scommetto che gli uinici a non essere licenziati ssono o poliziotti e soldati..etc..etc.
.In tanti hanno saputo di aver perso l’impiego solo quando, recandosi in ufficio dopo le vacanze di Pasqua, si sono visti sbarrare l’ingresso. Altri avevano già ricevuto la comunicazione del licenziamento durante le feste, per telegramma o e-mail, ma si sono recati ugualmente al lavoro dietro sollecitazione dell’Ate, il sindacato degli impiegati statali. «Torneremo nei nostri posti di lavoro, non solo perché sono la fonte del nostro sostentamento ma anche perché siamo dinanzi a una disintegrazione dei diritti mai vista nella storia del nostro paese», aveva scritto l’Ate in una nota e riferisce Claudia Fanti sul manifesto.
LICENZIAMO TUTTI
MA ASSUMIANO I NOSTRI PARENTI...
empi burrascosi per Javier Milei in Argentina. Appena superato lo scandalo dello stipendio raddoppiato per un automatismo - aumento, va detto, subito revocato - è scoppiato un caso di nepotismo nel suo Partito e ora perfino la vice-presidente, Victoria Villaruel, marca le distanze. O meglio, affloscia il mito del “leone” Milei, definendolo in un’intervista «un povero prosciuttino» fra lei e la sorella Karina Milei, nominata segretaria generale della presidenza. «Siamo due donne forti, e Javier sta nel mezzo, povero prosciuttino», ha detto, criticando anche altre decisioni del presidente, come quella di coinvolgere le forze armate nella lotta al narcotraffico o la mancanza di una donna fra i giudici nominati alla Corte Suprema (per cui Milei ha scelto un giudice anti-abortista).
La famiglia viene davvero prima di tutto. L’argentina Vilma Facunda Bedia, senatrice del Partito liberale ha preso davvero alla lettera il motto della destra mondiale. Così, alla faccia dei proclami anti-casta del suo capo, ha deciso di piazzare buona parte dei parenti a carico dello Stato. Solo in Senato, la signora Facunda Bedia, che di mestiere è pastore evangelico, con migliaia di follower sui social, è riuscita a far assumere i tre figli, tre fratelli, una cugina e perfino la cognata. Chi è rimasto fuori è stato comunque messo sotto contratto dai colleghi di Partito come consulente. I Bedia, si è scoperto, sembrano indispensabili per il nuovo corso politico e hanno ottenuto a tale scopo stipendi che vanno dai 200.000 a 1,3 milioni di pesos (da circa 182 a 1.183 euro).
Il nepotismo, insomma, non è un’esclusiva dei peronisti che hanno preceduto il governo Milei. Sullo scandalo Bedia, il portavoce del presidente si è limitato a dire che «se c’è stato dell’interesse personale, lo respingiamo assolutamente». D’altra parte, alla Casa Rosada ancora brucia il passo falso dell’aumento automatico dello stipendio presidenziale, subito revocato e costato la testa a un ministro. Altre grane però incombono sul leader “libertario” che ha superato i 100 giorni al potere con qualche luce — il superavit fiscale e la stabilizzazione del cambio peso-dollaro - e molte ombre.