By: pablo on Martedì 15 Gennaio 2013 00:15
Io non credo che sia esattamente così Giorgio.
Penso invece che i tecnici necessitino di guide "illuminate" perché il loro lavoro, sempre in bilico fra paradiso e inferno, giunga a buon fine.
L'umanista è chiamato a vedere ciò che di buono fa il tecnico, mentre non accade quasi mai il contrario. Questo perché il tecnico è chinato sulla materia, e la materia permette di ottenere grandi risultati ma corrompe, ingloba in sé.
L'umanista invece deve muoversi al di sopra della materia, in un mondo di significati ideali che per il tecnico non hanno valore (estremizzo ovviamente), o ne hanno in misura inferiore rispetto a ciò che è materiale.
L'umanista deve vedere la struttura e poi, come un buon orologiaio, piazzare ogni ingranaggio così da fare in modo che il meccanismo funzioni. Il tecnico invece deve fornire ingranaggi ben oliati, ma non è necessariamente tenuto a conoscere il funzionamento di tutto il meccanismo, o meglio, non è portato per capire le conseguenze che il meccanismo ha sulla vita degli uomini.
Il compito del tecnico è di far sì che la macchina funzioni. Il compito dell'umanista è di fare in modo che la macchina sia messa al servizio dell'umanità, e di intervenire se ciò non accade (o non accade più).
Per questo, di fronte a una crisi epocale e sistemica, il tecnico si pone di fronte al sistema che implode come un naturalista si porrebbe di fronte a un vulcano che erutta improvvisamente: non gli viene in mente che il sistema economico è una creazione degli uomini e perciò gli uomini possono cambiarlo a loro piacimento, quando vogliono, sia pure con la necessità di un tempo di assestamento.
Il tecnico invece pensa che il sistema sia irreversibile, lo "deifica", e non gli passa per la testa che possa essere sostituito con qualcosa di anche diametralmente opposto, se necessario.
(Ci sono anche tecnici-umanisti, ma questo è un altro discorso, anche perché nei tecnici umanisti alla fine la ragione prevale sull'istinto materiale).
Un perfetto esempio di questa ossessione-dicotomia fra spirito e materia, che spesso porta a squilibri clamorosi, è dato dagli avari, dagli accumulatori di denaro. Per solito, si tratta di persone ossessive e ossessionate dai soldi. all'inizio magari per motivi che accomunano tutti (ricerca del benessere, di una sicurezza ecc.). Poi però alcuni sviluppano una vera e propria sindrome, che li porta ad "adorare" il denaro.
Per queste persone il denaro (materia) finisce per rappresentare il fine ultimo, accumularlo è la fonte di un piacere morboso e malsano, sino a che, nei casi più gravi, il denaro accumulato è IL fine e non più un mezzo per vivere bene.Per cui diventano avari, ne hanno a tonnellate ma non lo spendono. Non rendendosi conto di diventare, insieme ai loro soldi, polvere. Polvere inerte e senza vita mentre sono ancora in vita. Non li usano, non restituiscono loro valore. Li polverizzano accumulandoli e lasciandoli lì.
Quando le pulsioni materiali non sono guidate dalla saggezza spirituale, ciò che ne deriva è uno squilibrio, una patologia. Nella società, nel sesso, nell'accumulo di denaro, nel lavoro, in ogni cosa.