. Messier, entri pure” risponde S. Pietro. Oltre il cancello Messier sente gemiti, fiamme e rumore di frustate. “..Che scherzo è questo... sembra l'inferno...” protesta. “Ah, nessuno glielo ha detto... il Paradiso e l'Inferno hanno appena effettuato una fusione carta contro carta ...”

Alla fine dipende dagli Utili - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 09 Luglio 2002 02:21

Alla fine la borsa è abbastanza razionale. Questo è il grafico degli utili per azione (media degli ultimi 12 mesi) dell'S&P 500 (barre) e la quotazione dell'indice S&P 500 a confronto. Se guardo questi numeri e basta sembra che l'indice di borsa deve crollare dai 978 correnti a 600 o 500. Perchè gli utili (medi per azione) sono scesi da 52 dollari del 2000 a circa 26-27 dollari correnti. Nel 2000 l'S&P 500 costava 1.500 e guadagnava però 52 dollari per azione => 1.500 / 52 = 28. Oggi, 2002, l'S&P 500 costa 980 e guadagna 27 dollari per azione => 980 / 27 = 36. Quindi è peggio oggi che nel 2000 e la borsa deve perdere ancora un 30% ecc.... In realtà in recessione è normale che gli utili crollino con il fatturato come sanno tutti quelli che hanno a che fare con le aziende. Il crollo degli utili questa volta è andato però oltre molte previsioni (tra i tanti non ho capito proprio che sarebbe stato così drammatico). Ad ogni modo fino a qua che l'S&P 500 perdesse un 30% era giusto perchè gli utili si sono dimezzati. A questo punto però quando la recessione finisce (come sembra ora) gli utili devono tornare in fretta in su assieme al fatturato, diciamo sui 45 dollari per azione. Questa è la stima media che si fa ora e se è giusta gli S&P costano sui 21 volte l'utile e possono espandersi al solito multiplo di 25-26 volte gli utili che per un periodo di bassa inflazione e tassi reali al 2% è quello giusto. Alla fine sembra che la borsa si adegui agli utili medi delle aziende, che è quello poi che dovrebbe fare. Modificato da - gzibordi on 7/9/2002 0:24:32

Teoria dei cambi - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 21:40

beh... immagino si agisca per denaro, intendevo il motivo tecnico per cui uno vende o compra le tesi di dottorato e quello che si fa all'università servono zero per il trading, forse per capire il trend a un anno ripeto che per i cambi (e tassi di interesse) trovo utili gli spunti contenuti nelle interviste ai ^"market wizard"#www.cobraf.com/marketwizard.asp^ ad es oggi il concetto di base è la relazione tra Livello di Breakout e Notizia l'euro ha fatto una puntata in su SULLA NOTIZIA POSITIVA (ministro giapponese ecc...) Se avesse fatto questo movimento SENZA NOTIIZA = forse lo compravo CON NOTIZIA NEGATIVA = lo compravo senz'altro ma avendolo fatto al traino di una notizia per me non è un movimento valido e ho venduto call base 100 sul rimbalzo Nel caso dello Yen è più difficile, probabilmente sto sbagliando perchè oggi anche dopo che la notizia è assorbita mantiene il livello di breakout per cui può darsi che sia un breakout valido e se lo tiene mi copro Modificato da - gzibordi on 7/8/2002 19:52:58

Ordini industriali a picco - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 17:07

c'è un articolo molto ben fatto sul corriere economia di oggi (la pubblicazione finanziaria migliore in lingua italiana). Intervista i produttori di macchine utensili che oltre a essere un settore cruciale per l'italia sono il settore più sensibile al ciclo economico mondiale che esista. E in tutte le interviste si parla di caduta MINIMA degli ordini del 20% e di un peggioramento della congiuntura dopo Enron, Worldcom e compagnia. In borsa di quotate c'è Fidia e Prima Industrie del settore, ma è un discorso che ha implicazione per tutto il settore manifatturiero, l'euro e il resto. Se uno usa come indicatore economico il settore macchine utensili (e non le statistiche del PIL o peggio le proiezioni) dovrebbe dire che l'euro non sale e i tassi scendono ------------------------------------------------------- INCHIESTA Viaggio nel cuore dell’industria della Penisola: terzi al mondo dopo i giapponesi e i tedeschi, i produttori di macchine utensili sono in crisi «I nostri ingranaggi ora girano a vuoto» Ordini in caduta, capacità produttiva ai minimi. Causa: competitività in calo e export frenato da euro e recessione. Ecco le strade per resistere ---------------------------------------------------------- C' è qualcosa che stride fra la loro segreteria telefonica e ciò che producono. And I love her , canta il telefono padovano dei signori Parpajola e Pasquetto, ex operai, azienda Parpas: le loro fresatrici lavorano i pistoni della Ferrari. I just called to say I love you , cinguetta quello torinese dell'ingegner Giuseppe Morfino, azienda Fidia: il vostro cellulare forse viene dalle sue presse. C'è una contraddizione fra questi imprenditori nati nel Dopoguerra appassionandosi a un tornio e la società dei beni che hanno contribuito a costruire. Quella del gigante invisibile che lavora, s'entusiasma: ma nessuno lo sa. Sono 450 i produttori italiani di macchine utensili in Italia, le macchine per fare le macchine: i terzi al mondo (produzione per 4.632 milioni di euro nel 2001, »1,1%) dopo giapponesi e tedeschi. Sette su dieci (il 66,9% stima l'Ucimu, loro associazione confindustriale) contano meno di 50 dipendenti e (al 76%) hanno fatturato nel 2000 meno di 12,5 milioni di euro. Sono la spina dorsale dell'economia italiana. E' dalle mani dei loro operai (34.260 addetti, 70 in meno di due anni fa) che escono i nostri oggetti quotidiani. Le porte degli ascensori, i cestelli delle lavatrici, i binari di quell'aletta che si vede rientrare quando l'aereo atterra: tutto fabbricato con le loro macchine. Sono il termometro dell'economia nazionale. E che cosa segna questo termometro? Un calo di competitività. Pericoloso ma affrontabile. Nel 2001, rivela l'Ucimu, gli ordini interni sono precipitati del 22,6%, quelli esteri del 18,6%, l’utilizzo della capacità produttiva è sceso al 79%, minimo dal 1997. Colpa della ciclicità del settore ma anche dell'11 settembre, del flop dell'auto, della concorrenza di Germania e Olanda. E il 2002, benché valutato con ottimismo da Andrea Riello, presidente dell'Ucimu e di quella Riello Sistemi con giro d'affari in crescita (»37% nel 2001), è visto finora come «anno da cancellare» dai singoli industriali: anche per timore di un euro troppo forte, pericoloso in un settore che esporta il 49,4% di quel che produce. Lo ammette Riello: «Se supera la parità col dollaro, l'euro può diventare un problema». E però aggiunge: «Entro fine anno riprenderanno gli investimenti. Non c'è scelta». E' un tentativo di recupero fondato su tre C: Clienti (da accudire), Capitali (da investire), Conquista (di nuovi mercati). Le tre leve che il gigante sta muovendo per tenere a galla l'economia italiana. Lo dimostrano nove casi, raccolti nella classifica delle 200 maggiori aziende di settore italiane (vedi tabella) . Li abbiamo divisi in quattro categorie: donne, quotate, Nord, Sud. Le donne. Lucia Manzoni e Angela Picco sono due signore di ferro. Una ha 79 anni e col suo Manzoni Group (5o in classifica) fa presse a Lecco: prima in Italia, seconda in Europa, 70% di export. Ha per clienti finali Bmw ed Electrolux, la chiamano «la Thatcher delle macchine utensili», dice: «Mi piace venir giù in fabbrica alle 7 del mattino». L'altra ha 55 anni e con la Picco fondata da suo padre (non è in classifica) fa sbavatrici (quelle che consentono di non grattare col cambio) a Castano Primo, Milano, clienti Fiat e l'indiana Tata. «Da piccola sognavo di diventare ucimista», osa dire: è stata la prima donna consigliere dell'Ucimu. Rivela Manzoni: «Abbiamo fatturato 118 milioni di euro nel 2001, ne prevediamo solo 100 sia nel 2002 sia nel 2003. Gli ordini sono calati del 20%, abbiamo chiuso uno stabilimento a Torino e stiamo decidendo che fare di un'altro a Milano». Controlla l'azienda al 100% col figlio Alessandro, l'ha fondata col marito nel '54 «senza una lira» e reagisce alla crisi così «facendo economia». Picco conferma: «Nel 2000 abbiamo fatturato un milione e mezzo di euro, lo stesso nel 2001, lo stesso sarebbe quest'anno se non avessimo un ordine nei rulli ceramici, settore diverso che per fortuna abbiamo sviluppato». E ancora: «Da dicembre ho eliminato gli straordinari, gli ordini sono calati del 25%, esporterò il 50% contro il consueto 70%: il rafforzamento dell'euro mi preoccupa». Tattica? «Visitare più spesso i clienti. E investire». Le quotate. «'A 'dda passà 'a nuttata», dice da Collegno, Torino, Gianfranco Carbonato, fondatore e azionista al 5% di Prima Industrie (6a in classifica). E si capisce. La sua è l'unica azienda del settore che, con la conterranea Fidia (21a), controllata al 60% dal citato Morfino e guidata dall'amministratore delegato Luigi Visconti, ha osato affrontare la Borsa. Fa macchine laser per lamiera e dal collocamento, nel 1999, ha guadagnato il 4%. Tempismo. Fidia infatti, che fa macchine per stampi (esempio: per le suole delle Nike) e si è quotata a fine 2000, ha perso: il 40%. E' il danno della doppia esposizione: alla congiuntura e ai mercati. Sommato alla forte dipendenza dall'estero (che incide sul fatturato dell'una all'80%, dell'altra al 65%), dà peso all'allarme delle due società. Visconti: «Il 2002 sarà un anno da dimenticare. Nel settore sento parlare di riduzione dei volumi del 25%, di cassa integrazione... Il nostro budget era di crescita, saremo in flessione». Carbonato: «Non mi aspettavo un secondo trimestre così. Abbiamo dovuto licenziare un terzo dei nostri 180 lavoratori americani. L'anno scorso abbiamo acquisito un'azienda a Minneapolis, oggi non lo farei più». Le contromisure? Ristrutturazione e nuovi mercati. Non di Borsa, però, veri: come la Cina, dove Fidia vuole triplicare in due anni. Il Nord. «Ah, l'espòrt! -, si duole il già citato Parpajola -. Oggi copre il 35% del giro d'affari, era al 50% un anno fa». La sua Parpas, 12a in classifica, 30% di calo degli ordini quest'anno, è uno dei quattro casi del Nord. Due nel Veneto: con Parpas, la Salvagnini di Francesco Scarpari a Vicenza (2a in classifica). Uno in Lombardia: la Ficep di Ezio Colombo a Varese (19«). E uno in Emilia Romagna: la bolognese Marpos di Stefano Possati (7«). Quattro aziende, un lamento. «La voce più frequente che sento è il pianto», dice Scarpari, erede Zambon. Che da socio di maggioranza produce macchine programmabili per la lavorazione plastica delle lamiere (come quelle degli ascensori) e commenta: «Il danno di Enron e Worldcom ha fatto peggio delle Due Torri. Ha tolto fiducia e bloccato la ripresa». Gli altri concordano. La Salvagnini, due centri ricerca con 170 persone e un crollo dal 25% all'11% del fatturato Usa, per quest'anno prevede una flessione del 40% degli utili: «Non facciamo più straordinari da nove mesi». La cura: quattrini. «40 milioni di investimenti fra 2001 e 2002 - annuncia Scarpari -. E allargamento all'Est». Stessa strategia per Parpos: «Contiamo di cominciare un nuovo stabilimento da 5 milioni di euro in febbraio». E allarga, ma alla Cina, anche la Marpos, clienti Toyota e Gm, che fa misuratori elettronici. Ha fabbriche in Giappone e in Usa, dov'è stata costretta a tagliare. La Ficep invece ringrazia le agitazioni sindacali dell'anno scorso: «Ci hanno fatto dilatare le date di consegna fino a quest'anno», dice Colombo. Che ha raddoppiato gli investimenti (6 milioni di euro nel 2002») e, siccome produce gli impianti per costruire ponti e strade, invita il Governo ad accelerare sulle Grandi Opere. Il Sud. E veniamo al Meridione con l'esempio di Michele Vinci, 61 anni, e della sua Masmec, piccolo fiore tecnologico barese (124a in classifica). A Modugno, fa macchine per collaudi e robot, lavora per Bosch ed Electrolux, si è lanciato in uno spin-off negli strumenti elettronici. Collabora con il Cnr e sta costruendo un ambizioso «polo di ricerca strumentale» a Bari. Anche Vinci parla di ordini in calo (del 30% nella prima metà dell'anno) e fatturati giù (da 7 a 6,5 milioni di euro). Quale la sua strategia? «Standardizzare. Non faremo più tante modifiche sui prodotti». E attendere: «Perché prima o poi la vita riprende». 'A nuttata passerà.

5% reale sugli immobili ? - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 15:06

5% reale gli immobili ? come affitto a uffici ? affitto a famiglie ? mini appartementi per pendolari ? delle tre possibilità solo la terza mi sembra dia un 5% reale (dopo le tasse e l'inflazione) in inghilterra e Usa il boom immobiliare riflette un aumento di domanda reale di case in proprietà spinta dall'accesso facilitato al credito e i tassi sui minimi storici (e anche la crescita demografica e immigrazione) da noi l'aumento di domanda c'è per i mini-appartamenti per i quali tra l'altro l'offerta è parecchio vincolata e poi per un bisogno di diversificare l'investimento (quindi speculativo), ma come domanda di case in proprietà o immobili per uffici non credo ci sia molto

Credito al Consumo - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 14:46

è appena fallita NextBank la banca online che forniva una carta di credito in 1 minuto esatto online. E per di più l' FDIC e le autorità non riescono a rivendere il portafoglio di NextBank. Questo avrebbe implicazioni negative di riflesso per ^Americredit#^ di cui parlate, ^Metris#^ e gli altri titoli del credito al consumo americano. Anzi questi titoli sono una cartina di tornasole di come vanno le cose nella spesa per consumi e in generale ------------ da Doug Nolan ^www.prudentbear.com#www.prudentbear.com^--------------------- the American Banker reported on the escalating cost of the failure of pioneer Internet credit card lender NextBank. It is now estimated that this failure will cost the bank insurance fund between $300 million and $400 million, rather shocking news (although I don’t believe it was covered in the Wall Street Journal). When the Office of the Comptroller of the Currency closed this bank on February 7th, it’s assets totaled only about $700 million and insured deposits were $554 million. Just a few months ago (April 17th), a spokesperson from the FDIC stated that losses were expected to be about $25 million. This proved an especially poor estimate. The ugly fact is that this bank was closed down only 30 months after NextCard acquired it. At the time, it had only $3 million of assets. NextCard proceeded to aggressively market insured jumbo CDs that enabled it to easily raise more than one-half billion of deposits. We live in an exceedingly dangerous financial environment. The NextCard fiasco is pertinent today on many levels. For one, the company and investors believed that the company had developed a “better mousetrap” for lending – that its systems and credit scoring allowed it to capture quality borrowers through its 30 second approval process and aggressive Internet marketing. It is now clear that the Internet model of aggressive lending was an unmitigated disaster. This leaves us deeply concerned about the continuing boom in Internet mortgage lending, and how quickly enormous future credit losses can be created in the contemporary environment. From the American Banker: “Since the FDIC took over NextBank (Feb. 7, 2002), the value of the bank’s $2 billion of credit card loans has dropped 40%, to $1.2 billion, and put the agency into a quandary. It missed its self-imposed goal of finding a buyer within three months, and now chargeoffs in the securitized portion of the portfolio – which holds the lion’s share of the damaged receivables – are about to trigger an early amortization clause, which would effectively prevent NextCard’s credit card holders from making any more purchases on their cards...NextCard, which stormed onto the scene in 1998 with a Visa card that could be obtained only through the Internet...had prided itself on selecting only the most creditworthy customers and screening out marginal or subprime applicants. However, the FDIC discovered that, because of either fraud or a failure in its screening methods, the company had customers who defaulted on their loans. Predicting that the FDIC would be left holding the bag for NextCard’s bad loans, both Standard & Poor’s and Moody’s...last week lowered their ratings on the securitized portion of the portfolio.” Interestingly, the FDIC and the rating agencies initially expected a relatively quick sale of NextCard’s interest in its securitizations. S&P stated in March “that a purchaser will be found within the next two months.” However, things have deteriorated significantly for NextBank’s receivables, as well as the general Credit system, over the past few months. At 11.56%, charge-offs were high in January, but still provided sufficient cashflow to service the holders of the asset-backed securities. By June, charge-offs had surged to 16.61%, with the trusts now having reached the point where they no longer received sufficient cash to meet requirements (negative “excess spreads”). A negative “excess spread” over a three-month period would trigger a “breach” and force an “early amortization.” From S&P: “...if the base-rate trigger associated with each series is breached and cardholder collections are passed through to investors, [this would make] them unavailable to finance new receivables...principal collections will be passed through to the certificateholders in sequential order. Consequently, these collections would be unavailable to fund new purchases made by the cardholders.” Let there be no doubt, when borrowers are informed that they will not be able to use their NextCard visas for new purchases, defaults will skyrocket (with rising servicing costs) and the value of card receivables (and related securitizations) will plummet. It is no mystery why there is little interest in acquiring NextBank trust assets. The NextCard experience (with loss estimates as high as 70% of deposits) does not bode well for the FDIC’s exposure to other troubled lenders. Metris ended the first quarter with deposit liabilities of $1.725 billion and managed card receivables of $11.78 billion. Providian ended the quarter with deposits of $14.4 billion and a “managed consumer loan portfolio” of $22.1 billion. How could it have ever made any sense to allow subprime lenders to finance reckless lending with insured deposits? It is also worth mentioning that Internet mortgage king Countrywide Credit ended March with over $2.2 billion of deposit liabilities. It is interesting to observe the timeline of the NextCard fiasco. From the company’s website: “NextCard was so-founded on June 6, 1996 by Jeremy and Molly Lent…The first NextCard Visa was issued on December 23, 1997. Although many applied, only the best consumers passed the strict credit quality guidelines we established… The NextCard team is “not afraid to take chances.” The company’s founder (Jeremy Lent), CEO and president all learned their trade at Providian. May 14, 1999: NextCard issues 6 million shares in a public offering at $20, with the stock trading as high as $40.75 before closing its first day of trading at $37. Donaldson Lufkin & Jenrette (DLJ) was lead manager. June 9, 1999: NextCard shares surge 37% to $44 on buy recommendations from DLJ, U.S. Bancorp Piper Jaffray, and Thomas Weisel Partners. June 17, 1999: NextCard announces that its loan portfolio has grown to $150 million and is increasing $1 million daily. The stock gains $4 to $39. August 16, 1999, Bloomberg headline: “NextCard Buys Bank to Gain Access to Cheaper Funding.” NextCard purchased Textron National Bank with assets of less than $3 million and renamed it NextBank. From Bloomberg:“ ‘This transaction will allow us to further diversify our funding sources,’ John Hashman, NextCard’s chief financial officer, said in a statement. Gaining access to the Federal Deposit Insurance Corp.-insured ‘deposits market will further enhance our liquidity position and funding costs.’” Also from Hashman: “We expect to begin originating FDIC-insured deposits soon, and we will focus on developing a unique Internet-based experience for these consumers.” December 9, 1999: NextCard’s secondary offering of 8 million shares at $35.94 raises $287.5 million. The company sold 4.5 million shares with selling shareholders liquidating 3.5 million shares ($125.79 million). The offering was co-managed by DLJ and Goldman Sachs. February 22, 2000: NextCard announces $500 million of customer receivables. CEO Jeremy Lent: “We are very pleased to reach these major growth milestones ahead of the market’s expectations. Even more important, we continue to beat our aggressive growth targets while maintaining very strong parameters in the other core elements of our business model…The reason for our continued success is that we are the leaders in applying credit card target marketing techniques to the Internet channel. Our real-time profile-based pricing system, which encourages high credit quality consumers to transfer balances to us from their other credit cards, has been one of the reasons why we have been able to achieve dramatic and sustainable growth with high average balances and good credit quality.” March 20, 2000: A Bloomberg story has company insiders filing to sell $28 million of stock, part of a record $23.4 billion of insider filings to sell shares during February 2000. November 2, 2000: Business Wire: “Nextcard, the leading issuer of consumer credit on the Internet, today held its first annual Investor Day, during which the company provided an update on several exciting growth strategies. At the meeting, NextCard announced that it expects revenues of $1 billion in 2003, implying a three-year annual revenue growth rate of 75%. Further, NextCard initiated earnings guidance of $150 million…in 2003 and increased guidance to $75 million for 2002. The company also announced it expects that assets under management will exceed $6 billion by the end of 2003… From company President John Hashman: “We are very excited about our Company’s long term vision and growth prospects. NextCard has built the foundation for a very successful company… The opportunity in front of us is as big as ever. There is no question this works on the Internet. It is fundamentally a better way to provide consumer credit.” But Mr. Hashman’s words were anything but the truth. From the San Francisco Business Times (Ron Leuty, Feb. 25, 2002): “In the four years since it introduced nearly instantaneous online approval for Visa cards, NextCard grew to 1.2 million accounts with $2 billion in credit card loans. It bulked up on risky subprime customers… Problems started to appear soon after the company bought the former Textron National Bank in September 1999. A routine examination by the OCC in second-quarter 2000 revealed ‘deteriorating’ credit quality… At the OCC’s request, NextCard and NextBank entered into an agreement Oct. 26, 2000, to ensure that the bank’s total capital…stayed above 12 percent of assets.” July 25, 2001: “NextCard Reports 144 Percent Growth in Second Quarter Operating Revenue; Company Reaffirms Guidance for Fourth Quarter 2001 Profitability... Total managed loans rose over 115 percent to $1.789 billion...” August 3, 2001: “Lent Family Trust Files to Sell 415,000 shares.” John Hashman files to sell 17,900 shares. October 31, 2001: “NextCard, Inc. announced today that its Board of Directors has retained Goldman, Sachs & Company to explore opportunities for the sale of the Company to a larger, more established financial institutions with the resources necessary to support the Company’s continued growth. The company’s decision resulted from its belief that, given newly imposed regulatory limitations on its business operations, as well as the current market environment, it can best enhance shareholder value through a transaction with a larger and better-capitalized entity. From CEO Hashman: “NextCard has established a strong leadership position in the Internet channel, which is the fastest growing channel in the credit card business. We believe we have created tremendous value in our business model, and we should be in a better position to unlock that value for our shareholders through a transaction with a larger entity.” The stock drops to 87 cents. February 7, 2002: NextBank closed down by the Office of the Comptroller of the Currency. “NextBank’s unsafe and unsound practices were likely to deplete all or substantially all of the bank’s capital, and there was no reasonable prospect for the bank to become adequately capitalized without federal assistance.” February 11, 2002: FDIC mails $525 million of checks to NextBank’s depositors. April 17, 2002: FDIC spokesman estimates loss to insurance fund at $25 million. July 3, 2002: American Banker runs story stating FDIC now expects NextBank-related losses to the insurance fund of between $300 million and $400 million. While off the radar screen, we view the collapse in the value of NextBank’s securitization interests as an ominous portent for the aggressive consumer lenders and their mountains of asset-backed securities. Combining the more than $400 million raised in the equity markets with the $400 million potential FDIC loss is a frighteningly large sum compared to the $2 billion of outstanding receivables. With troubles for the likes of much larger Metris, Providian, Americredit, and others, we would expect a risk-averse marketplace to move away from riskier consumer asset-backed securities. This trouble at the margin will mark a key inflection point for consumer lending generally, with reduced Credit availability at the fringes of subprime Credit cards and autos. That this sector will join the impaired corporate sector only exacerbates already significantly heightened systemic risk. It is no hyperbole to aver that the risk market is today in complete disarray. Modificato da - gzibordi on 7/8/2002 12:52:14

Richard Russell - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 12:23

questo è il commento di Richard Russell del weekend. Russell è uno dei "vecchi" dell'analisi di borsa e molto negativo. Fa notare che "Barron's" è troppo positivo in termini di copertina, titoli di testa e storie della settimana come indicatore di sentiment a contrario. Che "l'indice di confidenza" delle obbligazioni continua a peggiorare (vedi la definizione) E che il platino è un ottimo investimento anche meglio dell'oro in un economia in cui la FED pompa 2 trilioni di dollari di liquidità all'anno ------------------------------------------------------------- July 6, 2002 -- Comes Saturday morning, and I get the papers and I look for anything that's different, outstanding, unusual. Here are a few items. Ted Williams, the last .400 hitter, died yesterday. Ted was a San Diegan, and it was only natural that the San Diego Union devote a whole section of the paper to arguably the greatest hitter in baseball history. But what surprised me was that The New York Times devoted page after page to Williams. I don't think the death of a president would get that much obit space. Amazing. The money supply figure for the latest week shows the broad M-3 money supply up a mind-blowing $39.7 billion. M-3 is now growing at the annualized rate of $2 trillion a year. I've been saying that when the bear market hits, the Fed will fight the trend "tooth and nail." I was wrong, the Fed is fighting the bear "tooth and nail and fists and feet and elbows and knees." The classic definition of inflation is an unusual growth in the money supply. If so, then boys and girls, the US is inflating -- big time. I was almost shocked to see that the latest Confidence Index (CI) figure out of Barron's was 80.0, a huge drop from last week's figures of 83.3. The CI is Barron's High-Grade bond index divided by Barron's Medium-Grade bond index. The steady decline in the CI indicates that the bond market is increasingly worried about the credit-worthiness of the nation's corporations. The old rule was that the CI (sophisticated bond investors) moves two to four months before the stock market moves. If so, watch out. I was amused by the cover of this week's Barron's. The title -- "Kicking the Losing Habit. We spotlight mutual funds that have prospered in this lousy market and the stocks their managers see doing well for the remainder of the year." Two items caught my attention regarding this headline. The first -- Barron's is still concentrating on what stocks to buy. It's buy, buy, buy at Barron's. The second item that interested me was that Barron's used the phrase "lousy market" instead of what it is -- A BEAR MARKET. Barron's just can't get itself to use the phrase "Bear Market." A sign of the times -- or maybe of Barron's (which used to be a great weekly paper). By the way, in the Letters to the Editor section of Barron's there are a few angry letters from subscribers who want to know why at the Barron's roundtable nobody ever apologizes for being so blatantly wrong. Has anyone as these roundtables ever talked about the primary trend being down, and that this is not the time to own stocks? Next, I want to try to answer a few questions. First, we have, so far, seen no 90% downside days. Sooner or later we are going to get a series of 90% downside days during this market decline. Such a series will give us a temporary market bottom, maybe a very tradeable market bottom. But it may not be the final bottom of this bear market. The final bottom will be characterized by great values in stocks, and I will judge those great values on the basis of low price-earnings ratios, attractive dividends and market sentiment (which will be black-bearish). But a string of 90% downside days alone will not necessarily end this primary bear market. A lot of subscribers are asking me for significant support levels for gold and the gold shares. I don't want to talk about such levels, because all such supposed "levels" will do is knock gold holders out of their positions, assuming they sell if such levels are violated. If this is a bull market in gold, which I believe it is, then you should take your position in gold items and hold them until the bull market fully expresses itself. This means that you should not assume a position that will worry you if gold and gold shares decline. Remember, just as the bear wants to go down while taking the greatest number of stockholders with it, the bull wants to advance while taking the fewest investors with it. Therefore, this gold bull will try to shake as many gold investors off its back as possible as it rises. The best way to do that is to violate so-called support levels. Advice -- take a gold position that you can sleep with and forget about trading gold. With the Fed pumping up the money supply at the rate of $2 trillion a year, even if gold never goes anywhere, holding gold items (real money) is logical and makes sense. Also, bull markets start in areas where most people are not. Who do you know who owns any physical gold or gold shares? Not many people. If fact, I'm flooded with people who ask me where to buy gold coins. They really have no idea. How about platinum? Platinum is much rarer than gold, and it now qualifies as a precious metal. You can buy one ounce platinum coins for around $541. Furthermore, platinum, unlike gold, is used up in industry whereas gold is not. Platinum has now become a wanted jewelry item. Finally, governments are not fighting to hold the price of platinum down. I have platinum coins and will buy more next week. I like platinum and consider platinum coins "real money," with an excellent market. People ask me about books on the Dow Theory. If you can find them there is "The Stock Market Barometer" by William Hamilton. There is "The Dow Theory" by Robert Rhea. There is "How I helped More Than 10,000 Investors to Profit in Stocks" by E. George Schaefer. And then there is "The Dow Theory Today" by Richard Russell. Finally, there is my discussion of the Dow Theory on my home site. As for last week's market, I thought the Friday "explosion" was mostly a short-covering rally. There was no real leadership -- just a general marking up of stocks across the board. That's not saying that the rally can't last a bit longer, but I just wasn't impressed. What did impress me, of course, was that the S&P has been down 13 of the last 16 weeks. That's sort of like Ted William's batting .400. You have to wonder how long a string of down-weeks the S&P can tack on. Note that USA Today (Friday) talked about the 50/50 club. The members are mutual funds who have lost 50% of their value two years in a row. Is this a great bear market or what! I'm going to stop running off the weekly figures that you can get just as easily as I can from Barron's. I will, however, give what I think are significant figures. The true A-D figures (common stocks only) for the week were -- July 1 plus 1.08; July 2 minus .50; July 3 minus .57; July 5 plus .10 The S&P was selling for 40.05 times earnings while yielding 1.62%. Before this bear market ends, I would expect the S&P to be selling at around 6 to 8 times earnings while yielding 5-6% or more. And that does it for Saturday. Russell

Tre Analisi per la Tecnologia - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Luglio 2002 02:10

I tre pezzi rilevanti di Barron's di sabato sono tutti per titoli telecom, networking e internet ultra-massacrati, di quelli che hanno perso tra il 90% e il 95% dal 2000. Ad es cita Jonathan Cohen, l'analista che fu licenziato da Merril Lynch perchè era negativo nel 1999 sui titoli internet per fare posto a Henry Blodget che è ora sotto processo. E Cohen ora ha ricominciato a comprare titoli internet (non Yahoo e Amazon però ovviamente, di quelli meno noti). Barron's è una delle poche pubblicazioni finanziarie, che non riflette quello che è già successo, ma cerca (a volte con successo) di anticipare quello che succederà. E' diretto da un famoso ribassista, Alan Abelson, spesso suggerisce titoli da vendere e non da compare e non deve sostenere il proprio titolo e quello degli amici in borsa come "MF". Inoltre ha solo 4 o 5 pezzi alla settimana rilevanti ("pochi ma buoni"). In ogni caso è quello che tutti leggono per primo nel weekend e un po fa tendenza. Non li riassumo e traduco perchè sono analisi lunghe e sono titoli difficili quelli menzionati, a alto rischio dato il trend. Sono analisi economiche e se uno le vuole prendere sul serio deve spenderci un attimo di tempo. Ma era da parecchio che non si vedevano questi discorsi su : ^Ciena#^, ^Comverse#^, ^Tellabs#^, ^Lucent#^, ^JDSU#^, ^Agere#^, ^Lending Tree#^, ^Register.com#^ ------------------------------------------------------- Monday, July 8, 2002 Disconnected Telecom equipment makers have been abandoned by investors. An opportunity on the line? By ANDREW BARY ------------------------------------------------------------------- These stocks are trading as if people aren't going to use their phones anymore," says Ross Margolies, manager of the Salomon Brothers Capital fund. "This is an industry with high barriers to entry. The worse it gets now, the better it may get because the upturn will come sooner. A lot of the spending is just to maintain services the way they are." Margolies is well aware of the argument that it's too early to invest in the group because an upturn in equipment spending may not come until late 2003 or 2004 and that most companies now are operating in the red. But he maintains that the stocks are too cheap to ignore. "The way to play the group is to buy a basket of stocks. You want to try to protect yourself and create a margin of safety," Margolies says. "That means picking clear survivors -- companies that have large, solvent customers, good technology and the ability to finance research and development. And finally, you want to select companies that won't have to dilute you with equity offerings if things go bad." Margolies is partial to Lucent, Ciena, a producer of optical networking gear, and Comverse Technology, an Israeli outfit that is the leading producer of voicemail software for the wireless industry. He says that all three have the potential to double -- or even triple -- by late 2003. Cash-rich Ciena, which just bought another optical networking company, ONI Systems, could itself become a takeover target for the likes of Cisco Systems. Table: Battered and Bruised As the accompanying table shows, Ciena and Comverse trade for little more than the net cash on their balance sheets after subtracting debt. Ciena, whose shares trade around 4, has just over $3 a share in net cash while Comverse, at about 9, has $7 a share in net cash. Tellabs, which trades under $6 a share, has more than $2 a share in cash, a debt-free balance sheet and is the only one of the five companies listed in the table that remains profitable. Lucent and Nortel are dicier because they have more debt than cash and still are losing money. But both companies have bought time to right their businesses with significant financing actions this year that probably will allow them to go until 2004 without needing additional money. This effectively has turned their stocks into cheap call options on an industry upturn. Margolies says that Lucent is "clearly a survivor because it has the best customer base, good technology and not a lot of leverage." Lucent, the former telecom equipment arm of AT&T, clearly has been mismanaged in recent years, but it has retained solid relationships with the Baby Bells and its former parent. Ticking off some of its financial attributes, Margolies notes that Lucent trades for a little over half its book value of $3 a share and that its enterprise value/sales ratio stands at just 0.6. Lucent's enterprise value of $7.2 billion is based on a market value of $5.1 billion and net debt and preferred stock of $2.1 billion. Lucent also has a valuable business servicing its equipment that's expected to generate $3 billion to $3.5 billion of sales in 2002. Lucent has the biggest service business among the major telecom equipment vendors but still has just 10% of a fragmented market and plenty of growth opportunities, according to Lehman Brothers analyst Steven Levy. Lucent's cash, which totaled $4.8 billion at the end of the March quarter, may drop by around $1 billion at year-end 2002, but the cash burn could stop in 2003. Make no mistake; Lucent isn't a picture of health. The company's projected revenues of $13 billion in its current fiscal year, which ends in September, will be down more than 50% from peak sales of $28 billion in its fiscal 2000. Telecom-equipment producers continue to be plagued by liquidations of used equipment owned by bankrupt carriers that often sell for a fraction of the original list prices. Howard Jonas, the chairman of IDT, an upstart, cash-rich telecom that is rapidly becoming an industry power, says used equipment, which often sells for as little as one-tenth of the list price, can be an attractive alternative to new gear. "It's not like a car engine. There are no moving parts to wear out," Jonas says. Lucent, meanwhile, is expected to lose about $2.3 billion, or 67 cents a share, in its current fiscal year and it may not break-even until early 2003. The company's sales in the June quarter are estimated at $3 billion, below its estimated break-even quarterly rate of $4 billion. Lucent and other telecom equipment makers have been furiously cutting costs in largely unsuccessful effort to generate break-even results at lower revenue levels. Alkesh Shah, who covers telecom equipment for Morgan Stanley, recently wrote that Lucent, which has undergone massive layoffs, may announce yet another cost-reduction program soon. The charge associated with the potential "Phase 3" restructuring plan could total $1 billion, Shah said in a client note. One of the key issues with the equipment producers is their potential earnings power in a business recovery. Some investors will estimate 2004 or 2005 profits and then apply a price-earnings multiple to those earnings to arrive at price targets. Merrill Lynch analysts recently did such an exercise with Lucent and Nortel in which they put Lucent's earnings power at 19 cents and a potential share price of nearly $3 a share. Margolies is more optimistic, believing Lucent can earn more than 30 cents a share, or a 5.5% net margin, on $20 billion in sales. Put a P/E of 10 on 30 cents and Lucent's stock could trade up to 3, and apply a P/E of 20 and the share could rise to 6. Tellabs is favored by Rich Pzena, head of Pzena Investment Management, a New York investment firm. "Tellabs has over $2 a share in cash, no debt and it's actually generating earnings and positive cash flow," he says. "There's no bankruptcy risk like you have at some of the other companies." Tellabs' main product, the Titan 5500, enables business users to connect to high-speed Internet lines. There's some technology risk with Tellabs because of the threat posed by optical switches to the Titan product, but Pzena believes Tellabs is safe from that threat. Tellabs' revenues this year are expected to total around $1.5 billion, less than half of its sales in 2000, but the company eked out a tiny profit in the first quarter and is expected to earn about a dime per share this year. Noting that Tellabs earned over $1.67 a share in 2000, Pzena says the company is capable of producing $1 a share in profits, which would support a stock price of more than $10 a share. Nortel's plight was apparent in a $1.4 billion financing last month that largely consisted of the sale of 632 million shares of stock sold at just $1.41 a share. That deal shored up Nortel's balance sheet and bought time for the company, but it was enormously dilutive, boosting the company's outstanding shares to nearly 4 billion. IDT's Jonas, whose company is a user of Nortel switches and optical gear, is a fan of the company. "Nortel equipment has the best reputation in the industry," he says. With its recent equity financing, Nortel's cash rose to an estimated $4.5 billion from $3 billion at the end of the March quarter. But the company is expected to lose $1.3 billion, or 33 cents a share, this year and burn through more than $1.5 billion in cash before year-end. But Nortel probably has ample cash to go through all of 2003 without needing any new financing. Jonas says Nortel could become more involved in servicing its equipment, a business that's now handled primarily by independent distributors that sell Nortel gear. Jonas says IDT would be interested in making an equity investment in Nortel in return for the right to handle some of its service business when existing Nortel relationships end. "It's a gold-mine business," Jonas observes. The bull case for Nortel is that the company is capable of earning 15 to 20 cents a share a year. Put a P/E of 15 on those earnings and Nortel could trade up toward $3 a share. Ciena's sales and stock price have collapsed, but as noted above, its stock changes hands for little more than the $3 a share in cash on its balance sheet. Revenues in the current fiscal year ending in October are expected to total $400 million, down 75% from the prior year's total. Ciena is expected to post a loss of $244 million, or 74 cents a share this year, compared with profits of $195 million, or 60 cents a share in fiscal 2001. The bear case on Ciena is that it probably doesn't have much more than a dime in annual earnings power until at least 2006 But Margolies says Ciena has strong technology, potential takeover appeal and the financial wherewithal to make it until an industry upturn. He notes that the company continues to spend heavily on research and development in order to maintain its competitiveness. Ciena's net cash per share was little changed following its recent deal to buy ONI for $400 million in stock. Comverse also has a strong balance sheet with net cash of $7 a share, nearly equal to its current stock price. This means investors are paying little for its voice-mail software and other products, which generate about $800 million in annual revenues. Margolies' view is that wireless companies have a particular need to maintain capital expenditures because of continued subscriber and usage growth. Comverse is losing money, but its current cash burn is modest given a projected loss of around $65 million, or 36 cents a share this year. Comverse traded at 120 in 2000 and 28 as recently as January. Merrill Lynch analyst Tal Liani said in a recent client note that value investors "may find Comverse's risk profile among the best in the sector." A less risky alternative to telecom- equipment stocks is their depressed debt. Nortel's junk-rated convertible debt, the 4.25% bonds due in 2008, trades for about 46 cents on the dollar and yields around 20%. Lucent's $1.8 billion convertible preferred stock issue sold last year also trades under 50 cents on the dollar and yields 17%. It carries junk ratings as well. The Lucent issue is convertible into stock at around $6 a share, a big premium above Lucent's current share price. But the preferred likely will rally if the stock rises. Ciena's convertible debt, the 3.75% bonds due in 2008, appeals to Margolies because it now trades for under 60 cents on the dollar and yields around 15%. He's betting the bonds are money good because the company has considerably more cash than debt and considerable franchise value. Comverse also has convertible bonds outstanding that yield around 9%. The convertibles are less dangerous, but the stocks offer the most appreciation potential for intrepid buyers willing to play in one of the most distressed areas of the stock market. Monday, July 8, 2002 Is Optical Equipment Poised for a Comeback? By BILL ALPERT ----------------------------------------------------------------------- In the crater left by the bursting of the bubble market, the lowest circle is filled with optical network stocks. The road to that crater is paved with dark fiber that we once thought would blaze with Internet traffic. To the devil with JDS Uniphase and Corning! How strange, then, to encounter Zhiping Zhao, a thoughtful Sanford C. Bernstein analyst who has been recommending optical network stocks since March. Temporary Relief Traders attributed the Nasdaq's Friday rally to relief to a terror-free Fourth of July. But despite a 5% Friday gain, the Nasdaq Composite Index dipped 1% in the abbreviated week to close at 1449. "It's a view that not many people are advocating," she says, cheerfully. While most investors figure they'll be drying wet socks on idle fiber lines 'til doomsday, Zhao believes that rising traffic will compel telecom carriers to start buying optical components by year-end. That would benefit JDS Uniphase, the leading maker of optical transmission components, and Agere Systems, the Lucent spinoff whose chips connect optics to computer lines. She thinks JDS Uniphase could rise to 10 from its current price of 2.90. Agere could reach 7.50 from the current 1.84. Amid the Internet bubble, optical preachers like George Gilder waved hands and mumbled vaguely about rising Internet traffic. Bernstein's Zhao has found something that she can observe and count: "network latency." Latency is the transmission time required for a message to cross the telecom link, after accounting for distance. If it rises too high, messages are probably sitting in traffic queues awaiting a clear lane to continue their journey. Network operators then face the choice of investing in additional transmission gear or losing customers. Latency always drops after capital spending. So Zhao figures that significant rises in latency should likewise be a predictor of capital spending. The analyst has spent a year observing two nationwide telecom networks (which she's reluctant to identify). She aims to collect enough data to estimate how much of a latency rise provokes how much capital spending. Network operators won't say how much latency they think is too much, so Zhao estimates a "normal" latency level for each network link she's monitoring. Then she watches for an increase. To start, she's looking for a 20% increase over the baseline. One sure thing is that latency is on the rise. On one network, the links showing 20% jumps in latency in the first quarter of this year rose from about 8% to 9%. Cash strapped operators have delayed investment and are running their networks "hotter," explains Zhao, and at some point they'll need to increase capacity. She believes this will happen by year-end. "I could be wrong by a quarter," she says, "But I doubt I'll be wrong by a year." The WorldCom debacle barely fazes Zhao. WorldCom's many business customers will continue to need telecom services, and she predicts that they'll flood into AT&T. Congestion on AT&T's network, therefore, will rise. The least costly way of boosting capacity is to slide boards into the expansion slots of existing systems. Another solution is lighting dark fiber by purchasing optical amplifiers. Neither approach would help Corning sell fiber, but component makers like JDS Uniphase and Agere would see orders. While the 31 analysts surveyed by First Call rate JDS Uniphase, on average, barely above Hold, Zhao rates the San Jose-based firm an Outperform. She believes that revenues could bottom just above $1 billion in the just-finished fiscal year ended June, then rise to $1.2 billion in June 2003 and $2.3 billion in June 2005. After a loss of 12 cents, or $160 million, in fiscal 2002, Zhao thinks JDS Uniphase will nearly break even in fiscal 2003 and make 26 cents, or $350 million, in the fiscal 2005 year. Agere has suffered, says Zhao, because investors see the firm as an optical component supplier to Lucent. Most of the Allentown, Penn., firm's products are semiconductors, she notes, with 60% of revenues coming from outside telecom. Only 12% of revenues come from Lucent, which completed its Agere spinoff last month. After a recent convertible bond offering, says Zhao, Agere is well fixed for cash. She predicts a loss of $950 million, or 58 cents, on sales of $2.25 billion for the year ending September 2002. Then Agere should break even on $3 billion in sales in the fiscal 2003 year, and eventually make $550 million, or 33 cents, on sales of $4.5 billion in fiscal 2005. Slurry scurry Cabot Microelectronics has been a terrific business. The Aurora, Ill., firm supplies polishing compounds used by chipmakers as they lay down the successive layers of today's multi-layered computer chips. Cabot helped pioneer this polishing process with IBM, and enjoys nearly a 90% market share in certain chipmaking steps where equipment makers like Applied Materials specify Cabot polishing slurry as the "process of choice." Since its spin-off from Cabot Corp. two years ago, Cabot Microelectronics has enjoyed 50% gross margins. For the September 2001 fiscal year, Cabot earned $42 million, or $1.72 a share, on sales of $227 million. After years of better than 60% growth, Cabot Micro has managed to maintain flat sales in a downturn that's crushed other chip suppliers. At a recent price of $42 per share, the company sports a market value of over $1 billion. Trouble is, everyone wants a piece of Cabot's margins. Because of its quality product, Cabot has been able to charge $15-to-$25 a gallon for its slurries. Rivals like DuPont, Fujimi and Rodel have tried displacing Cabot Micro with prices of $6 a gallon. But while chipmakers have railed at Cabot's high prices, they don't like fiddling with established production processes. On new processes, however, chipmakers are testing other suppliers, says a terrific researcher I know, who is short Cabot. Chipmakers like AMD and Intel, and Taiwan's TSMC and UMC, have invited Cabot rivals to supply slurry for new chip designs that connect transistors with copper wire, instead of aluminum. Motorola has always used its own homebrewed slurries, which it now plans to market in a venture with DuPont and Air Products. At a recent Merrill Lynch conference, Cabot Micro executives said they would fend off competitors -- and competitive pricing -- by delivering valuable innovation. But as more chips use copper, my research chum predicts that Cabot's market share will erode, along with its monopoly pricing. He predicts earnings of 77 cents for the September 2003 year -- well below the consensus forecast of $2.40. ------------------------------------------------------ That's right: Jonathan Cohen is buying Internet stocks. Now, let's be clear; Cohen isn't expecting a return to the bubble days. Nonetheless, he thinks the market has been overly cruel in its behavior toward a diverse handful of 'Net-related stocks. In our interview, he offered up thoughts on six stocks: five longs and one short. Back in 1996, as noted, Cohen was deeply bearish on Internet service providers, arguing that the business was going to be commoditized. Last week he said he still thinks Internet connectivity is becoming a commodity, which means trouble for the more established ISPs, such as AOL, MSN and Earthlink. But it is a very good thing, Cohen argues, for United Online. United Online was created about a year ago from the merger of Juno and NetZero, which were both in the business of offering free Internet access in return for a license to cover your computer screen with advertising. As Cohen notes, the company at the end of March still had 3.6 million customers for the free service, who can connect at no charge for up to 10 hours a month. But the company also finished March with 1.6 million paid subscribers, at $9.95 a month -- less than half what AOL charges. "The assumption has been that the business they're in, providing Internet access to consumers, is fundamentally unprofitable," he says. "But they're the single company best positioned to benefit from the trend." What's sometimes missed in the analysis of United Online, Cohen maintains, is that the free subscribers are "an enormous asset to the company, even without generating ISP fees." Cohen considers them to be a valuable growth engine in a market in which new customer acquisition is extremely expensive. Getting customers to migrate, he maintains, "is easier than you think." Cohen notes that the company has been beating Street estimates -- in the March quarter, the company was expected to have negative cash flow of $2 million, but it instead reported cash flow $3 million in the black. Cash flow is defined as earnings before interest, taxes, depreciation and amortization. For fiscal 2003, which ends in June, he expects $25 million in cash flow, "assuming a fairly conservative rate of conversion from free to paid subscribers." Meanwhile, the company has no debt and $125 million, or a bit more than $3 a share, in cash. United's market value, at $435 million, is a little less than twice estimated revenues for the company's June 2003 fiscal year of $225 million. Cohen contends the stock, which last week traded at a little under 11, is worth at least $17. Another stock Cohen likes is LendingTree, an online loan originator. The company originates first mortgages, home-equity lines of credit, mortgage refinancings and consumer loans on behalf of an array of lenders. Cohen notes that there has been some concern about whether the company would see a fall-off in refinancing volume if rates started to move higher, though he points out that refis are a relatively small part of the company's business. LendingTree has a market value of about $270 million. Revenues, Cohen says, should hit $95 million this year, and $125 million in 2003. At the bottom line, he expects a loss of 21 cents a share this year, but a profit of 31 cents a share next year, with strong growth after that. In 2001, the company lost $28.9 million, or $1.66 a share, on revenues of $64 million. LendingTree allows customers seeking loans to get offers from multiple lenders. "The story is analogous to eBay in some ways," Cohen says. "EBay has prospered by creating a proprietary market place with very low costs allowing people to transact over their system, and they generate incremental profits with each transaction. Lending Tree does essentially the same thing." Considering discounted cash flow, potential takeover value and the growing transaction volume, Cohen contends the stock, which closed Friday at 12.62, is worth at least $20 a share. Cohen also likes Register.com, which is the second-largest domain-name registrar, after VeriSign. While domain-name registration isn't much of a growth business these days, Cohen says, Register has evolved into more of an information-technology-services business, focused on managing domain names for corporate clients. "There is concern about the sector, and some of it is legitimate," he says. "But this is a subscription-based revenue model. It's not like they have to go out every quarter to make their number. Accounts tend to renew over and over again." The company, Cohen says, has a sterling balance sheet, with no debt and $206 million, or $4.66 a share, in cash; last week Register's shares traded at $7.10. Cohen says the company should earn about 25-30 cents a share this year, with revenue of $100-$125 million. For 2003, he expects growth of about 20%, boosting earnings to 35-40 cents. Last year Register earned $8.4 million, or 19 cents a share, before a $32 million noncash charge, on revenues of $116 million. Cohen thinks the stock can hit 15. Cohen also offered a pair of micro-cap picks. One is CyberSource, which at $2.02 a share has a market value of $67 million. The company processes online credit-card transactions, handling chores such as account verification, authentication and fraud detection. It has more than 3,000 corporate customers, including Home Depot, Nike and Wal-Mart. Cohen expects $31 million in revenue for 2002, with roughly 20% growth in 2003. He thinks CyberSource will turn cash-flow positive in the fourth quarter of this year and can produce 30% operating margins over the long term. Like some of Cohen's other picks, this one has ample cash -- about $1.65 a share, or about 75% of the stock's value. He figures the shares could reasonably trade at twice 2003 revenues, which would boost their price to $5 apiece. An even tinier stock Cohen likes is FairMarket, which provides services to companies that want to sell excess inventory on eBay. FairMarket originally had planned to offer its own auction market for surplus corporate goods, but has since morphed into a provider of software and services that help companies do the same thing on eBay. FairMarket, which fetched nearly $50 a share, finished Friday at 1.26, giving it a market value of about $37 million. Clearly, investors have given the company up for dead -- FairMarket's cash position, at $60 million, is nearly double that. Cohen notes that the company recently got a vote of confidence from eBay in the form of a $2 million investment at about $2.10 a share, far above the market price. While FairMarket didn't need the money, the investment shows eBay's support for its services, Cohen says. "Ebay wants it to be successful." Cohen figures FairMarket can produce $10 million in revenue next year, thanks to business from the likes of Dell Computer, CompUSA and Wal-Mart. The company could get close to break even by the middle of next year, he figures. Give the stock a value of 1.5 times revenues, add in the cash, and the stock looks like a double. Cohen's a little cagey about his short sales. Like many short sellers, he fears companies will stop talking to him if they know he's betting against them. Nonetheless, he offers one short idea. And it's no micro-cap. Cohen advises shorting Yahoo! The company, he notes, still has a market value of about $8 billion but annualized revenue of under $1 billion. "That's a big price/revenue multiple to pay for a company that isn't very profitable," he says. "Yahoo's diversification strategy has been unsuccessful. It still gets most of its revenues from online advertising." Cohen notes that the company is expected to earn about 13 cents this year and 24 cents next year. At a recent price of 13.62, Yahoo trades at more than 50 times 2003 earnings. Yahoo lost $93 million, or 16 cents a share, last year on revenues of $717 million. "The company is a victim of its own success," Cohen says. "It was architected from the beginning without any view on how it would make money, and there's no natural way to migrate the user population to paying customers." Cohen says Yahoo could eventually be acquired, given its huge traffic and reasonable balance sheet. But not at the current price. Cohen thinks the stock is headed below $7 a share. Edited by - gzibordi on 7/8/2002 0:51:20

C'era Una Volta Il Mutuo. Ora I Bonds - Gzibordi  

  By: GZ on Sabato 06 Luglio 2002 14:10

Una volta il mutuo lo si faceva con la banca che doveva stare attenta al fatto che fossi in grado di pagare. Ora il mutuo lo si fa con il "mercato". Ogni mutuo in Usa viene trasformato in una frazione di un obbligazione immobiliare che viene rivenduto sul mercato finanziario globale. Nessuno ne è più responsabile in modo diretto. E' solo il mercato globale che se ne incarica. Fortunatamente (finora) anche qua da tutto il mondo si sono precipatati a comprare titoli di debito immobiliare americano trattabili come bonds, cioè le "agency notes" Insomma i mutui per finanziare gli acquisti immobiliari vengono trasformati in obbligazioni sul mercato, garantite da agenzie governative come Freddie Mae. Da tutto il mondo se ne sono comprate. Nel 1995 il resto del mondo aveva 150 miliardi di $ di obbligazioni immobiliari americane. Ora ne hanno 760 miliardi. In totale le obbligazioni immobiliari di questo genere sono circa 6 mila miliardi di dollari. Quelle corporate altri 6 mila miliardi. La borsa Usa, tanto per dire, vale 13 mila miliardi. L'impressione è che se ci sono rischi grossi per il sistema finanziario vengano da questa massa enorme di obbligazioni, sia le aziendali che questa montagna di obbligazioni immobiliari. IN PRATICA tutto questto vuole dire che occorre guardare se i loro rendimenti cominciano a salire in modo sospetto E se e le mega agenzie quotate che le sfornano (Fannie Mae e Freddie Mac ad es) cominciano a franare in borsa Modificato da - Gzibordi on 7/6/2002 12:14:4

Ultime dalla Jiihad - Gzibordi  

  By: GZ on Sabato 06 Luglio 2002 00:34

L'FBI ha "escluso che l'attacco alla El Al a Los Angeles sia legato al terrorismo.." i siti israeliani riportano che l'egiziano che ha attaccato l'ufficio biglietti delle linee aeree israeliane a Los Angeles era stato in passato associato con il pilota egiziano che si era suicidato schiantando l'Egyptair 990 che pilotava nel 1999 e uccidendo 210 persone sul colpo. All'epoca fu dichiarato un caso di un pilota che voleva suicidarsi per ragioni personali. Quel volo era partito da Los Angeles per New York e doveva continuare per il Il Cairo. Si schiantò in mare prima di New York. Sul Egyptair 990 viaggiava un gruppo di agenti del servizio segreto egiziano incaricati di catturare terroristi della Jihad islamica. Un attimo prima del crash il pilota fu sentito dalla torre di controllo dire: ".. rimetto la mia fede in allah.." Sadat chiese di non parlarne e quasi tutti i media trattarono la storia come un caso di suicidio di un pilota impazzito. (Per chi fosse veramente curioso poi ci sarebbe un altra storia simile, di un aereo schiantato in mare dopo la partenza dal Kenia nel 2000 e pieno di agenti della Cia e russi e ch era stato dirottato da gente di Al Qaeda... anche qua silenzio dei media, ma questa è una storia più lunga) --------------------------da debka ----------------------- Hesham Mohamed Hadayat Who Attacked El Al Ticket Line at Los Angeles Airport Was an Egyptian Jihadist Associated with Egyptian Suicide Pilot Batouty Who Crashed Egyptair 990 in 1999 Killing All 217 Aboard 5 July: Hashem Mohamed Hadayat, 41, who gunned down Yakov Aminov, 46, and Vicky Hen, 25 – both from Los Angeles - on the 4th of July at the El Al terminal of Los Angeles, and wounded 7 others, is revealed by DEBKAfile’s intelligence and counter-terror sources as a Muslim extremist. During his ten years in the United States, he was a secret operative of the Egyptian Jihad who maintained undercover links to the same Jihad cell in Brooklyn, New York, as the “blind sheikh” Abdul Rahim Rahman and Ramzi Yousef. Both are doing time for perpetrating the first attack on the New York World Trade Center in 1993. Hadayat is also believed to have abetted a previous, contrived airline disaster: On October 31, 1999, an Egyptair Boeing 767 Flight 990, which also took off from Los Angeles airport for Kennedy, New York. After Kennedy, the plane bound for Cairo plunged into the Atlantic off the Nantucket Island, Mass. coast, killing all 217 passengers and crew. In a special probe, the US National Transportation Safety Board found that the copilot Gameel el-Batouty was at the controls when the plane went into its dive. His voice was recorded shouting, “I put my faith in Allah!” The report held back from referring more directly to the Egyptian copilot’s responsibility for the crash. Our sources affirm that Hadayat, who lived in Irvine, California, 70 km south of Los Angeles, knew Batouty well. There are also indications that, in the years 1998 and 1999, Hadayat was in touch with a group of high Egyptian air force officers and helicopter pilots posted at the time at Edwards Base north of Los Angeles. They were there to learn how to install command and control centers in Egypt’s air defense systems, operate anti-air missile batteries and fly Apache gunships. Most of those officers were on the doomed Egyptian airliner after completing their courses. Although the long-delayed US Transportation Board report never referred to the presence of this high-ranking Egyptian air force delegation on the flight, DEBKAfile ’s Washington sources reported at the time that most of the investigators were satisfied that Batouty could not have seized control of the Boeing 767 without the aid – certainly the compliance - of those officers. Two years ago, Egyptian president Hosni Mubarak exerted all his influence on President Clinton to keep the federal board’s findings out of its published report and, above all, the fact that a group of Egyptian air force officers was on the plane. He warned that citing the Egyptian copilot as deliberately causing the crash would have a negative effect on Egyptian-US relations. The report therefore fell short of clear conclusions. Hadayat’s murderous attack on El Al flight 106 passengers points back to the Egyptair 990 disaster of 1999, reviving the many questions left open by that earlier, half stifled inquiry, which carefully stepped round any suggestion of terrorism. It also raises the question of how many sleeper cells the Egyptian Jihad, al Qaeda’s primary operational arm, maintains in American cities. Hadayat struck the El Al ticket line on his 42nd birthday. The initial FBI inquiry found through records of his fingerprints at the Department of Motor Vehicles, which issued him with a limousine license, that he was married with at least one child, and had lived in Irvine for the last two years, working on a green card. Since the attack, the possibility that he arrived in America as a sleeper terrorist must be seriously addressed. US investigators realize he was not a lone operative and are seeking his accomplices in such matters as setting up the hit, providing the guns he carried and intelligence on the security situation at the Tom Brady terminal. DEBKAfile’s Middle East intelligence sources report that early Friday, Egyptian intelligence officers picked up Hadayat’s relatives and associates in Cairo, to try and trace the identities of his fellows in the American Jihad cell. Edited by - Gzibordi on 7/5/2002 22:52:5

A Los Angeles nel 1999 era già un bolla - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Luglio 2002 21:27

Occorre fare la somma di tutti quelli che hanno perso o guadagnato, in borsa, con le obbligazioni, con la casa. E non solo negli ultimi due anni. Alla fine, se uno guarda all'aggregato totale della ricchezza NETTA TOTALE, tutte le attività e tutte le passività delle famiglie (americane), scopre anche con sorpresa, che gli ultimi dati dicono che è AUMENTATA. Grazie all'aumento del valore delle case. Che è una "bolla speculativa" ?. Può darsi, ma lo sapremo dopo. Per alcuni i livelli del 1996 del Dow Jones erano già una bolla speculativa. Sull'immobiliare nel 1998-1999 ero a Los Angeles e la maggioranza dei commenti che leggevo erano che se compravo una casa avrei comprato sul massimo del mercato. Ricordo di essere andato in giro con mia moglie per West Hollywood e S. Monica assieme all'agente immobiliare e di avere pensato che i prezzi erano quelli massimi del ciclo, che era proprio da stupidi comprare allora. E la maggioranza delle analisi erano di questo tono. Errore clamoroso, da allora i prezzi sono saliti di un 30-40%. Il fatto è che il valore delle proprietà immobiliari è salito e (per ora) più che compensa l'aumento dell'indebitamento e le perdite di borsa. Insomma ho visto anche gli anni prima del 2000. Ho visto un mucchio di gente perdere il rialzo di borsa del 1995-1999 e altrettanti perdere il rialzo immobiliare INIZIATO NEL 1999, cioè quando anche io pensavo che fossimo sui massimi per l'immobiliare. Una cosa evidente è che il rialzo di borsa e quello dell'immobiliare SI ALTERNANO: dove è finito uno è iniziato l'altro (a differenza del giappone dove erano simultanei) Modificato da - gzibordi on 7/5/2002 19:29:10

I Soldi Dove sono finiti ? - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Luglio 2002 19:39

I soldi sono spariti dalla borsa. Ma in realtà non sono affatto spariti e ci sono ancora. Per questo i consumi sono aumentati del 5% circa in America negli ultimi 12 mesi Ad es in america da circa 19 Trilioni (milioni di miliardi di dollari) al massimo della borsa nel marzo 2000 il valore delle azioni è sceso a circa 13 o 14 trilioni oggi. Però la ricchezza totale sia in attività finanziarie che reali misurata per le famiglie americane è di circa 40 trilioni di dollari in America oggi. (per avere un termine di misura, visto che i "trilioni" non sono molto intuitivi, diciamo che il PIL italiano è di circa 1 trilione di dollari e che la ricchezza italiana misurabile di circa 3-4 trilioni di dollari, ma su questa non ho visto dei numeri recenti). Bene, anzi male, dalle borse sono SPARITI circa 5 trilioni di dollari da marzo 2000, forse 6 perchè i dati che riproduco qui sotto sono della fine del primo trimestre e ora abbiamo perso ancora. Ma se guardate la tabella qui sotto la ricchezza totale delle famiglie americane è di circa 40 trilioni di dollari. Diciamo probabilmente 38,5 trilioni con le perdite degli ultimi 2-3 mesi (la borsa al momento capitalizza sui 13-14 trilioni per cui ogni -10% toglie circa 1.3 trilioni). Resta però che le azioni sono 13-14 trilioni su circa 38-39 trilioni di ricchezza toitale. Perchè ci sono poi anche la LIQUIDITA' LE OBBLIGAZIONI IL VALORE DELLE CASE e in particolare le ultime sono salite quasi quanto la borsa è scesa. Quando sento dire che siamo sull'orlo di una crisi profonda e il consumatore americano è indebitato e sull'orlo di una crisi dico, :" ok, sì va bene la borsa ha impoverito negli ultimi due anni molta gente, ma i numeri cosa dicono ?" Gli ultimi dati disponibili sono di fine trimestre 2002 (quelli qui sotto) e dicono che la ricchezza delle famiglie era leggermente AUMENTATA rispetto a un anno fa !!! I soldi per ora ci sono ancora. Modificato da - Gzibordi on 7/5/2002 17:47:35

Investire a Lungo Termine ? - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Luglio 2002 16:53

La lista di titoli più o meno l'ho indicata, ma essendo come idea un portafoglio in cui compri e poi per diversi mesi non lo modifichi più (appunto di lungo periodo) non posso metterlo in piedi senza un minimo di conferma che non ci sia un crollo ulteriore La logica per cui più la borsa scende e meno costa e quindi è più appetibile , ma fino a quando la velocità di discesa continua a aumentare ho paura che ci siano altre worldcom in giro e si metta in moto un meccanismo in cui le perdite finanziarie si alimentano tra loro e si crea un panico più o meno irrazionale. E in ogni caso oltre un certo limite di perdita i cali delle azioni e obbligazioni aziendali danneggiano l'economia reale. Per cui se le borse scendono di XY% è OK, costano meno e le compri. Ma se scendono di un altro ZW % allora c'è un guaio strutturale che magari ora non è così chiaro. Ad es. gli scandali e le bancarotte possono far liquidare in modo massiccio obbligazioni americane corporate e obbligazioni americane immobiliari da parte degli stranieri. Al momento il 24% delle obbligazioni americane corporate sono state comprate da stranieri e così il 15% delle obbligazioni americane immobiliari. Per un totale di 2 trilioni di dollari (due milioni di miliardi di dollari, circa 2 volte il PIL italiano). Se il dollaro continua a cedere è perchè gli stranieri liquidano queste obbligazioni (anche le azioni ovviamente, ma al momento è più importante il debito aziendale). Se questo accade ci sono altri guai (tassi di interesse reali a lungo termine per le aziende che salgono ecc...). Quindi come minimo occorre che il cedimento del dollaro rallenti e si stabilizzi in modo da dare l'idea che non c'è una liquidazione massiccia e un panico. Per la cronaca il dollaro dal 28-30 giugno sembra essersi stabilizzato

I Cambi e tutto il resto del metodo - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Luglio 2002 02:12

paolagir lei fa i cambi vedo. Anche io, sono il mio pallino, ho persino fatto una tesi di dottorato sulle tecniche di previsione dei cambi, tanto per dire che anche quando non avevo idea di trading avevo già interesse. I cambi sono meglio di altri mercati perchè hanno più trend per il semplice fatto che tutti devono per forza anche se non vogliono avere una posizione in cambi, tutte le aziende ad es e tutte le banche, di conseguenza i cambi hanno una dimensione maggiore delle borse e hanno sempre dei trend. Uso stoploss, ma le posizioni sui cambi che raccomando durano dei giorni e non delle ore e le cambio una volta alla settimana e non al giorno perchè il bello dei cambi sono i trend e quindi le stoploss non sono così critiche. Le ^interviste che pubblico tradotte dei trader americani famosi#www.cobraf.com/MarketWizard.asp^ spiegano secondo me questo approccio. Il bello dei cambi è che lì si che riesci a applicare tutto, sia il grafico che i fondamentali. Onestamente però non riesco a capire il MOTIVO per cui voi comprate e vendete, il fatto che uno "usi un sistema" (non descritto) non significa niente. Ad es. questo mese io ho ^venduto il dollaro short il 18 giugno quando ha rotto, contro sterlina, svizzero e dollar index#A:7982^ E poi ^l'ho coperto il 24#A7982^ E poi ^comprato dollaro long il 28#A:8108^ ognuna di queste operazioni ha una ragione, un motivo insomma che mi sforzo di spiegare più che posso, anche per me stesso Anche il libro di Soros "Alchemia della Finanza" è molto utile perchè è tutto basato sui cambi (Soros fece 3 mila miliardi solo su sterlina e lira nel 1992) e però ogni volta spiega il PERCHE' compra e vende Nel caso dei cambi in particolare è talmente ovvio che si deve capire cosa sta succedendo e spiegarlo per poter operare. Il libro di ^Marty Schartz che ho fatto tradurre oggi#A:8183^ contiene un trade molto drammatizzato sulla guerra del golfo che evidentemente è un caso eclatante, ma da un idea del fatto che i cambi ( e anche tutti gli altri mercati futures) sono collegati tra loro e sono collegati a quello che succede nel mondo. ^L'intervista a Bruce Kovner che ho fatto tradurre ad es (uno dei maggiori operatori di cambi del mondo)#A:6955^ contiene un metodo per i cambi e come dice Kovner, dovendo scegliere sono i fondamentali che contano sempre più del grafico Sicuro, ho visto la trendline della sterlina/dollaro che era clamorosa e ho detto di comprare sterlina solo su quello ma anche qui era un ragionamento chiaro e logico basato sul grafico di lungo periodo In sostanza l'unica cosa che conta (per me) è la logica COMPRENSIBILE che sta dietro una speculazione. Vedere dei buy e sell XYZ con stoploss WKQ e basta è come leggere del sanscrito o aramaico Le oscillazioni a breve ora per ora vanno bene e tutti i giorni mi sforzo di indicare il minimo e il massimo dell'S&P o MIB30 o dollaro ecc...ma sono largamente intuitivi. Quello che conta è cogliere dei trend che durino qualche giorno o settimana e in base a qualche idea chiara e comprensibile Questa è è il mio "credo". Ovvio che non tagliare con stoploss oltre una certa % di perdita è una cosa terribile che congela il cervello. Quando la perdita supera una certa soglia alcune sinapsi o neuroni o chessoio si fermano e non si riesce più a pensare. Quindi certo imporsi delle stoploss e cioè imporsi di avere sbagliato è un comandamento. Ma assieme a questo mi sembra ci sia che se quello che faccio non è logico e non so spiegarlo in termini logici alla lunga non funziona. Modificato da - Gzibordi on 7/5/2002 0:48:3

L'industria dei Rumor - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 04 Luglio 2002 12:08

Vodaphone ieri ha perso un -5% (e oggi ne recupera meno del 2%) per un rumor di irregolarità contabili per il quale non c'è finora nessun indizio concreto nemmeno vago (cioè è proprio un rumor che gira a voce per i desk e nessuno sa dire da dove venga o quale sia l'irregolarità in questione). Esempi del genere ce ne sono vari e ormai a wall street le pubbliche relazioni aziendali inviano le smentite in tempo reale. Quando vedono che il titolo perde il 5% di colpo e sentono che c'è un rumor mandano una smentita categorica alla CNBC e tutti i giornali senza neanche sapere di cosa esattamente si tratterebbe. Esempi classici sono ora IBM, 3M e America Online ad esempio. Tutto questo è logico e comprensibile dopo che le mazzate arrivate da marzo per cui i fondi sono terrorizzati dai -30% istantanei stile Vivendi o Worldcom o Dynegy o Adelphia. Ad ogni modo ora c'è una strategia deliberata che conviene alle centinaia di fondi hedge short di diffondere rumor su tutte le società che abbiano una contabilitù complessa per qualunque motivo ---------------- da breaking views ------------------ Rumours are to bad times what tipping is to good. Investors are now seeing some egregious examples of rumour-mongering that are in their way as outrageous as anything that helped puff up the bubble. There may well be accounting problems at Vodafone - who knows? But so far as anyone can tell, the traders who were selling Vodafone's shares this morning did not know anything of the kind. Yes, a big acquisitive company is likely to have more complex accounts than the corner shop. Yes, incentivised managers are more likely to present their accounts in a way that helps them meet their targets: that is what the word incentivised means. But it is not sensible for investors to wipe £4bn off hardworking savers' pension funds simply on suspicion. It looks rather as if keen bear market players are exploiting the baa-ah market's psychological shift from greed to fear. Investors may remember Roosevelt's dictum that "the only thing we have to fear is fear itself -- nameless, unreasoning, unjustified terror which paralyzes needed efforts to convert retreat into advance." He said that in his first Inauguration Speech, shortly after panic on Wall Street had unleashed the Great Depression. And he had a point.

Come vanno le gestioni solo future ? - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 04 Luglio 2002 01:59

questo è l'elenco della principali gestoni solo futures (i CTA cosiddetti) ^dal sito della IASG#http://iasg.pertrac2000.com/mainframe.asp?^ Non si tratta di una classifica delle migliori per rendimento, ma di quelle più grandi (se si cercano le migliori invece se ne trovano che le prima 50 o 60 sono tutte in attivo e anche con +40 o 50%, ma alcune sono nuove o piccole) Se considera che da inizio anno in media gli indici di borsa sono sotto del -15% direi che si vede bene stanno facendo meglio le gestioni con solo futures (sono tutti "CTA" quelli qui sotto e trattano indici di borsa futures, cambi, treasury bonds, commodities) Edited by - gzibordi on 7/4/2002 9:53:22

Cattive Notizie ? - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 02 Luglio 2002 02:36

Questi sono i titoli della rassegna giornaliera della stampa mondiale che fa www.PrudentBear.com, il sito di uno dei fondi "short", ribassisti, più famosi del mondo. Se anche non sia ha tempo di leggere i contenuti uno da un occhiata ai titoli e ha un idea immediata di quello che è successo nella giornata (anzi forse meglio non leggere i contenuti e guardare solo all'insieme dei titoli). Per essere una rassegna che seleziona notizie di taglio negativo ci sono anche cinque titoli di pezzi positivi, tutti sull'Asia