Il blog

Problema annoso del nickname - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Aprile 2002 20:49

per il nickname purtroppo credo che tutti i forum italiani lo prevedano e tutti vi sono abituati sui forum anche tra chi è abbonato c'è chi non vuole scrivere sotto il proprio nome lo garantisco e non c'è modo poi di controllare se il nome sia vero, salvo che per chi ha inviato bonifici bancari a proprio nome in pratica si può obbligare e controllare che scriva con il proprio nome solo chi è abbonato per quanto riguarda il problema se sia meglio limitare dunque il forum a chi è abbonato i dati di traffico che sono pubblicati per chi sia interessato a sinistra in un link in home page "statistiche sito" mostrano circa 800-900 mila pagine viste e 43-44 mila visite mensili e 27-31 mila pagine viste giornaliere e 1500-1700 visite giornaliere quindi a occhio e croce il traffico supera il numero degli abbonati e dato che quello che il sottoscritto scrive è quasi tutto "premium" ne deduco che sia il forum che attira questo traffico addizionale ne vale la pena ? finora, nonostante diversi fastidi dovuti a polemiche sciocche, mi è sembrato di sì, ma ovviamente se la maggioranza degli utenti che versano l'obolo fossero di diverso avviso ne prenderei atto

Canadese - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Aprile 2002 20:27

nah... mi sembra meglio stare al rialzo del dollaro canadese ha appena fatto un breakout oggi impressionante che esce da una congestione per la seconda volta ribadisco quanto suggerito due giorni fa e ricordo che oltre al grafico ci sono anche eventi reali tipo che la Banca centrale canadese ha alzato i tassi ogg (spiace menzionare cose così poco tecniche come l'economia reale)

Vodaphone, Tim e le altre - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Aprile 2002 02:42

Oggi Vodaphone fa +4.8% Tim + 2.3% Cable & Wireless +2.8% Come mai di colpo il wireless è il settore di punta del mercato ? La spiegazione la da Tero Kuittinen che è molto molto bravo per le telecom su realmoney e la leggerei con attenzione, riga per riga

Questo è un sito ecologico. Non si butta - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 16 Aprile 2002 02:10

Questo è un sito ecologico. Non si butta via niente. Ricicliamo tutto. Se arrivano insulti, attacchi gratuiti, critiche disinformate, sfoghi politico-ideologici, insinuazioni personali li ricicliamo come indicatori di sentiment e diventano segnali di vendita e acquisto in profitto. Non è una boutade. L'ho mostrato oggi per l'ennesima volta con l'amico "nano" che ha aiutato a dare un buy sul Fib e S&P, (vedi i grafici qui di seguito in questo topic) Lo si è fatto tante altre volte, ricordo qui con rimpianto ad es l'amico "massa" che purtroppo non ci onora più con i suoi sfrondoni e altri che non cito ora per paura di perdere il loro prezioso contributo. Jack Bernstein mi ha raccontato che nel suo noto campione di sentiment (che vende come servizio da anni) si sforza di trovare soprattutto gente che fa da indicatore a contrario. Lei faccia le sue esternazioni, cattive quanto vuole, basta che siano sentite e senza inutili formalità, gliele le convertiamo in indicatore di sentiment e le trasformiamo in segnali di acquisto e vendita che diventa poi denaro, come oggi. Modificato da - gzibordi on 4/16/2002 0:10:51

è un sistema ormai infallibile - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 21:37

Qui si pensa che scherzi o perda del tempo, ma è un sistema ormai infallibile e modestamente in italia non siamo molti a usarlo. In America invece è citato spesso. Bill Fleckenstein il 3 aprile ha fatto un pezzo su realmoney dicendo che il suo indicatore di "hate mail" aveva un segnale di vendita sul mercato perchè il numero di mail di insulti che aveva ricevuto (Fleckenstein è un ribassista noto per cui lo attaccano quando la borsa sale) aveva toccato il livello critico, quello che indica che il mercato deve cedere. E ha funzionato. Occorre ricevere molta posta o avere un forum e non occorre nessun indicatore tecnico. Non è necessariamente il tono di insulto che conta, a volte anche di panico o lo scoraggiamento è sufficiente, l'importante è l'intensità emotiva. Oggi quando verso le 17 il fib30 ha perso 250 punti è arrivato il messaggio di insulti e come ho anticipato subito ha poi dato un ottimo segnale. Purtroppo il seguito non è stato altrettando convinto e non sono arrivati altri messagi per cui temo sia un buy temporaneo

Sempre Maiale 50 strike - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 20:21

gianlini le put 50 giugno si incassano ora ! venderle nel panico era quasi perfetto ovvio che chi ha avuto il fegato di farlo quando erano limit down ha fatto ancora meglio, ma insomma ora strike 50 è lontano e la volatilità scende e ci sono frumento mais, vitelli pancetta e anche cotone che sono in una situazione simile

Un Triangolo così non capita spesso - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 13:24

non so come trading veloce perchè è un mercato lento ma se uno guarda al pattern settimanale dell'euro contro sterlina, diciamo degli ultimi 6-10 mesi allora questo è uno dei setup più belli che ci siano in giro ed è parallelo, ma più chiaro del triangolo simile che abbiamo sull'euro/dollaro un triangolo così stretto e compresso impiega un paio di anni a formarsi e quando il mercato ne esce quasi sempre è garantito che si muove poi per mesi conviene senz'altro prendere posizione ora e poi tenerlo per mesi Modificato da - gzibordi on 4/15/2002 11:25:36

Le Put sul Maiale - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 03:12

vendere le put 50 quando il mercato è crollato da 66 a 53,8 in 13 giorni è corretto perchè la volatilità è enorme certamente è meno rischioso che comprare e mio avviso anche di vendere a questo punto direi che è un classico anzi e già venerdì sera era più difficile venderle sulle commodities i produttori e i commerciali che hanno il raccolto o il maiale in consegna sono obbligati a comprare put e tu gliele vendi

I Cambi Meritano - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 03:01

FOREX ? come tutti sanno, che siano fatti con i futures o con il mercato forex i cambi sono sempre quelli e ci si fa vanto qui di trattarli, sia tecnicamente che fondamentalmente anzi di recente chi scrive ha avuto più idee del solito in proposito (persino il peso messicano!) i cambi sarebbero il mio pallino perchè sono più lineari delle borse e più comprensibili logicamente. Ma sono più lenti. (ho persino lavorato a una tesi di dottorato sui modelli di previsione dei cambi, non che sia servita a niente...) E' giusto quindi accogliere l'invito e raggruppare gli interventi sui cambi (forex o futures) in un Topic apposito, lo faremo domani. Speriamo che destino più interesse. Allego il Dollaro Canadese, bel grafico che sta facendo quello che Joe Ross chiama ""second time break through" cioè rompe per la seconda volta la congestione Nota caro banshee arrivato a napoli ho subito chiesto la lista dei partecipanti per individuare l'amico vollix, ma tempo fa avevo lasciato trapelare sul forum la frequentazione di arti marziali e questo può averlo dissuaso dal partecipare essendo rimasto indietro con il mercato, avendo visite e qualche imprevisto non sono passato per il forum ma la giorgia non ha segnalato guai, anzi lei trova la vena umoristica e si nota persino un forum meno unisex del solito

Titoli Piccoli, Noiosi e Sconosciuti - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 02:06

beh... a dire la verità di titoli noiosi ne ho suggeriti inclusa Enel appunto e anche i titoli ultimi che ho tirato fuori sono piuttosto noiosi coloranti per i cibi.... infrastrutture per progetti ecologici del governo navi e petroliere per il trasporto combustibili.... motori diesel per camion.... contenitori per salsiccie..... tutte cose NON high tech, NON Media NON telecom NON finanziari-risparmio gestito NON farmaceutici e essendo medium-small cap anche molto sconosciute e penserei che bisogna insistere in questa direzione

Compra OPA dichiarata ? Mah... - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 15 Aprile 2002 01:59

mah... mi sembra che i casi di Snia e Lottomatica siano delle eccezioni che confermano la regola (CMI non l'ho seguita) e anche andando indietro nel tempo direi che non mi vengono in mente altri esempi del genere Mi sembra che il mercato fosse depresso e diffidente delle OPA dopo le tramvate prese con la massa di IPO del NM e quindi abbia sottovalutato il potenziale di rivalutazione e di conseguenza di rilancio dell'OPA nei casi Snia e Lottomatica, nel periodo 1999-2000 di casi del genere non ne ricordo perchè allora c'era la frenesia dell'OPA per cui le si lanciavano a prezzi più alti in media e il mercato anticipava i rilanci leggo parecchio sull'america, ma non ricordo un solo esempio in cui qualche cosa del genere sia accaduto mi sembra che rifletta una condizione particolare di depressione del mercato italiano che non ha valutato correttamente Snia e Lottomatica magari fosse una regola Per IIL non so, forse Massimo la segue ?

COREA del SUD - Gzibordi  

  By: GZ on Domenica 14 Aprile 2002 20:10

Ci sono centinaia di articoli ogni settimana che si possono leggere sulle borse e essendo stato in viaggio mi è capitato di leggerne più del solito. Le pubblicazioni in lingua italiana ("MF", "B&F", "Bloomberg", "Eurofinanza" e le sezioni economia di corriere o repubblica) hanno il difetto che stampano tutto quello che può essere anche vagamente interessante, a prescindere da ogni considerazione sulla fonte, ovvero se la persona, gestore, analista, imprenditore o banchiere citata abbia fatto danni in passato con le sue idee e raccomandazioni Il problema è dunque di discernere, di evitare di leggere il 90% di questa alluvione di suggerimenti e limitarsi a quelli indispensabili. A questo proposito, se uno non ha tempo di leggere tanto, a mio avviso dovrebbe limitarsi a due o tre colonnne settimanali americane e una è senz'altro quella di Kevin Glassman sul Post della domenica. Riassumo qui la tesi della settimana (" Buy Korea!") i) Il Korean Composite Stock Price Index, "Kospi" è salito del 37.5 percento nel 2001, migliore indice di un paese industriale (dopo la russia, che però capitalizza meno di Unicredito tutta assieme) ii) al momento dei 20 migliori fondi del mondo ben 4 sono investiti in Korea iii) il Kospi coreano costa 12 volte gli utili contro una media del resto dei paesi occidentali di 22-26 volte gli utili. Questo nonostante nel 2002 si prevede che in media gli utili delle società quotate coreane salgano del 57% ! iv) la Korea a differenza del giappone e meglio di qualunque altro paese asiatico ha ristrutturato in modo radicale la sua economia dopo il crac del 1997 ed è ora lanciata su una crescita del 4% medio, ha un settore consumo interno che la rende più indipendente dalle esportazioni, ha pochissimo welfare state, l'apertura del sistema finanzario agli stranieri è quasi completa (e se dovesse crollare il regime al nord si ridurrebbe il rischio paese e avrebbe 75 milioni di abitanti, quanto la germania) Il resto è in inglese Seguiranno raccomandazioni (ricordo che un titolo coreano al momento è stato suggerito) ----------------------------By James K. Glassman Sunday, April 14 -------------------------------------- Fresh from my very first trip to Asia, I'm asked what impressed me most. Next to the toro sushi at the Tsukiji fish market in Tokyo and the giant Buddha at the Todai-ji temple in Nara, the answer is simple: the surprisingly robust economy of South Korea. What a comeback! Call me a Seoul man. I'm sold on Korean stocks. Unfortunately, when I started checking the numbers on financial Web sites after I got back last week, I found that I wasn't the only person to figure out that Korea was an enticing place to invest. Last year, while I was paying attention to U.S. energy shares and European conglomerates, the Korean Composite Stock Price Index, which goes by the acronym Kospi (Koreans, despite their formality, have a weakness for the cutesy pie), was rising 37.5 percent, the best in the world for an industrialized country. And of all the thousands of mutual funds tracked by Lipper, No. 1 for the 12 months ended March 31 turned out to be Matthews Korea, with a return of 109.5 percent. In fact, four of the top 20 funds over the past year specialize in South Korean shares -- the others are Fidelity Advisor Korea, Korean Investment Fund and iShares MSCI South Korea Index. Each was up by at least 70 percent in a period when the benchmark Standard & Poor's 500-stock index returned less than 1 percent. So, is it too late to buy Korea? Kevin Moore, who manages the USAA Emerging Markets Fund, doesn't think so. Korean stocks represent about one-fifth of his fund's assets -- the largest share, by far, for any country -- and Moore's biggest single holding is Korea's top business, Samsung Electronics Co., a diversified corporation that is widely admired. "We're quite positive," Moore says. "Korea is still considerably cheaper than the United States and Europe." The average Korean stock carries a price-to-earnings ratio of a mere 12, or less than half the P/E of the S&P index, and profits this year are forecast to rise 57 percent. The change in Korea since its severe financial crisis, just five years ago, is astounding. In 1997, a bubble economy -- puffed up on short-term loans from foreign banks -- suddenly collapsed in a heap. In 1998, GDP fell 6.7 percent and unemployment and inflation soared. The immediate cause was a contagious currency crisis that started in Thailand and spread to Malaysia, Indonesia and other developing Asian countries. But behind the failures were terrible business practices -- arrogant managers insulated from shareholders, with bureaucrats dictating where capital should flow, and money-losing firms propped up by politicians. "We all know what we should have known even in the boom years: that there was a dark underside to 'Asian Values,' that the success of too many Asian businessmen depended less on what they knew than on whom they knew," wrote Choong Young Ahn, a Korean scholar, in a recent issue of the Journal of Asian Economics. "Crony capitalism meant, in particular, that dubious investments -- unneeded office blocks outside Bangkok, ego-driven diversification by Korean chaebols -- were cheerfully funded by local banks, as long as the borrower had the right government connections." The Koreans immediately got to work. They cut their short-term external debt nearly in half, paid off a $20 billion loan from the International Monetary Fund early, boosted foreign reserves from $9 billion to $105 billion, closed nearly half the country's commercial banks and opened the remainder to foreign management and ownership, booted "zombie companies" off the stock exchanges, privatized many state-owned enterprises, cut the number of government regulations from 14,000 in 1997 to 7,000 in 2001 and improved corporate governance, forcing companies to adopt better auditing standards and more transparency. As a result, investors rediscovered Korea. Daily average trading volume on the stock exchange went from 27 million shares in 1996 to 473 million in 2001 even though the number of listed companies dropped by 259. While my colleague Kevin Hassett and I were in the country in late March on a lecture tour sponsored by the U.S. State Department, the big news was that Moody's Investors Service raised Korea's credit rating by two notches -- a big vote of confidence. Consider the progress of the Korea Fund, one of the best choices if you want to put Korea in your portfolio -- since so few Korean stocks trade on U.S. exchanges. Under the symbol KF on the New York Stock Exchange, it's a substantial ($900 million) closed-end fund dominated by the large companies. In a column in The Post on Nov. 12, 1998, I suggested the Korea Fund as a way to capitalize on an incipient Asian recovery. Since then, the fund has returned an annual average of 29 percent. It still appears attractive, trading at a significant discount to the actual market value of stocks it owns, including Kookmin Bank, whose largest private shareholder is Goldman Sachs Group Inc.; SK Telecom, an ideal choice in what is probably the world's most tuned-in country, where practically everyone walks around with a sleek cell phone with a color screen attached; and Pohang Iron & Steel (affectionately called Posco), which Forbes last week termed "the world's best steel company" and which, along with SK Telecom, is one of the few Korean companies offering American Depositary Receipts (ADRs). The symbols are PKX and SKM. One big change in the Korean economy, says Mark Bickford-Smith, a co-manager of the T. Rowe Price Emerging Market Stock fund, is that it has become more balanced, with a newly robust consumer side, as well as traditional export industries (such as steel and electronics) contributing to growth. "Credit cards did not exist in Korea until five years ago," he points out, and beneficiaries are companies such as retail-oriented Kookmin; LG Home Shopping, a holding of Matthews Korea; and Cheil Communications, an advertising firm that's a stalwart in the portfolio of the Korea Equity Fund (KEF), a smaller closed-end. A strong consumer base means that the Korean economy is not so badly damaged when spending in markets such as the United States and Europe slows down. As a result, Korea has lately been growing at a steady rate of around 4 percent, rather than swinging wildly between boom and bust. But the most important improvement -- reflected in interviews with economists, stock-exchange officials, money managers and business leaders -- is a new capital discipline. In the past, companies plowed all the cash they had (and then some) into building bigger corporate monuments. "Korean management went hell-for-leather investing," said Bickford-Smith. "Companies wanted to increase their market share. They didn't worry about returns for their investors." That attitude has changed abruptly. Managers now focus on the most efficient uses of the assets that their shareholders provide them. The job isn't finished. Labor flexibility remains a big problem. When we were in Seoul, thousands of workers were on strike protesting a plan to privatize electric utilities. It's hard to blame them, since the government provides only the flimsiest social safety net for people who lose their jobs. In addition, the chaebols -- Korea's version of Japan's notorious keiretsu, those interlocked conglomerates -- remain powerful, impenetrable and often wasteful. But consumer prices have leveled off, unemployment is below 4 percent, and prospects for political stability seem good. Yes, North Korea -- with its black-box brand of communism -- is starving just 30 miles from Seoul (easy artillery range). But reunification as a liberal, capital state seems inevitable, and Korea, with about 50 million people in the South and 25 million in the North, will have a population nearly as great as a single Germany's and considerably greater than that of France or Britain. But unlike those European countries, Korea is still in just the early stages of growth. That makes it both riskier and more inviting to investors. Korea is not the only emerging market to improve. While Korea (at 23 percent of assets) is the top country in Bickford-Smith's fund, the fund also owns healthy doses of stocks based in Taiwan, Mexico and India. The Price fund rose 11 percent in the first quarter of this year while the USAA emerging-markets fund jumped 15 percent. Overall, emerging-markets funds have returned an annual average of 6.6 percent over the past three years, compared with 3.2 percent for U.S. diversified-stock funds and a 2.5 percent decline for European funds. Legg Mason's emerging-markets fund, with 21 percent of its holdings in Korean stocks, has averaged double-digit returns over the past three years, and Fidelity's Southeast Asia fund, with the bulk of its assets in Korea and Hong Kong, has returned an average of 12.5 percent. The case for emerging-markets stocks is better than ever. Valuations, says Moore, "are extremely attractive," corporate governance is improving and, after all, these countries are the fast-growing part of the world, expected to grow about three times as fast as developed nations this year. But back to the Korean question: Are you too late? Probably not. Korean stocks such as Samsung Electronics, Korea Telecom and Posco have fallen significantly in the past month, mainly because economic growth is leading to higher interest rates. On Thursday alone, the Kospi tumbled 3.7 percent -- the equivalent of a drop of nearly 400 points on the Dow. No, you haven't missed the boat, but, in an emerging market, you can never expect a smooth cruise. ------------------------------ Edited by - gzibordi on 4/14/2002 19:2:27

HUMOUR - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 09 Aprile 2002 03:34

Due passeggeri di circa 70 anni di età sono stati fermati al Palm Beach International Airport mentre cercavano di portare sull'aereo alcuni coltelli. Non sono terroristi, stavano solo cercando di trovare il modo di essere perquisiti a fondo, perchè quando hai 70 anni quanto spesso capita che ti mettano le mani addosso ? Le ultime su Saddam Hussein sono che nello sforzo di reclutare aspiranti terrorisi suicidi ha aumentato il denaro che offre alle famiglie dei candidati. Sembra che 10 mila dollari non fosse più sufficiente e ha aumentato il premio a 25 mila dollari. E poi cosa arriverà ? L'assicurazione sanitaria ? I contributi per la pensione ? La pubblicità in TV : " Scegli il nostro piano di assistenza, assicurazione privata, il dentista e mutuo a tasso zero !" I giornali lamentano che Yasser Arafat è ancora bloccato nel suo ufficio, dal quale non può telefonare e dove non funziona la corrente elettrica. Da quando in qua i terroristi hanno bisogno di un ufficio ? Modificato da - gzibordi on 4/9/2002 1:37:1

Maiale : seconda puntata - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Aprile 2002 21:37

giovedì ci siamo sentiti (ok un topic che non è di grande interesse) sul maiale trattato a Chicago (Live Hogs, maiali vivi, un grosso mercato, tutta l'asia li compra lì ad es) ed è impressionante il movimento che è continuato oggi. Dicevo che nonostante il crollo già avvenuto il livello di fibonacci era a 56, molto più in basso, ma oggi l'ha ecceduto ho venduto put sui vitelli che crollano anch'essi per ora in questi casi se pensi che il crollo sia esagerato vendi put che costano una fortuma ad es le 53 giugno comunque le commodities si muovono sempre per 2 o 3 anni sono state messe in ombra dal nasdaq ma ora si torna alla normalità e le commodities sono mercati più attivi

Qual'è il vero problema ? - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 08 Aprile 2002 21:27

rael non sono dettagli queste incongruenze statistiche ? ci sono dai 15 mila ai 20 mila economisti in tutto il mondo, privati e pubblici, che vivisezionano i dati macroeconomici americani ogni giorno non è che l'interpretazione del dato che è uscito sia misteriosa, è come chiedere cosa pensa la scienza medica degli antibiotici, c'è un consensus appena c'è un errore statistico da 750 università piovono i papers che lo segnalano poi sbagliano la previsione sul Futuro, ma ma l'interpretazione dei dati Passati è una cosa pacifica se la disoccupazione non è il 5.6% sarà il 5.7% e tenendo conto che in america mezzo milione (o un milione) di persone sono dentro e fuori di galera di continuo e quindi non sono "impiengabili" direi che è piuttosto bassina mi preoccuperei di più di altre cose tipo medio oriente o indebitamento aziendale abbastanza alto a fronte di pressione sui profitti

Non è un titolo, è una saga - Gzibordi  

  By: GZ on Domenica 07 Aprile 2002 22:19

comunque PHSY è un titolo ostico ho guardato gli acquisti degli Insiders ("mani forti" ?) e questo è uno dei pochi titoli in cui gli insiders hanno venduto abbastanza appena PRIMA che salisse di un 30% ! come dire che nemmeno loro ne capiscono ora c'è qualche acquisto... intanto l'arci-nemico del titolo Herb Greenberg che leggo sempre è tornato alla carica citando le autorità che hanno criticato PHSY nella causa in corso contro la società non è un titolo PHSY, è una saga Modificato da - gzibordi on 4/7/2002 20:21:1

Il Trading di Azioni è Diverso - Gzibordi  

  By: GZ on Sabato 06 Aprile 2002 16:31

allora, la questione è cruciale e rimanda al problema della LEVA e la leva è a mio avviso la cosa decisiva, bisogna intendersi come e quando. La LEVA vuole dire che se ho 100 milioni (uso ancora le lire per oggi) e compro per 30 milioni è un conto, ma se compro per 100 milioni è un altro e se poi compro per 300 milioni (usando opzioni, derivati o margine) è un conto completamente diverso La stessa identica idea mi da un +1% o un +10%. Giustamente lei dice che se uno pensa di avere un idea buona e però compra solo per 7 milioni su 100 non va lontano, perchè anche se fa il 15% è un 15% sì, ma di 7 milioni, il che sarebbe circa un milione e misurato su un capitale di 100 è solo un +1%. Se invece del titolo ne compro 3 o 4 volte tanto allora sì che si vede la differenza. In effetti, dividendo il capitale ipotetico per 10-15 posizioni come faccio io nei portafoglio, si ha che ogni posizione, (su un ipotetico 100 iniziale) corrisponde a un 6-7%. Quindi se anche la singola idea è giusta, non ha però una grossa incidenza sul capitale con cui uno lavora. Ma ovviamente frazionando anche il rischio è minore. La critica è giustissima, ma semplicemente non è l'ottica che seguo. Al momento infatti: i) tengo un "conteggio", con % in rosso e verde, dei portafogli modello azionari, che sono simili a portafogli di un fondo comune, molto frazionati con un obiettivo di rischio e rendimento moderato (e fanno 100 operazioni all'anno al massimo). ii) tengo anche un "conteggio" con % in rosso e verde delle posizioni future Fib, S&P e Nasdaq iii) NON tengo invece un conteggio di un un (ipotetico) Portafoglio o Trading sulle AZIONI (e non futures) del tipo di quello che immagina lei dove appunto se uno ha un idea, non alloca solo 6 milioni su 100, ma va giù pesante con 50 o 90 per vedere dei risultati concreti SUBITO e magari esce in fretta, va 100% liquido per 10 giorni, poi torna al 100% su due titoli solamente, poi esce di nuovo ecc.. Quello che faccio al momento in questa direzione è suggerire operazioni azionarie più a breve termine extra portafogli, ma non le quantifico e non le tengo aggiornate con percentuali (ad es Ferretti ieri nel trading track e tante altre) e non indico QUANTO COMPRARE. Questo perchè è più complicato da fare se non automatizzi il software e perchè aggiornare i conteggi e le % è un lavoro extra, se lo fai poi devi attrezzarti e farlo in qualche modo pagare ecc... Per ora lo faccio sui futures e sui portafogli "stile fondo comune". Non sul Trading Azionario. Anzi confesso che è complicato conteggiare corretamente prezzi di entrata e uscita e le % totali cumulative mese per mese dei portafogli azionari e dei futures Ma è giusto dire che sulle azioni, il "trading" si fa prendendo posizioni anche grosse e magari solo per 3 giorni e che poi si liquidano completamente per poi tornare comprare solo tre titoli, uscire di nuovo e così via. Per ora quantificare un portafoglio del genere (che è più complesso di un portafoglio "fondo comune") eccede le mie capacità organizzative. Con dell'automazione ci si può arrivare nel prossimo futuro Modificato da - gzibordi on 4/6/2002 17:19:59

Psichiatri Per i Marines A Guantanamo - gzibordi  

  By: GZ on Sabato 06 Aprile 2002 00:57

I marines a Guantanamo ricevono ora assistenza psichiatrica Per ragioni politiche si da un trattamento preferenziale ai terroristi di alqeda detenuti (pasti caldi mentre i marines mangiano le razioni regolari, docce mentre i marines in attesa di costruirne altre usano idranti ecc...) Allo stesso tempo ricevono insulti e sputi a cui non possono reagire per paura di quello che possono dire i media. La soluzione ? Degli psichiatri per evitare che qualcuno dei marines faccia qualche gesto inconsulto --------------------------------------------------------- Thursday, April 4, 2002 Servicemen Furious at Coddling of Terrorists American servicemen at Guantanamo Bay are so angry about the superior treatment given to the terrorist detainees that the military is sending in shrinks to try to prevent explosions of "inexplicable rage." In fact, the Miami Herald reported today, the Muslim detainees: "had two hot meals a day plus a cold lunch while the Marines and Army Military Police were eating field rations" from plastic packages. enjoyed showers weeks earlier than the Americans, who had to make do with a garden hose. scream at, spit on and hurl water at the servicemen, who are "working nearly nonstop." "They did those atrocities to us, and we're treating them like royalty," fumed Marine Lance Cpl. Nathan Howell. "This has been a tough thing for some people to swallow emotionally," said Navy Cmdr. Jamie Carroll, the head nurse treating the captives. The Pentagon is suddenly concerned that the servicemen might "later explode with seemingly inexplicable rage - at their work or their families," the Herald reported. The attempt at a solution: A special Navy psychiatric team is counseling and debriefing each of the estimated 1,000 Marines, soldiers and sailors at the compound. "Many of them feel the detainees are being treated better than they are," said Cmdr. Karen Daly, a Navy psychiatrist and officer in charge of the Special Psychiatric Rapid Intervention Team, which has begun making rounds.

Lo Scenario Futuro - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Aprile 2002 16:40

non ho risposto subito per mancata coordinazione con la signorina che appare spesso in foto qua sopra e che dovrebbe segnalare le cose per cui sono tirato in ballo C'è un articolo sul medio oriente del sottoscritto che suggerisce, sulla base dei cicli passati di guerra del medioriente, che sembra probabile che le cose peggiorino in modo significativo Dato che esiste una correlazione NEL MEDIO PERIODO (non settimana per settimana) tra i mercati finanziari e la violenza in medio oriente questo scenario può essere rilevante per chi investe Direi anzi che in questo momento un poco dappertutto nel mondo finanziario si cerca di valutare se quello in corso sia solo una fiammata destinata a rientrare, oppure un acutizzarsi della crisi sul tipo ad es. di quelle del 1967 e 1974. Credo (e ovviamente molta gente ha questa idea) che i prossimi anni saranno quelli del Terrorismo come fenomeno internazionale cruciale intorno a cui gireranno molto altri eventi così come gli anni '90 sono stati invece gli anni di una relativa pace (per quanto riguarda le nazioni industrializzate), della globalizzazione e dell'espandersi del mercato a Cina e Russia gli anni '80 quelli del riarmo americano e del confronto finale con l'URSS di Reagan e della ripresa economica e del calo dell'inflazione gli anni '70 quelli della crisi del Vietnam, della debolezza americana (ostaggi di Teheran) e forza sovietica dello shock petrolifero (guerra del Kippur del 1974) del terrorismo interno all' occidente e dell'inflazione ecc.. ecc.. Se si vuole provare a fare uno "scenario" per il futuro, dei prossimi mesi o anche anni occorre esaminare la storia passata e non c'è modo di farlo in modo neutrale. Come è ovvio, nel ricostruire gli eventi del Medio Oriente ho fatto qualcosa di opinabile e in cui è implicito in qualche modo un punto di vista Ho fatto così anche nel caso dell'11 settembre, sono andato a vedere come avevano reagito le borse a eventi simili degli ultimi 20 anni, guerra del golfo, vietnam, seconda guerra mondiale e poi ho anche cercato di capire militarmente come poteva andare a finire. Insomma se si deve provare a proiettare uno scenario futuro si esamina prima il ciclo storico passato e si parte da quello. Tuttavvia non era lo scopo numero uno dell'analisi dare ragione a una causa politica. Se quindi Banshee o altri ritengono, sulla base di una ricostruzione storica o altro, diversa di fornire uno SCENARIO FUTURO DEI PROSSIMI MESI PER IL MEDIO ORIENTE diverso dal mio lo mettiamo volentierei in home page Se si tratta solo di accusare una parte di genocidio o simili e basta invece mi sembra più appropriato che rimanga nel forum

Maiale - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Aprile 2002 15:14

sì, un problema è che anche i vitelli (live cattle) erano limit down ieri e come noto quando scende uno questo deprime anche l'altro e il bello è che tutti i servizi che leggo dicevano da due giorni che andavano comprati perchè tutta la carne sul future è a sconto rispetto al mercato per contanti comunque tecnicamente tra oggi e lunedì si completa il ciclo per cui in effetti oggi sarebbe il mercato che volevo seguire intraday per vedere se c'era un occasione D'altra parte va tenuto presente che nel 199 costavano sui 30 dollari i grafici sono fatti in modo tale che mettono un minimo esattamente sul bordo inferiore dello schermo se uno cambia la scala si vede tutto in modo diverso no ? e ad es fibonacci sarebbe molto più basso

Rydex o Mini-Nasdaq ? - gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Aprile 2002 12:03

supponiamo che lei voglia comprare il fondo Rydex Ursa che è un fondo che corrisponde al Nasdaq al contrario, moltiplicato per -1.5 cioè se il Nasdaq scende del 10% il fondo sale del 15% e viceversa se il nasdaq sale del 10% il fondo scende del -15% Se lei vuole comprare 100 milioni di detto fondo si ritrova a essere "scoperto" cioè al ribasso sul nasdaq per 150 milioni bene, se lei vende short dei mini-nasdaq future ottiene lo stesso risultato basta che faccia due conti e ne venda un numero pari alla cifra (150 milioni o altro) per la quale voleva essere al ribasso usando i Rydex Inconvenienti ? Ogni scadenza trimestrali deve comprare il mini-nasdaq successivo e vendere quello ch scade Vantaggi ? commissioni molto basse e liquidità migliore dei Rydex (differenz denaro lettera di 1 tick !!!

Il Mistero delle Mani Forti - Gzibordi  

  By: GZ on Venerdì 05 Aprile 2002 01:54

Mi pare che PHSY sia un titolo assolutamente teleguidato da mani forti. Io ne ho tante e conto di tenerle ancora parecchio. Ieri ha sbattuto contro una trend line, ma al momento non sono preoccupato (vedi grafico). ---------------------------------------- Come riconoscere un "Titolo Assolutamente Teleguidato da Mani Forti ? i) Innanzitutto è un titolo che si è comprato ed è in perdita. iii) Poi è un titolo che si muove in su quando si pensa che possa muovere in giù e viceversa. Diciamo un titolo che ha un andamento a zig-zag cioè quello più antipatico. iii) Infine è un titolo che invece di comprare e basta ci "piace" anche. Perchè si sono lette diverse analisi e ormai lo si conosce benissimo oppure perchè si sono avute molte discussioni sul titolo oppure perchè lo si è avuto in portafoglio per molto tempo, ma insomma ci si è affezionati ed è ora come uno di famiglia. Non si può sbagliare: se per mesi hai tenuto botta sul titolo, hai letto anche molte tante analisi e ti sei affezionato se il titolo fa il contrario di quello che pensi è evidente che hai scoperto un "Titolo Assolutamente Teleguidato da Mani Forti " La cosa misteriosa è chi non lo ha in portafoglio non se ne accorge mai. Glielo puoi anche provare a spiegare, ma non lo capiscono. Solo tu lo sai. E' un segreto tra te e le "Mani Forti" Le "Mani Forti" sono una gruppo segreto di massoni, rabbini, spectre, sette sorelle e gladio che si riunisce ogni mese presso la sede degli Gnomi di Zurigo e decide quali tra i 10 mila titoli quotati nel mondo quali vuole teleguidare. Nessuno sa come operino e perchè tengano in basso un titolo e neanche cosa ci guadagnino a tenerlo basso per mesi. Forse sono dei sadici, forse nemmeno i loro membri conoscono il disegno finale e solo il il Grande Vecchio delle Mani Forti lo sa. Ma tu sai che sono loro e loro ora sanno che tu sai. E la lotta continua. Modificato da - gzibordi on 4/4/2002 23:58:11

Elogio del pacifista italiano - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 04 Aprile 2002 14:45

i pacifisti italiani sono selettivi e di gusti difficili ci sono decine di guerre o guerriglie, occupazioni di paesi, regimi criminali, repressioni di minoranze, eliminazioni di dissidenti nel mondo purtroppo molti regimi o movimenti impegnati in questo modo sono per carattere insofferenti all'idea che giornalisti li filmino e dimostranti stranieri (o indigeni) ostruiscano il traffico o altro chi (in liberia l'anno scorso) taglia le mani a centinaia di bambini in sudan, massacra e schiavizza (nel senso stretto della parola) i neri cristiani inonda di gas e riempie le fosse di curdi, perseguita i tibetani e fa sparire i dissidenti affama i bambini coreani, spinge i cubani sulle zattere lapida le adultere o terrorizza i libanesi è gente suscettibile, di carattere schivo e ombroso, portatrice di tradizioni secolari di cui è giustamente orgogliosa e di ideologie intense, che prescrivono sempre di non consentire a stranieri corrotti e spesso infedeli di immischiarsi in situazioni che non capiscono. Di conseguenza, proprio per rispettare gli usi e costumi altrui, (nonchè evitare spiacevoli alterazioni permanenti del proprio fisico) giustamente la protesta pacificista si rivolge solo dove viene accolta a braccia aperte, con decine di telecamere pronte a girare, i giornali che seguono il dimostrante a ogni passo in prima pagina, gli intellettuali che si indignano da santoro, gli artisti che interrompono il concerto per inneggiare, le interpellanze parlamentari già pronte... di conseguenza l'onore di ricevere il 99,9% della protesta pacifista nel mondo tocca a americani e israeliani, con soddisfazione dei mass media che possono indignarsi e scattare foto senza alcune pericolo e restando dove trovano il caffè e i giornali e alla fine tutti sono contenti, chi dalle nostre parti ha potuto indignarsi a buon mercato, tra un cinema e una vacanza, contro la repressione e i signori molto suscettibili di questi regimi e movimenti un poco sinistri che se non stanno attenti finisce che ricevono loro il plauso Modificato da - gzibordi on 4/4/2002 14:20:50

Dynegy - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 03 Aprile 2002 20:52

Dynegy è classificata a wall street come "il rivale di Enron" e se il wall street journal oggi pubblica una storia sulla contabilità di Dynegy in cui dice che usa complicate manovre e entità separate stile Enron per pagare meno tasse e forse anche per dare un impressione di cash flow migliore il titolo apre a -9% come minimo e non c'è niente da fare se non vedere come digeriscono ma il motivo per cui costa solamente 12 volte gli utili del 2002 nonostante si occupi di gas naturale che è in boom è precisamente questo che si rischia che lo accusino, a torto o ragione di pratiche simili a quelle di enron ---------------------------------------------------WSJ(4/3) Enron Rival Used Complex Acctg To Burnish Profile By Jathon Sapsford and Paul Beckett Staff Reporters of The Wall Street Journal After Dynegy Inc. balked at merging with rival Houston energy giant Enron Corp. last November, Chief Executive Chuck Watson said his company was above the dubious accounting that helped bring Enron down. "How does Dynegy make sure its numbers are real?" the company asks on its Web site. "By starting with real assets." But in response to a critical problem that developed in the late 1990s, Dynegy has engaged in some complex accounting designed at least in part to buff its financial profile. As energy traders typically do, the company had used highly subjective estimates to assign a current value to its contracts to buy and sell natural gas and other commodities in the future. That value had soared in the late 1990s, boosting the company's net income and burnishing its reputation on Wall Street. The problem was that Dynegy's cash flow from operations wasn't keeping up. And eventually analysts and investors might interpret that discrepancy as suggesting that the contract valuations had been too high. So, Dynegy came up with a solution. Executives called it Project Alpha. Designed primarily by the company's tax division and launched a year ago, it uses bold accounting maneuvers and a complicated system of gas trades to help address the discrepancy between cash flow and net income that has been augmented by rising commodity-contract values. Alpha, which is described in internal Dynegy documents reviewed by The Wall Street Journal, also is supposed to provide valuable tax benefits to Dynegy. Company officials say the reviewed documents may be preliminary drafts, but the officials confirm in interviews certain key aspects of Project Alpha. The project, which relies on a $300 million loan and other help from Citigroup Inc., is a work in progress. It is designed to operate for another four years, although most of the benefits were realized last year. In 2001, Project Alpha aimed to boost Dynegy's reported cash flow from operations by $300 million, according to company documents. It also cut Dynegy's tax bill by some $80 million, company officials say. Apart from that, the project has little impact on the company's net income. Arthur Andersen LLP, Dynegy's auditor until last month, blessed the benefits created by Project Alpha, Dynegy officials say. Andersen is now under federal indictment for shredding Enron-related documents. Dynegy officials say its new auditor, PricewaterhouseCoopers, has since concluded that the accounting and disclosure of Alpha were appropriate. Still, Alpha raises questions about Dynegy's financial pronouncements at a time of harsh scrutiny of accounting gamesmanship. Andersen and Pricewaterhouse declined to comment. Independent accounting experts say they see little business justification for the Alpha transactions, apart from improving the appearance of the company's books and lowering its taxes. "They are increasing cash flow and then tax losses but not doing anything of economic value," says Douglas Carmichael, an accounting professor at Baruch College in New York, after reviewing the transactions. "It doesn't seem to have any other real business purpose." The Internal Revenue Service generally disapproves of transactions designed to reduce taxes with no separate business or economic purpose. The IRS can enforce this rule by denying tax benefits and imposing civil penalties or, in rare cases, seeking criminal sanctions. Dynegy says the main motivation for Project Alpha was to provide the company with a stable source of gas. "Part of the business purpose was to achieve that tax savings, but we did get a substantial source of physical gas supply," says Robert Doty, Dynegy's chief financial officer. "The bottom line is we feel this was something that was very strategic for the company and done for compelling reasons," he says. Alpha is the only arrangement of its kind that Dynegy has made, Mr. Doty says. He adds that the cash-flow benefit "was more of a by-product than an actual driver" of Alpha. Dynegy's stock has held up this year in an energy sector darkened by Enron's downfall. Unlike some of Enron's controversial transactions, there is no indication that Dynegy executives owned any interest in the partnership at the center of Project Alpha. The arrangement is reflected in Dynegy's financial statements, although discerning the references is difficult. But like some of Enron's dealings, Project Alpha underscores how the nation's top financial institutions and law firms reap big profits from helping American corporations set up complex accounting arrangements aimed at least in part at touching up their financial portraits. Dynegy paid a total of $33 million in Project Alpha fees to, among others, Citigroup and Vinson & Elkins, a prominent Houston law firm. Citigroup and Vinson & Elkins were involved in Enron deals, as well. Formed in 1985, Dynegy began as a gas marketer and trader. It grew into one of the largest energy suppliers in the U.S. It reported net income last year of $648 million, up 29% from 2000. Revenue jumped 43%, to $42.2 billion. Project Alpha grew at least in part out of the way Dynegy and other trading companies account for "derivative" contracts they use to buy and sell commodities in the future. Under accounting-industry standards, the companies must record today the value of trades for gas, electricity and other commodities, even though the actual transactions may take place years hence. In 2000, Dynegy and other energy traders were facing criticism from some analysts for assigning overly optimistic current values to their derivative contracts. The incentive for overvaluing derivative contracts would be that their value is added directly to a trading company's bottom line as "unrealized gains." Critics say that it isn't hard to assign overly generous values to the contracts. Accounting rules give energy companies wide leeway to make assumptions about the direction of the market. At Dynegy, a discrepancy was developing between the company's net income, as boosted by sharply rising derivative-contract values, and its reported cash flow from trades that generated cash. For 1999, Dynegy reported unrealized gains of $115 million, which were included in its net income. There was a catch, however. Net income is the starting point for calculating cash flow from operations. Since the $115 million hadn't actually flowed into the company, Dynegy had to adjust its cash-flow figure downward by $115 million. That heightened the discrepancy between cash flow and net income.

Le telecom sull'orlo della bancarotta - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 03 Aprile 2002 14:31

sui bond di jazztel devo leggere meglio quello che è certo è che il 26 febbraio hanno annunciato risultati discreti, ma hanno ammesso che possono rimanere senza soldi entro la fine del 2002 o inizio 2003 che possono insomma fallire. La cosa ovviamente era in qualche modo prevista e per questo i suoi bond sono al livello dei peggiori bond sudamericani ma il fatto che lo abbiano messo nero su bianco ha fatto effetto sul mercato Inoltre il CEO e CFO hanno venduto azioni in febbraio (4 milioni su circa 58 in totale quotate) anche se dicono che poi stanno ricevendo opzioni in quantità tale da mantenere la stessa quota In sostanza però queste telecom alternative come Energis o Ebiscom o quelle americane simili mi sembra si muovano un poco tutte assieme perchè conta l'atmosfera di sfiducia o fiducia dato che tutte le loro proiezioni di utile arrivano in positivo in 2 o 3 anni dipende solo dalla percezione del mercato se considerarli a rischio e fargli pagare di più ora il debito oppure cercare di salvarli in qualche modo contando che il potenziale di rialzo se le cose dovessero andare bene è grosso ------------------ 26/2 ----------------------------- MADRID (Dow Jones)--Spain's Jazztel PLC (JAZZ) has cracked open Pandora's box. And analysts are already lining up to be the first to lift the lid wide open when they talk to the telecoms provider in a conference call later Tuesday. At issue is the company's funding; to put it bluntly, there are fears Jazztel faces a funding gap. Jazztel said Tuesday its EBITDA loss narrowed to EUR12.7 million in the fourth quarter of 2001 from EUR31.6 million a year earlier. That was much better than analysts expected, though Jazztel did note the figure was improved by EUR5.2 million because of an accounting change recommended by its auditors. Its fourth quarter net loss, meanwhile, grew to EUR58.0 million from EUR3.3 million, in line with expectations. But couched in the company's positive earnings statement was a paragraph that has raised worries. "We believe that our cash on hand will be sufficient to finance the buildout of our network and to meet our capital needs until at least the end of 2002," Jazztel said. "Assuming we are able to fully draw down the syndicated credit facility, we believe this would be sufficient to fund our current business plan into early 2004. We expect our business to become cashflow positive sometime in late 2004." That - an indication funding will run out before cashflow turns positive - is an apparent confirmation all isn't so rosy at the telecom services provider. And lest anyone argue it's only academic, Jazztel's shares have taken a beating on the news - ignoring for the most part that 2001 earnings beat market expectations. At 1330 GMT Jazztel shares were down 2.6% at EUR4.15, while the broader market gained ground. Jazztel officials have for a long time given short shrift to any suggestion of a funding gap. So why the change of heart? Without jumping onto the post-Enron bandwagon, maybe it something to do with accepting responsibility ... in this case, responsibility to shareholders. Or maybe Jazztel is merely coming to grips with reality - and facing the hard facts. Modificato da - gzibordi on 4/3/2002 12:51:42

Cotone per Linda Raschke - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 03 Aprile 2002 02:39

Linda Raschke usa la media esponenziale a 21 gg e l'MACD 3-10-16 e il cotone lo compra perchè ha toccato la media senza chiudere sotto e ha l'MACD che si piega in su insomma un modo classico di prendere uno storno comunque quello che diceva ieri coincide con analisi fondamentali per cui oggi mi sembrava un buy

Ieri era un NR7 sul Nasdaq - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 02 Aprile 2002 11:33

non so se qualcuno ha notato come ha operato ieri sera Linda Raschke nella trading chat che ho suggerito ieri (ieri era gratis e di norma 350$) c' era un "NR7 Day" cioè il narrowest range day il giorno con range più contratto degli ultimi sette giorni anzi due consecutivi di NR7 per cui ieri era un giorno di breakout il punto è che il breakout era come al solito prima falso e poi vero e Linda ha indicato quello corretto quando il Naz ha portato via il massimo della prima ora (se uno la seguiva rischiava 15 punti e ne faceva circa 25) Era anche molto interessante tecnicamente una vera lezione applicata e dava un idea per oggi sul cotone

Le Valute sono "Fondamentali" - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 01 Aprile 2002 23:28

non vorrei che si creasse confusione tra quello che è una discussione in cui si esaminano diverse ipotesi e quello che poi è un suggerimento operativo i) chi scrive è al ribasso sul dollaro (e quindi contento di tornare stasera e trovarlo più basso dopo le feste) ii) sulle valute, a differenza del Fib30 ad es, conviene tenere posizioni per diversi giorni, anche settimane o mesi, perchè sono più lente, ma hanno trend più duraturi delle borse la reazione di chi ha una posizione errata e dice : "..meglio non tenere le valute nel weekend allora..." riflette il fatto che se uno ha una posizione errata allora meno la tiene meglio è in generale, ma la realtà è il contrario esatto: proprio perchè le valute hanno trend di diversi giorni o settimane conviene usare l'analisi fondamentale, farla giusta, tenere le posizioni e non fare mordi e fuggi la discussione sul possibile breakout del triangolo elliottiano è valida come discussione per i prossimi mesi, ma per ora il medio oriente favorisce il franco svizzero e l'euro

Oggi la trading chat di Linda Raschke - Gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 01 Aprile 2002 18:37

L' ufficio è chiuso oggi, spiace ma non si è in grado in aggiornare si manda qualche segnale in casi di emergenza (ovvero se ricevo un alert automatico dal computer) ma come al solito offro un utile informazione oggi, primo aprile è accessibile gratis la trading chat di Linda Bradford-Raschke (una dei 20 o 30 trader più famosi del mondo e rappresentata in "market wizard") Suggerisco di approfittarne per chi segue i mercati americani (l'abbonamento normale è 350 dollari/mese) per iscriversi andare a : http://www.mrci.com/lbr Modificato da - gzibordi on 4/1/2002 22:16:18

La Borsa Italiana in Media (ma reale) - gzibordi  

  By: GZ on Sabato 30 Marzo 2002 19:51

La borsa italiana, in termini REALLI (non nomimali) ha reso in media di meno, prendendo gli ultimi 30 anni che sono il periodo più favorevole, in media ha reso meno del 5% reale. Se si prendono gli ultimi 100 anni in Italia la borsa ha reso come le obbligazioni, sul 2-3% reale forse massimo si confonde con il rendimento nominale, ma l'Italia ha avuto un inflazione al 15% per anni e anni che falsa il ragionamento In futuro la borsa italiana continuerà a rendere meno delle altre IN MEDIA perchè nel lungo periodo il fattore demografico (per il quale l'Italia è il peggiore dei paesi industriale) sembra essere quello che conta (ma sarebbe un discorso lungo, vedi www.hsdent.com ad es) L'andamento Medio è molto disprezzato, ma invece è importante perchè si cumula nel tempo Il paniere di 30 titoli del Dow Jones (ovviamente tenendo conto che ogni 2 o 3 anni un titolo viene cambiato) in media è salito del 7% e rotti REALE (inclusi i dividendi e sottratta l'inflazione) sia che si considerino gli ultimi 50 o 80 o 100 anni. Il 7% sembra disprezzabile perchè è una "media" per cui non è così tutti gli anni, un anno è +23% e un anno è -14% e molti si decidono a investire dopo l'anno del +23% ma 100 milioni al 7% reale dopo 10 anni sono diventati 200 milioni e in america è così da 100 anni

I Kurdi sono quasi pronti - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 22:30

E' importante inserire nel calcolo dello scenario per i propri investimenti l'attacco all'Iraq che è in preparazione I Kurdi nel 1992 aveva sperato di liberarsi di Saddam e poi erano stati massacrati. E' appena uscito un resoconto dettagliato sul New Yorker basato sulle testimonianze raccolte dall'ONU delle stragi di circa 100 mila Kurdi seguito al ritiro degli alleati nel 1994 che aveva permesso a Saddam di riprendere il controllo del paese e sconfiggere gli sciti a Sud e i Kurdi a Nord (usando tra l'altro armi chimiche) Ora i Kurdi hanno vista l'Alleanza del Nord vincere in un mese e mezzo con l'aiuto americano e si stanno preparando. Il modello militare è quello dell'afganistan e i Kurdi stanno combattendo da più tempo e sono più determinati dell'alleanza del nord. Se l'America concede ai Kurdi lo stesso ruolo che ha dato all'alleanza del Nord Saddam può essere eliminato in poco tempo. Questo articolo mostra che i preparativi per l'Iraq stanno progredendo in fretta e che Saddam è molto più debole di quello che sembra. ---------------------------------------------------------------------- Kurds ready to be next N. Alliance By Scott Peterson / Staff writer of The Christian Science Monitor SALAHUDDIN AND SULAYMANIYAH, NORTHERN IRAQ - High on a spring-green escarpment in northern Iraq, elite Kurdish forces decked out in camouflage and maroon berets are training for the day they hope they realize their dream: helping US forces topple Saddam Hussein. To the southeast, in another part of the divided US- and British-patrolled "safe haven," a rival Kurdish force is gearing up for exactly the same anti-Hussein mission. In the bright morning sun, soldiers gather around 120-mm mortar tubes and artillery pieces, practice with a rocket launcher, and learn about the range of antiaircraft guns from veterans with stars on their epaulets. The shockwaves of the decisive US military campaign in Afghanistan are reverberating here, and changing thinking among Kurdish chiefs and Pentagon planners alike. Spurred on by the Afghanistan example – in which a rebel group made up of ethnic minorities seized Kabul, backed by a heavy US airstrikes – Kurdish leaders have a new conviction that the road to their future security leads through Baghdad. This new, broader strategy coincides with thinking among some Pentagon planners to use Kurdish forces to fight alongside American troops in any push against Saddam Hussein. Political leaders here say that to date they have received no US request for military help, and that only a total US commitment to oust Mr. Hussein will convince them to join up. But if spit and polish is any measure, these forces are preparing to play a key role, if Washington resolutely decides to apply the "Afghan model" to change the regime in Iraq. "America is the best friend of the Kurdish people, to help us get self-rule and a voice in Baghdad," says Sheikh Jafar Mustapha, a senior commander of the Patriotic Union of Kurdistan (PUK) forces. "If America attacks Saddam ... we can help the US achieve success in that battle." With many Kurds within Iraqi artillery range – and the regime's ability to re-occupy this entire region in a matter of days – Kurdish leaders must publicly adhere to a careful non-confrontational line, and call only for "democratic change" in Iraq. But they have battled heavy-handed – at times even genocidal – rule from Baghdad for decades. Target practice with sniper rifles is de riguer, even for women of this Kurdish force called peshmerga, which means "those who face death." "We can't photocopy the Afghan cause, but we can benefit from it," says Massoud Barzani, leader of the Kurdistan Democratic Party (KDP), whose family has been at the forefront of Kurdish opposition politics for decades. The key lesson from Kabul, he says, is that minority groups "took full control of the situation there, and have become owners of the cause." Kurds, too, will now "focus on solving Iraq problems first." Both Kurdish factions say they gave up aspirations for an independent Kurdish state long ago. Ethnic Kurds are a minority in Iraq, along with Arab Sunni Muslims – from which the regime draws most of its support. Iraq's Shiite Muslims from the south make up a 60 percent majority, and have their own rebel movement. But the Kurds now recognize that to guarantee self-rule in their own northern area will require powerful influence in Baghdad. That means taking on Iraq-wide issues, being a vanguard for all the Iraqi opposition, and possibly serving as Iraq's future powerbroker. "We could be the magnet for all the opposition in Iraq," says Hoshyar Zebari, a top KDP strategist. "We are not claiming statehood, but we want a new Iraq where we can live in peace. The solution is in Baghdad. This new momentum is gaining ground, and terrifies Baghdad." Kurdish forces fought each other in the mid-1990s, and have since signed a cease-fire that has allowed significant development in their territories. Divisions still exist, but they do agree about Baghdad. "If I want security in [the Kurdish capital of] Arbil, I must have a powerful say in Baghdad," says Barham Salih, prime minister of PUK territory. "For the first time in our history, we have a real opportunity to help build a new Iraq." That means fitting a version of the "Afghan model" to Iraq. Two chief components may transfer easily. The air campaign could be far more successful than the 42-day airstrikes of the 1991 Gulf War, since US capabilities have improved, Iraqi air defenses are weaker, and targets in Iraq are easier to find than in Afghanistan. Likewise, analysts say, there is no reason that the use of US special forces' spotters can't also be used in Iraq, to call in pinpoint strikes. Far less certain are similarities between the Afghan alliance and Iraqi opposition forces – which have virtually no tanks or armored vehicles. And how to weigh the Taliban against Hussein's military and security apparatus, which make up the largest conventional force in the Mideast? "I don't think any Iraqi groups compare to the Northern Alliance, in cohesion or battle experience, or knowing how to take on an urban target," says Geoffrey Kemp, a defense analyst and Mideast specialist at the Nixon Center in Washington. "In Afghanistan, the opposition basically collapsed and ran away, but Baghdad is not Kabul," says Mr. Kemp. "What if Saddam makes a stand in a city? Or his troops don't throw down their weapons? And he puts tanks and artillery next to mosques and schools – as he will do. "Then, even the most sophisticated air campaign will result in horrendous TV coverage," Kemp adds. To be successful, any Iraq campaign will require the very real threat of a "huge" US ground force – even if only to maximize the chances that Hussein will capitulate before it needs to be used. "[President] Bush can't afford to fail. This president will be finished if the bombing goes on, there are civilian casualties, and Saddam emerges somehow." Kurdish leaders insist that their forces can play a role that will prevent just such an outcome. They say they are far better organized than the Northern Alliance, have a more substantial territory from which to operate, and have worked hard in the past decade to build on the remnants of the peshmerga units that launched a failed uprising in 1991. "The Taliban were stronger than Saddam – they had a political base and were committed to fight," says the Kurdish opposition leader. "Saddam's power base is very narrow – he is a minority within his own Sunni Arab group. People despise him, and the military is unhappy. If you fight for Saddam Hussein, you do not expect to go to heaven." Kurdish officials claim that they can muster between 60,000 and 70,000 ready-to-fight peshmerga to confront Iraq's 400,000 troops. And Kurds of both factions want to show they have regularized their guerrillas in the past decade, and have hammered them into a willing fighting force. But pursuing the "Afghan model" in Iraq is "not likely" to work, says Kenneth Pollack, a former National Security Council analyst now at the Council on Foreign Relations in New York. "In Afghanistan, the military balance between the opposition and the Taliban was quite close, which is why limited US actions were able to tip the scales decisively," he writes in the latest issue of Foreign Affairs, in which he makes the case for an all-out US invasion of Iraq. By the end of the Gulf War, he notes, Iraqi forces were a "shadow of their former selves. Yet weak as they were, they still had enough strength to crush the largest insurrections in Iraqi history and keep Saddam in power. Those who favor the Afghan approach against Iraq are therefore betting that a US military effort significantly smaller would somehow produce much greater results this time around."

Perle di Saggezza - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 19:34

come saggezza ci sono le interviste come quella di Marcus che ho fatto tradurre o il libro di Soros le costanti sembrano essere due: 1) selezionare, aspettare, fare poche cose ma buone, muoversi solo quando ci si sente sicuri, non fare decine di operazioni solo per "seguire il mercato" 2) amnettere di essersi sbagliati e cambiare idea Queste sono due cose IN CONTRASTO tra loro I sistemi meccanici non hanno problemi a cambiare opinione perchè il computer non ha emozioni e risolvono il secondo punto ma non sono in grado di affrontare il primo punto, cioè selezionare solo le operazioni veramente buone, quelle in cui tutto converge --------------------------------------------------- intervista a Marcus -------------------------- Ci sono veramente molti pochi trader che abbiano avuto un successo pari al tuo. Cosa pensi che faccia la differenza?. Io sono veramente molto aperto. Io sono disposto a prendere un' informazione che è difficile accettare emozionalmente, ma che riconosco nonostante tutto vera. Ad esempio, ho visto altri far soldi molto più in fretta di me solo per finire a dare indietro ogni cosa perchè quando iniziano a perdere non riescono a stare fermi. Quando io ho avuto una cattiva serie in perdita, sono stato capace di dire a me stesso, ''Non devi semplicemente più fare il trade''. Quando un mercato si muove contro le mie aspettative, sono sempre stato capace di dire, ''Ho sperato di fare un mucchio di soldi in questa posizione, ma non sta funzionando, ne vengo fuori.'' Tieni un resoconto del tuo attivo e passivo su base giornaliera?. Ne tracci uno schema in qualche modo?. L'ho fatto molto nel passato. Ti è stato di aiuto?. Pensi che sia una buona idea per i trader tener un grafico del passivo?. Penso di sì. Se il trend del passivo è down, questo è un segnale di ridurre e rivalutare. Oppure se vedi che stai perdendo denaro molto più in fretta di quanto tu non ne stia guadagnando, questo dovrebbe funzionare da segnale --------------------------------------------------------- Modificato da - gzibordi on 3/28/2002 18:36:11

Grosso Breakout in arrivo sull'euro - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 18:20

non sono ancora del tutto convinto e non so quando, può essere anche che arrivi tra un mese o due, non mi sembra imminente, ma ho letto delle analisi elliottiane ultimamente che mi stanno facendo cambiare idea e mi sembra che si stia preparando un grosso breakout su questo mercato

I fondi costano, ma la consulenza ? - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 15:48

Le faccio un esempio il suo servizio costa lire 1.200.000 all'anno, su cento milioni sono 1,2% di gestione + tutto il tempo che devo dedicare a seguirla+commissioni+computer+software ---------------------------------- è vero nel senso che si dovrebbe fornire solo quello che serve e basta e mi spiego la consulenza di borsa in italia è tutta o molto cara (rispetto a quella equivalente americana) oppure fatta da ragazzi giovani improvvisati la consulenza di borsa con un tono professionale tipo pigoliconsulenza, studinvestimenti, futurebest, deltaforex, finadvisors, caruso, insomma quella che vedi su CFN, Bloomberg, Milano-Finanza costa sui 3-5 milioni di lire all'anno per le azioni e con i futures anche 6-10 milioni all'anno poi c'è la proliferazione di siti internet dove ormai tutti, anche quelli che hanno iniziato un anno fa, offrono segnali di tutti i generi per 30 o 50 euro al mese, ma non si capisce bene di cosa si tratti è vero però che se uno vuole solo un portafoglio con 12 titoli per tutto l'anno, con qualche cambiamento, ma non 100-150 operazioni all'anno, diciamo al massimo 20-30 operazioni di compravendita , stile "FONDO COMUNE VIRTUALE" allora i 3/4 di quello che metto tutti i giorni sul sito non gli serve. Basta che gli arrivi un messaggio ogni tanto di comprare e che si vedano le % di perdita/utile più qualche spiegazione sui titoli in portafoglio e basta. Quindi dovrei separare la parte "trading" da quella "portafoglio" e la seconda dovrebbe costare meno, tipo 300 euro all'anno e basta, per cui se hai 50 mila euro (100 milioni) e vuoi seguire il portafoglio suggerito dovrebbe costare sullo 0.6% circa, massimo 1% e non di più Al momento invece il portafoglio Italia ad es che metto assieme è un 20% del totale del servizio nel senso che fornisco anche raccomandazioni di trading tutti i giorni, analisi, screening, suggerimenti su obbligazioni e cambi di cui ad alcuni che fanno un altro lavoro e la borsa non la seguono spesso non importa Ad es ho raccomandato un fondo comune sulle società small-cap giapponesi e uno sulle materie prime in africa entrambi quotati a NY e ad alcuni interessano, ad altri no e non fanno parte dei portafogli. Ho raccomandato ieri l'altro Vemer senza metterla nei portafogli ecc... tutte cose che implicano che uno decida da solo cosa preferisce, per non parlare dei titoli esteri D'altra parte però c'è gente che apprezza di poter scegliere tra diverse cose e anche di avere delle spiegazioni relativamente dettagliate e analisi continue in tempo reale. C'è parecchia gente che non aveva mai investito su titoli americani e seguendo quello che faccio ora lo fa ad esempio. Ma sono d'accordo che se offri a un investitore "passivo" solo un portafoglio virtuale dovrebbe costare sui 300 euro/anno e a dire la verità sto facendo modificare il software del sito per separare chiaramente queste cose

Strappi di Volume a NY - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 13:30

l'america ha 3 o 4 mila titoli liquidi e senza qualche screening automatico in tempo reale è difficile muoversi lo screening delle 16-16:30 che mettiamo ogni giorno è molto semplice, ma perlomeno indica dopo la prima mezzora i titoli medio-piccoli che si segnalano per volume un modo di giocarlo, se non si sa niente del titolo, è di mettere una stoploss del 5-6% e cercare di prendere un +5-6% come fa Gary B. Smith questo è il titolo segnalato ieri con il punto in cui lo screening scattava

Il dilemma dei titolini - gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 12:22

non l'ho mai seguito, ma in questo periodo questi titoli piccoli si muovono tutti assieme, ogni giorno ci sono 8 titoli che bucano il massimo dell'anno e si fa fatica a tenere dietro a tutto comunque il dilemma è sempre quello il grafico direbbe che è un poco tardi entrare oggi il breakout era ieri l'altro se parliamo di trading a meno che uno non sia convinto che vale sostanzialmente di più oppure che lo conosca bene e abbia la sensazione che sia solo l'inizio essendo un titolo che scambia 50 mila pezzi in media e costa 1.30 euro ha un controvalore scambiato di 70 mila euro al giorno oggi salta a 400 mila euro di controvalore, già meglio, ma resta sottile e comprare DOPO che supera il massimo degli ultimi 6 mesi non è di solito ideale, meglio un attimo prima allora alla fine: o sono proprio convinto DELLA SOCIETA' che sta sotto il grafico come con altri che ho studiato (arquati, savino del bene e simili) oppure se devo comprare DOPO UN breakout preferirei forse qualche cosa di più liquido ad es Biesse ieri ha rotto al rialzo, ma con valori 5-6 volte maggiori (in euro)

Bella Idea Clear One Comunications - Gzibordi  

  By: GZ on Giovedì 28 Marzo 2002 01:29

Ci sono stati tanti suggerimenti molto buoni nel forume quantificandoli con le relative % tutti possono vederli bene ora Oltre a Manuli, Danieli, Calpine, Ati Technologies, Pan American Silver, Hologic una che colpisce molto oggi è Clear One Comunications che dopo il breakout di oggi sembra avere ancora spazio chi l'ha proposta magari potrebbe commentarla ora

i pericoli dei fondi comuni - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 23:16

questo è il classico articolo di Arne Alsin che spiega i pericoli dei fondi comuni Tra le 10 ragioni contro i fondi addotte va notata una che pochi capiscono. A differenza di un individuo, un fondo che commetta un grosso errore, prima di liquidare la posizione che ha messo in piedi puà impiegare giorni o anche settimane. Se hai comprato 800 miliardi come fondo di Enron o Bipop o Tiscali non puoi venderli tutti assieme. Se il mercato è negativo devi venderli a pezzi di 50 miliardi alla volta per non accellerare il crollo e impieghi 10 giorni o anche più e intanto il prezzo continua a scendere. Viceversa, se il mercato d'improvviso, come a fine settembre o a fine febbraio migliora il fondo impiega tempo a reagire proprio per la sua dimensione (senza contare la burocrazia dei comitati di gestione) The Perils of Investing in Mutual Funds By Arne Alsin ----------------------------------------------------- It's a generally accepted axiom of investing that mutual funds are a prudent place for investors to entrust their capital. But as my readers already know, I cast a jaundiced eye at anything "generally accepted." While I'm going to pan mutual funds in this column, let me be clear: I am not against mutual fund investing. I think funds are an appropriate investment vehicle for many investors. But I also believe that a large percentage of investors are overinvested in mutual funds. They could do better on their own with an account at a discount broker and with help from us at RealMoney.com and other sources of quality information. Here are my top-10 reasons why I would not invest in equity mutual funds: 1 The oops! factor. All money managers know when they have blown it. But making a mistake (oops!) and getting out of the mistake are two different things. Sometimes positions are so large at major mutual funds that it can take days, weeks, even a month or two to work out of a position. As an individual investor, when you pull an "oops," you can dump the position the same day, maybe even in a few minutes. 2 Yesterday's story. I don't want to buy into a pool of funds where some of the stocks are richly priced and have already rallied. When I invest new money, I want to buy today's best ideas based on today's prices, not yesterday's story. 3 Flow of funds. Mutual fund managers have to adjust portfolios constantly based on inflows and outflows. If you are a shareholder in a successful mutual fund, there will be strong inflows of new funds. The managers won't complain (at least not publicly) because they are in business to attract capital. But unless the managers continue to buy the same stocks, at higher prices than when you bought in, your shares will be diluted. And outflows can wreak havoc on the mutual fund shareholder as well. Outflows require selling to meet redemptions. Selling part of the fund will depress the prices of the stocks in the fund, causing the fund value to decline for the remaining shareholders. 4 Too many positions. Research shows that you don't need 150 positions to be diversified. Personally, I don't want to buy into a manager's 145th best idea. Give me your top 10 or 20 ideas -- the companies you have a passion about, not the afterthoughts that linger in the recesses of a large portfolio. Also, a money manager can't possibly know 100 or 150 companies in great detail. The less you know about a company, the greater the likelihood of mistakes. 5 Poor performance. Maybe you won't do any better on your own than your mutual fund. But the performance hurdle is not high. If you are mediocre on your own, at least you will mirror, in the aggregate, the performance of mutual funds. 6 Personal preferences. I am uncomfortable investing in companies that produce tobacco products. I understand and accept other money managers who invest in any company, regardless of the industry. Besides a handful of mutual funds that have limiting criteria, the money invested in your mutual fund may be in companies you would be uncomfortable owning. 8 Management issues. The sharpest minds, in general, don't manage mutual funds. Hold the nasty emails! There are many exceptions to this rule: Bill Nygren, Bob Olstein and Marty Whitman are favorites of mine. I am clearly biased on this issue, but, in general, I have been much more impressed with private money managers than mutual fund managers. 9 Too-high costs. Virtually any mutual fund costs substantially more than a self-administered account at Ameritrade or E*Trade. 10 Position-building. While you can build a position in a minute or two via an online discount broker, it can take mutual fund managers many days or weeks to build a position. And as they pour millions into a position, the stock reacts by going up, causing their average cost basis to rise. It's less efficient than if you, as an individual investor, bought the stock yourself. And when the managers of a mutual fund need to sell a large position, it generally takes time and causes the stock to decline. Again, the individual investor has a distinct advantage in being able to execute the trade almost instantly. Note: While I believe investors are generally overinvested in equity mutual funds, I highly recommend funds if you are investing in corporate bonds, utilities and international stocks and bonds. Arne Alsin is the founder and principal of Alsin Capital Management, an Oregon-based investment adviser Edited by - gzibordi on 3/27/2002 22:21:24

Le commissioni sui futures - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 19:07

....16 euro sui futures esteri (32 andata e ritorno) ------------------------ quindi con una banca italiani sono circa 26-27 dollari andata e ritorno in america paghi sui 16 dollari se fai anche solo 10 lotti alla settimana sono 500 all'anno 10 dollari X 500 = $ 5 mila = 6 mila euro in meno che paghi le commodities hanno dei controvalori molto bassi per cui non compri 1 contratto di petrolio o rame o oro o mais ne devi comprare sempre diversi un mais sono 14 mila dollari di controvalore ad es cioè 15 volte di meno di un fib30 se vuoi comprare l'equivalente di un fib30 per il mais compri 10 o 15 contratti anche tenendo conto della diversa volatilità per la soia devi comprarne 7 o 8 per il petrolio devi comprarne 4 o 5 quindi è molto facile fare 500 lotti all'anno e se uno è attivo ne fai anche 1000 quindi con un broker americano risparmi sui 6-7 mila euro all'anno nel primo caso e anche 12 mila euro nel secondo caso con cui compri una moto o fai una vacanza o anche una macchina di piccola cilindrata perchè darla alla banca ? Modificato da - gzibordi on 3/27/2002 18:12:43

A Favore dell'Investimento Azionario - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 15:57

Questo è uno dei pezzi più importanti e chiari a favore dell'investire in azioni. E' scritto da jim glassman, uno degli autori finanziari migliori in giro, autore della colonna del washington post di finanza personale e di libri di finanza importanti. Lo dovrebbe usare Ennio Doris alla Mediolanum per convincere la gente a investire in azioni (lasciando da parte se i fondi di investimento poi siano il veicolo giusto). Appena posso la traduttrice lo mette in italiano, ma nel frattempo lo propongo qua in inglese. Fornisce tutti gli argomenti statistici e storici per spiegare perchè investire in azioni, rispetto alle obbligazioni o in generale è il modo giusto di gestire i propri soldi. ---------------By James K. Glassman -------------------------------- Over the long run, there is no investing goal more difficult to achieve than losing money. Just take a look at mutual funds that sell stocks short -- that is, their managers try to make money for investors by making bets that particular stocks (or the market as a whole) will decline. Rydex Ursa (as in bear), based in Rockville, is a good example. If you had put $10,000 into this short-selling fund five years ago, your holdings last week would have been just $7,811. Meanwhile, $10,000 invested in the Vanguard 500 Index fund, which invests in the stocks of the benchmark Standard & Poor's 500-stock index, would have grown to $15,930. One of the great clichés is that the stock market is a casino. In fact, it is the opposite of a casino. At the roulette table, for example, the house has an advantage of about 5 percent. Sit there long enough and you'll probably lose your entire stake. But in the stock market, you are the house, and your advantage -- if history is a guide -- is better than 10 percent. Invest long enough and your stake will mount impressively. I was reminded of the power of positive investing with the arrival last week of the latest edition of one of my favorite books, "Stocks, Bonds, Bills and Inflation," fondly known as SBBI. It's published every year by Ibbotson Associates, the Chicago-based research firm chaired by Roger Ibbotson, the Yale finance professor who developed a famous series -- of historical record -- of stock and bond performance going back to Jan. 1, 1926. SBBI (available at www.ibbotson.com) is not cheap; it's $110, but well worth the price for serious investors. Here are some highlights from the new SBBI: • Since 1926, the annual average return of large-company stocks, as represented by the S&P 500, has been 10.7 percent. An investment of $10,000 in such stocks in 1926 would be worth $22,791,300 today. • Stocks have returned an average of 7.6 percent annually (adjusted for inflation) over this period. That compares with only 2.2 percent for long-term U.S. Treasury bonds and 2.7 percent for long-term corporate bonds. At that rate, an investment in a stock mutual fund that looks like the S&P index would, even after expenses, double in purchasing power in 10 years, quadruple in 20 and rise by a factor of eight in 30. A bond investment over 30 years, with the interest reinvested, wouldn't even double. • With the bear market of 2000-01, stocks have now lost money in 22 of the 76 calendar years covered by SBBI. That's an average of one loss every three or four years. • But hold on to a portfolio of stocks for a longer period, and it is unlikely to lose money at all. Look at all 67 of the overlapping 10-year periods since 1926 (i.e., 1926-35, 1927-36, etc.) and the Ibbotson data show that large-company stocks have lost money only twice -- both times back during the Great Depression of the 1930s. The period 1992-2001 was the worst 10-year stretch of the past quarter-century. During that decade, a $10,000 investment in the S&P grew to $33,646. Not too shabby. • Stocks have never lost money over any 15-year period since 1926. And, during the worst 20-year period since 1931 a $10,000 investment still rose to $35,236. During the worst 20 years since 1970, $10,000 rose to $88,206. Examining these facts, how could any investor shun stocks for the long run? More incredible, how could he bet on stocks to go down? Don't get me wrong. I like having short-sellers around. They add stability to markets by punishing miscreants. After all, it was James Chanos, who runs a hedge fund that's famous for uncovering weak companies and betting their prices will drop, who exposed the accounting shenanigans at Enron Corp. But short-selling is a short-term game, and it is for experts. Amateurs can do extremely well by simply finding good companies and becoming partners in their success for the long term -- or by partaking in the prosperity of the economy in general through owning index funds or managed mutual funds. Even if you get the urge to sell short for just a few days, resist. Understand that the price of a stock today is determined by the buying and selling of thousands of investors, many of them much better informed about the company than you are. Short-selling is an act of incredible hubris, and hubris isn't a quality that's rewarded in the stock market. Shorting international stocks is as unproductive as shorting U.S. stocks. Over the past 15 years, the MSCI EAFE index, a popular global measurement, has returned an annual average of 9 percent, with only three negative years, and the average international mutual fund, according to Morningstar, has returned 10.7 percent. The short-selling process is a mystery to most investors. Here's how it works: Instead of buying 100 shares of Coca-Cola Co. outright at, for example, $50 a share (going long), you borrow 100 shares from someone who already owns Coke and then sell those shares immediately for $5,000. You still have to return the borrowed shares sometime in the future (that is, you are "short" the 100 shares and need to make them up), but your hope is that Coke's price will drop from $50 to, say, $40 in the meantime. If that happens, you go into the market and buy 100 shares of Coke for $4,000, return the borrowed shares and pocket the $1,000 profit (minus interest on your loan). But these details aren't important. Just tell your broker you want to sell a stock short, and the result will be that you'll make a profit if the price falls and suffer a loss if it rises. You can also short the broad market by selling S&P futures contracts and through other esoteric means. But, more easily, you can purchase one of the half-dozen or so mutual funds that specialize in trying to make money off declines in the market. Only don't do it. These funds have horrible track records. It's not their fault. They're providing a service desired by pessimists who think they can outsmart the market. It's a nice niche. Consider a fund based in Bethesda called ProFunds UltraBear. According to its Web site (www.profunds.com), the fund "seeks daily investment results that are twice the inverse, before fees and expenses, of the performance of the S&P 500 Index." In other words, not satisfied with losing the historic average of 10.7 percent a year, this fund -- thanks to the use of leverage -- is headed for a loss of 21.4 percent a year, minus expenses (another 1.48 percent). Between its inception, on Dec. 22, 1997, and the end of 2001, the fund, according to the ProFunds site, lost 33.5 percent of its value -- compared with an increase of 20.4 percent for the S&P. That's a difference of more than $5,000 on a $10,000 investment. Still, that's a terrific showing compared with another ProFunds offering, UltraShort OTC, whose bearish target is the tech-heavy Nasdaq 100 index. From inception on June 2, 1998, through 2001, the fund fell 93 percent. That's almost as bad as Enron, and so far there's been no congressional investigation. What about buying a fund run by an actual human being, who tries to pick companies that are about to go into the tank? Unfortunately, the most prominent of these funds, Prudent Bear, has done even worse than the short-selling index funds over the past five years. Rydex Ursa is down an annual average of 4.8 percent, compared with a loss of 6.7 percent for Prudent Bear. (The difference is mainly in fees.) Prudent Bear is run by David Tice of Dallas, who devotes most of his waking hours to searching for companies that are overpriced. He's the fellow who blew the whistle on supposedly questionable accounting practices at Tyco International Ltd., the Bermuda-based conglomerate, in 1999. Tice also holds a few long positions, mainly mining stocks, and he thinks the economy and the market are headed downhill fast. His Web site, www.prudentbear.com, is filled with reprints of gloomy articles, such as "Wall Street's Fake Rally," from Fortune, and "College Funds Hit by Losses," from the Arizona Republic. Fake rally or not, the Prudent Bear was itself hit by losses -- of 22.1 percent in the fourth quarter of 2001. The fund has come back a little in 2002, but it was trailing the S&P by 4 percentage points for the 12 months that ended March 20, 2002. Still, I have sympathy for Tice. He's chosen one of the toughest professions known to humankind -- trying to profit from the losses of a stock market that has a powerful history of gains. Maybe he should try shorting the roulette players in Las Vegas. Now, there's a sure thing. James K. Glassman's new book is "The Secret Code of the Superior Investor." His e-mail address is jglassman@aei.org.

La soluzione per i fondi comuni - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 01:36

dunque statisticamente il fondo medio ha una performance in linea coll'indice, ma questo al netto delle commissioni o al lordo (in questo caso cioe' con una sottoperformance effettiva)? Ma dei buoni hedge fondi chiusi e dei sani fondi passivi non ne esistono in Italia? La gestione patrimoniale (bilanciata con due terzi obbligazioni un terzo azioni) piu' economica e sufficientemente qualitativa in che banca si trova alla fine della fiera? --------------------------------- 1) i fondi comuni sono circa 2 mila in italia quindi la probabilità di indovinare un fondo comune valido è MINORE di quella di indovinare un titolo valido 2) l'unica funzione di un fondo comune a mio avviso (a meno di non conoscere personalmente il gestore e fidarsi come persona) è di frazionare su 30 titoli l'investimento tanto vale comprare tutti i titoli del listino che cominciano con la lettera T o con la lettera M non esistono hedge fund validi in Italia quelli di Basilico sono pura arbitraggio cosa fare ? Compra 10 Titoli A Caso del Midex e Star a Ottobre e vendili a Aprile ogni anno e farai meglio del 90% dei fondi comuni (come ho mostrato con le statistiche di questo sistema)

Worldcom e le telecom sono nei guai - gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 01:23

Beh, non so che dire, se questo non è un sell off da panico quale altro lo potrebbe essere? Adesso è a 6,64, ne ho comprate ancora ... ----------------------------------------------- worldcom non ha fatto uno "sciacquone" solo perchè è sui minimi, come anche Lucent, leggete il pezzo del NY Times che ho copiato oggi qui queste sono società nei guai fino al collo per motivi sostanziali e stanno cedendo NONOSTANTE il sentiment sia troppo positivo !! Posso sbagliarmi ovviamente, ma di norma queste società le compri quando il sentiment sul settore è veramente negativo

Calpine é come Vitaminic - Gzibordi  

  By: GZ on Mercoledì 27 Marzo 2002 01:16

non sono d'accordo guardate un attimo il grafico, le oscillazioni del 25% per Calpine sono come quelle del 3% per Olivetti Calpine è un titolo che tutti sanno avere problemi di liquidità, questa è la percezione e quello che tutti dicono e quindi è la cosa che conta quindi è speculativo e oscilla del 20% a settimana e può fare 100% o perdere 50% in pochi giorni se uno è convinto invece che debba salire ignora le oscillazioni di prezzo e aspetta che qualcosa peggiori nei fondamentali per vendere altrimenti uno lo usa come titolo di trading che sale del 4% per ogni 1% dell'S&P e viceversa ma sono due concetti diversi se compri un titolo perchè pensi che i fondamentali siano buoni lo vendi solo quandi i fondamentali peggiorano se compri un titolo speculativo come CPN che da 30$ va a 4$ e poi da 7$ va a 15$ in 3 mesi o fai del trading con l'analisi tecnica oppure ne compri magari poco per tenerlo ma non si può chiedersi cosa dicono i bilanci e poi comprarlo e venderlo in 4 giorni, i bilanci non sono cambiati la società è a altissimo rischio e si muove come Vitaminic Modificato da - gzibordi on 3/27/2002 0:28:26

I migliori Hedge Fund - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 26 Marzo 2002 19:30

se uno ha cifra rilevante dovrebbe mettersi in lista d'attesa per riuscire a investire con qualcuno dei top hedge fund del mondo ad es Caxton corp di Bruce Kovner. Se si legge l'intervista a Michael Marcus, uno dei trader più famosi del mondo, che abbiamo messo oggi si parla appunto indirettamente di Kovner con cui operava e se si legge l'intervista si ha un idea del mondo degli hedge fund che io chiamo "veri" (e in ogni caso l'intervista a Kovner apparirà tra qualche giorno) il problema è che questi fondi sono quasi sempre chiusi e occorre metteresi in lista d'attesa per quando qualcuno liquida e si libera un posto tanto per capirci i fondi hedge veri NON accettano soldi di norma, NON fanno pubblicità e NON hanno venditori (solo degli allocatori presso le banche europee e arabe) perchè cercano di ottenere un guadagno assoluto (non relativo al benchmark) su cui prendono un 20% più un fisso del 1 o 2% e per entrare occorre chiamare il loro ufficio offshore che ti mette in lista e ti manda una comunicazione se si libera un posto un alternativa più semplice è il programma AHL della Man che da risultati molto buoni da più di dieci anni e in cui investono molte banche europee (rivolgersi alla Man) Modificato da - gzibordi on 3/26/2002 18:36:1

Telecom americane ancora depresse - gzibordi  

  By: GZ on Martedì 26 Marzo 2002 11:50

questo è il pezzo di ieri di GRETCHEN MORGENSON che è forse la giornalista finanziaria più influente del NY Times e comunque è sempre bravissima Spiega che i 2/3 dei ricavi delle telecom americane erano fatti di vendite e leasing reciproci, dove uno vendeva all'altro che in ritorno gli accreditava qualche cosa e così via all'infinito e nessuno capiva più se stavano effettivamente vendendo all'utente finale Soprattutto, ora che continuano a fallire le telecom più deboli, ogni volta che succede spariscono i ricavi di altre telecom con cui avevano fatto accordi intricati per fare apparire che avevano fatturato reciprocamente qualche cosa. Il valore di mercato delle telecom americane era arrivato a due trilioni (milioni di miliardi) di $. Ora è sceso a 0.6 trilioni. Ma quando scende il valore di mercato delle telecom scende anche il fatturato perchè in buona parte è fatto di accordi tra telecom complicatissimi e anche un poco fittizi In sintesi: i guai non sono finiti per la maggioranza delle telecom americane ---------------------------------------------- March 24, 2002 Telecom, Tangled in Its Own Web By GRETCHEN MORGENSON Yet while all eyes remain on Enron, a tragedy of identical plot but with far more damaging implications has been playing out on another stage. Unlike Enron's saga, this drama is not about a single, rogue company operating to enrich its executives. This tale is about an entire industry — telecommunications — that rose to a value of $2 trillion based on dubious promises by Wall Street and company executives of an explosive growth in demand for telecommunications services. When that demand failed to materialize, the companies were left with mountains of debt and little revenue. Now, securities regulators are examining transactions among some telecom companies — Global Crossing and Qwest Communications (news/quote) are two — that may have been designed to pad inadequate revenue. Last week, Congress, too, started an investigation of the telecom mess, looking at how certain companies accounted for the deals they struck with one another and whether employees in the companies' 401(k) plans were treated fairly. As they dig, they may discover a trait that distinguishes this financial mess from others: the role played by an extensive web of relationships among these companies. Because of many deep and tangled ties, telecom companies were able to show what looked like promising growth in the mania's initial stages. But when demand from consumers and corporate customers of the networks failed to emerge, the ties among the companies exacerbated their declines. When one company failed, other failures became almost inevitable. It is unclear whether many of these interlocking relationships served any economic purpose. What is clear is that executives had incentives to forge them: by creating revenue, they helped keep the stock price up. There is no doubt that the mess is large. Since the telecom sector peaked in the spring of 2000, some $1.4 trillion in investor wealth has evaporated, according to one analyst. More than 15 companies have filed for bankruptcy reorganization in the last year or so, including former highfliers like Global Crossing, which made the fourth-largest bankruptcy filing in American history in January, as well as 360 Networks, PSINet (news/quote) and Net2000 Communications (news/quote). Many others in the industry are teetering. Even companies that seemed solid and well diversified have been hurt. Lucent Technologies (news/quote) and Nortel Networks (news/quote), both generous financiers to upstart telecom companies that bought their equipment, have had to write off billions of dollars in bad debts associated with their customers' failures. Almost 400,000 jobs in the telecommunications sector have vanished as well, according to Challenger, Gray & Christmas, the job placement concern. And the bloodletting is not slowing: telecom companies cut some 61,000 jobs in the first two months of 2002, up 42 percent from the toll during the comparable period last year. Adding to the injury, many of the sector's 401(k) plans — filled as they were with company shares — are in tatters. "The underpinnings of the emerging telecom bubble were a phenomenal miscalculation," said David Barden, a telecommunications analyst at J. P. Morgan. "At the time it seemed like a logical progression of history: cellular, the Internet, the new thing. It was bold, it was risky, it was expensive. And it was wrong." In contrast to the implosion of Enron, which attracted front-page headlines, the disaster in telecommunications arrived stealthily. The failures occurred in slow motion over the last 18 months and have mostly involved smallish, lesser-known companies. But thanks to Enron, the haves and have-nots in the drama are depressingly familiar. Executives and shareholders lucky or prescient enough to get out early got rich as their companies' shares rocketed. Joseph P. Nacchio, chairman of Qwest, and Philip P. Anschutz, the co-chairman, have sold shares worth almost $2.3 billion since 1998. And James Q. Crowe, chief executive of Level 3 Communications (news/quote), sold $115 million worth of stock from 1999 to 2001. "Unlike the Internet, which was brand new, telecom had an aura of an established and understood technology," said Paul Elliott, an analyst at Thomson Financial. "This, in part, set the stage for this massive transfer of wealth to the new telecom barons, not only from gullible investors, but banks and lenders who presumably should have known better." Workers and shareholders who did not get out were left without chairs when the music stopped. In the 401(k) at Qwest, for example, almost 40 percent of the assets were in Qwest stock at the end of 2000, the most recent filings available. Since then, the shares have lost almost 80 percent of their value. At Global Crossing, 29 percent of 401(k) assets were in the company's stock as of the end of that year. The telecom turmoil isn't over. Two years after the bubble popped, many companies in the industry are still operating on the edge, even more heavily encumbered with debt as a portion of their capitalization than they were when their stocks were flying high. Many now have little equity value but still carry onerous levels of debt. As a result, in recent months, Qwest, WorldCom (news/quote), Sprint and AT&T (news/quote) have sharply reduced their operations, staffs and earnings forecasts. Smaller companies like XO Communications (news/quote) and Level 3 Communications are struggling to restructure the terms of their debt obligations to stave off bankruptcy. Just last week, Metromedia Fiber Networks warned that it might file for bankruptcy soon. REGULATORS, meanwhile, are focusing their investigations on how telecom companies accounted for certain transactions in which competitors swapped capacity on their networks. At issue is whether companies artificially inflated their earnings by striking deals that had no economic value but that appeared to produce immediate revenues to both parties. At the center of this debacle stand the usual Wall Street enablers. Investment bankers raised money from investors for far more telecom networks than were economically feasible. Brokerage-firm analysts, eager to help their employers win ever more securities offerings, drummed up investor interest in untested companies. Because these companies had neither revenue nor earnings, telecom analysts devised new rationales, new metrics, to justify the purchase of already overpriced stocks — just as they did with Internet shares. The most popular method was to value the companies based on the money they had put into their networks — money from investors, not money that the company had earned. Susan Kalla, a telecom analyst at Friedman Billings & Ramsey in New York, recalled when telecom shares were promoted by big brokerage firms as good values because they traded at prices that represented four or even five times what they had invested in plant and equipment. That argument, she said, "presumed that every penny that every company invested would produce the same rate of return." "They really thought that if you put in the latest, fastest thing, that was enough to drive the business," she added. "It was crazy." But for all its similarities to other debacles, the one in telecom is remarkable in a particular way: the hundreds of interlocking relationships — all financial — among the industry participants that perpetuated the spread of the collapse. As Mr. Barden of J. P. Morgan explained: "It turns out that the amount of revenues generated inside the telecommunication industry by other telecom participants was such a large percentage of the total that a small number of bankruptcies fueled a larger number of bankruptcies and the entire emerging structure started to collapse." Noting early on how intertwined the fortunes of telecom companies were, Mr. Barden published an extensive research report last April called "The Matrix." In it he identified 184 relationships among 49 telecom companies. The ties fell into four categories: commercial, which included deals like leasing capacity on one company's network by another; strategic, which involved investments in competitors; equity, which referred to the purchases of shares in another company; and vendor financing, in which one company provided funds so that another could buy its products. At the time of the report, each company in Mr. Barden's telecom matrix had ties to an average of four others in the industry. But some had far more. Metromedia Fiber Networks, for example, had sold fiber to 21 companies, making it an important dealer of the commodity. But because most of these deals were long-term leases, Metromedia's fate was inextricably tied to the health of these companies. Five of them have filed for bankruptcy, and others are in danger of failure. So it is not surprising that Metromedia recently warned that a bankruptcy filing of its own might be near. In 1998 and 1999, during the early days of the telecom gold rush, such relationships were crucial for start-up companies; they knew that networks were expensive to build and that investors who financed them would have only so much patience before they began to demand returns. Rapid growth in revenue was therefore necessary, Mr. Barden explained, and the quickest route to it was through sharing of the networks that were being laid. For example, in a 10-year deal worth $500 million and signed in 2000, Exodus Communications (news/quote) agreed to send half of its traffic to a network owned by Global Crossing. Conversely, Global Crossing owned $1.9 billion of Exodus shares that it had received from the sale of a subsidiary, Global Center, to Exodus. The Exodus network did not attract enough traffic, however, and the company filed for bankruptcy last October. The loss of the Exodus deal contributed to Global Crossing's problems, which came to a head in January. In another pact, dating to December 1998, Winstar Communications agreed to pay Williams Communications $640 million over seven years to use one of its networks, while Williams was to pay $400 million over four years to Winstar for some wireless capacity. After Winstar declared bankruptcy last April, Williams Communications estimated that it would lose $70 million in revenue that it had already booked from April 2000 through last December. Struggling under $5.2 billion in debt, Williams warned last month that it might file for bankruptcy soon. In November 2000, Level 3 Communications sold fiber infrastructure worth $250 million to Mc- LeodUSA. McLeod also owns fibers on Level 3's network, thanks to its acquisition of Splitrock Communications in 1999. McLeod filed for Chapter 11 bankruptcy protection in January, and Level 3 said recently that its declining revenue might violate terms of a bank covenant this year. That could ultimately force the company into technical default on some of its debt. And just last week, Velocita, a private company led by Robert Annunziata, a former chief executive of Global Crossing, appeared to be in danger of defaulting on its debt. The company's plan to build a 20,000-mile telecom network was financed by, among others, Cisco Systems (news/quote), which invested $200 million in the company and lent it an additional $285 million to help buy Cisco equipment. While tying up with other companies in the industry helped all the players initially, the relationships also meant that most companies were offering the same services to potential customers. They could not differentiate themselves, and that can spell death when a field is crowded with competitors. As the accounting for some transactions is being questioned, these relationships are causing additional problems for telecommunications companies. Two weeks ago, Qwest announced that it had been contacted by the Securities and Exchange Commission regarding its accounting treatment of long-term contracts it had struck to sell capacity on its high-speed voice and data networks to Global Crossing, whose accounting is also under investigation. Both companies say their accounting methods are proper. Such swaps continued to be struck across the industry as recently as last year, long after the bubble began to lose air. Ms. Kalla estimates that telecom companies made swaps worth $2.5 billion in 2001. It is not yet clear how many of those swaps lacked a real business purpose. But some analysts wonder if these interlocking relationships were intended to overstate the true economic value of the businesses. Given that the companies were not generating nearly enough revenue to keep investors happy last year, there was certainly incentive to inflate results. ULTIMATELY, it became clear that increased demand for telecom services from consumers or corporate customers was not going to build. So the revenue pool wound up fairly static — yet it had to be shared by many, many more hopefuls. "Every one of these companies assumed they were going to be the success story," Mr. Barden said. "So every one of them bulked up with every fiber optic cable they could get their hands on, every switch, every salesperson. All these companies built for success, and most of them, given the economic size of the market, were doomed to failure. Because at the end of the day, the dollars coming into the system were just not growing fast enough." Bad as things have been in telecom, the worst may not be over. Ms. Kalla says that while the regional Bell operating companies are well-positioned, business will become grimmer for long-distance carriers. "If the capital markets close down in a business that is hugely capital intensive, then there is enormous turmoil until they can get costs in line with revenues," she said. James Challenger, the outplacement authority, said: "Many of these companies have been through multiple rounds of layoffs, yet the industry is leading the way in 2002. This suggests that the excesses of the late 90's have yet to be purged

I Fondi Rydex a NY - Gzibordi  

  By: GZ on Martedì 26 Marzo 2002 11:28

dubito che in italia li vendano perchè costano pochissimo, tipo 0.2% o 0.3% e se si vendessero dei fondi del genere poi per confronto qualcuno si chiederebbe perchè sta pagando il 2% o il 3% cioè dieci volte tanto è come comprare Ibm o Coca cola in termini di sicurezza perchè sono fondi passivi che riflettono solo i titoli che li compongono, in altre parole sono fondi indice è come comprare il mibtel o come comprare un fondo che riflette il Mibtel a "rovescio" in pratica assomigliano a un future, ma con leva limitata a 1.5 o 2 mentre con il future puoi anche comprare 300 milioni avendone 40 nel conto Ci sono tanti trading systems, come quello descritto nel post precedente a questo che ho copiato (in inglese) che usano appunto questi fondi invece del future perchè non hanno la complicazione della scadenza, ottima liquidità e leva moderata ne esistono altri, ma questi sono i maggiori e i più liquidi Modificato da - gzibordi on 3/26/2002 10:29:10

Come usare la volatilità - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 25 Marzo 2002 21:17

Visto che le cose vanno bene (sì qualche titolo ha perso a NY, ma andando short l'indice lo si neutralizzava e l'Italia continua a tirare bene) vale la pena di imparare qualcosa ad es c'è veramente da preoccuparsi che la Volatilità a NY sia ora così bassa ? Uno studio di Merril Lynch molto discusso questo mese dice di no, che la volatilità è reattiva e non anticipatrice. Ora c'è questo interessante pezzo di Ben Warwick che spiega meglio come funziona e come usarla ------------------------------------------ A Different View of Market Volatility By Ben Warwick -------------------- The large Wall Street firms have also joined the fray. According to a recent paper by Merrill Lynch, volatility isn't nearly as effective in timing the market as one might think. But based on my own analysis -- and research on how professional investors use the indicator -- I'm inclined to disagree with that conclusion. Running for Cover When stock market researchers of yore were trying to figure out if stocks trended -- if an up day has a good chance to be followed by another up day, or a down day by a down day -- simple analysis of price action didn't yield much fodder. Then came the advent of cheap computing power, and viola -- price trends seemed to come out of the woodwork. Related Stories Instead of Picking Stocks, Time the Market <http://www.thestreet.com/p/rmoney/quantview/10013364.html> Supply and Demand Also Applies to Options <http://www.thestreet.com/p/rmoney/intrinsicvaluerm/10013946.html> So what changed? PCs enabled researchers to examine what happened after both large and small price changes. They found that after large gaps, prices reversed; small price changes in one direction, however, were typically associated with momentum and continuation. And so it goes with volatility. As many folks who've written about it have mentioned, the VIX does seem to have a mean reverting component: Volatility spikes are commonly followed by a move in the other direction. But what about small changes in the VIX? As it turns out, when volatility moves in minute increments as it's doing now, it has a tendency to trend. The VIX has trended rather nicely since early October, for example, and there doesn't seem to be any indication of a course change in the near future. Professional traders caught on a long time ago to the way volatility moves. "Volatility Timing in Mutual Funds," a paper in the Winter 1999 issue of The Review of Financial Studies, showed that mutual funds that boast outsized returns over a decade or more seemed to share the ability to reduce positions as volatility increases. By paring positions before a market shock, these funds garnered higher risk-adjusted returns than their less-knowledgeable rivals There seems to be a pattern of high volatility before cataclysmic market events. High volatility occurred immediately before the stock market crash in 1987 and the currency crisis of 1998. And it occurred in early September 2001, prompting those who used it as an indicator to pare their positions before the terrorist attacks bruised the market. Curiously enough, there isn't much evidence that these winning fund managers have any talent in stock picking. Their value-added seems to come solely from volatility timing -- a fact that underscores my belief that timing the market is easier than trading in and out of equities. Volatility Timing for the Masses How can these revelations help short-term traders improve their results? It's really quite simple. Take the most recent price action. With the VIX in such a tame mind-set, it's more likely that the current uptrending direction of stocks will continue. But with the extent of this month's gains, the upside is probably quite limited. However, a much better trade can be had if the market makes a dramatic one-day move down. If that were to occur, volatility would increase, and that would give traders a chance at getting long for a short-term pop. The last time this occurred was Feb. 4, a day when the S&P 500 closed at a five-day low and the VIX ended the day at a 10-day high.

Attenzione a Barron's per CCR - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 25 Marzo 2002 17:56

eccomi qua a segnalare un altro titolo usa. Ora : titolo CCR countrywide credit industries. titolo finanziariosi occupa di crediti prestiti e assicurazioni. Ottime valutazioni fondamentali ------------------------- attenzione che era sulla copertina di Barron' settimanale del weekend per questo ha aperto in gap ed è pericoloso

Dipende dalla bolla immobiliare - gzibordi  

  By: GZ on Lunedì 25 Marzo 2002 01:37

visto che Calpine che lei ha suggerito la settimana scorsa ha fatto +25% migliore suggerimento assoluto della settimana qui sopra, e visto che è così gentile da dare anche dei numeri di spiegazione occorre dare un occhiata subito non l'ho mai seguito su base settimanale è un buy su base giornaliera sembra un buy con il caveat che la "flag" e il triangolo dura da mesi per cui questo sarebbe uno dei casi (rari) in cui aspetterei un breakout di 44.0 cioè comprerei sulla forza L'altra considerazione è che come banca fanno quasi solamente mutui ipotecari, tipo Fannie Mae in piccolo e quindi se la bolla speculativa immobiliare si sgonfia perdono diciamo che se si vede che i big come Fannie Mae e Freddie Mac cedono e i titoli di punta dell'immobiliare come Toll Brothers o Pultex deboli allora è un segno negativo

La parola del Dalai Lama - gzibordi  

  By: GZ on Domenica 24 Marzo 2002 22:25

da : "Healing Anger: the Art of Patience" di sua santità il Dalai Lama, 1997, Snow Lion Publications "... qualsiasi azione positiva, accumulata per migliaia di eoni, come venerare il Budda o praticare la generosità (e, aggiungo io, suggerire titoli in borsa) può essere distrutta da un solo momento d'odio..." (per riferimenti pratici a cui applicare questa massima buddista, si possono leggere i post del sito che precedono)