Il mercato dell'uva passa

 

  By: Moderator on Martedì 14 Settembre 2004 12:46

volevo dire che se Turani dice così i 2400 di nasdaq sono già in tasca , si può acquistare un immobile con rogito a fine anno

 

  By: Moderator on Martedì 14 Settembre 2004 12:29

Questo dà un pò di speranza agli ottimisti: ------------------------------------------------------------- di Giuseppe Turani A questo punto, visto che è improbabile un'impennata di fine anno, i listini chiuderanno quasi certamente in perdita. E anche il 2005 non offre grandi garanzie. © La Repubblica 13 Settembre 2004 22:56 MILANO (WSI) - Per una volta, economisti, analisti finanziari, gestori, sembrano essere tutti quanti d'accordo: le Borse rimarranno ferme, impalate, come bambini davanti a una vetrina, fino alla fine dell'anno. I più estremi dicono che rimarranno ferme addirittura per i prossimi sei mesi, cioè fino alla primavera del 2005. E questo significa che, senza un'impennata di fine anno, il 2004 si chiuderà in perdita per i listini azionari.

 

  By: Gano on Lunedì 13 Settembre 2004 23:46

Suppongo che il post dell' analista di BNL vada inteso in senso contarian. Tanto piu' che statisticamente sono piu' le volte che gli "esperti" sbagliano di quelle che la contano giusta.

Quinta settimana, ma nessuno lo nota - gz  

  By: GZ on Lunedì 13 Settembre 2004 22:44

E' la quinta settimana di rialzo consecutivo da ferragosto, ma se uno leggesse i giornali sicuramente non se ne sarebbe mai accorto. --------------------------------------------------- ^Borse / L'ozio del Toro durerà ancora#http://www.repubblica.it/online/lf_le_analisi/040908borse/borse/borse.html^ ...almeno fino alle presidenziali americane, avverte Giovanni Pedone di Bnl. I gestori intanto aumentano la quota di liquidità dei loro portafogli. E le Borse si avviano a chiudere il 2004 in rosso. Milano. "Il clima di attesa sui mercati azionari è destinato a protrarsi nel tempo. All'incertezza derivante sia dallo stato di salute dell'economia sia dalle tensioni geopolitiche, petrolio compreso, si aggiunge quella delle elezioni presidenziali di novembre": Giovanni Pedone, analista di Bnl, è prudente sull'evoluzione delle Borse. Che rischiano di chiudere l'anno con un bilancio in negativo a meno di una volata nelle ultime settimane, giudicata dagli esperti sempre più improbabile. "La fase attendista - afferma ancora l'analista - tende ad espandersi più del previsto, perchè non si intravede la fine o anche solo una rottura nella catena sequenziale degli eventi straordinari, fattori determinanti per l'evolversi degli scenari macroeconomici". "È più facile in questo contesto che l'investitore si abbandoni all'inattività e mantenga la liquidità a margine riservandola a futuri ingressi, maggiormente ora che il rischio di downside è tornato sui massimi dell'anno", conclude Pedone. Già nelle scorse settimane erano giunti segnali a conferma dell'incertezza che si respira sulle Borse. Il consueto sondaggio di Merrill Lynch tra i grandi gestori aveva infatti evidenziato un sovrappeso dei portafogli dei 'money managers' in liquidità. Un'evidenza che anche chi amministra denaro per professione non sa bene in questo momento dove investire senza correre troppi rischi. La congiuntura dà segnali di frenata, i tassi tornano a salire e i consumi latitano su entrambe le sponde dell'Oceano, con inevitabili ripercussioni negative sull'andamento degli utili. Sulle Borse prevale dunque la prudenza. Ieri il capo degli investimenti di Bear, Stearns & Co, Francois Trahan, ha raccomandato agli investitori di ridurre l'esposizione sul mercato azionario americano a causa della decelerazione delle crescita economica e di un costo del denaro più caro.....^da :lettera finanziaria#http://www.repubblica.it/online/lf_le_analisi/040908borse/borse/borse.html^

 

  By: GZ on Giovedì 19 Agosto 2004 12:14

A Parmalat operavano dei criminali comuni, ci sono circa 18mila o 20mila società quotate nel mondo, ma nessuna è arrivata al punto di falsificare anche gli estratti conto bancari

 

  By: Luigi Luccarini on Giovedì 19 Agosto 2004 10:55

Zibordi, la prego, la imploro, la scongiuro: anche la Parmalat nel 2003 ha accusato un robusto utile operativo, distribuendo un dividendo (tra i più alti della sua storia, per giunta)!!! Torno nel sabbatico.

 

  By: GZ on Mercoledì 18 Agosto 2004 22:00

Quando senti dire: è stata tutta una bolla speculativa e basta, la borsa non vale nemmeno i valori attuali, in realtà alla fine in Italia in economia siamo messi peggio di 10 anni fa.... Beh... solo se uno si dimentica come erano le cose 10 anni fa lo può dire. A proposito del fatto che non ci sono mai stati tanti profitti per i maggiori gruppi italiani: Oggi su 250 miliardi di fatturato totale dei maggori 20 gruppi l'utile è di 12 miliardi, circa il 5%, che non è molto in base ai raffronti internazionali. Ma dieci anni fa i maggiori 20 gruppi italiani PERDEVANO in totale circa 6 miliardi di euro (!) (della serie anche se non sembra le cose sono migliorate) ------------------------------------------------------------------- (dal corriere economia: ^Tra i 20 maggiori gruppi italiani il 70% degli utili va nelle casse pubbliche#http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ECONOMIA&doc=SPET22^) Tra i 20 maggiori gruppi italiani nel 1993, l'Italia va malissimo e il suo vertice industriale va peggio: il prodotto interno lordo flette quasi dell'1% e i «top twenty» perdono 6,7 miliardi di euro su ricavi aggregati per 198 (a valori attualizzati al 2003). Un decennio più tardi, l'Italia va di nuovo maluccio, con un Pil che cresce solo dello 0,3%, mentre i «top twenty» se la cavano piuttosto bene, ma a modo loro: i profitti aumentano in un anno da 4,8 a 12 miliardi di euro su ricavi aggregati che, invece, calano da 256 a 249 miliardi. Nell'arco del decennio, i dipendenti diminuiscono da 996 a 823 mila, con una flessione di 41 mila unità, dunque particolarmente vistosa, negli ultimi dodici mesi. E' un'inversione di rotta radicale dalla mera sopravvivenza al profitto: un'operazione che si vede ancor meglio analizzando la ripartizione del valore aggiunto generato dalle grandi imprese. Per valore aggiunto si intende la differenza tra i ricavi e i costi di produzione, che viene suddivisa tra quattro soggetti principali: i dipendenti, le banche e gli altri finanziatori, il fisco e l'azienda intesa come tale (ammortamenti e utili mandati a riserva) e come proprietà (dividendi). Nel 1993, ai salari andava il 51,7% del valore aggiunto, un altro 24,3% andava alle banche, un misero 3,6% se lo prendeva l'Erario e un modesto 20,5% andava agli azionisti sotto forma non tanto di dividendi (pochissimi) quanto di rafforzamento patrimoniale dell'impresa. Nel 2003, la quota del valore aggiunto destinata ai salari si riduce al 33,9%, quella per banche e finanziatori (soprattutto detentori di obbligazioni) scende al 13,9%, mentre sale all'8,7% la parte destinata al fisco e soprattutto balza al 43,5% quella riservata all'azienda e ai soci. E' una piccola rivoluzione: il lavoro perde 18 punti, il capitale ne guadagna 23....... (da : ^Tra i 20 maggiori gruppi italiani il 70% degli utili va nelle casse pubbliche#http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ECONOMIA&doc=SPET22^)

 

  By: Moderatore on Lunedì 19 Maggio 2003 12:33

Piccole regine crescono Merloni, Saeco, Logitech, Miquel y Costas sono i nomi di nicchia più apprezzati Piccolo è sempre bello. Anche quando la stagione di Borsa torna a privilegiare i giganti. Che, in ogni caso, godono di indiscussi vantaggi di visibilità. «Le small cap devono sempre fare parte di un portafoglio azionario - spiega Nathalie Degans , gestore di Morgan Stanley specializzato in titoli "piccoli" -. Indipendentemente dai cicli. E una saggia politica di diversificazione consiglia di mantenere una quota non inferiore al 10-20% del totale investita in questa categoria azioni». Certo investire nelle capitalizzazioni minori spesso non è facile: «le small cap si trovano quasi sempre in situazioni molto differenziate ed è difficile applicare a queste azioni una logica di tipo settoriale, come si può fare con le blue chip», osserva Francesco Agnès , gestore specializzato sulle piccole capitalizzazioni italiane in Ersel sgr . «Senza contare che le small cap sono meno reattive delle grandi società alla ripresa dei cicli di mercato», ricorda il gestore. Oggi quindi, se è vero che un miglioramento dell’economia è vicino, le small cap rischiano di finire un po’ in secondo piano. Anche se, assicurano gli esperti, il loro potenziale di crescita è sempre interessante. L’importante, come sempre, è sceglierle con intelligenza. E in misura adatta alle proprie esigenze di portafoglio. Chi ha puntato, nel recente passato, su gruppi italiani come Merloni oppure su titoli leader nella propria nicchia di mercato, come la svizzera Logitech , il principale produttore mondiale di mouse per pc, o ancora su aziende legate al settore del tabacco come la spagnola Miquel y Costas non ha certo subito delusioni. «Il mercato delle small cap è caratterizzato da società giovani e molto dinamiche, dotate di un potenziale di crescita superiore a quello delle grandi aziende e capaci di offrire un rendimento superiore nel lungo termine», osserva Andy Brough , gestore del fondo europeo small cap della britannica Schroders . «E quel che più conta le società europee di piccole dimensioni offrono spesso valutazioni più contenute rispetto ai gruppi maggiori», conclude il gestore. L'importante, secondo Schroders, è saper scegliere società competitive, attive in comparti caratterizzati da una crescita di lungo periodo, dotate di un management di capacità elevate e in grado di finanziare la crescita con risorse interne. Quante società in Italia hanno queste caratteristiche? I nomi secondo Agnès non mancano. Oltre a Merloni, che nonostante il raddoppio delle quotazioni nel corso degli ultimi 12 mesi mantiene un rapporto prezzo/utili (p/e) inferiore a 10 per il 2003, ci sono altre buone aziende industriali che operano con prodotti di nicchia. Tra questi Saeco, GranitiFiandre, Permasteelisa, De Longhi. «Saeco , leader nella produzione di macchine da caffé, è una società poco esposta verso il mercato americano e caratterizzata da tassi di crescita del fatturato del 10% annuo. Il p/e di 13 volte gli utili del 2003 è leggermente più elevato rispetto ad altri gruppi industriali di piccole e medie dimensioni, ma in questo caso si pagano gli elevati tassi di crescita», nota Agnès. De Longhi , con un p/e di circa 8,5 ha subito una significativa correzione dai massimi di dicembre, quando quotava 4,5 euro e all'attuale prezzo di 3,2 euro appare interessante. Analoghe considerazioni di convenienza nel rapporto tra prezzi e crescita valgono per GranitiFiandre e Permasteelisa . «Mentre Autogrill , un titolo molto penalizzato dai timori della guerra e dal rischio Sars si sta rivelando capace di integrare con successo il gruppo americano Hms, da poco acquisito», conclude Agnès. Qualche nome italiano rientra anche tra le preferenze del gestore di Morgan Stanley, soprattutto sulle mid cap. «Mondadori è un gruppo ben gestito e molto presente nel comparto dell'editoria, meno ciclico rispetto ad altri. Il titolo è valutato a 20 volte gli utili 2003 ma è una buona opportunità per scommettere sulla ripresa del settore», osserva Nathalie Degans. Il cui portafoglio è investito per quote significative anche nel gruppo Interpump (buoni utili e tassi di crescita stabili) e Campari (una società stabile e con un marchio molto forte). Guardando verso altri listini europei Andy Brough di Schroders ricorda Anglo Irish Bank , un gruppo ben gestito e caratterizzato da una redditività superiore a quella della media delle banche europee, e la società belga Colruyt , il terzo gruppo del paese nella grande distribuzione e che continua a incrementare la propria quota di mercato. Tornano i nomi italiani di Parmalat e Benetton in un recente report di Merrill Lynch. Ma per entrambe le società, sebbene il giudizio sulla qualità della gestione resti favorevole, pesano le incognite legate a una situazione finanziaria poco definita (Parmalat) e alle scelte di sviluppo di lungo periodo promosse dal nuovo management (Benetton). Meglio allora, secondo la banca d'affari americana un nome come Euronext , la società che gestisce le Borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles, un titolo verso il quale il giudizio è un «buy» deciso. E ancora, secondo il gestore di Morgan Stanley, un buon titolo small cap per il lungo periodo è Miquel y Costas , che produce carta per sigarette. «Un modo per entrare nel settore ad alto reddito del tabacco senza incorrere nei rischi delle cause legali», osserva Degan. Oppure il gruppo francese Neopost , leader europeo nella produzione di macchinari per gli uffici postali, caratterizzato da una crescita costante e virtualmente privo di concorrenti. O ancora il gruppo finanziario britannico Cattles , specializzato nell'erogazione del credito a quella clientela che non viene servita dalle banche perché priva di requisiti minimi di reddito. «E' un settore molto remunerativo e il successo di un'azienda come Cattles rispecchia la debolezza del welfare britannico, che costringe i cittadini a minor reddito a individuare forme alternative di copertura e di finanziamento», conclude Degans. Nel comparto tecnologico, infine, Goldman Sachs sceglie di puntare ancora su aziende di nicchia di elevata qualità e solidità di bilancio. Come la svizzera Logitech .

il paese e il settore più del singolo ti - gz  

  By: GZ on Giovedì 24 Aprile 2003 21:13

Migliori e peggiori dell'Eurostoxx di questo mese, dove ^ci sono 5 assicurativi delle dimensioni di Generali con dei +50#A:11717^% in 3 settimane Dal che si deduce cosa ? Che nel bene e nel male (in questo caso nel bene, ma mesi fa nel male) se centri l'area geografica o paese e il settore poi il singolo titolo conta relativamente (parlando dei titoli maggiori ovviamente)

 

  By: GZ on Giovedì 24 Aprile 2003 21:12

migliori e peggiori del MIB

 

  By: GZ on Giovedì 24 Aprile 2003 21:12

 

  By: michelino di notredame on Martedì 22 Aprile 2003 19:23

rally debole faccio un piccolo pronostico sotto i 7400 di DOW entro 30 giorni sotto i 6300 entro 60 giorni ----------------------------------- e bravo michelino... sembrera' strano, ma vedevo meglio il mercato quando ero agli inizi, 2 o 3 anni fa. non so se capita a qualcun altro. in molte professioni piu' vai avanti e piu' impari. qui si gioca sulla psicologia, magari sai piu' cose e ne capisci meno. oltretutto e' una Wall Street senza vento, con volatilita' da mercato dell'uva passa, questo sì. francamente mi sento spaesato. restituita la tessera di Profeta (numero 7235442), sono quasi tentato di abbonarmi a cobraf (zibordi riconosce e descrive benissimo i meccanismi del mercato toro. a tal punto da riconoscerli e descriverli anche quando non ci sono sono). ma chi l'avrebbe detto.

Lo zig-zag che dissangua va evitato - GZ  

  By: GZ on Martedì 22 Aprile 2003 18:49

Stiamo arrivando a 24.000 del FIB30 e sono molto contento di non aver tentato negli ultimi 10 giorni del trading a tutti i costi e di avere ignorato queste oscillazioni a zig-zag-dente-di-sega che dissanguano, tenendo invece ferma un idea generale (che sembra giusta , altrimenti non stavo a scrivere qui sopra, perchè nessuno accetta la teoria su esempi fallimentari) Ad ogni modo l'analisi tecnica come se la cavava negli ultimi 10 giorni sul mib30 con derivati (future e opzioni) ? Faceva un fatica tremenda se uno intepretava le onde o oppure gli oscillatori o le medie perchè questo è un andamento micidiale, di quelli che ottieni se butti una moneta e poi fai un grafico dei testa o croce, cioè è un andamento statisticamente casuale, correlazione zero. Ma se uno guarda bene si nota una cosa: i cedimenti erano tutti "brutti" cioè accelleravano subito e sembravano "oddio... qui sfonda, dai..." E inveve si fermavano di colpo e rimbalzavano tutti a "V". Questo andamento è "toro" perchè ricrea in continuazione della paura pur non rompendo il trend al rialzo e non correggendo. Tecnicamente sono "spikes" o "trappole per orsi" (mini). Anche oggi cedimento verticale di 3-400 punti che spaventa un poco e inversione altrettanto verticale in su. Bello no ? Chi usasse solo l'analisi tecnica classica o cercava di mettere tutto sui grafici a 5 minuti oppure schiattava. Morale: questo grafico dimostra quanto sia dura la vita di chi fa trading system o analisi tecnica standard e di come sia (a mio avviso) meglio un approccio misto, in cui interpreti anche il contesto.

L'andamento a Zig-Zag che dissangua - GZ  

  By: GZ on Martedì 22 Aprile 2003 18:48

 

  By: michelino di notredame on Giovedì 27 Marzo 2003 20:41

"La Francia con Petain e la Repubblica di Vichy..." --------------------------------------------------- La psicologia e' una faccenda complessa. La storia anche. TOTAL-FINA e' piu' comprensibile.