Il blog

MANULI: comprano sul fondo - gz  

  By: GZ on Lunedì 26 Maggio 2003 16:17

Se non erro questa di ^Manuli#^ sarebbe ora l'undicesima OPA di società quotate a Milano negli ultimi 12 mesi, viene subito Giugiaro e Saiag e come loro è di tipo "classico", c'è la famiglia Manuli che controlla la maggioranza che si ricompra tutta l'azienda dichiarando che è "... più semplice gestire l'espansione senza i vincoli della borsa...". In realtà approfitta per riprendersela di una quotazione più bassa di quella che immagina possa esserci fra un paio di anni. Essendo Manuli stata quota diversi anni fa a differenza di Giugiaro non è un caso clamoroso di un azionista di controllo che vende le azioni nell'IPO quando c'è il mercato toro a 100 e se le ricompra quando vedo che hanno toccato il fondo a 60. Ma la logica è la stessa: sulle società italiane medio piccole a meno che non ci siano problemi profondi del modello di business, come con le varie Tecnodiffusione, Opengate, Tiscali, Dataservice (?)... i valori economici ora sono bassi. I fondi ne comprano poco perchè non sono liquide e quando vuoi vendere fai sempre fatica e il pubblico si è bruciato e non ritornerà prima di vedere il ^Mibtel#^ risalito del +30% dai minimi. Per cui queste small cap italiane scivolano in silenzio sul fondo per mesi. Fino a quando gli azionisti di controllo che hanno i soldi e vedono le cose un poco avanti comprano loro. Dimenticavo: la cosa simpatica di Manuli è che la famiglia ha pubblicamente negato ogni intenzione di de-listing solo otto giorni fa, della serie la trasparenza e la correttezza dell'informazione sono quello che mantiene la fiducia nei mercati.

bond giapponesi - gz  

  By: GZ on Lunedì 26 Maggio 2003 13:41

leggo che gli elliottiani di Bob Prechter vedono tutti i bonds del mondo su una "quinta di una quinta" cioè avere esaurito anche l'ultima possibile onda di rialzo. Dopo 21 anni di mercato al rialzo delle obbligazioni anche il buon senso lo può suggerire, ma questo grafico è affascinante perchè mostra che in Giappone, mentre tutti piangevano sul Nikkei che lentamente sprofondava, comprando le obbligazioni a 10 anni, i ^JGB#^ (su cui esiste ora anche un "mini-future" molto comodo da usare) i capital gain erano del 50-60% negli ultimi 6-7 anni. Non so se questa sia la "quinta di una quinta" dei JGB, ma la tentazione di provare a venderli qua c'è e comunque come notava qualcun altro sul forum, se qualcosa comincia a cambiare lo si dovrebbe cominciare a vedere da qua dai bond giapponesi che sono il caso limite nel mondo civile

E' l'ipotesi "B", ma va capita - gz  

  By: GZ on Lunedì 26 Maggio 2003 00:13

...Caro Zibordi, anche Lei ormai si sta convincendo che la situazione sta sprofondando nella deflazione-recessione e quindi le borse non potranno che seguire ?... ------------------------------- Nel 2002 ho sbagliato lo scenario generale delle borse. Per fortuna faccio per 3/4 del trading con un orizzonte di qualche giorno o settimana e poi c'erano dei rimbalzi sfruttabili e la selezione dei titoli che aiuta, ma come scenario degli indici ho proprio sbagliato. Una delle lezioni che (forse) ne ho tratto è che occorre pensare di più in termini di ipotesi e cercare di capire bene anche l'ipotesi OPPOSTA a quella su cui ci si sta muovendo, in modo che sia mentalmente più facile cambiare idea quando i fatti ti smentiscano. Chi abbia letto il libro di Soros: ^"Alchemia della Finanza"#www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/0471042064/qid=1053894041/sr=2-2/ref=sr_2_2/104-6223621-1913560^ oppure interviste di gente che lavorava con lui ha notato che il George Soros aveva sempre in mente uno scenario "A" che pensava più probabile e però elaborava anche uno scenario "B" che riteneva meno probabile, ma di cui comunque cercava di analizzare a fondo la logica. Nel suo libro mostra ogni giorno come opera e questo procedimento mentale in modo molto chiaro. Questo "metodo di Soros", che poi è un metodo di buon senso cerco un poco di seguirlo e con presunzione penso che esporre questi dati possa avere qualche interesse per altri (ovviamente parliamo in termini di scenario economico generale, come grafico c'è il supporto e la resistenza e compagnia. E per fare il trading da oggi martedì si usano altri strumenti). E' altrettanto ovvio che poi al momento di decidere cosa fare tiro le file di questi diversi ragionamenti con un bel buy o sell. Quindi: lo scenario "giapponese", in cui l'economia europea e mondiale vanno in recessione, l'inflazione diventa zero, i rendimenti dei ^Bund#^ calano dal 3.6% attuale al 2.5% ecc... per me è ancora lo scenario "B" (meno probabile) Ma mi sforzo di capire come funzionerebbe questo scenario recessione-deflazione in cui l'unica cosa che guadagnerebbe sarebbe comprare ancora obbligazioni, ^oro#^ (e vendere short il dollaro). Perchè spero che se poi cominciasse a realizzarsi "avendoci già pensato" mi sia più facile cambiare idea in tempo.

Tutto è possibile, guarda il BTP giapponese - gz  

  By: GZ on Domenica 25 Maggio 2003 14:14

Un anno fa i BTP giapponesi, le obbligazioni del tesoro a 10 anni ^Japanese Bond#^, simbolo JGB, offrivano l'1.4% di rendimento. Oggi pagano lo 0.55% (mezzo punto percentuale). Ovviamente il motivo è che l'economia giapponese dovrebbe contrarsi di circa -1% o forse anche un -1.5% e i prezzi scendono di di circa un -1.5% per cui il rendimento reale delle obbligazioni giapponesi non è di 0.5%, ma probabilmente di un 2%. Quindi in un anno i rendimenti giapponesi che sembravano estremamente bassi solo un anno fa sono calati di 2/3. E ovviamente i prezzi dei bond giapponesi sono balzati in su dando grossi guadagni in conto capitale. Nell'ultimo anno a comprare bond giapponesi che rendevano a 10 anni lo 1.4% si è guadagnato bene e comprando il Nikkei si è perso, della serie se c'è una vera deflazione allora tutto è possibile. In uno scenario "giapponese" per l'Europa (calo dell'inflazione a zero e recessione) uno compra i Bund o BTP che rendono ora il 3.6% e se in un anno il rendimento scende al 2.5% ad es si ritrova guadagni in conto capitale dell'ordine del 15-20%. ---------------------------- DJ Deflationary Trend In Japan Spreads To US, Europe -Nikkei --------------------------------- TOKYO (Nikkei)--Long-term interest rates are falling to historically low levels in Japan, the U.S. and Europe, with investors expecting a deepening of deflationary trends worldwide, The Nihon Keizai Shimbun reported in its Sunday edition. The yield on newly issued 10-year government bonds, a benchmark of Japanese long-term interest rates, declined to 0.555% Friday, down almost two-thirds from the 1.400% return offered a year before. In mid-May, the yield on 20-year bonds sank to 0.860% and that on 30-year instruments dropped to 0.980%. This means that the yields on all key Japanese long-term bonds are now lower than 1%. Long-term interest rates are said to be close to the future nominal economic growth rates predicted by investors. If so, the below-1% yields of 20- and 30-year Japanese government bonds mean many investors predict that the Japanese economy will stagnate and deflation will continue in the years to come, eroding the country's economic growth for a prolonged period. Private-sector economists predict the Japanese economy will suffer nominal growth of minus 1.3% in the current fiscal year. The nation's price index for consumer goods, excluding perishables, has steadily fallen from year-earlier levels for the past 3 1/2 years. "The effects of this deflationary trend will soon spill over into the U.S. and Europe because China, with its low-cost labor, is emerging as the world's largest manufacturing base and technological innovation is progressing," said Kagehide Kaku, deputy chairman of Daiwa Institute of Research Ltd. In fact, interest rates in the U.S. and Europe are declining rapidly, with the yield on the 10-year U.S. treasury bond temporarily touching 3.28% Friday, the lowest level since 1958. The yield on 10-year German federal government bonds slid to 3.6%, the lowest return since January 1999.

Il settore Biotech - gz  

  By: GZ on Venerdì 23 Maggio 2003 00:29

l'indice Biotech ha appena rotto in su i massimi di un anno fa e mi sono accorto che è uno dei settori migliori, anzi forse il migliore se pensiamo a settori che contengano centinaia di titoli e abbiano un certo peso Dal minimo dell'autunno il BIOTECH (simbolo BTK) è rimbalzato in media del +53% e rispetto agli ultimi 4 o 5 anni è ancora in attivo. Per la precisione dal minimo del 1998 a quota 102 è rimbalzato a 806 nel 2000 (+690%) e questa è la storia della "bolla". Poi ha però perso da 806 a 276, un bel -68% e questo era il crollo della "bolla". Ora è rimbalzato a 422 un +53%. Ma quota 422 è esattamente la media degli ultimi 4 anni, per cui in media chi lo ha comprato dal 1999 sarebbe in pari. Al momento perde un -46% dal massimo del 2000 ed è sopra il mimimo del 1998 del +300% Pochi settori hanno questi numeri e sono importanti perchè mostrano che il settore giusto conta forse più dei singoli titoli. Se invece dei "tecnologici" uno stava solo sui biotech negli ultimi anni gli andava molto meglio e se avesse cominciato anche solo nel 1999 era ancora in attivo (in media).

SARS: era un "Compra sulle Cattive Notizie " - gz  

  By: GZ on Giovedì 22 Maggio 2003 20:43

Ehi.. finora sembra che abbia ragione, l'effetto della SARS è stato esagerato dai media e per quanto riguarda le borse asiatiche è stato per ora riassorbito è stato per ora l'ennesimo esempio della regola d'oro: ".. Compra sulle Cattive Notizie" (non su quelle buone come dicono gli esperti su Bloomberg TV) Ed è anche un altra prova di quello di cui si discuteva oggi, cioè dell'ondata di liquidità che si sta abbattendo sull'Asia e i Paesi Emergenti, per cui quando ci sono i soldi la gente se ne infischia della Sars, della ripresa del terrorismo e del dollaro debole. vedi qui il solito China Fund che seguiamo e ora da 16 dollari è salito a 18 e mezzo sfondando i massimi --------------------------- post del 5 maggio -------------- ......forse questo China Fund sarà meglio della media (del resto non lo avevo indicato io ?), ma sembra a guardarne l'andamento che l'effetto del SARS sia stato assorbito per ora... -----------------------------------------------------

Agghiacciante. La verità su Fininvest - gz  

  By: GZ on Giovedì 22 Maggio 2003 13:36

----------------------------Dott JOSE------------------- (Fininvest).... Un SuperQuiz da 500 miliardi. Tra le pagine del rapporto si rincorrono miliardi a palate. Denaro che cade a pioggia, a volte in contanti a volte con assegni circolari, per pompare liquidità nelle casse del Biscione: almeno 200 miliardi transitati sui conti delle 22 Holding tra il 1977 e il 1985, seguendo giri tortuosi. Talmente tortuosi che di ben 114 miliardi (502 di oggi), i tecnici di Bankitalia non riescono a ricostruire l'esatta provenienza. La maggioranza delle operazioni viene eseguita formalmente da due fiduciarie della Bnl, la Saf e la Servizio Italia, che operano "franco valuta". Ovvero, lasciano che i vari aumenti di capitale che la Fininvest nel corso degli anni ha eseguito attraverso le Holding vengano portati a termine dai fiducianti (Berlusconi e famiglia), senza pretendere copie dei bonifici e degli assegni. Una pratica che lascia "perplessi" anche gli ispettori Bnl inviati nel 1994 a spulciare i conti delle fiduciarie.... ----------------------------------- Agghiacciante. Si è finalmente scoperto che 30 anni fa questo birbante effettuava dei trasferimenti, badate bene, di miliardi, non di milioni come farebbe il cittadino onesto, ma di miliardi (che come si sa sono sempre a "palate" e poi "cadono a pioggia"). I milioni e anche le decine di milioni sono più normali, li sposti con una mano e non ricadono dal cielo, coi miliardi c'è sempre di mezzo la pala e poi ricadono come un acquazzone. E non solo, ma questi miliardi si spostavano tramite società estere o offshore, un termine che da solo manda dei brividi per la schiena. Potrebbe persino essere, e qui tratteniamo tutti il respiro, che volesse scusate il termine forte, evadere delle tasse. E' uno shock che a distanza di soli trent'anni grazie al lavoro coraggioso (con gli aggettivi) di giornalisti senza paura si arrivi ora a sospettare questo retroscena. E infine siamo al punto, e qui occorre veramente fare una pausa e avvertire di tenere i bambini lontani da quello che seguirà, che a distanza di 30 anni questi giri di denaro sembrino a chi li esamina, attenzione attenzione attenzione (via i bambini): "tortuosi", proprio così, lo abbiamo detto ora. Invece di essere chiaro e lineare come quando esamini il conto corrente della signora Pina, quando esamini dopo 30 anni dei movimenti di società offshore create per evadere tasse i movimenti di denaro risultano un poco "tortuosi". Da non credere. Solo nel cile di pinochet si erano visti misfatti così sfacciati : "miliardi-a-palate-che cadono-a-pioggia-e-fanno-giri-tortuosi-in-società-offshore". Quando cose del genere accadono le basi stesse della convivenza civile ne vengono minate. Come faceva qualcuno a immaginare che cose così sinistre potessero esistere ? Ma per fortuna anche se con 30 anni di ritardo ora la verità comincia a emergere e le coscienze si stanno risvegliando

superstizione dei numeri - gz  

  By: GZ on Mercoledì 21 Maggio 2003 13:34

sarà suggestione stupida, sarà superstizione, ma ho segnalato altre volte che il mercato americano (S&P 500) da due anni quando sale e arriva, ad esempio, da 880 a 911 tende a "sentire" il numero 911 e cedere. Viceversa quando scende ad es come ieri da 940 a 911 tende a "sentire" il numero 911 e rimbalzare ovviamente 911 è l'11 settembre perchè in america si mette il mese davanti al giorno e tutti parlano sempre dell'11 settembre dicendo solo "nine-eleven" (911) questa è un osservazione che ha delle applicazione pratiche, ad es ieri sera quando ha toccato scendendo 911 (ha fatto 911.25 per la precisione!) ho provato a comprare

Lettura in inglese un po lunga - gz  

  By: GZ on Mercoledì 21 Maggio 2003 00:23

Le stragi di Riyad in arabia e di Casablanca a leggerne i dettagli fanno impressione quanto quelle dell'11 settembre. Secondo Debka a Ryiad sono quasi 90 i morti anche se i sauditi fanno di tutto per minimizzare. I terroristi erano un dozzina di persone in entrambi gli attacchi, gente in molti casi benestante e con famiglia si è fatta sbudellare per la causa, cioè poter sventrare quanti più occidentali possibili. Hanno tagliato gole di correligionari che erano di mezzo usato mitra, esplosivi, autobomba, cinture esplosive e avevano la complicità di un sacco di gente che gli ha aperto i cancelli e fornito divise false.. E' evidente che nei paesi musulmani questi disgraziati sono popolari ed è anche evidente che è un fenomeno non recente e molto radicato. Nel 1998 sempre in Arabia fecero una cosa simile facendo saltare un intera caserma americana alle Khobe Towers, ma sia i sauditi che gli americani cercarono allora di minizzare. Ora se ne torna a parlare perchè hanno colpito a pochi km di distnza e in realtà allora, contando i morti successivi per le ferite riportate, parlavamo di almeno 40 persone e centinaia in qualche modo mutilati. Allo stesso modo si è dimenticata la strage di più di circa 30 turisti europei in egitto fatta nel 1997 o 1998 dai "Fratelli Musulmani" un organizzazione egiziana indipendente da Bin Ladin. E così via, se si cominica a fare davvero il conto le Due Torri sono solo la punta dell'iceberg. I capi di questi gruppi sono quasi sempre sauditi o egiziani, mai irakeni, iraniani, pakistani o altro, sempre sauditi o egiziani e anche se i gruppi sono diversi i metodi e l'ispirazione è identica. Da dove viene veramente questa gente ? Chi li ispira davvero ? Risposta : Sayyid Qutb Mesi fa è uscito un pezzo molto lungo e dettagliati sul New York Times che è andato a scavare sull'ispiratore vero di tutto questo movimento, Sayyid Qutb, un filosofo egiziano fatto impiccare da Nasser negli anni nel 1967 e che con le sue opere ha ispirato due sette da cui proviene poi Al Qaeda. Viene venerato e letto come un profeta moderno da Bin Ladin e tutti gli altri, in molti processi i terroristi islamici hanno letto in pubblico brani dei suoi libri. Questa che segue non è una lettura che farà salire il traffico sul sito questa, mancano le foto e i grafici e le donne nude, ma per chi ha un attimo di tempo e sa l'inglese è impressionante. In pratica esiste nei paesi arabi questa figura, Qutb, simile a una specie di Karl Marx musulmano, che è l'ispiratore dell' intero movimento. Non si tratta di un fanatico assassino, anzi era un filosofo che è stato vittima di un regime (egiziano), che ha sofferto e scritto in prigione per anni ed è morto impiccato per le sue idee. Un pensatore complesso e ispirato che ha scritto un opera (per chi è musulmano) molto appassionante e influente. Purtroppo predica alla fine le cose che Bin Ladin mette in pratica. -------------------------------------------------------------------------------- March 23, 2003 The Philosopher of Islamic Terror By PAUL BERMAN The New York Times In the days after Sept. 11, 2001, many people anticipated a quick and satisfying American victory over Al Qaeda. The terrorist army was thought to be no bigger than a pirate ship, and the newly vigilant police forces of the entire world were going to sink the ship with swift arrests and dark maneuvers. Al Qaeda was driven from its bases in Afghanistan. Arrests and maneuvers duly occurred and are still occurring. Just this month, one of Osama bin Laden's top lieutenants was nabbed in Pakistan. Police agents, as I write, seem to be hot on the trail of bin Laden himself, or so reports suggest. Yet Al Qaeda has seemed unfazed. Its popularity, which was hard to imagine at first, has turned out to be large and genuine in more than a few countries. Al Qaeda upholds a paranoid and apocalyptic worldview, according to which ''Crusaders and Zionists'' have been conspiring for centuries to destroy Islam. And this worldview turns out to be widely accepted in many places -- a worldview that allowed many millions of people to regard the Sept. 11 attacks as an Israeli conspiracy, or perhaps a C.I.A. conspiracy, to undo Islam. Bin Laden's soulful, bearded face peers out from T-shirts and posters in a number of countries, quite as if he were the new Che Guevara, the mythic righter of cosmic wrongs. The vigilant police in many countries, applying themselves at last, have raided a number of Muslim charities and Islamic banks, which stand accused of subsidizing the terrorists. These raids have advanced the war on still another front, which has been good to see. But the raids have also shown that Al Qaeda is not only popular; it is also institutionally solid, with a worldwide network of clandestine resources. This is not the Symbionese Liberation Army. This is an organization with ties to the ruling elites in a number of countries; an organization that, were it given the chance to strike up an alliance with Saddam Hussein's Baath movement, would be doubly terrifying; an organization that, in any case, will surely survive the outcome in Iraq. To anyone who has looked closely enough, Al Qaeda and its sister organizations plainly enjoy yet another strength, arguably the greatest strength of all, something truly imposing -- though in the Western press this final strength has received very little attention. Bin Laden is a Saudi plutocrat with Yemeni ancestors, and most of the suicide warriors of Sept. 11 were likewise Saudis, and the provenance of those people has focused everyone's attention on the Arabian peninsula. But Al Qaeda has broader roots. The organization was created in the late 1980's by an affiliation of three armed factions -- bin Laden's circle of ''Afghan'' Arabs, together with two factions from Egypt, the Islamic Group and Egyptian Islamic Jihad, the latter led by Dr. Ayman al-Zawahiri, Al Qaeda's top theoretician. The Egyptian factions emerged from an older current, a school of thought from within Egypt's fundamentalist movement, the Muslim Brotherhood, in the 1950's and 60's. And at the heart of that single school of thought stood, until his execution in 1966, a philosopher named Sayyid Qutb -- the intellectual hero of every one of the groups that eventually went into Al Qaeda, their Karl Marx (to put it that way), their guide. Qutb (pronounced KUH-tahb) wrote a book called ''Milestones,'' and that book was cited at his trial, which gave it immense publicity, especially after its author was hanged. ''Milestones'' became a classic manifesto of the terrorist wing of Islamic fundamentalism. A number of journalists have dutifully turned the pages of ''Milestones,'' trying to decipher the otherwise inscrutable terrorist point of view. I have been reading some of Qutb's other books, and I think that ''Milestones'' may have misled the journalists. ''Milestones'' is a fairly shallow book, judged in isolation. But ''Milestones'' was drawn from his vast commentary on the Koran called ''In the Shade of the Qur'an.'' One of the many volumes of this giant work was translated into English in the 1970's and published by the World Assembly of Muslim Youth, an organization later widely suspected of participation in terrorist attacks -- and an organization whose Washington office was run by a brother of bin Laden's. In the last four years a big effort has been mounted by another organization, the Islamic Foundation in England, to bring out the rest, in what will eventually be an edition of 15 fat English-language volumes, handsomely ornamented with Arabic script from the Koran. Just in these past few weeks a number of new volumes in this edition have made their way into the Arab bookshops of Brooklyn, and I have gobbled them up. By now I have made my way through a little less than half of ''In the Shade of the Qur'an,'' which I think is all that exists so far in English, together with three other books by Qutb. And I have something to report. Qutb is not shallow. Qutb is deep. ''In the Shade of the Qur'an'' is, in its fashion, a masterwork. Al Qaeda and its sister organizations are not merely popular, wealthy, global, well connected and institutionally sophisticated. These groups stand on a set of ideas too, and some of those ideas may be pathological, which is an old story in modern politics; yet even so, the ideas are powerful. We should have known that, of course. But we should have known many things. Qutb's special ability as a writer came from the fact that, as a young boy, he received a traditional Muslim education -- he committed the Koran to memory by the age of 10 -- yet he went on, at a college in Cairo, to receive a modern, secular education. He was born in 1906, and in the 1920's and 30's he took up socialism and literature. He wrote novels, poems and a book that is still said to be well regarded called ''Literary Criticism: Its Principles and Methodology.'' His writings reflected -- here I quote one of his admirers and translators, Hamid Algar of the University of California at Berkeley -- a ''Western-tinged outlook on cultural and literary questions.'' Qutb displayed ''traces of individualism and existentialism.'' He even traveled to the United States in the late 1940's, enrolled at the Colorado State College of Education and earned a master's degree. In some of the accounts of Qutb's life, this trip to America is pictured as a ghastly trauma, mostly because of America's sexual freedoms, which sent him reeling back to Egypt in a mood of hatred and fear. I am skeptical of that interpretation, though. His book from the 1940's, ''Social Justice and Islam,'' shows that, even before his voyage to America, he was pretty well set in his Islamic fundamentalism. It is true that, after his return to Egypt, he veered into ever more radical directions. But in the early 1950's, everyone in Egypt was veering in radical directions. Gamal Abdel Nasser and a group of nationalist army officers overthrew the old king in 1952 and launched a nationalist revolution on Pan-Arabist grounds. And, as the Pan-Arabists went about promoting their revolution, Sayyid Qutb went about promoting his own, somewhat different revolution. His idea was ''Islamist.'' He wanted to turn Islam into a political movement to create a new society, to be based on ancient Koranic principles. Qutb joined the Muslim Brotherhood, became the editor of its journal and established himself right away as Islamism's principal theoretician in the Arab world. The Islamists and the Pan-Arabists tried to cooperate with one another in Egypt in those days, and there was some basis for doing so. Both movements dreamed of rescuing the Arab world from the legacies of European imperialism. Both groups dreamed of crushing Zionism and the brand-new Jewish state. Both groups dreamed of fashioning a new kind of modernity, which was not going to be liberal and freethinking in the Western style but, even so, was going to be up-to-date on economic and scientific issues. And both movements dreamed of doing all this by returning in some fashion to the glories of the Arab past. Both movements wanted to resurrect, in a modern version, the ancient Islamic caliphate of the seventh century, when the Arabs were conquering the world. The Islamists and the Pan-Arabists could be compared, in these ambitions, with the Italian Fascists of Mussolini's time, who wanted to resurrect the Roman Empire, and to the Nazis, who likewise wanted to resurrect ancient Rome, except in a German version. The most radical of the Pan-Arabists openly admired the Nazis and pictured their proposed new caliphate as a racial victory of the Arabs over all other ethnic groups. Qutb and the Islamists, by way of contrast, pictured the resurrected caliphate as a theocracy, strictly enforcing shariah, the legal code of the Koran. The Islamists and the Pan-Arabists had their similarities then, and their differences. (And today those two movements still have their similarities and differences -- as shown by bin Laden's Qaeda, which represents the most violent wing of Islamism, and Saddam Hussein's Baath Party, which represents the most violent wing of Pan-Arabism.) In 1952, in the days before staging his coup d'etat, Colonel Nasser is said to have paid a visit to Qutb at his home, presumably to get his backing. Some people expected that, after taking power, Nasser would appoint Qutb to be the new revolutionary minister of education. But once the Pan-Arabists had thrown out the old king, the differences between the two movements began to overwhelm the similarities, and Qutb was not appointed. Instead, Nasser cracked down on the Muslim Brotherhood, and after someone tried to assassinate him, he blamed the Brotherhood and cracked down even harder. Some of the Muslim Brotherhood's most distinguished intellectuals and theologians escaped into exile. Sayyid Qutb's brother, Muhammad Qutb, was one of those people. He fled to Saudi Arabia and ended up as a distinguished Saudi professor of Islamic Studies. Many years later, Osama bin Laden would be one of Muhammad Qutb's students. But Sayyid Qutb stayed put and paid dearly for his stubbornness. Nasser jailed him in 1954, briefly released him, jailed him again for 10 years, released him for a few months and finally hanged him in 1966. Conditions during the first years of prison were especially bad. Qutb was tortured. Even in better times, according to his followers, he was locked in a ward with 40 people, most of them criminals, with a tape recorder broadcasting the speeches of Nasser 20 hours a day. Still, by smuggling papers in and out of jail, he managed to continue with his writings, no longer in the ''Western tinged'' vein of his early, literary days but now as a full-fledged Islamist revolutionary. And somehow, he produced his ''In the Shade of the Qur'an,'' this gigantic study, which must surely count as one of the most remarkable works of prison literature ever produced. Readers without a Muslim education who try to make their way unaided through the Koran tend to find it, as I have, a little dry and forbidding. But Qutb's commentaries are not at all like that. He quotes passages from the chapters, or suras, of the Koran, and he pores over the quoted passages, observing the prosodic qualities of the text, the rhythm, tone and musicality of the words, sometimes the images. The suras lead him to discuss dietary regulations, the proper direction to pray, the rules of divorce, the question of when a man may propose marriage to a widow (four months and 10 days after the death of her husband, unless she is pregnant, in which case after delivery), the rules concerning a Muslim man who wishes to marry a Christian or a Jew (very complicated), the obligations of charity, the punishment for crimes and for breaking your word, the prohibition on liquor and intoxicants, the proper clothing to wear, the rules on usury, moneylending and a thousand other themes. The Koran tells stories, and Qutb recounts some of these and remarks on their wisdom and significance. His tone is always lucid and plain. Yet the total effect of his writing is almost sensual in its measured pace. The very title ''In the Shade of the Qur'an'' conveys a vivid desert image, as if the Koran were a leafy palm tree, and we have only to open Qutb's pages to escape the hot sun and refresh ourselves in the shade. As he makes his way through the suras and proposes his other commentaries, he slowly constructs an enormous theological criticism of modern life, and not just in Egypt. Qutb wrote that, all over the world, humans had reached a moment of unbearable crisis. The human race had lost touch with human nature. Man's inspiration, intelligence and morality were degenerating. Sexual relations were deteriorating ''to a level lower than the beasts.'' Man was miserable, anxious and skeptical, sinking into idiocy, insanity and crime. People were turning, in their unhappiness, to drugs, alcohol and existentialism. Qutb admired economic productivity and scientific knowledge. But he did not think that wealth and science were rescuing the human race. He figured that, on the contrary, the richest countries were the unhappiest of all. And what was the cause of this unhappiness -- this wretched split between man's truest nature and modern life? A great many cultural critics in Europe and America asked this question in the middle years of the 20th century, and a great many of them, following Nietzsche and other philosophers, pointed to the origins of Western civilization in ancient Greece, where man was said to have made his fatal error. This error was philosophical. It consisted of placing an arrogant and deluded faith in the power of human reason -- an arrogant faith that, after many centuries, had created in modern times a tyranny of technology over life. Qutb shared that analysis, somewhat. Only instead of locating the error in ancient Greece, he located it in ancient Jerusalem. In the Muslim fashion, Qutb looked on the teachings of Judaism as being divinely revealed by God to Moses and the other prophets. Judaism instructed man to worship one God and to forswear all others. Judaism instructed man on how to behave in every sphere of life -- how to live a worldly existence that was also a life at one with God. This could be done by obeying a system of divinely mandated laws, the code of Moses. In Qutb's view, however, Judaism withered into what he called ''a system of rigid and lifeless ritual.'' God sent another prophet, though. That prophet, in Qutb's Muslim way of thinking, was Jesus, who proposed a few useful reforms -- lifting some no-longer necessary restrictions in the Jewish dietary code, for example -- and also an admirable new spirituality. But something terrible occurred. The relation between Jesus' followers and the Jews took, in Qutb's view, ''a deplorable course.'' Jesus' followers squabbled with the old-line Jews, and amid the mutual recriminations, Jesus' message ended up being diluted and even perverted. Jesus' disciples and followers were persecuted, which meant that, in their sufferings, the disciples were never able to provide an adequate or systematic exposition of Jesus' message. Who but Sayyid Qutb, from his miserable prison in Nasser's Egypt, could have zeroed in so plausibly on the difficulties encountered by Jesus' disciples in getting out the word? Qutb figured that, as a result, the Christian Gospels were badly garbled, and should not be regarded as accurate or reliable. The Gospels declared Jesus to be divine, but in Qutb's Muslim account, Jesus was a mere human -- a prophet of God, not a messiah. The larger catastrophe, however, was this: Jesus' disciples, owing to what Qutb called ''this unpleasant separation of the two parties,'' went too far in rejecting the Jewish teachings. Jesus' disciples and followers, the Christians, emphasized Jesus' divine message of spirituality and love. But they rejected Judaism's legal system, the code of Moses, which regulated every jot and tittle of daily life. Instead, the early Christians imported into Christianity the philosophy of the Greeks -- the belief in a spiritual existence completely separate from physical life, a zone of pure spirit. In the fourth century of the Christian era, Emperor Constantine converted the Roman Empire to Christianity. But Constantine, in Qutb's interpretation, did this in a spirit of pagan hypocrisy, dominated by scenes of wantonness, half-naked girls, gems and precious metals. Christianity, having abandoned the Mosaic code, could put up no defense. And so, in their horror at Roman morals, the Christians did as best they could and countered the imperial debaucheries with a cult of monastic asceticism. But this was no good at all. Monastic asceticism stands at odds with the physical quality of human nature. In this manner, in Qutb's view, Christianity lost touch with the physical world. The old code of Moses, with its laws for diet, dress, marriage, sex and everything else, had enfolded the divine and the worldly into a single concept, which was the worship of God. But Christianity divided these things into two, the sacred and the secular. Christianity said, ''Render unto Caesar what is Caesar's and unto God what is God's.'' Christianity put the physical world in one corner and the spiritual world in another corner: Constantine's debauches over here, monastic renunciation over there. In Qutb's view there was a ''hideous schizophrenia'' in this approach to life. And things got worse. A series of Christian religious councils adopted what Qutb thought to be irrational principles on Christianity's behalf -- principles regarding the nature of Jesus, the Eucharist, transubstantiation and other questions, all of which were, in Qutb's view, ''absolutely incomprehensible, inconceivable and incredible.'' Church teachings froze the irrational principles into dogma. And then the ultimate crisis struck. Qutb's story now shifts to Arabia. In the seventh century, God delivered a new revelation to his prophet Muhammad, who established the correct, nondistorted relation to human nature that had always eluded the Christians. Muhammad dictated a strict new legal code, which put religion once more at ease in the physical world, except in a better way than ever before. Muhammad's prophecies, in the Koran, instructed man to be God's ''vice regent'' on earth -- to take charge of the physical world, and not simply to see it as something alien to spirituality or as a way station on the road to a Christian afterlife. Muslim scientists in the Middle Ages took this instruction seriously and went about inquiring into the nature of physical reality. And, in the Islamic universities of Andalusia and the East, the Muslim scientists, deepening their inquiry, hit upon the inductive or scientific method -- which opened the door to all further scientific and technological progress. In this and many other ways, Islam seized the leadership of mankind. Unfortunately, the Muslims came under attack from Crusaders, Mongols and other enemies. And, because the Muslims proved not faithful enough to Muhammad's revelations, they were unable to fend off these attacks. They were unable to capitalize on their brilliant discovery of the scientific method. The Muslim discoveries were exported instead into Christian Europe. And there, in Europe in the 16th century, Islam's scientific method began to generate results, and modern science emerged. But Christianity, with its insistence on putting the physical world and the spiritual world in different corners, could not cope with scientific progress. And so Christianity's inability to acknowledge or respect the physical quality of daily life spread into the realm of culture and shaped society's attitude toward science. As Qutb saw it, Europeans, under Christianity's influence, began to picture God on one side and science on the other. Religion over here; intellectual inquiry over there. On one side, the natural human yearning for God and for a divinely ordered life; on the other side, the natural human desire for knowledge of the physical universe. The church against science; the scientists against the church. Everything that Islam knew to be one, the Christian Church divided into two. And, under these terrible pressures, the European mind split finally asunder. The break became total. Christianity, over here; atheism, over there. It was the fateful divorce between the sacred and the secular. Europe's scientific and technical achievements allowed the Europeans to dominate the world. And the Europeans inflicted their ''hideous schizophrenia'' on peoples and cultures in every corner of the globe. That was the origin of modern misery -- the anxiety in contemporary society, the sense of drift, the purposelessness, the craving for false pleasures. The crisis of modern life was felt by every thinking person in the Christian West. But then again, Europe's leadership of mankind inflicted that crisis on every thinking person in the Muslim world as well. Here Qutb was on to something original. The Christians of the West underwent the crisis of modern life as a consequence, he thought, of their own theological tradition -- a result of nearly 2,000 years of ecclesiastical error. But in Qutb's account, the Muslims had to undergo that same experience because it had been imposed on them by Christians from abroad, which could only make the experience doubly painful -- an alienation that was also a humiliation. That was Qutb's analysis. In writing about modern life, he put his finger on something that every thinking person can recognize, if only vaguely -- the feeling that human nature and modern life are somehow at odds. But Qutb evoked this feeling in a specifically Muslim fashion. It is easy to imagine that, in expounding on these themes back in the 1950's and 60's, Qutb had already identified the kind of personal agony that Mohamed Atta and the suicide warriors of Sept. 11 must have experienced in our own time. It was the agony of inhabiting a modern world of liberal ideas and achievements while feeling that true life exists somewhere else. It was the agony of walking down a modern sidewalk while dreaming of a different universe altogether, located in the Koranic past -- the agony of being pulled this way and that. The present, the past. The secular, the sacred. The freely chosen, the religiously mandated -- a life of confusion unto madness brought on, Qutb ventured, by Christian error. Sitting in a wretched Egyptian prison, surrounded by criminals and composing his Koranic commentaries with Nasser's speeches blaring in the background on the infuriating tape recorder, Qutb knew whom to blame. He blamed the early Christians. He blamed Christianity's modern legacy, which was the liberal idea that religion should stay in one corner and secular life in another corner. He blamed the Jews. In his interpretation, the Jews had shown themselves to be eternally ungrateful to God. Early in their history, during their Egyptian captivity (Qutb thought he knew a thing or two about Egyptian captivity), the Jews acquired a slavish character, he believed. As a result they became craven and unprincipled when powerless, and vicious and arrogant when powerful. And these traits were eternal. The Jews occupy huge portions of Qutb's Koranic commentary -- their perfidy, greed, hatefulness, diabolical impulses, never-ending conspiracies and plots against Muhammad and Islam. Qutb was relentless on these themes. He looked on Zionism as part of the eternal campaign by the Jews to destroy Islam. And Qutb blamed one other party. He blamed the Muslims who had gone along with Christianity's errors -- the treacherous Muslims who had inflicted Christianity's ''schizophrenia'' on the world of Islam. And, because he was willing to blame, Qutb was able to recommend a course of action too -- a revolutionary program that was going to relieve the psychological pressure of modern life and was going to put man at ease with the natural world and with God. Qutb's analysis was soulful and heartfelt. It was a theological analysis, but in its cultural emphases, it reflected the style of 20th-century philosophy. The analysis asked some genuinely perplexing questions -- about the division between mind and body in Western thought; about the difficulties in striking a balance between sensual experience and spiritual elevation; about the steely impersonality of modern power and technological innovation; about social injustice. But, though Qutb plainly followed some main trends of 20th-century Western social criticism and philosophy, he poured his ideas through a filter of Koranic commentary, and the filter gave his commentary a grainy new texture, authentically Muslim, which allowed him to make a series of points that no Western thinker was likely to propose. One of those points had to do with women's role in society -- and these passages in his writings have been misinterpreted, I think, in some of the Western commentaries on Qutb. His attitude was prudish in the extreme, judged from a Western perspective of today. But prudishness was not his motivation. He understood quite clearly that, in a liberal society, women were free to consult their own hearts and to pursue careers in quest of material wealth. But from his point of view, this could only mean that women had shucked their responsibility to shape the human character, through child-rearing. The Western notion of women's freedom could only mean that God and the natural order of life had been set aside in favor of a belief in other sources of authority, like one's own heart. But what did it mean to recognize the existence of more than one source of authority? It meant paganism -- a backward step, into the heathen primitivism of the past. It meant life without reference to God -- a life with no prospect of being satisfactory or fulfilling. And why had the liberal societies of the West lost sight of the natural harmony of gender roles and of women's place in the family and the home? This was because of the ''hideous schizophrenia'' of modern life -- the Western outlook that led people to picture God's domain in one place and the ordinary business of daily life in some other place. Qutb wrote bitterly about European imperialism, which he regarded as nothing more than a continuation of the medieval Crusades against Islam. He denounced American foreign policy. He complained about America's decision in the time of Harry Truman to support the Zionists, a strange decision that he attributed, in part, to America's loss of moral values. But I must point out that, in Qutb's writings, at least in the many volumes that I have read, the complaints about American policy are relatively few and fleeting. International politics was simply not his main concern. Sometimes he complained about the hypocrisy in America's endless boasts about freedom and democracy. He mentioned America's extermination of its Indian population. He noted the racial prejudice against blacks. But those were not Qutb's themes, finally. American hypocrisy exercised him, but only slightly. His deepest quarrel was not with America's failure to uphold its principles. His quarrel was with the principles. He opposed the United States because it was a liberal society, not because the United States failed to be a liberal society. The truly dangerous element in American life, in his estimation, was not capitalism or foreign policy or racism or the unfortunate cult of women's independence. The truly dangerous element lay in America's separation of church and state -- the modern political legacy of Christianity's ancient division between the sacred and the secular. This was not a political criticism. This was theological -- though Qutb, or perhaps his translators, preferred the word ''ideological.'' The conflict between the Western liberal countries and the world of Islam, he explained, ''remains in essence one of ideology, although over the years it has appeared in various guises and has grown more sophisticated and, at times, more insidious.'' The sophisticated and insidious disguises tended to be worldly -- a camouflage that was intended to make the conflict appear to be economic, political or military, and that was intended to make Muslims like himself who insisted on speaking about religion appear to be, in his words, ''fanatics'' and ''backward people.'' ''But in reality,'' he explained, ''the confrontation is not over control of territory or economic resources, or for military domination. If we believed that, we would play into our enemies' hands and would have no one but ourselves to blame for the consequences.'' The true confrontation, the deepest confrontation of all, was over Islam and nothing but Islam. Religion was the issue. Qutb could hardly be clearer on this topic. The confrontation arose from the effort by Crusaders and world Zionism to annihilate Islam. The Crusaders and Zionists knew that Christianity and Judaism were inferior to Islam and had led to lives of misery. They needed to annihilate Islam in order to rescue their own doctrines from extinction. And so the Crusaders and Zionists went on the attack. But this attack was not, at bottom, military. At least Qutb did not devote his energies to warning against such a danger. Nor did he spend much time worrying about the ins and outs of Israel's struggle with the Palestinians. Border disputes did not concern him. He was focused on something cosmically larger. He worried, instead, that people with liberal ideas were mounting a gigantic campaign against Islam -- ''an effort to confine Islam to the emotional and ritual circles, and to bar it from participating in the activity of life, and to check its complete predominance over every human secular activity, a pre-eminence it earns by virtue of its nature and function.'' He trembled with rage at that effort. And he cited good historical evidence for his trembling rage. Turkey, an authentic Muslim country, had embraced secular ideas back in 1924. Turkey's revolutionary leader at that time, Kemal Ataturk, abolished the institutional remnants of the ancient caliphate -- the caliphate that Qutb so fervently wanted to resurrect. The Turks in this fashion had tried to abolish the very idea and memory of an Islamic state. Qutb worried that, if secular reformers in other Muslim countries had any success, Islam was going to be pushed into a corner, separate from the state. True Islam was going to end up as partial Islam. But partial Islam, in his view, did not exist. The secular reformers were already at work, throughout the Muslim world. They were mounting their offensive -- ''a final offensive which is actually taking place now in all the Muslim countries. . . . It is an effort to exterminate this religion as even a basic creed and to replace it with secular conceptions having their own implications, values, institutions and organizations.'' ''To exterminate'' -- that was Qutb's phrase. Hysteria cried out from every syllable. But he did not want to be hysterical. He wanted to respond. How? That one question dominated Qutb's life. It was a theological question, and he answered it with his volumes on the Koran. But he intended his theology to be practical too -- to offer a revolutionary program to save mankind. The first step was to open people's eyes. He wanted Muslims to recognize the nature of the danger -- to recognize that Islam had come under assault from outside the Muslim world and also from inside the Muslim world. The assault from outside was led by Crusaders and world Zionism (though sometimes he also mentioned Communism). But the assault from inside was conducted by Muslims themselves -- that is, by people who called themselves Muslims but who polluted the Muslim world with incompatible ideas derived from elsewhere. These several enemies, internal and external, the false Muslims together with the Crusaders and Zionists, ruled the earth. But Qutb considered that Islam's strength was, even so, huger yet. ''We are certain,'' he wrote, ''that this religion of Islam is so intrinsically genuine, so colossal and deeply rooted that all such efforts and brutal concussions will avail nothing.'' Islam's apparent weakness was mere appearance. Islam's true champions seemed to be few, but numbers meant nothing. The few had to gather themselves together into what Qutb in ''Milestones'' called a vanguard -- a term that he must have borrowed from Lenin, though Qutb had in mind a tiny group animated by the spirit of Muhammad and his Companions from the dawn of Islam. This vanguard of true Muslims was going to undertake the renovation of Islam and of civilization all over the world. The vanguard was going to turn against the false Muslims and ''hypocrites'' and do as Muhammad had done, which was to found a new state, based on the Koran. And from there, the vanguard was going to resurrect the caliphate and take Islam to all the world, just as Muhammad had done. Qutb's vanguard was going to reinstate shariah, the Muslim code, as the legal code for all of society. Shariah implied some fairly severe rules. Qutb cited the Koran on the punishments for killing or wounding: ''a life for a life, an eye for an eye, a nose for a nose, an ear for an ear.'' Fornication, too, was a serious crime because, in his words, ''it involves an attack on honor and a contempt for sanctity and an encouragement of profligacy in society.'' Shariah specified the punishments here as well. ''The penalty for this must be severe; for married men and women it is stoning to death; for unmarried men and women it is flogging, a hundred lashes, which in cases is fatal.'' False accusations were likewise serious. ''A punishment of 80 lashes is fixed for those who falsely accuse chaste women.'' As for those who threaten the general security of society, their punishment is to be put to death, to be crucified, to have their hands and feet cut off, or to be banished from the country.'' But Qutb refused to regard these punishments as barbarous or primitive. Shariah, in his view, meant liberation. Other societies, drawing on non-Koranic principles, forced people to obey haughty masters and man-made law. Those other societies forced people to worship their own rulers and to do as the rulers said -- even if the rulers were democratically chosen. Under shariah, no one was going to be forced to obey mere humans. Shariah, in Qutb's view, meant ''the abolition of man-made laws.'' In the resurrected caliphate, every person was going to be ''free from servitude to others.'' The true Islamic system meant ''the complete and true freedom of every person and the full dignity of every individual of the society. On the other hand, in a society in which some people are lords who legislate and some others are slaves who obey, then there is no freedom in the real sense, nor dignity for each and every individual.'' He insisted that shariah meant freedom of conscience -- though freedom of conscience, in his interpretation, meant freedom from false doctrines that failed to recognize God, freedom from the modern schizophrenia. Shariah, in a word, was utopia for Sayyid Qutb. It was perfection. It was the natural order in the universal. It was freedom, justice, humanity and divinity in a single system. It was a vision as grand or grander than Communism or any of the other totalitarian doctrines of the 20th century. It was, in his words, ''the total liberation of man from enslavement by others.'' It was an impossible vision -- a vision that was plainly going to require a total dictatorship in order to enforce: a vision that, by claiming not to rely on man-made laws, was going to have to rely, instead, on theocrats, who would interpret God's laws to the masses. The most extreme despotism was all too visible in Qutb's revolutionary program. That much should have been obvious to anyone who knew the history of the other grand totalitarian revolutionary projects of the 20th century, the projects of the Nazis, the Fascists and the Communists. Still, for Qutb, utopia was not the main thing. Utopia was for the future, and Qutb was not a dreamer. Islam, in his interpretation, was a way of life. He wanted his Muslim vanguard to live according to pious Islamic principles in the here and now. He wanted the vanguard to observe the rules of Muslim charity and all the other rules of daily life. He wanted the true Muslims to engage in a lifelong study of the Koran -- the lifelong study that his own gigantic commentary was designed to enhance. But most of all, he wanted his vanguard to accept the obligations of ''jihad,'' which is to say, the struggle for Islam. And what would that mean, to engage in jihad in the present and not just in the sci-fi utopian future? Qutb began Volume 1 of ''In the Shade of the Qur'an'' by saying: ''To live 'in the shade of the Qur'an' is a great blessing which can only be fully appreciated by those who experience it. It is a rich experience that gives meaning to life and makes it worth living. I am deeply thankful to God Almighty for blessing me with this uplifting experience for a considerable time, which was the happiest and most fruitful period of my life -- a privilege for which I am eternally grateful.'' He does not identify that happy and fruitful period of his life -- a period that lasted, as he says, a considerable time. Perhaps his brother and other intimates would have known exactly what he had in mind -- some very pleasant period, conceivably the childhood years when he was memorizing the Koran. But an ordinary reader who picks up Qutb's books can only imagine that he was writing about his years of torture and prison. One of his Indian publishers has highlighted this point in a remarkably gruesome manner by attaching an unsigned preface to a 1998 edition of ''Milestones.'' The preface declares: ''The ultimate price for working to please God Almighty and to propagate his ways in this world is often one's own life. The author'' -- Qutb, that is -- ''tried to do it; he paid for it with his life. If you and I try to do it, there is every likelihood we will be called upon to do the same. But for those who truly believe in God, what other choice is there?'' You are meant to suppose that a true reader of Sayyid Qutb is someone who, in the degree that he properly digests Qutb's message, will act on what has been digested. And action may well bring on a martyr's death. To read is to glide forward toward death; and gliding toward death means you have understood what you are reading. Qutb's writings do vibrate to that morbid tone -- not always, but sometimes. The work that he left behind, his Koranic commentary, is vast, vividly written, wise, broad, indignant, sometimes demented, bristly with hatred, medieval, modern, tolerant, intolerant, paranoid, cruel, urgent, cranky, tranquil, grave, poetic, learned and analytic. Sometimes it is moving. It is a work large and solid enough to create its own shade, where Qutb's vanguard and other readers could repose and turn his pages, as he advised the students of the Koran to do, in the earnest spirit of loyal soldiers reading their daily bulletin. But there is, in this commentary, something otherworldly too -- an atmosphere of death. At the very least, it is impossible to read the work without remembering that, in 1966, Qutb, in the phrase of one of his biographers, ''kissed the gallows.'' Martyrdom was among his themes. He discusses passages in the Koran's sura ''The Cow,'' and he explains that death as a martyr is nothing to fear. Yes, some people will have to be sacrificed. ''Those who risk their lives and go out to fight, and who are prepared to lay down their lives for the cause of God are honorable people, pure of heart and blessed of soul. But the great surprise is that those among them who are killed in the struggle must not be considered or described as dead. They continue to live, as God Himself clearly states.'' Qutb wrote: ''To all intents and purposes, those people may very well appear lifeless, but life and death are not judged by superficial physical means alone. Life is chiefly characterized by activity, growth and persistence, while death is a state of total loss of function, of complete inertia and lifelessness. But the death of those who are killed for the cause of God gives more impetus to the cause, which continues to thrive on their blood. Their influence on those they leave behind also grows and spreads. Thus after their death they remain an active force in shaping the life of their community and giving it direction. It is in this sense that such people, having sacrificed their lives for the sake of God, retain their active existence in everyday life. . . . ''There is no real sense of loss in their death, since they continue to live.'' And so it was with Sayyid Qutb. In the period before his final arrest and execution, diplomats from Iraq and Libya offered him the chance to flee to safety in their countries. But he declined to go, on the ground that 3,000 young men and women in Egypt were his followers, and he did not want to undo a lifetime of teaching by refusing to give those 3,000 people an example of true martyrdom. And, in fact, some of those followers went on to form the Egyptian terrorist movement in the next decade, the 1970's -- the groups that massacred tourists and Coptic Christians and that assassinated Egypt's president, Anwar Sadat, after he made peace with Israel; the groups that, in still later years, ended up merging with bin Laden's group and supplying Al Qaeda with its fundamental doctrines. The people in those groups were not stupid or lacking in education. On the contrary, we keep learning how well educated these people are, how many of them come from the upper class, how wealthy they are. And there is no reason for us to be surprised. These people are in possession of a powerful philosophy, which is Sayyid Qutb's. They are in possession of a gigantic work of literature, which is his ''In the Shade of the Qur'an.'' These people feel that, by consulting their own doctrines, they can explain the unhappiness of the world. They feel that, with an intense study of the Koran, as directed by Qutb and his fellow thinkers, they can make sense of thousands of years of theological error. They feel that, in Qutb's notion of shariah, they command the principles of a perfect society. These people believe that, in the entire world, they alone are preserving Islam from extinction. They feel they are benefiting the world, even if they are committing random massacres. They are certainly not worried about death. Qutb gave these people a reason to yearn for death. Wisdom, piety, death and immortality are, in his vision of the world, the same. For a pious life is a life of struggle or jihad for Islam, and struggle means martyrdom. We may think: those are creepy ideas. And yes, the ideas are creepy. But there is, in Qutb's presentation, a weird allure in those ideas. It would be nice to think that, in the war against terror, our side, too, speaks of deep philosophical ideas -- it would be nice to think that someone is arguing with the terrorists and with the readers of Sayyid Qutb. But here I have my worries. The followers of Qutb speak, in their wild fashion, of enormous human problems, and they urge one another to death and to murder. But the enemies of these people speak of what? The political leaders speak of United Nations resolutions, of unilateralism, of multilateralism, of weapons inspectors, of coercion and noncoercion. This is no answer to the terrorists. The terrorists speak insanely of deep things. The antiterrorists had better speak sanely of equally deep things. Presidents will not do this. Presidents will dispatch armies, or decline to dispatch armies, for better and for worse. But who will speak of the sacred and the secular, of the physical world and the spiritual world? Who will defend liberal ideas against the enemies of liberal ideas? Who will defend liberal principles in spite of liberal society's every failure? President George W. Bush, in his speech to Congress a few days after the Sept. 11, 2001, attacks, announced that he was going to wage a war of ideas. He has done no such thing. He is not the man for that. Philosophers and religious leaders will have to do this on their own. Are they doing so? Armies are in motion, but are the philosophers and religious leaders, the liberal thinkers, likewise in motion? There is something to worry about here, an aspect of the war that liberal society seems to have trouble understanding -- one more worry, on top of all the others, and possibly the greatest worry of all.

ENI da un segnale di grafico - gz  

  By: GZ on Martedì 20 Maggio 2003 12:59

i fondamentali di ENI sono che la stima media di First Call, usando la quotazione in dollari a NY che vedo su bridge, è di 11 volte gli utili, che non è nè alto nè basso, ^ENI#^ è valutata sempre "giusta" perchè è il titolo più osservato d'europa Eni è come il fib30, tutti i fondi del mondo la trattano, tutte le gestioni la tengono in portafoglio dalla cina al canada, ci sono arbitraggi di tutti i generi su Eni con tutti altri titoli, c'è gente che ci fa il trading con derivati come se fosse un future ^Permasteelisa#^ è un titolo che piace molto ai piccoli trader italiani privati, nessuno la segue fuori d'italia, anche i fondi pochissimo ed è 4 volte più rischioso di uno come Eni, difficile fare confronti. D'altronde se vuoi trovare titoli veramente sottovalutati devono avere avuto dei problemi e essere poco seguiti dalle istituzioni Comunque parlando di ENI che non seguo mai adesso in effetti mi sono accorto che è interessante, ha chiuso un triangolo perfetto su base settimanale qui

sembra il Nasdaq ma è il Bund - gz  

  By: GZ on Martedì 20 Maggio 2003 02:02

E' dal 1992 (in realtà dagli anni '80) che sale sempre e ora sta per sfondare in su il grafico mensile Sembra il Nasdaq dei bei tempi, ma è il ^Bund#^ Indica recessione o deflazione: secondo il WSJ di stamattina Merril Lynch ha calcolato che il rialzo dell'euro degli ultimi mesi equivale a un rialzo di 2 punti percentuali dei tassi di interesse per l'europa Di riflesso ora i tassi di interesse dovrebbero scendere di altrettanto e il mercato su questa idea compra il ^Bund#^ alla disperata "... The euro's strengthening since November was the equivalent of an interest-rate increase of nearly two percentage points, which more than offset the 0.75-point cut in the European Central Bank's benchmark rate since then, according to Merrill Lynch. At a time when many economists and policy makers feel the ECB hasn't cut enough, the rise of the euro has meant that interest rates are in effect higher now than six months ago...."

considerare i dividendi nelle performance - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 16:04

---- Post di masfuli 19 Maggio 11:48 ------ Vendo Marzotto a 5.71 e Campari a 30.51 Se è possibile considerare che Marzotto ha staccato oggi un dividendo di 0.32 euro e Campari di 0.88 euro... -------------------------------------------------- Teniamo molto a che le posizioni suggerite e i rendimenti che sono visibili sia nel forum che nei portafogli a pagamento siano realistiche. Ci sono due costi e un incasso che rendono una raccomandazione virtuale di azioni diversa da quella reale, dell'estratto conto finale della banca: DA SOMMARE: i) gli eventuali stacchi di DIVIDENDI, che ora pesano più di tre anni fa perchè molti titoli pagano più del 4% in media. Ci sono titoli come Enel o pirellina o molte popolari che ex-dividendo mostrano un -5% di performance che non è vero, perchè hai incassato il dividendo del 5%. Il listino italiano mi sembri sia sul 3.4% per cui se tieni dei titoli per 12 mesi alla performance dovresti aggiungere un +3% abbondante di dividendi in media. Ma poi ci sono DA SOTTRARRE: ii) LO "SLITTAMENTO", cioè la differenza tra prezzo effettivo a cui è possibile comprare il numero di pezzi indicato, problema meno rilevante se si tratta di Stm dove la differenza tra denaro e lettera è minima, maggiore per Campari e drammatico per Pagnossin o Loca o Trevi o Aisoftware iii) il costo della COMMISSIONE (rilevante solo se si fanno moltre transazioni) Nei portafogli che suggerisco, dato che sono in una certa % sempre investiti tutto l'anno, assumo che un +2 o +3% di dividendi annui incassati parreggi i costi dello "slittamento" e "commissioni". E' un assunzione che semplifica il conteggio della performance e su un anno o due e 40 o 50 operazioni di borsa è realistica PER DIFETTO (cioè il rendimento reale è maggiore alla fine). Possiamo fare un eccezione se si tratta di differenze del 6 o 7% e su solo 4 o 5 titoli, quindi un portafoglio esplicitamente di lungo periodo, basato su pochi titoli e poche transazioni e centrato sui dividendi. In ogni altro caso preferiamo per semplificare senza perdere di realismo mantenere questa assunzione: " in media su 50 operazioni i costi di slittamento dell'esecuzione e delle commissioni si pareggiano con gli incassi dei dividendi". In questo modo le % di rendimento mostrate alla fine sono realistiche. E' lo stesso sistema che usiamo da tre anni anche per calcolare le performance di tutti i nostti portafogli: forse penalizza rispetto a fare il calcolo esatto di tutto, ma cerchiamo soprattutto di non esagerare le performance "virtuali"

Che cossa è successo a Toll Brothers ? - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 15:49

Che cosa è successo ai titoli del settore immobiliare, anzi per essere precisi delle società che costruiscono case in america come ^Toll#^ Brothers, che avevo suggerito qui nel forum in marzo ? Su titoli come Toll e Beazer Homes c'era una situazione in cui i titoli venduti scoperti erano, per Beazer ad esempio, 4 milioni di pezzi su 20 milioni di pezzi di flottante totale. Perchè tutti dicevano che c'era la "Bolla speculativa dell'immobiliare". I ribassisti su Toll e gli altri titoli immobiliari sono stati finora sbudellati. Il settore immobiliare è stato beneficiario dell'esplosione della liquidità. Il calo generale dei tassi di interesse e il boom delle emissioni obbligazionarie "junk", delle aziende in difficoltà e dei paesi emergenti e dei rifinanziamenti dei mutui immobiliari li ha fatti esplodere come se fossero dei titoli tecnologici degli anni '90. Succedono sempre cose imprevedibili in borsa.

Che cossa è successo a Toll Brothers ? - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 15:48

INDEBITAMENTO - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 13:58

Sembra che "...nel 2002 l'intero mercato italiano delle carte revolving sia aumentato del 25% (a valore erogato) sul 2001....". Sono forme di finanziamento alternative allo scoperto di conto, costano il 20% annuale. I tassi sui Btp sono al 4%, quelli sui Bot sul 2.5%, il conto corrente non paga le spese, molti paesi emergenti pagano meno del 6%, la russia paga meno dell'8%, ma c'è ora un boom dell'indebitamento in Italia sia come mutui immobiliari che in queste forme di indebitamento a breve per il consumo che costano il 20%. ------------------------------------------------------------------------ SERVIZI Conviene rimborsare a rate con la «credit card» invece di finire in «rosso» in banca. Per una spesa di 2.000 se ne sborsano 2.400 Indebitarsi? La carta costa meno E' come un serbatoio di benzina, spiegano gli addetti ai lavori: fai il pieno, cammini, finisci la benzina, rifai il pieno, cammini di nuovo. E' la carta di credito revolving, a rate. L'ultimo strumento finanziario per offrire finanziamenti a tetto fisso: in genere da 3 mila a 5 mila euro. Funziona così. La società che emette la carta valuta la capacità di spesa del cliente e gli carica sulla carta una certa somma: il «pieno», poniamo 2 mila euro. Il cliente usa questa somma per acquistare quello che gli piace - un televisore o un capo d’abbigliamento, ad esempio - e la restituisce un tanto al mese, riempiendo di nuovo il serbatoio. «E' una linea di credito ricaricabile: consumo, ripago, ricarico», spiega Giglio Del Borgo , direttore generale Italia di American Express , che in due anni e mezzo ha collocato 146 mila carte revolving Blu. E sottolinea come nel 2002 l'intero mercato italiano delle carte revolving sia aumentato del 25% (a valore erogato) sul 2001. «Nei prossimi quattro anni - prevede - i tassi resteranno questi». Tanto che anche banche come Intesa e Unicredit hanno lanciato, da quest'anno, la propria revolving card: Clessidra e Clarima. «E' un mercato dal quale le banche non possono più restare fuori - commenta Adriana Saitta , responsabile del segmento famiglie di Banca Intesa -. Soddisfa esigenze sia di credito sia di pagamento, a cui non rispondono né i prestiti personali né i fidi bancari.». Ma quanto costa, in concreto, accendere un prestito con una di queste carte? E, soprattutto: è vero che costa meno indebitarsi con una carta revolving piuttosto che andare in rosso con il conto corrente, come dichiarava il 17 febbraio al Corriere Economia Stefano Caselli, economista in Sda Bocconi? Risposta: andare a debito con una carta revolving costa. Più che indebitarsi in Posta. Ma sempre meno che andare in rosso in banca. Gianni Colangelo è il perito dell'Adusbef che ha elaborato i dati per Corriere Economia , su un caso limite, scelto per omogeneità di confronto con i calcoli analoghi già fatti per le banche e per la Posta (pubblicati il 10 e il 24 febbraio): 2 mila euro di fido, spesi all'inizio del mese e restituiti in 10 rate, con una carta revolving appoggiata su un conto corrente movimentato al minimo (sei operazioni al mese, accredito dello stipendio, prelievo dello stipendio, addebito della rata della carta, pagamento della rata, due operazioni Bancomat, presso la propria e un'altra banca). Ebbene, in questo caso per i 2 mila euro avuti in prestito se ne restituiscono alla fine 2.402 (media fra otto emittenti di carte revolving): il 20,1% in più, in 10 mesi. E' un valore che corrisponde a un Teg medio del 51,61% (il Teg è il tasso effettivo globale, calcolato considerando tutti i costi in funzione del tempo, misura quanto la banca ti permette di usare i soldi che ti ha prestato). E' quasi il doppio rispetto al Teg del 26,65% maturato dallo stesso finanziamento al Conto Banco Posta. Ma è anche meno, fatte le debite differenze (lo scoperto di conto non è un finanziamento a rate), rispetto al Teg del 67,32% (media di otto banche) che sviluppa un analogo «rosso» su un conto corrente bancario standard, con cifre restituite che, nella nostra inchiesta di febbraio, sfioravano i 4 mila euro. Perché? Con la carta revolving non si paga la commissione di massimo scoperto. E non si innesca la spirale degli interessi sugli interessi. Il calcolo riguarda le carte a rate più diffuse di otto emittenti: CartaSi Finanziamento, Aci Charta Diners, Carta Blu American Express, Findomestic Carta Aura (leader nel rateale), Finemiro Eden Mastercard (gruppo Sanpaolo Imi), Agos Itafinco Carta Attiva (gruppo Intesa), Unicredit Banca Clarima, Banca Intesa Clessidra. Un totale di almeno 3 milioni e mezzo di carte, con canone annuale che varia fra zero (Intesa, Findomestic, Finemiro, Agos) e 87,80 euro (Diners). Nel conteggio sono stati considerati sia i costi della carta sia quelli del conto d'appoggio ed è stato scelto il rimborso a tempo (10 mesi) e con conto corrente anziché quello della rata minima mensile (variabile fra i 50 euro e il 5% del debito) e con bollettino postale. Il risultato? Vincono la palma della convenienza CartaSi Finanziamento per il costo effettivo di restituzione (2.308,62 euro per i 2 mila euro prestati) e Finemiro Eden Mastercard per il Teg (43,42%). «Vuol dire - spiega Colangelo - che con CartaSi si restituisce meno in assoluto, ma con Finemiro Eden si può sfruttare per più tempo il denaro prestato, perché le rate alte sono concentrate negli ultimi mesi». Ultima, sia per Teg (65,85%) sia per cifra rimborsata (2.800,43 euro), è invece Aci Charta Diners (che applica la rata fissa e diluisce il rimborso su 28 mesi). «I costi sono elevati - commenta Colangelo - ed è curioso che una carta legata al conto corrente, com'è nella maggioranza dei casi, aggiunga le spese del conto alle proprie. Ma, a differenza dello scoperto di conto, qui c'è la certezza del costo. Interessi e capitale sono ben distinti». Per Alessandro Benedetti di Findomestic , «Il punto di forza di queste carte è l'assenza di burocrazia, la libertà. Ottenere un prestito è facilissimo, non devo fare una trafila di domande come in banca». Perciò piacciono ai clienti. Ma anche alle banche. Che vedono il nuovo business in una rata perenne, che cercheranno di non far finire mai. «La carta revolving fidelizza il cliente, offrendogli una riserva di denaro sempre disponibile», ammette Mirko Perelli di Agos . «Genera redditività, perché gestisce un prestito», dice Giampiero Meloni di Finemiro . E Francesco Sortino , direttore generale di Diner's Club Europe : «La maturazione degli interessi è un elemento in più nella catena del valore della carta: canone e commissione degli esercenti. Può diventare remunerativa». Attenzione, dunque: usate pure le revolving. Ma fare troppe volte il pieno può costare caro.

I suggerimenti del forum per autore! - gz  

  By: GZ on Lunedì 19 Maggio 2003 00:49

.... e quello che trovate sono le posizioni suggerite da chi partecipa al forum, sia aperte che chiuse, riassunte e SUDDIVISE ORA PER AUTORE (presto sarà possibile vedere anche i saldi in tempo reale cumulativi e poi anche i commenti dell'autore collegati alle sue posizioni.) Guardando i risultati così riassunti se ne vedono di molto buoni e anche alcuni autori che hanno battuto in modo deciso e sistematico i mercati (ognuno ora può fare i confronti se vuole facilmente). Ci sono dozzine di esperti che scrivono centinaia di analisi in giro, ma faticate a trovare un archivio e dei risultati aggiornati in modo ordinato che consentono di vedere cosa succede poi veramente nel tempo alle belle analisi. Qui lo trovate e come vedete sono cose utili anche in tempi difficili. Soprattutto qui abbiamo raccomandazioni su TUTTI I MERCATI, con prezzi e percentuali aggiornati di titoli italiani, europei, americani, futures, materie prime, cambi (e anche call e put sugli indici). Questi "portafogli" restano qui in bella vista tutto il giorno con perdite e guadagni dando una "lista della spesa" per chi cerchi titoli che non siano le solite Stm, Capitalia, Olivetti, Intel, Nokia. Se girate sugli altri siti italiani dubito che troviate suggerimenti (azzeccati) ad esempio sui titoli SMALL CAP ESTERI come quelli che vedete qui. Inoltre potete anche fare riferimento agli archivi del forum per trovare i commenti sui titoli e usare i link che abbiamo predisposto e trovate cliccando sul simbolo qui di fianco. Conclusione: se guardate i numeri ci sono dei risultati migliori di quelli di molti fondi e servizi a pagamento qui di fianco, specialmente sulle SMALL CAP(che sono il settore buono quest'anno) e li potete controllare e discutere tutti i giorni.

Tassi e Tasse - gz  

  By: GZ on Domenica 18 Maggio 2003 18:26

A proposito della discussione che si è avuta qui sul forum questa settimana sui governi di sinistra e di destra, bianchi, neri, azzurri e rossi e il loro impatto sull'economia. Al G8 ieri se leggete i giornali vedete che si ci comincia a preoccupare del fatto che già tre economie europee, la tedesca, l'olandese e ora anche l'italiana sono sull'orlo della recessione. Per l'economia germanica siamo al secondo trimestre in cui il PIL cala per cui è ufficialmente in recessione. Per cui il ^Bund#^ è diventato ora quello che era il Nasdaq nel 1999 e sta salendo nella stratosfera. Solo l'Inghilterra si salva mantenendosi sul +2% di crescita e con dati recenti di spesa per consumo robusti. Il Canada poi in particolare è la star con il suo premier intervistato da tutti per sapere come abbia fatto (la banca centrale del canada ha AUMENTATO i tassi, unico caso al mondo assieme all'australia) e infatti il suo dollaro è la valuta migliore del mondo quest'anno (e qui astutamente a inizio anno chi scrive ha detto di puntare tutto sul ^dollaro canadese#^). Qual'è la causa della stagnazione ? Non certo i tassi di interesse, che se li abbassano danno sollievo, ma solo monentaneo. Ma ovviamente anche ieri politici "spronavano" le banche centrali (a tagliarli) perchè è la cosa più facile e che non toglie voti. TASSE E REGOLAMENTAZIONI invece sono la causa, tasse e regolamentazioni che si sono accumulate per anni e anni e continuano a crescere fino a soffocare imprese e consumatori. ------------------------------------------------------------------ G8: MER, BANCHE CENTRALI AGISCANO PER SPRONARE ECONOMIA (ANSA-BLOOMBERG) - DEAUVILLE, 17 MAG - ''E' ora che le banche centrali agiscano per rilanciare l'economia''. Questo l'invito lanciato dal G8 di Deauville, in Normandia, dal ministro delle Finanze francese, Francis Mer. ''L'inflazione e' ormai ampiamente alle nostre spalle e, per ora, - ha detto Mer - non esiste alcuno spettro di deflazione''. L' inflazione - ha cosi' spiegato il ministro francese - non e' piu' una barriera per la politica monetaria. Il compito di spronare la ripresa spetta dunque agli istituti centrali. Da parte loro, i governi dei paesi industrializzati continueranno a monitorare da vicino l'andamento delle valute e collaboreranno in materia monetaria..... ------------------------------------------------------------------ ------------------------------------------------------------------ FISCO: STOP IRPEF COMUNALE NON FRENA INCASSI,+65% IN 3 MESI IMPOSTE LOCALI AUMENTATE DEL 19% TRA GENNAIO E MARZO 2003 (ANSA) - ROMA, 18 MAG - Il congelamento alle aliquote delle addizionali comunali e regionali, deciso con l' ultima finanziaria, non e' riuscito a frenare l' aumento del prelievo tributario da parte degli enti locali. Nei primi tre mesi del 2003 gli incassi dell' Irpef comunale sono aumentati del 65,2%, quelli dell' addizionale regionale del 13,8% e quelli dell' Irap del 17,9%. Nel complesso il prelievo fiscale dovuto a queste tre sole imposte locali e' aumentato del 19% dando, in soli tre mesi, un maggior gettito di 595 milioni di euro. E' quanto emerge da alcuni dati elaborati dal ministero dell' Economia che ha avviato un primo monitoraggio anche sul gettito tributario degli enti territoriali e locali. ------------------------------------------------------------ 14 May 13:29 -- GZ mah...i dati sono quasi tutto in economia e in borsa e anche la politica è fatta di progetti di legge finanziati con tot tasse che spendono tot soldi solo che di dati ce ne sono tanti e vanno confrontati e verificati con calma, quelli che lei cita sono solo una parte, mancano ad es i tributi locali la pressione fiscale è aumentata anche con Craxi, con Andreotti, con Moro buonanima, con La Malfa, poi con Amato e Ciampi c'è stata una stretta ulteriore ( la benzina! per entrare in europa! ) con Visco e D'Alema hanno premuto di più sulle imprese medio-piccole ad esempio, con Berlusconi hanno alleggerito qualcosa a livello centrale, ma avendo dato qualche potere in più a livello locale hanno lasciato che i comuni si scatenassero e alzassero tutte le loro gabelle --------------------------------------

è come andare dal dentista - gz  

  By: GZ on Venerdì 16 Maggio 2003 20:27

Scherzo perchè sono sempre le stesse cose sui "sistemi", ma se clicca qui di fianco sotto "Cerca un Post" - per autore e argomento - trova diversi commenti e esperimenti di trading systems discussi negli ultimi anni da me e da altri. Se si vogliono "prodotti italiani" ce ne sono centinaia, ma a meno di non vedere il codice scritto e di verificarlo di persona, lavorando diverse ore quindi, non ho idea sulla base dei risultati se siano validi o meno. Se avessi il codice del sistema di Mr Profit e diverse ore di tempo per testarlo potrei dire qualcosa. Dieci giorni fa qui sul forum ad esempio Lanci ha mostrato dei risultati strepitosi di un sistema per il nasdaq e sulla base dei risultati il suo sistema è il migliore che ho mai visto: a me sembravano non plausibili, ma chissà. Tempo fa c'era "Enigma Machine"/Funes che aveva mostrato qui risultati di un sistema e mi ha scritto di recente che ha dei saldi positivi, ma inferiori a quelli della simulazione. A lombardreport ne hanno 30 in un concorso e vedo delle % basse ma qualcuna positiva, il mio amico Bevacqua a Future Best ne ha 4 che usa da anni e per cui chiede una % dell'utile e immagino funzionino visto che ha una base di clienti paganti da tempo. Paolagir usa qualche sistema di cui ha mostrato qui dei trade ecc... Se non puoi o vuoi fare il test del codice di persona allora è come andare dal dentista o dal commercialista o dal meccanico. Non sai esattamente come operino queste persone, così come non sai come operi il tuo medico, ma se pensi che la persona sia capace ti fidi del suo lavoro, provi e man mano discuti con lui i risultati mese per mese D'altra parte alla borsa di Londra c'è ^Man Group#^, una società quotata inglese tutta basata su trading systems che da 20 anni guadagnano. Sulla base dei risultati storici sicuramente si può consigliare il sistema della Man, che però ha condizioni di entrata non leggere per un privato

nessuno si preoccupa di mancare un mercato toro - gz  

  By: GZ on Venerdì 16 Maggio 2003 03:33

Gli indici americani da metà marzo stanno salendo di più di quelli europei, ma i titoli medio-piccoli "SUL FONDO", definiti come quelli che hanno perso un -80% dai massimi e hanno avuto seri problemi di indebitamento o sospetti sulla contabilità o crollo del business ora stanno facendo dei 5-10% al giorno. Oggi l'indice S&P ha chiuso a -0.3%, il Nasdaq a -0.1% e il portafoglio "America" composto di una dozzina di titoli (non di tre o quattro) che ho messo assieme in media guadagna +3.0%. E sono 15 giorni che accade sempre più o meno così. Si vedono ora delle percentuali di saldo non solo positive, ma anche dei +90% o +60%. Soprattutto i titoli che "per prudenza" ho venduto nei giorni scorsi come ^Americredit#^, ^Vitesse#^ e ^Dynegy#^ in tre casi su quattro continuano a salire. Vedo anche nel forum e altrove gente che si preoccupa di incassare e vendere e non di inseguire. Ovvero la prudenza non sta pagando per niente anzi. A breve termine (10 giorni) può capitare una flessione come tante, ma in generale che abbia ragione Ken Fisher che ho copiato oggi e che sostiene che accade sempre la cosa di cui il mercato NON SI PREOOCUPA. "nel 1999 tutti sono preoccupati del baco dell'anno 2000 e infatti non è successo e il mercato è salito. Nel 2000 nessuno si preoccupava di niente se non di non mancare il guadagno di borsa e i titoli tecnologici sono crollati. Nel 2001 ci si preoccupava dei tecnologici ed è arrivata una recessione e il terrorismo dell'11 settembre. Nel 2002 tutti si preoccupavano della recessione e del terrorismo e sono arrivati gli scandali di enron worldcom e simili (ma il terrorismo non ha più colpito l'occidente e la recessione non c'è stata praticamente) Nel 2003 tutti si preoccupano della recessione, del terrorismo e dell'Iraq e ancora degli scandali. Ma nessuno si preoccupa di mancare un mercato toro ------------------------------------------------------- .. In late 2001 they began worrying about terrorists. Since then terrorist activity has declined. We didn't get the follow-on hit in the U.S. we expected. Suicide bombings in Israel have declined from one a week to one a month. A year ago the big worry was corporate integrity. Since then a river of scandal (Enron, Arthur Andersen, Dynegy, WorldCom, Adelphia) has become a trickle of scandal (HealthSouth). The feared catastrophe that does not materialize creates an upward push on stocks when fear finally fades and demand for equities returns. Of course, this year the masses worried about Iraq. So you didn't have to. Now they worry that in the war's wake the economy will weaken. So you don't have to. I'm not saying the economy will be gangbusters, only that it won't fall into recession. What should you worry about now? Letting the new bull market get away from you. Almost no one worries about that. Here is why it's a real risk. First, invert the market's P/E into an E/P, an earnings yield to compare with interest rates. In 2000 it was markedly lower than fixed-income returns. Ten-year bonds yielded almost 7% and stocks' earnings yield was below 3.5%. Now, the bond yield is below 4% while the earnings yield on 2003 earnings is conservatively at 6%. Further, in the next decade the bond yield on current holdings can't grow. The earnings yield will. Stocks aren't expensive.

Trading On Line parte II: "il Ritorno" - gz  

  By: GZ on Giovedì 15 Maggio 2003 23:03

^Ameritrade#^, oggi mette su un altro +9% e gli altri brokers online, come ad esempio Etrade (oggi fa +6%), continuano a esplodere al rialzo. La tesi che ho esposto nel commento di tre giorni fa qui sotto "), in cui lo indicavo assieme alla deutsche boerse ("i brokers online ora guadagnano davvero") sta funzionando. (Ameritrade, che vendo oggi, ha fatto +94% nel portafoglio america, da 3.84$ a 7.43$) Oggi c'erano dei dati sulle chatroom del trading online in america. Dicevano che si è visto un balzo degli utenti del 50% nelle ultime tre settimane ed è riapparsa gente a fare il trading online che non si faceva più vedere da un anno o due. E di riflesso i titolini small cap che questa settimana al Nasdaq stanno facendo i botti sono i vecchi titoli "sentimentali" del 1999-2000.

Presta al governo USA al 3.5% - gz  

  By: GZ on Giovedì 15 Maggio 2003 19:45

C'è di che rimanere sorpresi, i tassi di interesse sulle obbligazioni governative americane sono scesi oggi al 3.51% e il grafico suggerisce che un 3.20% è possibile. Parliamo di obbligazioni a 10 anni. Con l'inflazione ufficiale che stra sopra il 2.5% in america. Una volta che hai pagato il tuo 27% di tasse sui capital gain dei bonds in america ricevi UN RENDIMENTO PARI A ZERO PER PRESTARE PER 10 ANNI I TUOI SOLDI AL GOVERNO E le borse contemporaneamente salgono, forse perchè pensano che taglieranno i tassi di nuovo le banche centrali Forse è anche questo il motivo, ma di certo non è solo motivo perchè per tutto il 2002 la Fed ha tagliato i tassi e le borse sono affondate lo stesso. Ad ogni modo per tutto il 2001 e 2002 quanto i tassi scendevano (e quindi le obbligazioni salivano) le borse perdevano e ora la relazione è contrario, come accadeva negli anni '90. E tornata la stessa relazione tra tassi e borse di tre anni fa. Ma ora non ha molto senso perchè non c'è inflazione e non c'è una congiuntura economica forte, bensì il contrario. Il buon senso dice che uno dei due mercati deve cambiare direzione

Small Cap Asia - GZ  

  By: GZ on Mercoledì 14 Maggio 2003 12:38

in questa fase del rimbalzo sono i titoli medio-piccoli che fanno meglio del listino generale e questo sembra essere un fenomeno universale, dall'europa all'america all'asia. Il Giapppone in particolare ha il settore dei titoli small cap (acquistabile tramite fondi quotati a NY ad es) che va molto bene ora e si muove in modo quasi completamente autonomo dal Nikkei 225 con le varie Toyota, Sony, Honda, Nintendo... In genere se si indovina un settore per l'anno in corso poi non importa esattamente quale società. Se parliamo di trend dove c'è un valore fondamentale le aree dove c'è più "valore economico" sono le materie prime e l'asia, soprattutto fuori dalla cina, e in particolare nelle small cap Non c'è bisogno di sapere quasi niente delle società Small Cap Giapponesi, basta operare su un fondo quotato come questo e il potenziale di tornare anche solo ai massimi degli ultimi 12 mesi è del 30% almeno (per un fondo!)

Sono giornate da Sequential - GZ  

  By: GZ on Martedì 13 Maggio 2003 14:18

Sono giornate da Sequential queste. Nel senso che i mercati lenti e azig-zag sono ideali per questo tipo di sistema che coglie le inversioni in entrambe le direzioni su tutti gli intervalli temporali (ma va meno bene quando ci sono movimenti direzionali violenti) Noir, qua il Bund è un orologio sul sistema a 10 minuti (vedi le frecce di buy e sell del "conteggio di 13".

L e Materie Prime sono la cosa migliore - gz  

  By: GZ on Martedì 13 Maggio 2003 01:54

Questo servizio di borsa raccomanda anche delle COMMODITIES, materie prime come rame, argento, petrolio, soya, frumento, mais, cotone, zucchero, caffè e simili. E se guardateSe andate sotto "cerca un post" qui di fianco e inserite "Materie Prime" vedete una serie di pezzi degli ultimi due anni, non solo miei ma anche di altri che scrivono sul forum, sul tema delle materie prime come IDEA DI INVESTIMENTO PER I PROSSIMI ANNI. Non è una cosa per iniziati, se una ha mai comprato un opzione o un contratto future in vita sua sul Mib30 o olivetti o il nasdaq può comprare con la stessa logica e la stessa difficoltà come speculazione di qualche mese un contratto su dell'oro, petrolio o cotone o il mais. I margini sono di 600 dollari o massimo 1.500 dollari ciascuno, un impiego di capitale quindi limitato. E funziona. Quelle che ho consigliato, se guardate nel ^Portafoglio Commodities#t:com^, sono posizioni che sono durate anche per 6 o 12 mesi, quindi senza l'assillo di comprare e vendere sempre e hanno fatto dei 20% in media. Ma un +20% con un contratto della soya da 1.100 dollari di margine significa fare 7 o 8 mila dollari sul margine perchè questo ultimo è un 3-4% circa del valore del contratto. Quest'anno le materie prime non salgono in modo così regolare come l'anno scorso, il petrolio e l'oro sono molto volatili, il mais e il frumento hanno deluso per mesi mancando il trend stagionale, la carne e la soya sono andati benissimo invece, ma alla fine se uno ne comprava 4 o 5 funzionava anche qui. Ecco qui il ^frumento#^ che ha fatto penare per 6 mesi ed è stato il PEGGIORE finora di quelli raccomandati, ma torna su di colpo e si rimette a posto questa settimana in pochi giorni. Leggete i post della sezione "materie prime" o gli articoli relativi. Lo so che sono pochi quelli che aprono un conto con consente di trattarle, ma non è così complicato e continuano a essere il mercato che va meglio.

Un poco come negli anni '80 - gz  

  By: GZ on Lunedì 12 Maggio 2003 22:24

Questa discussione porta bene e spero duri fino ad agosto: da quando è iniziata gli S&P500 hanno messo su 30 punti e sfondato i massimi dell'anno (anche se ora che Banshee è in quarantena è meno frizzante del solito). Ma l'impressione è che ora della politica delle prime pagine dei giornali importi anche meno della borsa, che siamo entrati ora in Italia in un periodo di stanchezza per tutto quello che sa di politica, come succedeva negli anni '80. E giustamente. Perchè al di là della facciata non succede granchè da anni, nè in male nè in bene, tutto ristagna, non ci sono differenze rilevanti tra quello che facevano prima i governi di sinistra o ora fanno quelli di destra, - si continuano a bruciare in strada i cassonetti perchè non ci sono le discariche funzionanti e nessuno è mai responsabile di niente - le bollette del enel o dell'amga locale crescono del 35% in 5 anni mentre nel resto del mondo calano, se stai in un casa indipendente fuori città al nord la scaldi con 5-6 mila euro annui (di cui 3/4 sono tasse) - a Previti hanno dato ora la scorta rinforzata 24 ore su 24 e Sgarbi strepita se non gliela mantengono. Con loro manteniamo altri 3 mila scortati, quando l'Inghilterra con l'IRA ne ha circa 30 e l'america ha meno di 50 di personaggi protetti da scorte a spese di tutti - gli enti locali aumentano di continuo le tasse al posto del governo centrale in modo che il risultato non cambi, ma si dichiari che "si sta riducendo la pressione fiscale" - gente con disturbi mentali che nessuno mai denuncia o interna va in giro ad ammazzare e nemmeno gli tolgono la pistola. Solo nella cerchia dei miei parenti c'è stato un morto e uno ridotto in fin di vita, vittime di gente in cura psichiatrica a piede libero - i redditi reali del lavoro dipendente sono i più bassi della comunità europea (a parte gli stipendi di enel, telecom e carrozzoni pubblici vari). La custode qui di fianco questo mese va dal dentista in Croazia per farsi fare un ponte, in Italia non se lo può permettere - quindici anni fa a Modena si girava in auto e si parcheggiava, ora negli orari di punta sembra di essere a roma (salvo le distanze per fortuna minori) - arrivare di sera in stazione centrale a Milano o stazione termini a Roma è come arrivare nel terzo mondo e così girare per diversi quartieri di periferia anche a Bologna ad esempio - il centro delle città di domenica è occupato da migliaia di poliziotti mobilitati per scortare avanti e indietro per tutto il giorno i teppisti del calcio e che li seguono da Roma a Bergamo e ritorno per un costo di miliardi ogni domenica, lasciando la città sguarnita per altri problemi, un fenomeno unico al mondo - ...(chi vuole aggiunge qualcosa sui 7 anni medi in cause civili o la camorra che chiede il pizzo o i blocchi stradali come cosa normale o "My Way" del Monte Paschi...) Nessuna di queste cose, CHE SONO QUELLE CHE CONTANO per chi non campa di politica (o di commesse o consulenze o concessioni pubbliche) è cambiata con la sinistra o sta cambiando con la destra. Che motivo ha l'italiano medio di interessarsi alle dichiarazioni di prima pagina ed eccitarsi alle lotte di potere politico-giudiziario se il risultato finale non cambia ? Comunque le notizie di oggi sono: - utile Fininvest +71% e questo in un anno di crisi per la pubblicità. Inoltre l'utile netto di Mediaset sale al 25% del fatturato, il doppio della media del settore in europa. Forse è per questo che il presidente del consiglio era così effervescente con le barzellette e il resto.

Nasdaq settimanale - gz  

  By: GZ on Lunedì 12 Maggio 2003 19:22

se ci fossero degli analisti tecnici direbbero che il Nasdaq 100 per la prima volta da non so quanti anni ha rotto al rialzo una trendline settimanale oggi c'è un eccesso di ottimismo sul Nasdaq ? sì c'è ad es la chiamata di Nasdaq 2000 di UBS ieri che ho citato qui a fianco Inoltre l'insider selling ha ripreso questo mese Comunque sempre che il QQQ (Nasdaq 100 trust) chiuda la settimana a questi livelli è un grosso segnale grafico

UBS Warburg: Nasdaq 2000 - gz  

  By: GZ on Domenica 11 Maggio 2003 22:36

La "storia" di Barron's del weekend: lo strategista globale della tecnologia di UBS Warburg Pip Coburn predice un esplosione del Nasdaq fino a 2000 entro l'autunno. Per chi fosse distratto: siamo a 1.520 del Nasdaq, il minimo è stato 1.109 l'anno scorso (e il massimo 5.000 nel 2000). Quindi siamo già risaliti mentre tutti si lamentavano del +37% dal minimo (e sul nasdaq 100 del +40%). Se avesse ragione il Coburn ci sarebbe un altro +25% da dove siamo ora (che porterebbe il rimbalzo totale a +90% dal minimo). Poi però Pip Coburn vede una grossa delusione nel 2004-2005 perchè a differenza degli anni '90 non ci sono tecnologie in incubazione importanti. E' apprezzabile che invece di fare il colpo al cerchio e il colpo alla botte all'italiana questo guru si esponga in modo preciso (senza contare che è influente). Inoltre mi sembra abbia ragione sul fatto che il rally sarà nei titoli medio-piccoli e non nelle Dell, Intel, Microsoft, Ibm, Yahoo, Ebay... E anche sullo scenario tecnologico dei prossimi anni è interessante quello che dice. Se ha ragione significa che ci sono dei soldi da fare entro settembre, ma solo se si ha TEMPISMO (perchè poi dopo esser arrivato a 2.000 il Nasdaq tornerà giù) e solo se si seleziona parecchio nei titoli perchè quelli molto noti hanno poco spazio. Nell'immediato ovviamente questo tipo di copertina e di storia di prima pagina è psicologicamente negativa. E se la combini con il pezzo del super guru Crawford che mi hanno trovato e copiato venerdì sera qui hai già la tendenza del mese. ------------------------------------------------------------------ MONDAY, MAY 12, 2003 Great Expectations UBS Warburg's Pip Coburn sees a "supernova rally" in tech stocks, but then what? By ERIC J. SAVITZ An Interview With Pip Coburn -- Pip Coburn, the global technology strategist at UBS Warburg, has some good news and bad news. The good news is, he thinks tech stocks are setting up for a "supernova rally" which will take the Nasdaq Composite back to 2000 or higher. The bad news is, he expects the rally will eventually burn itself out for lack of fuel. And when it does, Coburn says, investors will find a distinct lack of new technologies to propel revenue growth. In Coburn's view, that will mean some lean years for technology investors, marked by slow growth and steadily compressing P/E multiples. Coburn provided the details in a thought-provoking Q&A. Barron's: Pip, here in the Valley, everyone is looking for the Next Big Thing. But you don't see anything on the horizon that fits the description. Coburn: A lot of people want to believe that the 45-year run of the integrated circuit is still alive and well, and that we just have to wait a bit for it to recover. But I don't think that's right. In a recent report, we went through 18 possible candidates for the next disruptive technology and sketched out where we thought they were relative to "tipping points," where adoption accelerates. (See chart.) Q: You evaluated 18 possible next big things, in fact. A: We looked at all the usual suspects, plus a few others that we get asked about fairly often. We wanted to lay out two things: how close those technologies were to tipping points, and the size of each market. And we concluded, with 85% conviction, that if you look out five to seven years, there isn't going to be new technologies to save the IT market for investors during that period. Q: But, Pip, how can you know with any degree of confidence what's coming five years ahead? There's a widespread perception that something will save us -- maybe something that we don't know anything about just yet. A: That's possible. But when you look back at other technologies, it turns out it takes much longer for things to hit the tipping point than you would imagine. The PC was actually theorized in 1945 by a guy named Vannevar Bush, who also theorized about the Web. In 1973, Alan Kay and some friends at Xerox PARC put together the first PC. In many cases it takes a couple of decades before something hits the mainstream. The same thing is true for wireless technology -- the first cellphone calls were made in the 'Seventies and early 'Eighties. Ethernet was invented in 1973, but the networking world really took off in the 'Nineties. So with that as a backdrop, we looked at all those different technologies, a long, long, list of them. And again, our 85% conviction is that nothing is going to sneak up and surprise us. Q: That's not the conventional wisdom. A: The average person says the opposite. They say you just never know. They don't really think through what history has shown us, that these technologies take awhile. The brilliant thing about the 'Nineties was that so many of them matured simultaneously. It was wonderful. But it's over. Q: An optimist might argue that while you may know that a particular new technology exists, you may not be aware that the adoption rate is about to skyrocket. A: It's not possible to eliminate something surprising after you get three to four years out. But my best guess is that it will be five to seven years before something hits that is material enough to drive the market. Q: So there's no magic bullet. But there are other drivers for a rebound in tech spending -- like improving economic activity. What kind of growth do you expect for tech revenues in the next few years? A: I think you'll see 1.5 times GDP growth by the time we turn things around. We may have some catch-up spending first -- that's one driver for a supernova rally. But expecting much beyond that is just too hopeful. Overall, I'd expect a 6%-7% long-term trend line. One problem is that some of the technologies hitting tipping points are what I call cold technologies, where the net impact is to reduce overall tech spending. Q: That's an idea you've been writing about often in your weekly tech-strategy piece -- the contrast between hot technologies, which increase tech spending, versus cold technologies, which cut costs and shrink budgets. A: Yeah, and therefore they are very, very attractive to people right now. Even when the economy turns and people are willing to spend, some of the key technologies will still be those that are saving money. Q: Like Linux, for example. A: Linux, blade servers, grid computing. Offshore outsourcing. Tech strategist Pip Coburn is skeptical that some new application will "save" the information-technology market for investors in the next five to seven years. Q: How does your growth forecast compare to Street expectations? A: Well, one of the things that we've been doing for a while is to consider valuation levels using inverted discounted cash flows. It's a way of trying to figure out what the market expects in terms of top-line growth. When we run the numbers, the built-in expectations [for growth] are 10% to 15% -- higher than what I expect. Q: And yet, you expect a huge rally. A: At some point you'll start to get confidence that revenues are going to turn. You'll start hearing that tech is as strong as it ever was. We've had 14 rallies of at least 10% while we were going from 5000 down to 1114. Each time we've been disappointed ultimately. Eventually at some point we are going to get a turn in the revenues of the Global 1000. The economy will turn. At that point, I think the story you are going to hear is the following -- and it is going to be hard to resist for most people. The companies will say, "We are cautiously optimistic on the next 9 to 12 months. We are feeling good with the earnings forecasts that you have for the next six months and this is the most visibility we've had in perhaps three years." Why will the visibility be improved? The companies will say that client revenues are improving, that customers underspent over the last three years and that they're starting to increase spending. Also, companies will want to take advantage of accelerated tax depreciation which ends September 12, 2004. Q: That all sounds feasible. A: And the bulls will say they think that new killer apps will emerge, that they always do, and maybe most importantly, that we are still very early on in the roll-out of the Internet. Also, companies have reduced break-even points, cutting head count dramatically, so margins will start taking off. Investors will think we are back in the 1990s. We won't be, but investors will think so. Q: Hey, you've convinced me. A: Investors will be afraid to miss a big run. They're also going to forget about valuations for a while, just like they have in the last two fourth quarters. And they will start to look at the higher end of historic multiple ranges, because you always pay at the high end of the range if you think margins are going to take off. Q: I presume you are looking for more than a 10% or 15% rally. A: Today, we're around 1500 or so on the Nasdaq. I think we could see the Nasdaq north of 2000. Q: What companies will lead the charge? A: The companies that will do well in the early stages of the rally will be the semis, the semi-equipment guys, contract manufacturers, and some of the tier 2 and tier 3 software players. Q: That sounds a lot like the rally off the October lows. At that time, many stocks fell to market caps below their cash. That sent people hunting for bargains, and you had a lot of stocks double, triple, quadruple. And a lot of them weren't exactly of the highest quality, A: Some of the poorest-positioned companies dramatically outperformed. There was a sense that, gee, these companies aren't going out of business after all. Q: The quality names, the giants, couldn't keep up. A: Yes, they miserably underperformed. And they will lag in the supernova rally, when people will look for top-line leverage, companies where the revenues can really explode, where there's room for margin expansion and multiple expansion. And the big caps already trade at fat multiples. Those companies will go up, too. But they will lag. Q: I presume that the rally will anticipate a rebound -- that the stocks will move before business in the tech sector meaningfully recovers. A: The market is not going to wait. But the market will say, at first, I need confidence that this isn't just a little hiccup. Investors will want to have some confidence that revenues are picking up. So no, you can't wait until business is actually turning up at the tech companies. First, revenues will pick up at the Global 1000, and then at the tech companies themselves. Q: While you expect 6%-7% growth long term, don't you think we could get a period with faster growth, while companies loosen the purse strings? A: That will happen, although it won't be as large as the tech companies will be hoping. Meanwhile, the CIOs of the Global 1000 are saying no catch-up will happen. That won't be right either. I think they'll change their tune. On a one-year basis, depending on how strong the economy is, you could get 8% growth in tech spending, or maybe 10%. Q: So what you are suggesting, is that the fate of the tech sector in the coming months will be tied to the economy, not innovation. A: Yes. That's very dissatisfying to our clients. They're used to tech being special and different, a combination of tremendous secular drivers, matched with some cyclical components. So now I'm saying tech is anti-secular, an anti-growth area, with cold technology abounding everywhere you look, and that you need cyclical elements to get that top-line growth. And yet, there will be a period that is pretty healthy and feels good, so we'll get to play this for a while. It's tough to call the timing, maybe 12 to 18 months, but it will last a lot longer than people suspect. And prices will move higher than people suspect. Q: When should investors get positioned for the big rally? A: I want to have our model portfolio include companies that at the turn are going to be big beneficiaries. I want them as small positions today, but what I don't want is one day to reach the conviction that the time has come, and then try to start researching those stocks. Q: Because it will be too late. A: All that stuff, all that work, you've got to do it now. Even if you only have 1% positions in your portfolio. When it hits you that the world is turning, you can change your portfolio rapidly. I suspect there will be a month or two this year when you'll see managers rapidly turning over their portfolios. What they'll want to do first is get cash positions down to zero. Q: They'll be penalized for not being fully invested. A: You are going to be crushed, if we are talking about a 50% run. Say you have a 10% cash position. That's 500 basis points that you just lost versus your benchmark. Q: Being in the wrong stocks will also be a problem. A: In the rally, the very largest tech stocks in the S&P technology index, Intel, Dell, Microsoft, IBM, Cisco Systems, while they are long-term winners, will lag as a group. These companies are doing well fundamentally already -- you get less room to dream of upside on the top line, margin expansion and multiple expansion. Q: So move away from the big names when the rally starts. A: I could see taking the top 5 or 6 names from 45% of our tech model portfolio down to 10% or 15%. Timing that will be difficult, but it is something everyone will want to focus on. Because when those names underperform and some of these moon shots just take off, it could be incredibly painful. Q: Pip, earlier you noted that your conviction level about the lack of important new technologies coming along in the next few years was about 85%. What about the other 15%? A: It has to do with the environment. Think about the relationship of the CFO and the CIO. In 1990, the power resided with the CFO. By the end of the decade, though, the CFO was writing checks and wasn't even sure what they were spending on. They had so much pressure on them to get with the New Economy concept. The power had gone over to the CIOs. When profits started to turn down, the power went back to the CFO. CIOs put their heads under their desks and waited for the weather to clear. They are not pounding on the door for anything, let alone innovative technologies. Well, if the environment changes and the profits, cash flow, and the revenues improve, you will see the needle move away from an extreme position in favor of the CFO, to something more neutral. Q: So where does the 15% come in? A: Let's suppose I'm wrong and the balance moves even further toward the CIO, because business is so good. And people get sucked into the idea that the second wave of the Internet is rolling out, that something big is still happening, that it's just been delayed. If that becomes the environment, there will be more space for new technologies to take hold. In that kind of environment, just using Wi-Fi as an example, you could see companies all of a sudden really scrambling to say, oh, we have to get Wi-Fi not just for Pip and Eric but for the administrative assistants. You could potentially see that unfold. Q: A sudden yen to rip out all the wires. A: Yeah. Maybe everyone will need to be mobile. And then everyone will need new network interface cards for their PCs. Is that possible? Yeah, it is. That's the 15% scenario. I don't actually think the needle is going to move that far. But if it does, there would be more room to nurture new technologies. Remember, though, that for some of the technologies that we are seeing grab hold right now, like Linux, it doesn't matter if they take hold faster because they are cold tech. But something like Wi-Fi excites people because it represents a whole new market, a new way of doing things. Q: Okay, time to look further out. There are two elements to your post-rally scenario that are particularly sobering. One is that we'll get substantial P/E compression. And the other is the length of time that it might take for that to unfold. It implies a long, long difficult period. A: I expect a steady path across five to seven years, with a constant downward tug on investors minds, where they change what they fundamentally think about information technology as an attractive place to invest. Q: If it plays out that way, what will multiples look like five years out? A: Right now, tech stocks trade at about 30 times earnings, though in North American [companies] we are even higher -- Asian and European companies are much less expensive. But if we are trading at a 30 multiple globally, that probably drops toward 20, assuming the S&P remains at about 17 times. And one other thing: we think there's at least a 60% chance that over the next five to seven years the valuation metrics we use are going to change materially, at least in information technology. Q: Why? A: For one thing, the growth rate is slowing. In a discounted cash flow model, the tail end of the valuation then becomes less important. Instead of being 80% of the total, it gets to be 55% or 60%. So DCF-based valuations becomes less volatile. You can start to use discounted cash flows with a little bit more. And there's another reason. The second element is the number of changes FASB is making, which will confuse all of us on how to use P/E multiples. The conversation will be like this. Hey Eric, I'm really interested in Cisco here at 25 times. And you will go, 25 times, is that with or without the options? Oh, that's with the options. Oh, now what has the historic trend been? Well, it is between X and Y. And you'll say, well during what time? Well from '92 to 2002. And you'll say, is that with or without the options? And I'll say, well in '92 to '95 it is without the options because those weren't calculated by FASB so we can't figure that out, but '96 through 2000 I included the options, because FASB had that in the footnotes. And then you'd say, so you think investors in '96 through 2000 were looking in the back at the footnotes? And I'd go, well I guess that's what I'm implying. And you'll say, does that make sense? And I'll say, not really. And then you'll say, so what is the historic range? And I'll go, I don't know. What a mess! Q: Pip, if you look at your list of potentially disruptive technologies, do you see any that are likely to provide a little lift for the industry at the margin? A: Oh, I think you will see some little mini revolutions, or mini evolutions. Digital still cameras are at a tipping point and that provides a lot of opportunity, but only to a few companies -- Canon is one taking advantage of that. Probably the trend that I would say over the next five to seven years has the opportunity to be big enough -- and likely enough that I get somewhat excited -- is a series of moves tied to the home. Broadband will become ubiquitous not just in Korea and Japan, but in Western Europe and North America, where we still have very low penetration rates. From that, home networking becomes commonplace, and then from that, the end devices change. And then I guess you can extend from there and see opportunities in integrating all of that software, and moving to Web services. Wi-Fi will be a beneficiary of that, too. But all that is not going to come together in two, or three, or four years -- I think that will take more like seven or eight. Q: Because of all the moving parts? A: Yeah. It's not just about price points. There's the question of whether people want to change the way they are doing things. Are you solving a problem for someone, or are you just coming up with something cool? My thinking is that you need people to feel they're in a 'crisis' to change their habits. So is anyone in a crisis today if they don't buy a Palm Pilot? Most people, no, a few people, sure. If people don't have broadband at home are they in a crisis? Some people on the margin, yeah. A lack of home networking isn't much of a crisis yet. Having a tablet PC? Pretty much no one on the face of the Earth considers it a crisis if they don't have a tablet PC. The difference between luxury and necessity is between our ears. In 1975, no one had to have a Betamax. Ten years later, everyone had to have a VHS recorder. It's a cultural adoption process. Usually, it isn't the technology -- usually the technology can do the job more so than not. Then prices come down. Then people have to ask why they'd buy, which is where the rubber meets the road. We sold 400 million cellphones last year. Why? Because my mom could figure out how to use that pretty darn quickly. The PDA is much more difficult. Wi-Fi is more difficult for most people. Q: So if we look five to seven years out, and growth will be modest, and multiples will be lower, what kind of tech stocks will you want to own? A: It's going to be very difficult for someone to come in and replace Nokia in their space, or replace Cisco in their space, or to invent a better mouse trap to take on Dell. The companies that are the dominant leaders today have their eyes out for every opportunity -- smaller players getting in to that top tier will be a real long shot. I mean, if I can track this stuff for a living, Cisco certainly should be able to track it far, far better than I can. Q: Are there big names that look vulnerable in the scenario you've laid out? A:Sun Microsystems, EMC and Hewlett-Packard are obvious candidates. The companies in the middle of the telecom equipment space are candidates. Advanced Micro Devices will continue to struggle. One of the things we're continuing to see is the progression of service and administration into software. Software is getting burned into hardware, and the hardware is commoditizing. In 1990, about half of enterprise tech spending was hardware oriented. Last year it was closer to 30%. That's a long-term trend, it is not turning around and we have some additional forces that are making it even harder to compete as a strict hardware company. We have Linux. We have Dell. And we have Microsoft, Intel and IBM really applying the heat. Q: Pip, pretend it is May 2008. What will be the five biggest positions in your model tech portfolio? A: Cisco and Dell will be still pretty interesting, attacking new spots. Intel may finally be really cracking some new markets and taking share from other people. Q: Microsoft? A: It will depend a lot on the price at that point and time, but yeah, Microsoft is not going anywhere. And IBM is probably going to grow in terms of importance. Another candidate is Taiwan Semiconductor, if they can manage their financial side and don't get too much competition from the Chinese.

Guadagna chi "sfrutta" il trading - gz  

  By: GZ on Domenica 11 Maggio 2003 13:48

Alcune storie che mi è capitato di leggere dopo pranzo e che ho salvato qui e le leggete ricopiate in fondo. La prima è il lancio di una società dove impiegano a contratto con incentivo dei ragazzi a cui "... affida a ogni trader 10-20mila euro e li obbliga a rispettare rigide regole: «Quando arrivano all’utile prefissato, che non è mai più di 300-500 euro al giorno, .....". Cioè gli fanno fare lo scalping con pochi soldi, incollati al video tutto il giorno e se portano a casa qualche centinaio di euro li tengono, sennò a casa. Applicano la selezione naturale. Li controllano che rischino poco e che si limitino a sfruttare gli 0.5% dell'indice per fare i 300 euro al giorno. E se ne allevi 10 di ragazzi che riescono per qualche mese a farlo, visto che di costi ne hai pochi forse fai rendere il capitale. La seconda storia è una risposta che mi è stata segnalata di un gestore di un sito di consulenza a chi gli chiedeva dei risultati dei trading systems che fornisce online: --------------------- Carissimo lettore, ..... E mi sono dimenticato del DB, soprattutto quando ha perso. Ma non si preoccupi, pubblicheremo gli eseguiti anche dei titolini, e vedrà che tra tutti quelli che consigliano abbiamo fatto degli errori ben peggiori di non citare la perdita di 6000 euro sul DB. Perdita che fa male, ma che rientra nel novero delle botte in testa che uno deve prendere. Onestamente ormai con tutti questi sistemi anche io mi ci raccapezzo poco. Di system daily ne utilizzo due e ormai ho perso il conto di quando perdono e quando vincono. Ci si aggiunga il D-Day ed altri 4 sistemi, il DB intraday che quando perde fa male un sacco, il trading discrezionale e capirà come alla fine della fiera uno non sente neanche le cannonate....... ----------------------------------------------------- Della serie: Overdose di trading systems.... La terza storia è sui broker online che alla fine dello sciacquone delle borse tornano a galla e quelli rimasti guadagnano ora. Ad es a Directa dove non essendo bancaria, ma gestita da un padrone privato sono molto attenti. E come guadagnano ? offrendo marginazione, scoperto intraday e indeterminato, derivati, cw insomma spingendo sul trading a brevissimo con derivati e margini. Stessa storia insomma solo che loro sono intermediari che è la cosa più bella nella vita dopo l'amore. Qui vale citare anche l'esempio della famosa ^Tradestation#^ su cui su questo sito ci sono 40 post e che negli ultimi 8 mesi è salita in borsa del 300%. Cosa è TRAD ? Una versione sofisticatissima di Directa, un superbroker automatizzato, tutto trading systems, costi bassissimi che invitan a fare un trade ogni mezzora e in automatico tutto automatizzato. Per cui spendendo pochissimo per trade a automatizzando alla fine i suoi clienti fanno migliaia di trade veloci (anche mentre lavorano perchè li fa il computer) e anche se costano solo 3 o 5 dollari l'uno per Tradestation ogni aumento di volume sono profitti puliti. Quarta storia l'Eurex (vedi sotto in inglese) la mega borsa dei derivati tedesco-svizzera, parte della società quotata D-Bourse che sta facendo ora soldi a palate, "...Eurex saw first-quarter sales rise 42% to EUR104.4 million and earnings before interest and taxes jump 76% to EUR62.9 million as customers hedge against stock market swings..." E' diventato il migliore titolo della borsa tedesca ora, guadagna sia in borsa che nei suoi bilanci e si espande. Chi produce auto o salami o latte o infissi chiude in pari o fa un 3% di utile con l'economia europea che ristagna. Chi fornisce l'intermediazione per il trading di derivati guadagna come se avesse trovato il petrolio. Anche qui la ricetta è : sfruttare il trading (degli altri), offrire ogni facilitazione possibile e immaginabile per far fare a tutti lo scalping ora per ora, minuto per minuto, 24 ore al giorno su tutti i mercati, fornire i derivati su azioni, lo short, i margini e ogni altra diavoleria. Tutto come intermediario s'intende. Tanto è tutto automatico e solamente un software per cui ogni aumento di volume per l'Eurex sono profitti netti. MORALE a) i mercati finanziari sono depressi e col -40% o -50% delle borse degli ultimi tre anni gli investitori in media hanno perso e sono anche in maggioranza usciti dal mercato. Ma nel nostro mondo occidentale bene o male c'è sempre benessere per una buona metà della popolazione e ci sono meno opportunità di investimento REALE (in beni e servizi reali, cose utili e tangibili). Per cui alla fine DI GENTE CHE SCOMMETTE E GIOCA IN BORSA CE N'E' SEMPRE e si rifugiano NEL TRADING VELOCE e con DERIVATI per sfruttare ogni oscillazione dell'1% (perchè col derivato si amplifica e diventa un 5 o 10%) b) e allora anche se i volumi sulle azioni calano i volumi di trading a breve termine invece rimangono sempre alti. E chi fa intermediazione, specie su derivati, con opzioni future , cw, marginazione, short e trading systems automatici fa ora più soldi di prima. Per chi è "investitore" i broker on line superstiti quotati sono ora un investimento perchè sono percepiti come dei "perdenti" in quanto associati all'idea della bolla internet e quindi hanno ancora quotazioni basse, ma in realtà quelli più innovativi ora guadagnano bene. Vedi ^Tradestation#^ o ^Ameritrade#^ come esempi suggeriti di recente (il primo da altri e il secondo da me) e ce ne sono altri in lista di attesa. La stessa ^Deutsche Boerse#^ anche se valutata già bene dal mercato ha brillanti prospettive di lungo periodo (è un monopolio statale del gioco d'azzardo se vogliamo). (chi invece pratica questo trading veloce e continuo con derivati e trading systems probabilmente va in rosso, salvo i pochi che lo trattano come un business) ------------------------------------------------------- FINANZA ONLINE Trader di razza cercasi 10-05-2003 Dopo avere contribuito in maniera decisiva alla crescita di Millennium sim, Maurizio Santoro ha cambiato rotta e ha dato vita a Capitaltrading. La nuova società non è una sim, ma una semplice spa.E ha una particolarità: opera solo in conto proprio. I suoi progetti e la sua missione sono basati essenzialmente sull’attrazione che il lavoro di gruppo (ma anche la sicurezza di uno stipendio) esercita sui trader. «I trader - afferma Santoro - se aggregati all’interno di un’azienda diventano armi micidiali. Perché l’azienda è in grado di dare regole precise, tali da limitare i rischi e da esaltare le singole competenze. E per noi i trader non sono il parco buoi da mungere, ma le ruote dell’azienda». Partita nell’ottobre del 2002 ma operativa da gennaio 2003, Capitaltrading ha assunto con contratto di collaborazione continuativa sei trader, a cui conferisce un fisso e il 50% degli utili realizzati sul mercato. «I contratti però - dice Santoro - da giugno diventeranno a tempo indeterminato». La società ha aperto conti con Millennium e con Imiweb, affida a ogni trader 10-20mila euro e li obbliga a rispettare rigide regole: «Quando arrivano all’utile prefissato, che non è mai più di 300-500 euro al giorno, devono fermarsi - puntualizza Santoro - E chi non rispetta le regole viene licenziato in tronco. Puntiamo a fare poco, ma in modo costante. Nei primi mesi di test il risultato era negativo, anche perché alcuni trader non erano all’altezza. Ora abbiamo perfezionato le regole e le cose sono cambiate. A febbraio abbiamo realizzato 19mila euro, di cui 2mila di utile, in questi giorni in sei facciamo 1.500 euro al giorno». Selezione dei trader e mercato sono dunque le incognite dell’iniziativa. Che tuttavia ha obiettivi molto più ambiziosi: «Puntiamo a diventare il riferimento del mercato e a crescere in tutta Italia. Potremmo arrivare ad assumere anche 200-300 trader, che stiamo già cercando. E questa società - conclude Santoro - non sarà che il primo passo di un progetto ancora più ampio, che partirà con un investimento, a settembre, di circa 10 milioni». Directa Sale e Punta al Vertice TOL RATING di Redazione - 10-05-2003 Continua ad aumentare il punteggio di Directa, che nell’ultima settimana ha avviato il servizio di vendita allo scoperto multiday. La vendita allo scoperto (in inglese definita short) è offerta da numerosi broker online nella versione intraday. Mediante l’intraday il trader apre la posizione vendendo titoli che non possiede, a condizione che li riacquisti nel corso della stessa giornata. Il trader che invece mantiene la posizione short aperta per più giorni effettua la vendita allo scoperto multiday. Ampiamente diffusa nel trading online statunitense, la vendita allo scoperto multiday è in Italia offerta online esclusivamente da Fineco, Imiweb e Directa. Ciò che differenzia l’offerta di Directa dagli altri broker sono i bassi costi (5 euro più la commissione, a cui va aggiunto l’interesse che varia a seconda del titolo) e la possibilità di mantenere la posizione short aperta per un periodo indeterminato. Directa, pur non offrendo le numerose piattaforme proprietarie e i molteplici strumenti invece disponibili per i clienti di Imiweb e Banca Sella, sta incalzando sempre più la seconda posizione della graduatoria Trader attivo. Il previsto prossimo lancio della marginazione in acquisto multiday potrebbe comportare in tempi non troppo lunghi un capovolgimento nelle primissime posizioni della graduatoria. Fineco ha invece iniziato la fase di test del servizio di marginazione in acquisto, offrendolo a un limitatissimo numero di clienti. Mediante la marginazione il trader acquista titoli pagando un margine del valore totale della transazione, mentre il broker concede il saldo in prestito. Sempre Fineco ha inoltre lanciato "Carte di credito 24 ore", il servizio di assistenza continua ai clienti che desiderano ottenere informazioni o il blocco delle proprie carte di credito. Imiweb ha invece annunciato la partenza del roadshow Iw Tour 2003. Atteso in oltre 20 città italiane, il tour presenterà i prodotti e i servizi della sim che fa capo a Centrobanca, facendo particolare attenzione a Iw powered by Gl Trade, la piattaforma progettata per i trader più attivi e offerta senza spese fino al 30 giugno 2003 (Imiweb si riserva però il diritto di consentire l’accesso alla piattaforma a chi svolge un livello di operatività superiore ai 100 eseguiti al mese). --------------------------------------------------------------------- =DJ EDITOR'S CHOICE: Day's Best From Europe, Mideast, Africa [CTXZRJY] =Eurex To Push US Expansion Through Partnerships By Edward Taylor Of DOW JONES NEWSWIRES FRANKFURT (Dow Jones)--Eurex's stellar first-quarter results Thursday showed the operating strength of the German-Swiss derivative exchange and its ability to cash in on volatile markets - but its true ambition lies elsewhere. Eurex's growth prospects can't be truly satisfied unless it's able to crack the U.S., the world's biggest market for derivatives. Getting established there is proving to be its biggest bugbear. Demand for derivatives - a security whose value rests on the underlying value of another financial instrument - has rocketed in the bear market. Derivatives are essentially leveraged bets on future prices. Eurex saw first-quarter sales rise 42% to EUR104.4 million and earnings before interest and taxes jump 76% to EUR62.9 million as customers hedge against stock market swings. The exchange, founded in December 1996 as a joint venture with the Swiss Stock Exchange SWX, posted a 43% increase in turnover on contracts for futures and options, with a record 106.3 million contracts traded in March. That was the easy part. Eurex, controlled by Deutsche Boerse AG (G.DBO), the main German stock exchange, wants to operate exchanges for derivatives on futures and equity options in the U.S. by the middle of next year. The best way to do this is forming alliances with key U.S. players.

la borsa risponde alla logica economica - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 20:53

Eh... a essere sincero il ^Dax#^ è ancora sotto ad esempio. La partita è ancora incerta nell'insieme, anche se grazie agli S&P comincia a dare segno di funzionare. (In genere una congratulazione prematura porta iella). Qui c'è l' ^euro#^ che non vuole cedere in nessun caso e a nessun costo... è mai possibile che le borse vadano ancora su ignorando il dollaro ? Certo che la borsa risponde alla logica economica anche giorno per giorno: questa settimana gli s&p500 sono tornati a pochi punti dai massimi dell'anno mentre il DAX ha preso una legnata. A pensarci è giusto perchè con l'euro che sale sempe le multinazionali dell'S&P 500 guadagnano di più con il cambio e quelle del DAX 30 sono penalizzate. Se uno ci pensava stava alla larga dal DAX e fino a quando l'euro rimaneva vicino a 1.15 si teneva solo sull'S&P. Anzi per stare più tranquillo vendeva DAX short e S&P long e funzionava. Tre settimane fa era invece il contrario : il DAX saliva a manetta, molto di più rispetto agli S&P in %. Ma allora l'euro era ancora sotto quota 1.10 con il dollaro. Qui le cose cambiano sempre. E intanto sembra che il Bund non abbia esaurito la spinta e non è un buon segno.

tutto dipende dai rendimenti delle obbligazioni - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 18:38

sì, suona un poco esoterico parlare delle spread tra bond e bund, ma di suggerimenti diretti se ne fanno e ogni tanto viene voglia di riflettere su quello che ci sta sotto. In sostanza i rendimenti del reddito fisso indicano come andrà l'economia e se l'economia peggiora la borsa scende e se migliora la borsa sale I rendimenti del reddito fisso sono ai minimi storici da un anno. Al momento in america ad esempio le obbligazioni a 1 o 2 o 5 o 10 anno hanno TUTTE UN RENDIMENTO NEGATIVO REALE cioè dopo l'inflazione e le tasse! Questa è una cosa senza precedenti, solo quando l'inflazione era al 14% i rendimenti reali delle obbligazioni erano negativi Ci sono solo due spiegazioni: a) sta per arrivare una recessione molto pesante e questi tassi di interesse la anticipano oppure b) il mercato sta prendendo una cantonata, ogni tanto succede, come quando spinse il nasdaq a 5000 e le seat a 6 euro, e quando se ne accorge i bund e i bond vengono giù come pere. In termini generali, bisogna in parole povere che i Bund e Treasury Bond scendano (e che i loro rendimenti quindi salgano) per le borse. Altrimenti vuole dire che l'economia va veramente male. E di conseguenza anche le borse ne soffrono Il fatto che questa settimana i Bund e Treasury Bond siano saliti ai massimi (e che i loro rendimenti quindi siano scesi) preoccupa. Occorre qualche segno che il loro trend giri e le spread sui bond usa e bond americani sono un indizio da seguire

differenziale tra rendimento dei bund e dei treasury usa - gz  

  By: GZ on Venerdì 09 Maggio 2003 16:28

Il tema sono i tassi e i bund e treasury bond. Nel grafico precedente c'erano i differenziali dal 2000 a oggi. In questo qui sotto il loro differenziale dal 1993 a oggi. Si vede che l'euro e il differenziale tra rendimento dei bund e dei treasury usa a 10 anni sono saliti assieme fino a due mesi fa e poi il differenziale si è stabilizzato. Il mio schema di ragionamento (ovviamente di lungo periodo) è che quello che succede alle obbligazioni e ai tassi lo si vede sempre prima e meglio tramite gli andamenti dei differenziali tra tassi a breve e lunga (la "Yield curve") e i differenziali tra tassi a americani e europei Al momento sembra che il trend al rialzo del differenziale si sia fermato due mesi fa nonostante la BCE abbia ignorato di nuovo tutti e non abbia tagliato i tassi mentre la FED ha parlato di "deflazione" martedì spaventando tutti sull'obbligazionario e sul mercato dei cambi. E il trend del differenziale euro/Usa si fermato nonostante l'euro continui a salire dando guadagni in conto capitale rilevanti a chi compra bund e perdite invece a chi sta sui treasury. Very interesting. In genere prima cominciano a girare le spread e poi il mercato sottostante

Analisi tecnica dei Bond e Bund - gz  

  By: GZ on Giovedì 08 Maggio 2003 19:02

Uhmm.. ma allora le treasury note a 10 anni nel conteggio di elliott salgono e quelli a 30 anni scendono ? das ist nicht moglich Riassumendo la discussione: se si guardano le obbligazioni USA a 5 e 10 anni vedi una cosa e vedendo quelle a 30 anni e i bund un altra... Allora: il 5 anni è quello che credo indichi meglio di altri perchè è quello su cui la speculazione è minima ed è una via di mezzo tra tassi a breve e tassi a lunga Ebbene cosa succede sul future del treasury a 5 anni ? Oggi il combo è completo. Oggi quindi può essere il punto di completamento del ciclo del reddito fisso ? Il punto è che se la chiusura di oggi viene ecceduta ha ecceduto sia il sequential di 3 giorni fa e che il combo oggi

Qui sarebbe utile sapere contare le onde - gz  

  By: GZ on Giovedì 08 Maggio 2003 14:46

Qui sarebbe utile sapere contare le onde. I ^bund#^ e i ^treasury#^ bond stanno salendo in linea retta a dispetto delle borse positive nell'ultimo mese e francamente il botto in su degli ultimi due giorni non l'ho proprio capito e ci ho anche perso. Il grafico orario fino a quando non sfondino (o falliscano lo sfondamento) dei massimi non è chiarissimo ora (per me). E neanche quello giornaliero. Forse chi conta le onde capisce se su base a 120 o 60 minuti ad esempio qui tratti di una 1 - 2 - 3 e quindi continui in su oppure sia una struttura A - B -C e quindi che si esaurisce qui contro i massimi (butto giù delle lettere a intuito solo per dare un idea del problema) Non è una cosa da poco, se i bund e bond sfondano in su vuole dire che l'economia è messa male

IL MITO DELLA SARS - gz  

  By: GZ on Giovedì 08 Maggio 2003 01:53

Michael Fumento, anni fa demolì il mito dell'AIDS come epidemia destinata a mettere a rischio dappertutto milioni di persone, a cambiare le abitudini di tutti e che era evitabile solo usando sempre precauzioni con quasi tutti. In pratica alla fine invece l'AIDS ha riguardato solo due categorie a rischio e il 95% della gente ha continuato a fare tutto come prima senza che gli sia successo niente. Fumento demolisce ora allo stesso modo l'isteria che circonda la SARS che fa un 1/100 delle vittime dell'influenza o della comune polmonite ed molto è meno contagiosa, ma serve ai media per avere un bel tema catastrofico -------------------------------------------------------------- May 7, 2003, 9:50 a.m. Hysteria, Thy Name is SARS The media need a chill pill. By Michael Fumento ast week's covers of U.S. News & World Report, Time, and Newsweek were virtually identical: A terrified person wearing a medical mask emblazoned "SARS." The April 29 New Zealand Herald headlined: "SARS Surge Could Stretch NZ Says Annette King." Total confirmed New Zealand cases: one. "SARS could eventually kill millions," blared the New Scientist] wire service, with no hint as to how this might happen. SARS "now threatens to plunge the world economy into freefall," declared the London Observer. The New York Times has printed over 330 articles mentioning the disease in the last 30 days, while even the staid Wall Street Journal published ten SARS articles on a single day. University of Toronto Medical historian Edward Shorter calls SARS reaction "A media-fanned wave of mass hysteria," and "mass psychosis." But is he overstating the case? According to the World Health Organization (WHO) as of May 6, 6727 cases of SARS have been reported since mid-November with 478 deaths. In what at a glance seems one of the few slight concessions to reality Slate reported: "SARS is not quite as contagious as the flu." But that's a slight understatement. Flu causes between "three and five million cases of severe illness and between 250,000 and 500,000 deaths" per year, according to the WHO — far more serious illness and death in a single day than SARS has caused in 21 weeks. Far more Americans die of influenza each year during flu season (about 36,000) than have yet been killed by SARS globally. Yet few Americans would die of flu if only they were worried enough to roll up their sleeves for a $15 (or often free) vaccination. SARS is repeatedly referred to as "killer pneumonia," as if pneumonia normally causes just hiccups. Yet 62,000 Americans died of pneumonia in 2001. The media are fascinated by the possibility that this virus came to us from animals, displaying incredible ignorance that so does the flu. SARS stories often invoke the great flu pandemic of 1918-1919, which probably killed 40 million people according to WHO estimates. That's more than ten times as many people daily — among a global population a third of today's — as SARS has yet killed. Even today, malaria and tuberculosis — which like SARS are both essentially localized and yet global — kill perhaps 15,000 people daily. A far better name for the disease would be "The China Syndrome." Ninety percent of all SARS cases are concentrated in China (including Hong Kong), up from 82 percent on April 1. Of the 153 new cases reported May 6, only six were outside China. Only about 15 percent of the world's nations have reported even one SARS case. Why China? Hong Kong's medical care system has gone to pieces since the communists took over, and China's hygiene is as bad as its health care. The last time my wife and I went to Shanghai for a week we got our shots and avoided the water, yet as soon as we got back we had three emergency room trips between us. Is Asia in general a SARS hotbed? The April 26 Los Angeles Times reported, "SARS continued to spread across Asia on Friday," and a Bangkok-based paper reported on April 19, "The SARS virus has now hit nearly every country in Asia, spreading fear, panic, and economic chaos in its wake." Yet more than half of East Asian and Southeast Asian nations report no SARS cases. Japan was last reported with two cases and no deaths, while India is listed as having one case and no deaths. How contagious is the disease in countries with good hygiene and health care? On April 1, Europe had 21 SARS cases; on May 6 it had 36. Only one of these was transmitted locally, with the other patients infected in Asia. Indeed, of the 29 countries outside of China reporting SARS cases, merely four have reported local transmission. Moreover, the WHO now says that aside from China the worldwide infection rate is decreasing. For example, Vietnam has a relatively high number of cases, 63, but hasn't reported a new one since April 14. How lethal is SARS? Globally, it's about seven percent, in the same league as other forms of pneumonia. This is notwithstanding the May 1 Washington Post reporting that WHO official Mark Salter said it was 10 percent. A CNN.com article that day was titled: "SARS Death Rate Rising," but it had Salter saying it "could likely reach 10 percent." "Could" and "is" are not the same. CNN paraphrased Salter's explanation that "the disease is still in its early stages" and "it was normal for death rates to increase in such circumstances." But the opposite is true. With relatively unknown illnesses, death rates tend to drop as hospitals become more adept at treating symptoms. Is it coincidence that while the death rate is about seven percent in China, there have been no fatalities from 101 cases in Europe and the U.S? Not that this stopped the Post from reporting, "Surprisingly, the highest death rates appear to be occurring in the most advanced parts of the world." Surprising, indeed! Canada is admittedly a strange exception to the rule, yet there as everywhere the disease is gnat on an elephant's butt compared to flu, and Canada has reported only six new cases in the past ten days. This may also rightly put the last nail in the coffin of the idea that Canada has a wonderful health care system that the U.S. should emulate. Could the virus mutate to become more lethal? Usually it's the other way around, as natural selection favors strains that are less lethal and thus likelier to survive indefinitely in the host. Yet much of the talk of economic gloom and doom may well be true, if only because perception prevails over reality. Airline industries around the world have been struck yet another powerful blow, as has the entire travel and tourism industry and the Asian manufacturing sector. The World Bank revised its East Asian growth downward by almost ten percent, in part due to the SARS impact on tourism and other face-to-face sectors such as business travel, transportation and retail. Stock markets are being slammed, with Hong Kong plummeting to their lowest levels in four years. The SARS outbreak could cost Canada's economy up to $2.1 billion in lost growth this year, according to a major Toronto bank forecast. Nor is it just markets; human beings are feeling the impact right now. Persons of Chinese origin are being discriminated against in various countries, with Chinatowns becoming ghost towns. "The impact could be devastating" for Asian migrant workers, according to a top U.N. demographer. A foreign tourist was held in involuntary quarantine in New York City for virtually his ten-day vacation because he had a fever and ubiquitous "flu-like symptoms," while U.C. Berkeley has barred summer session students from China and other regions of Asia with relatively high numbers of SARS cases. Would they do so for the far-more-contagious and equally lethal flu? A bit of fear can be useful in controlling an epidemic. But that applies to rational fear, not hysteria. Did people's refusal to sit near AIDS patients slow that epidemic? Will refusing to sit next to a Canadian of Asian descent slow the spread of SARS? This global hysteria has no upside. As Shorter says, even as it appears in most places the disease is being contained, "What hasn't been contained is the mass psychosis surrounding it. It's entirely the working of the media; this need never have happened." In fairness though, public health officials have also contributed. Roosevelt's assertion in 1933 "that the only thing we have to fear is fear itself" was certainly an overgeneralization; but it has never been more applicable than during the SARS hysteria. — Michael Fumento is a senior fellow at the Hudson Institute, writes a syndicated health and science column for Scripps Howard News Service, and is the author of a forthcoming book on biotechnology from Encounter Books.

Nemmeno il Sacco del Museo era vero - gz  

  By: GZ on Giovedì 08 Maggio 2003 01:24

Nemmeno la storia della "distruzione di tutto il tesoro archeologico irakeno" del Museo di Bagdad era tanto vera. Era l'ultima che era rimasta della guerra delle bufale e anche lei sta andando in crisi. I media erano partiti per mesi innanzitutto con la madre di tutte le bufale, quella sulla "guerra che avrebbe portato una crisi generale... avrebbe destabilizzato tutto il medio oriente" facendo "esplodere le folle arabe e il terrorismo islamico" (mai stato così calma la zona ora, mai avuti così pochi attentati persino in palestina dove ora discutono di pace. Ma gli intellettuali che hanno ripetuto queste balle prima per l'afganistan e poi per l'iraq non si pentono mai? Persino gli analisti di borsa fanno qualche autocritica ogni tanto ). Poi hanno puntanto sulle bufale delle "migliaia di vittime dei bombardamenti a Bagdad" (la città è praticamente intatta e ci sono sospetti che l'unica strage occorsa di alcune decine di civili fosse stata architettata da saddam). Infine hanno dovuto ripiegare sulla balla della forte resistenza irakena e "Saddam al contrattacco" (come titolava repubblica a tutta pagina, il giorno stesso in cui, come si è scoperto ora, Saddam e famiglia prelevavano un miliardo di dollari in contanti e scappavano all'estero con la grana) E hanno fatto quello che potevano per raccontare la balla del "piano americano in crisi" (mentre i marines facevano 700 km in 10 giorni, circondavano Bagdad e preparavano una resa indolore ) Alla fine era rimasto ai media da giocare solo "il Sacco del Museo di Bagdad" "170 mila opere rappresentanti 4000 anni di storia scomparsi a causa degli americani.." Ora L'Interpol conferma quello che diversi giornalisti già hanno rilevato: i responsabili del museo avevano nascosto da tempo tutte le cose più importanti, nessuno ha comunque idea o un catalogo esattamente di cosa ci fosse prima, ma la stima non è nemmeno lontanamente di decine di migliaia di opere perse. In ogni caso hanno trovato divise dell'esercito irakeno abbandonate nel museo per cui, come è successo in dozzine di altri casi documentati di vittime e "danni collaterali", la distruzione è probabilmente stata ordinata dai saddamiti ----------------------------------------------------------------------------- The Non-Pillage of Baghdad "It is very common for the first information following a crisis to be wrong, and when I say wrong, I mean wrong." So spoke Ronald Noble, the Secretary General of Interpol, at a conference yesterday in Lyon, France, devoted to the recovery of stolen Iraqi artifacts. The context for Mr. Noble's remarks is the incredible reduction in the estimate of the number of artworks lost in the ransacking of Baghdad's National Museum. The claims have gone from 170,000 items first reported to the 30 to 40 that British Museum curator John Curtis confirmed missing at a press conference Monday in New York. Mr. Curtis's figure roughly tallies with that given by the Marine colonel investigating the looting. And therein lies a story that always had another agenda attached to it. The initial reports coming out of Baghdad quoted the weeping deputy director of the museum, who blamed the Americans for allowing the destruction of "170,000 items of antiquity dating back thousands of years." A segment of the press corps eager to snatch defeat from the jaws of George W. Bush's victory quickly took up the theme. It wasn't long before the American liberation of Iraq was likened to the Mongol sack of Baghdad in 1258. How typical, they sneered, for a Texas Republican to protect the oil fields (which will help feed Iraqis) while leaving the heritage of Western civilization naked. But the latest news now appears to confirm what the Journal's Yaroslav Trofimov reported from Baghdad three weeks ago: Most of these works had been secreted away in anticipation of an attack. Moreover, as Attorney General John Ashcroft told the Lyon conference, the theft of Iraq's treasures was carried out by organized criminals who knew what they were looking for. Surely one key question is who at the museum might have helped. (Hint: It wasn't Donald Rumsfeld.) Perhaps the biggest problem here is that the Iraqis didn't keep very good records, something Western museums, with the help of Unesco, are now trying to correct. None of this is to deny the terrible damage that did occur, the priceless bits of Iraq's heritage that have been stolen or destroyed -- or the many thousands more works that might be confirmed missing when curators finally go through the storehouses. ----------------------------------------------------------------------------- Iraqis Say Museum Looting Wasn't as Bad as Feared By YAROSLAV TROFIMOV Staff Reporter of THE WALL STREET JOURNAL BAGHDAD, Iraq -- Last week's looting of the Iraq National Museum, which saw numerous items disappear from a vast collection spanning eight millennia of Mesopotamian history, has provoked world-wide outcry -- and criticism of the U.S. military for its failure to protect Iraq's priceless cultural heritage. But, thanks to Iraqi preparations before the war, it seems the worst has been avoided. Donny George, the director-general of restoration at the Iraqi Antiquities Department, Wednesday said his staff had preserved the museum's most important treasures, including the kings' graves of Ur and the Assyrian bulls. These objects were hidden in vaults that haven't been violated by looters. "Most of the things were removed. We knew a war was coming, so it was our duty to protect everything," Mr. George said. "We thought there would be some sort of bombing at the museum. We never thought it could be looted." In a city where frequent shooting occurs day and night and the telephones don't work, reliable information is often hard to obtain. Earlier this week, some museum workers reached foreign journalists to complain about an orgy of looting in the museum, saying that little of the collection remains. As secrecy long enveloped the museum -- where part of the collection had been siphoned off by Saddam Hussein's family and sold abroad -- it isn't clear whether these museum workers knew about the prewar preparations to hide the most-valuable artifacts. Along with the destruction of ancient manuscripts at the Iraq National Library and other acts of vandalism throughout the city, the museum's looting has prompted a wave of anti-American anger. A belief often voiced in the streets of Baghdad holds that U.S. soldiers themselves stole the most-precious objects in the collection and used the looters to cover up the crime. Mr. George, standing side by side with the American commander in the area, Lt. Col. Eric Schwartz of the U.S. Army Third Infantry Division's Task Force 1-64, dispelled this view. But he said many valuable items are still missing. Among the antiquities unaccounted for so far, Mr. George said, are the sacral vase of Warqa, from Sumerian times, and the bronze statue of Basitqi, from the Accadian civilization. The museum compound was occupied Wednesday by a company-size tank unit, and a notice by the gate says the site is protected by the U.S. military. The museum floor is littered with debris, and access inside is forbidden because Iraqi specialists are working to catalogue what remains and to try to restore some of the items, Lt. Col. Schwartz said. "There was a tremendous amount of looting just for destruction purposes -- and there were artifacts that were not destroyed at all," he said. "It was not as bad as I thought it would be." Lt. Col. Schwartz, whose functions also include feeding the lions in the abandoned Baghdad Zoo next door, said he couldn't move into the museum compound and protect it from looters last week because his soldiers were taking fire from the building -- and were determined not to respond. There is an Iraqi army trench in the museum's front lawn, and Lt. Col. Schwartz said his troops found many Iraqi army uniforms inside. "If there is any dirty trick in the book," he said, "they sure used it."

la "Wedge" con "Fakeout" - gz  

  By: GZ on Giovedì 08 Maggio 2003 00:22

Non mi sembra che il Nazz e S&P abbiano questa figura ancora, perchè mancherebbe l'accellerazione parabolica finale, in cui il mercato sfonda al rialzo la trendline ascendente La "Wedge" con "Fakeout" spesso è il bacio della morte di un trend verticale, ma ovviamente può anche esserci una formazione diversa. La definizione comunque sarebbe: i) Wedge il mercato si è "compresso" a triangolo sempre di più mentre saliva, ha formato una trendline ascendente superiore e una inferiore che si stringono sempre più a inbuto ii)Fakeout poi ha sfondato al rialzo la trendline ascendente superiore, dando un accellerata finale, quasi sempre parabolica, cioè con accelerazione del trend (derivata seconda positiva) iii) Break il segnale di short lo hai quando la trendline INFERIORE viene forata, ma solo DOPO lo sfondamento in su fallito della trendline ascendente superiore, Sull'euro/yen ho anticipato suggerendo di vendere quando aveva sfondato la trendline superiore, ma il segnale tecnico era aspettare per il punto iii) L'Euro a 60 minuti ad esempio avrebbe completato le tre fasi i) poi ii) e anche iii) oggi

L'operazione più bella del mese - gz  

  By: GZ on Mercoledì 07 Maggio 2003 20:16

Questa è pubblicità, ma non solo, perchè mostra un pattern grafico micidiale dal vero. Tutto ieri mattina mi sono agitato per vendere l'EURO contro lo YEN ( o se volete comprare lo yen con euro short). L'euro è salito del 50% sullo yen negli ultimi due anni, molto di più che sul dollaro e nell'ultimo mese aveva accellerato su in verticale senza respiro. Ieri mattina ha però disegnato la classica "Wedge" con "Fakeout" e quando uno vede questa formazione vede il bacio della morte di un trend verticale. In parole italiane si è "compresso" a triangolo sempre di più mentre saliva e ha formato una trendline ascendente per poi sfondarla al rialzo, dando un accellerata parabolica finale. Il segnale di short lo hai quando la trendline bassa viene forata DOPO lo sfondamento in su fallito, ma ho persino anticipato suggerendo di vendere al massimo esatto alle 10 di ieri. E boom! oggi è venuto giù in picchiata come da manuale. Lo si poteva vendere ^come suggerivo io in modo indiretto comprando Yen future da una parte e vendendo Euro future dall'altra#A:11915^ In poco più di 24 ore ha fatto circa 3 mila dollari su un margine inferiore a 3 mila (con 2 futures). Sia come soldi che come soddisfazione "tecnica" questo è uno dei più belli che mi sono capitati. Questo pattern è molto raro, occorre che prima un mercato sia salito parecchio, ma quando arriva...

se funziona anche questo.. - gz  

  By: GZ on Mercoledì 07 Maggio 2003 18:41

e questo è il buy simmetrico del ciclo a 5 minuti, quello che oggi ha dato il sell sul massimo esatto (dell'eurostoxx future, ma lo si può usare anche traslandolo sul fib30 pari pari) e che avevo messo ex-post tre ore fa se funziona anche questo segnale esatto dovete proprio usarlo questo sistemino

le opzioni non costano niente - gz  

  By: GZ on Mercoledì 07 Maggio 2003 13:20

mah.. le opzioni non costano niente, te le tirano dietro al momento e in entrambe le direzioni la 24.000 put maggio costa 85 punti e la 24.500 180 punti ! in questi casi il mercato dovrebbe sorprendere tutti e andare su molto oppure giù molto e dovresti comprare una straddle

quante valigie occorrono per un miliardo di $ ? - gz  

  By: GZ on Mercoledì 07 Maggio 2003 00:09

Ecco spiegato perchè il dollaro cola a picco in questi giorni. Riportano oggi (vedi sotto) che il figlio di Saddam, Qusai, ha portato via un miliardo di dollari IN CONTANTI (1.800 miliardi di vecchie lire) dalla banca centrale irakena al momento della fuga, in pratica tutto il denaro contante che c'era. (quante valigie occorrono per un miliardo di dollari in contanti ? Il taglio più grosso è da 100 dollaro per cui ha portato via 10 milioni di biglietti...) Evidentemente una volta all'estero per vendicarsi ha cambiato questo miliardo di dollari in euro e zac! ha fatto crollare il dollaro. Ora gli stanno dando la caccia. Se lo trovano gli americani torneranno a cambiarli in dollari e il dollaro riprende. ----------------------------------------------------------------------------- Iraq Central Bank Dispensed Some $900 Million in March WALL STREET JOURNAL WASHINGTON -- Roughly $900 million in U.S. currency was taken from Iraq's central bank shortly before the U.S. began bombing Baghdad in March, U.S. government officials confirmed Tuesday. Separately, President Bush named L. Paul Bremer, a former ambassador and head of the State Department's counterterrorism office, to be his special envoy to Iraq and oversee its transition to democratic rule. And, in France, U.S. Attorney General John Ashcroft told an Interpol meeting that organized criminal groups were involved in the looting of Iraq's national museum and the U.S. will fully back international efforts to retrieve the stolen artifacts. Treasury Department officials said they didn't know where the money from the Iraqi central bank was taken and were still checking out details of the incident, including the denomination of the missing U.S. currency. The New York Times reported Tuesday that Mr. Hussein ordered the money be taken from the central bank and sent his son Qusay to grab the cash in the middle of the night. The amount of money -- $900 million in U.S. $100 bills and $100 million in euros -- was so large it had to be taken from the bank in three tractor trailers, the New York Times reported. U.S. Treasury officials couldn't confirm the information on the euros taken from the central bank. Qusay, Mr. Hussein's younger son, and Abid al-Hamid Mahmood, the Iraqi leader's personal assistant, organized the removal of the cash, the Times report said, quoting an unnamed Iraqi banking official. The Iraqi official said the funds removal took place at 4 a.m. on March 18. U.S. Treasury official George Mullinax, who is assigned to help rebuild Iraq's banking system, told the Times that about the $900 million was taken by "Saddam Hussein's people." Bremer Named at White House Mr. Bush's appointee, Mr. Bremer, will become the civilian administrator, heading the transition team that includes retired Army Lt. Gen. Jay Garner, currently the top-ranking U.S. civilian in Iraq. Mr. Bremer will oversee all political and reconstruction efforts. Mr. Bush announced the appointment, which had been expected, during a White House meeting Tuesday with Defense Secretary Donald Rumsfeld. He said he was "sending one of our best citizens" and called Mr. Bremer "a man with enormous experience -- a can-do type of person." The president said he has "full confidence" in Mr. Bremer, who was present when Mr. Bush made the announcement in the Oval Office. Mr. Bremer, 61 years old, was a former assistant to former Secretaries of State William P. Rogers and Henry Kissinger. He was ambassador-at-large for counterrorism from 1986 to 1989, and also has served as U.S. ambassador to the Netherlands. He later worked for a consulting firm headed by Mr. Kissinger and currently serves as chairman and chief executive of the Marsh Crisis Consulting company. In his new assignment, he will be senior to Gen. Garner, a retired Army general, representing a military-to-civilian handoff. Organized Thieves Mr. Ashcroft spoke in southeastern France at a conference of art experts and law enforcement officials aimed at creating a database listing museum contents looted in the aftermath of the U.S.-led invasion of Iraq. "From the evidence that has emerged, there is a strong case to be made that the looting and theft of the artifacts were perpetrated by organized criminal groups -- criminals who knew precisely what they were looking for," Mr. Ashcroft said. Gen. Tommy Franks, commander of coalition forces in Iraq, has said the opposite -- that the Baghdad looting didn't appear to be carried out by organized thieves Interpol Secretary-General Ronald Noble said one of the group's top tasks was to collect and distribute descriptions of missing objects so they can be tracked down. He said such information was still sorely lacking. "Right now, we are operating only on rumors and anecdotal evidence," Mr. Noble said, adding that after the 1991 Gulf War, Interpol was able to log only one looted item into its database. Ancient Mesopotamia -- modern-day Iraq -- was the cradle of urban civilization. Iraq's museums held millennia-old artworks from the Assyrian, Sumerian and Babylonian cultures. But some experts fear thousands of these pieces may be missing. Figuring out exactly what has been taken depends in large part on the condition of written inventories from the looted museum. While the catalog at Baghdad's National Museum has been kept for the most part intact, the status of inventories at museums in other parts of Iraq is unknown. And experts say they have no idea of the looting toll at archaeological sites. U.N. Inspections on Hold United Nations inspections in Iraq, meanwhile, are indefinitely on hold after a U.S. official at talks in Paris with French and British representatives said the Bush administration has no immediate plans to readmit the inspectors. "We don't see any real need for Unmovic or IAEA inspectors to return to Iraq to search for weapons of mass destruction or to secure them," the U.S. official said, referring to the U.N. Monitoring, Verification and Inspection Commission and the International Atomic Energy Agency. The official said he had no doubt Washington would be in contact with the IAEA, the U.N. nuclear inspection agency, about sites it had been monitoring in Iraq. But the official appeared to rule out a request made Monday by the agency for access to Iraq's main nuclear site suspected of being looted. "I think we are there and it's our responsibility and it's why we fought the war, and I think we're capable of handling it," the official said in response to a question about the IAEA request. Mohamed ElBaradei, director general of the IAEA, sent a written request to U.S. officials last week, asking for access to Iraq's Tuwaitha nuclear research facility, a spokeswoman for the Vienna-based group said Monday. As of Monday, U.S. officials hadn't responded to Mr. ElBaradei's letter, she said. Passport Controversy The French Foreign Ministry denied a Washington Times report Tuesday that claimed the French government had helped Iraqi officials escape from Syria by issuing them with passports. In a statement, French Foreign Ministry spokesman Francois Rivasseau said: "We have looked into this. The French authorities have given no visa to any officials of the former Iraqi regime since the beginning of the Iraq war, either in Syria or anywhere else. We formally reject this kind of allegation, which is contrary to the truth and inspired by ill will. We consider that these rumors [are] totally unfounded and a discredit to those who spread them. It's time this ended." The Washington Times said in its report that the French government had secretly helped fleeing Iraqi officials. The newspaper cited U.S. intelligence officials as saying an unknown number of Iraqis who worked for Mr. Hussein's government were given passports by French officials in Syria. The passports are regarded as documents of the European Union, because of France's membership in the union. French passports allow holders to move freely among 12 EU countries that are part of the Schengen agreement on unrestricted travel. Britain, Denmark and Ireland aren't party to the Schengen pact. The Bush administration also said it had no background on the report. "I have no information on that," White House spokesman Ari Fleischer said. American forces freed 250 more Iraqi war prisoners Tuesday in southern Iraq, continuing to empty U.S.-run detention camps that once housed 7,000 men. More than 5,000 POWs and civilian detainees have been released from Camp Bucca in the past two weeks after a military tribunal determined they posed no threat, said Sgt. Maj. Ambrose Michelino, a U.S. military policeman. About 1,800 prisoners remain in the camp. Maj. Michelino said most of those will be freed in coming days, though he expected 400 to 900 "hard-core" prisoners would be held for questioning.

Ahi! "obbligazioni strutturate" su oro e petrolio... - gz  

  By: GZ on Martedì 06 Maggio 2003 15:56

Il bacio della morte per il trend al rialzo del petrolio e dell'oro. Le banche italiane si mettono a piazzare un: "obbligazione strutturata che permette di investire nel settore delle materie prime (petrolio e oro)...". Per chi si colleghi per la prima volta: "non pensare di comprare una aggeggio simile !" Compra invece, al modico costo di 20 dollari l'uno, qualche contratto future o opzione con controvalore sui 15 mila dollari (in media) e margine di 1.500 dollari al massimo, su Mais, Soya e Rame o Argento ad esempio. Non ti impegna il capitale (metti solo un piccolo margine), è liquidabile in in minuto e ti costa 1/20 di un obbligazione strutturata. (Si può farlo con un conto in euro, aperto in svizzera o germania o inghilterra e con numero verde dall'italia) -------------------------------------------------------- BANCA INTESA: NASCE NUOVO PRODOTTO FINANZIARIO - Roma, 6 mag - Si chiama ''Tripla Dimensione'' ed e' il nuovo prodotto lanciato da Banca Intesa per gli investitori con disponibilita' finanziaria medio-alta. Disponibile fino al 13 maggio 2003, l'obbligazione strutturata permette di investire nel settore delle materie prime (petrolio e oro) oltre che sul mercato azionario assicurando una maggiore diversificazione del portafoglio. Di durata quinquennale, ''Tripla Dimensione'' prevede un investimnento minimo di 50.000 euro. Il periodo di collocamento va dal 29 aprile al 13 maggio 2003. L'importo massimo totale per questa emissione e' di 500 mln di euro.

complimenti per Oxford Industries - gz  

  By: GZ on Martedì 06 Maggio 2003 01:41

complimenti per Oxford Industries, non lo avevo proprio notato e dire che lei lo aveva spiegato

Vitesse - gz  

  By: GZ on Martedì 06 Maggio 2003 01:25

Dal 29 marzo quando lo abbiamo suggerito (e anche lei ne ha parlato qui) era a $ 2.30 ai $ 4.08 di oggi è quasi un +80% per ^Vitesse#^. Sui titoli "medio-piccoli-abbandonati-sul-fondo" il dopo-iraq è stato esplosivo, capitano due volte all'annno questi periodi, ma bisogna sfruttarli veramente In teoria Vitesse può anche andare a 9 dollari come dicono sul suo forum di yahoo, ma in realtà Vitesse non ha vere notizie nuove positive e il grafico è troppo tirato.

INDONESIA - gz  

  By: GZ on Lunedì 05 Maggio 2003 16:53

(In Italia)...come nel medioevo il figlio promogenito rimane nella magione e l'amministra fino alla vecchiaia dove la lascerà al proprio primogenito. con 1 figlio a coppia il meccanismo è però + semplice), facendo 1 figlio forse a coppia cercando di lavorare all'ASL perchè cosi' prendo i venerdì di ferie e mi faccio 1 bel weekend al mare. Altro che giocarsi tutto in avventure spericolate. Quindi, in Italia, i soldi in borsa vanno messi con cautela: la Consob è 1 specie di Onlus ... --------------------- Se uno ragiona su un orizzonte di qualche anno, come prospettiva di investimento di portafoglio diversificata non c'è dubbio che come area l'Asia sarebbe la migliore, poi l'America e ultima l'Europa. L'Asia (ex-Giappone però) cresce al 4-5% annuo, non ha disavanzi statali, pochissimo welfare e sindacati, un alto tasso di risparmio, una forte crescita demografica, gente affamata di ricchezza e le sue valute non sono sopravvalutate come nel 1996-1997 Ha solo bisogno che wall street non ceda (e di contenere la sars) E non è che è così difficile comprare il paniere delle i-shares dell' Indonesia quotato a NY

prediche inutili - gz  

  By: GZ on Lunedì 05 Maggio 2003 16:12

Leggo oggi sull'inserto economia del lunedì del corriere, la pubblicazione di finanza migliore in italia soprattutto perchè abbastanza critica: ".... Se consideriamo i 10 fondi azionari più cari, ad esempio, scopriamo che il fondo Gp Special di Generali am sgr, che investe in tecnologie e in settori ad alta crescita, ha fatto perdere ben 6.672 euro a chi tre anni fa ne avesse investititi diecimila. Di questa perdita complessiva, ben 1.214 euro, pari al 12% del totale, è dato dal semplice costo del fondo...." Di fronte a questi dati cosa rispondono i responsabili dei fondi comuni al giornalista del corriere ? "...Ma ora, dice Mazzucchelli, «diventerà sempre più importante offrire un buon rapporto tra costo e servizio: la consulenza per capire i veri bisogni e le esigenze finanziarie del risparmiatore deve essere un momento prioritario». Secondo Mazzucchelli, quindi, nei prossimi anni si assisterà a un allargarsi del divario nei prezzi tra i fondi gestiti con modelli quantitativi e quelli che applicano una gestione attiva e un maggior livello di consulenza. «Questi ultimi potranno anche aumentare di prezzo, di pari passo con il maggior grado di complessità e sofisticatezza del prodotto»" "..capire i veri bisogni del risparmiatore ???!!.." Come se fosse difficile capire che vuole ritrovarsi, magari non dopo un anno, ma dopo cinque, con più soldi di quanti se ne aveva all'inizio. L'IDEA CHE DEBBANO SEMPLICEMENTE GUADAGNARE DI PIù DELLA CONCORRENZA, cioè dire: "...i nostri fondi negli ultimi 5 o 8 anni in media hanno guadagnato il +29% ( o il +41% o che so io...) e quelli della concorrenza molto meno anzi in media hanno perso...." questa idea resta rigorosamente tabù. Se il tuo "prodotto" è un investimento su un orizzonte di tempo di qualche anno devi fare meglio degli altri. Come chi produce piastrelle o infissi o automobili o telefilm o illuminazione da discoteca che deve farli migliori e meno costosi delle piastrelle o infissi o automobili o telefilm o illuminazione dei concorrenti. Non c'è mai nessuno che dica: "... dal 1998 o dal 1995 però noi in media abbiano reso X%, rispetto all'indice che ha fatto invece Y% e la media della concorrenza che ha fatto Z%..." perchè se lo facessero, ma computando però tutti i fondi che vendono e non solo quello che va in questo momento, dovrebbero forse fallire, come tante aziende metalmeccaniche o tessili falliscono quando il loro prodotto non va. Ma è l'unica industria privata dove nessuno mai fallisce. ---------------------------------------------------------------------------- Fondi comuni, una tassa da 25 miliardi di Marco Sabella Francesca Monti - corriere di oggi -- Hanno incassato laute commissioni, ma bruciato in tre anni 91.000 milioni di euro. E con la ripresa dei mercati le cose rischiano di peggiorare Cari e avari. I risparmiatori che non si rassegnano all’idea di dover pagare somme elevatissime per performance deludenti accusano così i fondi d’investimento. Ora che il grande crollo legato allo sgonfiarsi della bolla speculativa è in gran parte metabolizzato, tutti si sono adattati all'idea che i mercati non torneranno tanto facilmente sulle vette himalayane della primavera del 2000. Le aspettative di rendimento, dunque, si sono fortemente ridimensionate. Ma non altrettanto si può dire delle spese: negli ultimi tre anni i «fondisti» hanno lasciato sul piatto della crisi 91 miliardi di euro, di cui ben 25 rappresentano le commissioni. Vale a dire che hanno pagato per perdere il 4,84% del patrimonio medio totale. Il criterio guida più preciso per capire quanto costa un fondo di investimento è quello del Ter, il total expense ratio , che misura quanto incide in percentuale sul patrimonio dato in amministrazione la somma di tutti i costi applicati. Il cliente, infatti, non paga solo la commissione di gestione (quelle degli azionari arrivano al 2,5% nel nostro sistema), ma anche d i performance (quando esistono), oltre a oneri amministrativi di vario genere. A questi poi si possono aggiungere biglietti di entrata e di uscita che il Ter dei fondi non conteggia, perché sono introiti che vanno a finire nel bilancio di chi distribuisce il prodotto. In questi anni il Ter è costato ai clienti quanto il rendimento di un Bot annuale. Nel 2002 la media di sistema è stata infatti dell’1,46%. Nel 2000 era all’1,82% (vedi tabella ). Un calo dovuto soprattutto alla (quasi) sparizione delle commissioni di performance, uccise dalla mancanza di materia prima: i risultati positivi, appunto. Il rapporto costi-benefici, però, è il vero nodo cruciale dell’analisi. Se consideriamo i 10 fondi azionari più cari, ad esempio, scopriamo che il fondo Gp Special di Generali am sgr, che investe in tecnologie e in settori ad alta crescita, ha fatto perdere ben 6.672 euro a chi tre anni fa ne avesse investititi diecimila. Di questa perdita complessiva, ben 1.214 euro, pari al 12% del totale, è dato dal semplice costo del fondo. Una constatazione amara per chi, avido o mal consigliato, si aspettava invece uno scenario ben diverso. Questi sono gli eccessi negativi. L’attento studio dei Ter di gruppo, cioè dei costi medi aggregati di tutti i fondi venduti dalle dieci sgr più importanti, mette in evidenza numeri molto variabili. E diverse tipologie di costo-rendimento. La più convenienti è Nextra, la sgr di Banca Intesa, con un Ter 2000-2002 pari al 3,35% del patrimonio medio: in soldoni negli ultimi tre anni i suoi clienti hanno perso il 7,77% (come rendimento ponderato) e hanno pagato 2,9 miliardi di commissioni totali. La più cara, invece, è Dws, la società del risparmio gestito di Deutsche Bank. Il Ter del triennio è pari al 5,31%, sempre calcolato sul patrimonio medio. In soldoni il risultato negativo dei suoi clienti è pari al 18%, mentre la loro spesa totale supera il miliardo. E anche il gruppo MontePaschi non scherza: il suo tasso medio di spesa è stato pari al 4,6%. Per dirla breve: in media la perdita dei clienti è stata pari al 17,3% a fronte, anche in questo caso, di più di un miliardo di spese. In generale si può notare che i grandi gruppi escono meglio dei più piccoli alla prova del fuoco costi-rendimenti. Con le maggiori sgr italiane, SanPaolo Imi (3,84% il Ter triennale) e Nextra, su livelli di Ter di circa il 20% inferiori rispetto alle sgr di dimensioni medie o medio-piccole. «L'esistenza delle economie di scala è legata alla elevata intensità tecnologica del settore ed è probabile che anche in futuro assisteremo a un recupero di efficienza» afferma Fabio Galli, il segretario generale di Assogestioni, l'associazione che raggruppa le sgr italiane. Ma al di là dei possibili miglioramenti futuri sul piano dei costi Galli sottolinea che «il sistema italiano dei fondi è uno dei più trasparenti e dei meno cari, anche nel confronto internazionale». L'Italia infatti è l'unico Paese insieme agli Stati Uniti che impone alle società di gestione la pubblicazione dei dati sul Ter. Che cosa faranno allora d’ora in avanti le sgr per migliorare il servizio e, magari, ridurre il carico dei costi? «Dal mese prossimo i fondi Nextra aboliranno qualsiasi commissione di ingresso e il sistema fondi italiano tenderà ad assomigliare sempre di più al modello spagnolo dove non esistono costi di ingresso e di uscita», dice Enrico Maiocchi, direttore marketing dei fondi Nextra. Che comunque afferma: «la vera concorrenza si gioca soprattutto sulle performance: i risparmiatori sono attenti al risultato piuttosto che ai costi». Molto cauto sulle possibilità di evoluzione verso il basso della struttura dei costi applicati al risparmiatore è Marco Mazzucchelli, amministratore delegato di SanPaolo Imi wm. «Una parte dei risparmi di costo derivanti dai miglioramenti tecnologici verrà trasferita sui risparmiatori», dice. Ma ora, dice Mazzucchelli, «diventerà sempre più importante offrire un buon rapporto tra costo e servizio: la consulenza per capire i veri bisogni e le esigenze finanziarie del risparmiatore deve essere un momento prioritario». Secondo Mazzucchelli, quindi, nei prossimi anni si assisterà a un allargarsi del divario nei prezzi tra i fondi gestiti con modelli quantitativi e quelli che applicano una gestione attiva e un maggior livello di consulenza. «Questi ultimi potranno anche aumentare di prezzo, di pari passo con il maggior grado di complessità e sofisticatezza del prodotto» conclude. Insomma è meglio non illudersi su forti dimensionamenti dei costi. Anzi. Secondo Galli il calo del Ter potrebbe arrestarsi in una fase in cui con la ripresa dei mercati anche le commissioni di performance, che remunerano i gestori migliori, tornassero in territorio positivo. E questo è forse l'unico costo che i sottoscrittori sarebbero pronti a sostenere con piacere.

Lettura per il Weekend - gz  

  By: GZ on Domenica 04 Maggio 2003 23:42

Intervistano su Barron's Jacob Van Duijn il gestore del maggiore fondo globale basato in Europa, il Robeco Fund, in Olanda con 6.4 miliardi di dollari in gestione. Noto tre cose (oltre al fatto che parla bene di ING e STM su cui sono pure favorevole): i) Jacob Van Duijn ha reso del 1995 a oggi con il Robeco Fund il +78% nonostante il crollo degli ultimi tre anni (il che dimostrerebbe che nel lungo periodo stare investiti in borsa ha pagato finora....) ii) Van Duijn crede in una ripresa economica modesta, compra l'america a preferenza dell'europa, ANCHE SE PENSA CHE IL DOLLARO PERDA ancora. E quindi lo vende short come protezione. Dato che è un tizio che gestisce più soldi di altri in europa e il motivo è che ha guadagnato negli ultimi 8 anni un +78% nonostante tutto prendiamone nota. Il fatto che pensi che il dollaro scenda non gli impedisce di comprare ora di preferenza azioni americane. iii) compra azioni americane di preferenza perchè pensa che in europa (e in giappone) in generale prevalga un atteggiamento per cui "ci si accontenta", si bada a difendere quello che si ha già e non si punta ad accrescerlo. Secondo Van Duijn in Giapppone e in Germania si vede tanta gente ben vestita e tranquilla che cerca di spendere e invecchiare (anche in senso del tasso demografico), privilegiando la sicurezza sulla crescita (e il rischio). Per gli investimenti però sono meglio invece zone dove prevale un atteggiamento più dinamico, come l'asia (ex-giappone) e l'america. Mi piace questa descrizione dell'Europa: "....The mood has changed, and people are probably less willing to accommodate others. In Europe, there's wealth, demand and purchasing power, but Europe as a location for production? No. I guess we are going to be sort of a big Florida with a lot of consumers, friendly people, gray hair and big spenders... "... (germania) ... the strength of the unions is a hampering factor. In Germany, there is a strong desire to maintain what has been accomplished, rather than give up some of it for better performance later. There's a low labor force growth rate. And the German population will be the first one, after Japan, to actually decrease because of its demographics. The Germans would rather protect their wealth than go out and get more. If that's what the collective desire is, so be it. But for us investors it's probably time to move someplace else..." --------------------------------------------- Robeco Fund's Van Duijn runs marathons and a fund with long-term returns of 78.7% By VITO RACANELLI AN INTERVIEW WITH JACOB VAN DUIJN -- To win, investors, like marathon runners, have to go the distance and overcome disappointment, says Jacob Van Duijn. He ought to know. Van Duijn runs the Robeco Fund, the oldest mutual fund in the Netherlands and, with €5.7 billion ($6.40 billion) in assets, the largest global fund in Europe. He also runs in marathons; he took part in Rotterdam's last month and finds time to be chief investment officer of Robeco, an asset-management firm which oversees €100 billion in investments. Like other growth-fund managers, he hit the wall in two of the past three years. Yet his long-term record is none too shabby. Through the end of 2002, the fund had returned 78.7% since he took its helm in the second half of 1995. That showing easily outpaced the 58.5% turned in by the benchmark MSCI World Index. We asked this veteran investor, who's the author of The Long Wave in Economic Life, one of the best-known books on economic cycles, for a European view of the global investment environment. The upshot: The grass is greener in the United States. He's warmed up to American health-care and technology stocks and is selling bank shares. Barron's: What's your view of the global economy this year and next? Duijn: We've had a very long downturn, so if the economy had been left on its own, this year would have been a recovery year. But we've lost time because of the war uncertainty. Companies have postponed capital spending. Consumers are postponing spending. Calendar-year 2003 will probably see a meager recovery. The U.S. still could grow by 2½%, but Europe is lagging, as always. I think we're down to 1% to 1½% this year. China remains sort of the epicenter of world economic growth. And most companies there should benefit from [an eventual pickup in spending]. Japan doesn't look like it is going to generate more than 1% growth. Q: But you're clearly optimistic. A: Given the underlying sound fundamentals for the global economy, I expect a recovery once the war concerns are out of the way. Time is becoming your friend now because there is only so much downturn you can handle before you have to start investing again. This market downturn has already lasted longer than the 1929 Crash. March 10 was the current downturn's third anniversary. That in itself doesn't mean much, but back in '29, you had a depression coming, and I find it very difficult to see a depression. That was the end of a long period of growth. Today, we are only in the beginning phase of benefiting from the digital revolution. Q: So you prefer... A: The American economy is further along in the cycle and ready to recover. Not so much because of consumer spending, but mainly through capital spending and inventory rebuilding. I would expect consumer spending to slow further -- it usually goes to zero in a downturn -- and the pickup should come from capital restocking. The recent outperformance of information technology, as a sector of the stock market, is probably related to a better outlook from software and the hardware replacement. So North America would be my No. 1 pick and, in a way, the weakest area of the world is probably continental Europe. It looks like Europe is gradually moving toward a state where...let's say the level of wealth is fairly high, but the desire to add to it is lacking. And in that sense, it's similar to Japan. If you walk the streets of Tokyo and Munich, you see pretty much the same picture. Well-dressed, wealthy people, but with a strong desire to spend and go on holiday, rather than work. In the Robeco fund, we are underweight Europe and overweight the United States. Japan is still a slight overweight, even though it has been disappointing so far this year. Hong Kong we don't particularly like at this point, with the SARS [severe acute respiratory syndrome] problem. Q: Which sectors do you like? A: Health care and information technology. IT because of the economy and the notion that after three years of downturn, this is probably the sector that is going to recover first. As I said, there is only so much postponing of spending you can do; IT is one sector where replacement demand will start to play a role later this year. Core stocks there would be Cisco Systems and Microsoft, which are in our top five holdings, as well as IBM, Hewlett-Packard and Dell. Microsoft and Cisco are attractive because they are leaders in their markets, which are increasingly oligopolistic in nature, meaning they will have pricing power, going forward. We also like their balance sheets. They are debt-free. In Europe, we hold SAP, which was recently increased in our portfolios, and STMicroelectronics. The former is one of the few leading Continental technology companies, so European money moving into that sector is likely to end up partly in SAP, as well as in STM. For the Robeco fund, we have been adding most to pharmaceuticals recently because of its valuation levels, compared to its long-term earnings growth rate. It is the premier growth sector in an aging world. The preference is for U.S. pharmaceuticals, where it looks like the patent expiry problems are out of the way and they have an advantage in terms of the currency, compared with their European counterparts. Pfizer and Merck are among our top five positions. Pfizer and Merck have P/Es around 16 and a long-term earnings growth rate around 10%. We like their 30% to 35% returns on equity. And we are underweight in the consumer area, especially staples, like Nestle, Unilever, Procter & Gamble. Utilities are also an underweight position. We're not expecting a recovery from the consumer side, but rather from the production side of the economy. Q: Any names outside health care and IT? A: French insurer AXA and Dutch insurer ING we've bought because of the recovery potential of insurance in a stock-market upturn. We switched out of Germany's Allianz and into AXA. The valuation is attractive now, and AXA should benefit through their asset-management division from a market recovery. Also, we expect the stock to do better because it doesn't have the cross-holding problems that German companies do; we don't like Germany's financial sector. ING we still like because it also should do well because of its mix of insurance and banking. The market is really too focused on insurer asset valuations, because ING is well-run. ING has been one of our disappointments. We had an overweighting on it, and I started to increase the overweight last July and suffered because it underperformed when the asset concern became a dominant theme. Yet ING has a P/E of just seven times to eight times, its lowest in over 10 years. Nokia is still a core holding. As a global leader in handheld phones, it is rather cheap. In Europe, Novartis is one of our core holdings, as is UBS, L'Oreal, Royal Dutch and Telefonica. Q: So where's the money coming from for all these overweights? A: We are cutting back on the banks in general, but especially U.S. banks because of the interest-rate cycle. That has been the main source of funds in March, when 1%-1½% of the fund went out of financials and into health care. If anything, we will get higher rates going forward. In retrospect, they were a very defensive sector and outperformed the market from 2000 onward, so it was with some hesitation that we sold some shares of Bank of America, which was our biggest overweight for many months. The shares are still cheap, but I think we want to move away from them toward more traditional growth sectors like health care and IT. Additionally, some Wells Fargo was sold, and Wachovia we sold out altogether. Q: Do you typically have target prices for stocks? A: No. We pick stocks mainly based on the fundamentals of the company, its position within its sector, its competitive position. Then for, let's say, some short-term holding, we use quantitative rankings. The sell discipline we most often use is through quantitative screens. The Robeco screen looks at a valuation basket, earnings-revision basket, a growth basket, a corporate-policy basket and a momentum basket. So we pick equities up if they are in the top 20% of our screens, and sell if they drop below [the top] 40%. Q: Do you think that investor expectations have changed enough about what long-term stock returns might be? A: We're overshooting on the downside, just as we overshot on the upside. It shows up in very negative sentiment. What would have been a normal business cycle downturn caused by the excessive capital spending in IT and telecom has lasted three years now, which is very long. After the 9/11 attacks on the World Trade Center, things have gone from bad to worse. The recession was half over by then. Then in spring 2002, you got all these corporate accounting scandals, and then the war against terrorism building up. Then we actually did get the war. So, every time, something has wrong-footed the economy again. Everyone is downsizing their long-term expectations. Let's say that markets don't recover through the balance of this decade back to where they started in 2000, but rather stay within 10% to 20% of that level. Well, when you calculate what returns you might expect from here, they're all in double digits in the coming five or six years. Normally, if the 5% nominal growth of the economy is, say, 2% inflation and 3% growth, listed companies typically do a little better than the overall economy. They should be able to grow their earnings at least by 7% a year. Given where we are, that indeed does translate to at least 7% per annum and probably a bit more with the present low level of bond yields. Let's just go back to the true basic: Over the very long haul, equities return around 10% to 11% a year. That would be my expectation, rather than a single-digit number for the balance of this decade. Q: How much longer does the bear market go? A: The marker is still the intraday low of Oct. 10 last year. And as long as that holds -- and it has held for the S&P [768.3 on that date] and the Dow [7197.49] and Nasdaq [1108.49] -- that would be my low point. Now you might argue that European markets have moved far below that level. The only explanation for this is the difference in underlying fundamentals or earnings. It could be that we are still in a downtrend in Europe. I still have some hope that we might have three good years ahead of us in terms of the underlying economy, which I find much stronger than the stock market gives it credit for. Compare the present rate of productivity growth in the global economy to that in the past 30 years; it's better. Last year, the U.S. had 5% productivity growth. That's phenomenal, if you consider that you are in a recession. Unemployment is the lowest it has been in a recession since the 'Seventies. Inflation is close to zero. For 50 years, we've been working hard to get inflation down to where it ought to be. Then, when we get there, people say, "Uh, oh, there is going to be deflation." I find that very strange when the true fundamentals -- unemployment, inflation, productivity growth -- are better than you've seen since the 1960s. It's just the boom which got in the way and then the subsequent bust, plus all these exogenous events starting with the 9/11 attack. That event totally disrupted the global recovery and has kept postponing it till this very day. We still haven't fully adjusted our spending to what seems to be for most people different economic conditions. So this year should see, as I said, a further slowdown in consumer spending growth. Q: Which explains your consumer-staples underweight? A: That's right. It is going to be a transition year. Maybe in two or four years we'll see what you saw in 1990-94: a collective accelerating recovery process. Q: What are your expectations for European economic growth and profits growth this year? A: The consensus is for 30% profit growth, albeit from a low base, but 15% is more likely, especially with the most recent data pointing to a slowdown again. I would say 80% of the gains will come from cost reduction and the rest from the revenue-growth side. I'd be most optimistic for the Anglo-Saxon and Scandinavian markets, as opposed to continental Europe. The Continent is sort of drawn down by the weakness of Germany. Q: What about Europe's most important country? Do you think Germany is going to turn itself around? A: Not in the short term; you need the desire to do so, but the strength of the unions is a hampering factor. In Germany, there is a strong desire to maintain what has been accomplished, rather than give up some of it for better performance later. There's a low labor force growth rate. And the German population will be the first one, after Japan, to actually decrease because of its demographics. The Germans would rather protect their wealth than go out and get more. If that's what the collective desire is, so be it. But for us investors it's probably time to move someplace else. Q: So you are underweight in Germany? A: Yes. There is also the element of the weak financial institutions. Part of the explanation is cross-holdings of Allianz, Munich Re, Commerzbank, Deutsche Bank, so that weighs heavily on the overall market. Also, you lack a strong health-care sector; you don't have big names, like the U.K. does. So the composition of the market is not very attractive from a growth investor's point of view. Q: But the EU has been trying to liberalize its markets for 10 years at least, particularly its financial markets. What do you think of the progress so far? A: From a very long-term perspective, there should be benefits. [After] the Treaty of Rome in 1957 when the union was formed, European growth was much higher in the 1960s. But that was at a time when we still wanted to get ahead. And now it becomes more of a distribution matter. If you are going to allow Poland and Hungary and the Czech Republic into the EU, it means a redistribution of wealth from us to them. I guess that's all right if you grow at 3%, 4% , 5% or 6% a year, as in the 'Sixties, but not now. The mood has changed, and people are probably less willing to accommodate others. In Europe, there's wealth, demand and purchasing power, but Europe as a location for production? No. I guess we are going to be sort of a big Florida with a lot of consumers, friendly people, gray hair and big spenders. Q: Is the strong euro a significant issue for European profits? A: A fairly strong issue. We are in a multi-year weakening dollar mode. Past dollar moves have been five-to-seven-year moves and, given the still-rising U.S. trade deficit, it would seem to me that you will see a further weakening of the dollar. That in itself doesn't help the European economies in terms of their competitive position. I think that the U.S. deficit problem has to be corrected, and I see no other way but for the dollar to weaken. We have been hedging our dollar exposure within our portfolios, to the extent allowed. Q: Clearly, you are optimistic about equity markets. Where might you be wrong? A: Exogenous events. I think it would be the aftermath of the war in Iraq -- whatever is going to be next in terms of global politics, particularly U.S. politics. Will this involve an occupation of Iraq? I find it difficult to comprehend what the next steps will be. What will happen in Syria, Iran, North Korea? The main fear is noneconomic. If left to itself, the economy will recover. Inventories get depleted and you start restocking, and that's how the ball starts rolling again. In the very long run, stock markets have a relationship with the economy. They exaggerate tremendously in both up and down cycles, but ultimately, they make sense. But how do you handle a possible earthquake in Tokyo? There isn't much you can do about it. In the end, I believe that those billions of people going to work every day and those millions of firms making decisions, buying, selling and investing, are the dominant force

Perchè i soldi sono usciti dall'europa - gz  

  By: GZ on Sabato 03 Maggio 2003 14:44

Lei mi cita il nostro amico usamlab che una volta era così cortese da lasciare qualche messaggio anche qua. E si è offeso quando ho copiato un analisi economica presa da un bollettino delle brigate rosse a fianco alle sue con nickname simile per mostrare che non si distinguevano facilmente una volta tolta la sigla "br". Ad ogni modo a parte questo piccolo scherzo istruttivo il problema è sempre quello: c'è un filone di pensiero da karl marx fino giù a toni negri e giorgio bocca che interpreta i fatti economici della domanda e offerta di mercato in termini di meccanismo-diabolico-di-sfruttamento-che-sta-portando-il-modo-alla-rovina-a-profitto-di-pochi. Questo schema lo ritrovi in forme diverse un poco dappertutto. E' apprezzabile che qui Usamlab citi parecchi dati di fatto, ma il modo di ragionare è sbagliato. Esempio: "....La dipendenza della bolla americana dai capitali stranieri, infatti, ha privato e continua a privare altri sistemi economici delle risorse necessarie per una espansione economica armonica e sostenibile, non dipendente nella sua totalità dalla spesa del consumatore americano...." Qui ci sono 4 o 5 errori di logica in quattro righe. Gli investitori europei o asiatici comprano da anni in America montagne di titoli di stato, obbligazioni aziendali, obbligazioni legate a immobili o altri derivati, azioni (nonchè aziende). In questo modo finanziano un deficit di beni e servizi degli USA pari ora al 5% del PIL. E hanno fatto salire il ^dollaro#^. Bene, ma LO FANNO PER LORO SCELTA. POTREBBERO IMPIEGARE I LORO SOLDI IN EUROPA O IN ASIA. Piccolo esempio: qui sul forum e anche tra la gente che conosco in Italia tutti comprano titoli italiani oppure americani. Con poche eccezioni quasi nessuno nel pubblico italiano compra titoli francesi, tedeschi, inglesi o svizzeri. Ci sono una serie di ragioni pratiche (informazione inglese migliore), psicologiche e culturali e anche la ragione economica che in media le borse americane hanno fatto meglio storicamente. Comunque sia il complesso di queste ragioni fa sì che voi sul forum compriate più titoli a NY che a Londra o Parigi o Francoforte. E contribuite da anni a indebolire l'euro e rafforzare il dollaro. E' colpa vostra. ".... avete privato e continuate a privare altri sistemi economici delle risorse necessarie per una espansione economica armonica e sostenibile..." come dice Usamlab, Giorgio Bocca su l'espresso, Marcello De Cecco su Repubblica e tanti altri. Non vi vergognate ? Io ora sto facendo uno sforzo qui sul sito per concentrarmi su titoli tedeschi e vedo che attraggo zero interesse, mentre quelli americani bene o male vengono seguiti. Persino Usmalab predica bene e razzola mano perchè ha suggerito qui di vendere short il dow jones e non l'eurostoxx o dax o mib30, effettuando quindi una transazione in dollari senza motivo (guadagnava di più a vendere short il Dax). Lo stesso accade per il resto del pubblico italiano, tedesco o francese e per migliaia di fondi, banche, fondi pensione, individui facoltosi europei. Il risultato di questo complesso processo costituito da milioni di decisioni individuali crea un surplus di capitali verso l'america e non verso l'europa e ha spinto il dollaro tra il 1997 e il 2001 fino a 85 centesimi per un euro da 1.17 iniziali e da 1.30 circa a cui era nel 1994-1995 (considerando un euro "virtuale" prima della sua creazione). Ogni prezzo però quando sale troppo poi crea degli scompensi e il dollaro è salito troppo. Ad esempio l'america ha chiuso migliaia di impianti manifatturieri a favore di altri paesi a causa del dollaro troppo forte. Il dollaro forte ha creato vantaggi immediati in termini di consumo e svantaggi a medio termine in termini di perdita di capacità produttiva per l'america. Ci sono due facce nella medaglia. Ora è però in atto un processo di correzione, come è sempre successo. Negli anni '80 il dollaro arrivò molto più in alto di adesso e anche allora poi ci fu un processo di correzione che durò alcuni anni. Per cui dal 2001 meno europei comprano titoli in america e il dollaro perde. Ora che l'^euro#^ quota 1.12 sul dollaro l'america esporta di più e gli europei di meno e lo si vede già negli ultimi dati. Se l'euro/dollaro resta sopra 1.13 per un paio di anni il deficit commerciale USA si ridurrà. E' sempre stato così. L'economia di mercato funziona per aggiustamenti di "squilibri". Non è mai "equilibrata" , non succede mai che due aree siano in pareggio, c'è sempre uno compra di più e un altri di meno e ci sono dei cicli. Solo gli enti pubblici e le economie pianificate non hanno cicli e squilibri. E' meglio che gli europei esportino ora di meno con l'euro a 1.12 o che esportino di più con l'euro a 0.85 centesimi sul dollaro ? E perchè negli anni '90 lo squilibrio è cresciuto così tanto e molto di più che negli anni "80 ? Dipende dal fatto che in europa non si fanno politiche che consentono alla gente di spendere e investire. Ad esempio, negli ultimi 10 anni in italia il reddito medio dei lavoratori dipendenti al netto delle tasse e dell'inflazione non è aumentato nonostante tutti gli aumenti di produttività e la tecnologia. In America il reddito dei lavoratori dipendenti è salito in media negli anni '90 di più del 2% REALE MEDIO ANNUO. Idem per la creazione di imprese e posti di lavoro. Il motivo per cui i soldi sono usciti dall'europa è semplicemente che qui non sapevano dove investirli. Causa soprattutto le tasse e la burocrazia. E dato che in america le tasse e la burocrazia sono minori l'america continuerà ad attrarre soldi dal resto del mondo e ad avere un "deficit" per gli anni a venire. -------------------------------------- corriere della sera 27/3/2003------------------------------------- In 10 anni le retribuzioni sono aumentate meno della produttività. Dieci anni di politica dei redditi hanno piegato il costo del lavoro, ma non sono bastati a rilanciare la competitività del made in Italy. L'Ires, l'istituto di ricerche della Cgil, guidato in passato da personaggi del calibro di Giuliano Amato, Vittorio Foa, Bruno Trentin e Stefano Rodotà, è giunto a questa conclusione dopo una approfondita analisi sulle conseguenze dell'accordo del luglio '93. Il volume, dal titolo «Bilancio di un decennio di politica dei redditi», è in stampa e sarà oggetto di un seminario di due giorni a maggio. Gli studiosi coordinati dall'attuale presidente dell'Ires, Agostino Megale, sintetizzano questo bilancio con una formula: «Tenuta problematica del potere d'acquisto delle retribuzioni contrattuali lorde»: a un'iniziale «significativa flessione» nel ’93-’95 ha fatto seguito un «generalizzato recupero» nel ’96-’99 cui però è seguita «una nuova flessione negli anni più recenti, dovuta soprattutto allo scostamento tra inflazione programmata e inflazione effettiva». Un po' meglio è andata per le retribuzioni «di fatto» (che comprendono anche gli straordinari e i premi aziendali): al netto dell'inflazione sono cresciute, tra il 1993 e il 2002, a un tasso medio annuo dello 0,5%. I salari hanno, quindi, in media, guadagnato leggermente rispetto all'andamento dei prezzi. Ma hanno perso in confronto alla produttività, salita «a un tasso medio annuo superiore a quello delle retribuzioni di oltre l'1%». Conclusione: «Il peso relativo del monte retribuzioni sul prodotto interno lordo è sceso dal 36% del periodo 1980-82 al 29,5% del 1996-2001. La quota combinata dei profitti e del lavoro autonomo resta sostanzialmente stabile. È cresciuto, invece, in modo sistematico (da meno del 20% al quasi il 25% del Pil) l'insieme costituito da imposte indirette nette più contributi sociali». Gonfiando le entrate, quindi, si è arrivati al risanamento dei conti pubblici, ma a soffrirne è stata la busta paga. Nel '95, a causa del dilatarsi degli oneri fiscali e contributivi, «le retribuzioni di fatto nette avevano perso quasi il 7% rispetto al 1990; nella seconda parte del decennio si è registrato un recupero che ha riportato il loro valore allo stesso livello del '92». Nello stesso periodo, «in particolare dal 1998» - continuano i ricercatori dell'Ires - la pressione fiscale sulle imprese è diminuita in modo molto significativo, fino ad avvicinare la pressione fiscale media sulle imprese a quella sul lavoro dipendente.

A breve termine conta la dieta - gz  

  By: GZ on Venerdì 02 Maggio 2003 20:35

Non tutti possono stare davanti allo schermo così tutto il giorno Tra l'altro anche volendo è difficile gestire grosse somme in questo modo Se si opera così a breve termine non serve a molto nè l'analisi fondamentale nè quella tecnica. Contano invece: i) la forma fisica e morale, essere ben riposati, mangiare e dormire bene, non aver litigato con parenti, famigliari o fidanzate, non accettare visite o telefonate, praticare forme di rilassamento e visualizzazione (visualizzare la corrente di un fiume o simili) ii) avere una buona attrezzatura, molti schermi con quotazioni e grafici veloci, ADSL e backup se va giù, due conti online simili per interruzioni e backup dell'ordine (se va tutto giù come ieri al globex), ovviamente pentium IV e tutto in rete, 1MB di RAM, CNBC o simili accesa iii) spendere poco, anzi il minimo di commissioni e di esecuzione, colpire la lettera o il denaro direttamente, avere gente che risponde sempre al telefono in caso di internet giù... Più che discutere di trend, economia, analisi tecnica, tassi di interesse, iraq, dati di occupazione e greenspan conta parlare in questo caso di sport, dieta, yoga, visualizzazione e servizi online, software e hardware

sell in May, ma non da solo - gz  

  By: GZ on Venerdì 02 Maggio 2003 19:52

ok, sell in May dice il proverbio, ma non specifica se il 2 maggio o il 30 maggio il modello stagionale dice che l'MACD settimanale deve essere negativo da maggio a ottobre per dare un sell stagionale ho mostrato tempo fa uno studio che indicava che se segui la regola semplice del "sell in may" fai meno bene che se l'accoppi con un modello settimanale di momentum lo si vede anche a occhio sovrapponendo l'MACD settimanale al periodo stagionale degli S&P in febbraio il modello ha dato un falso segnale mentre si avvicinava la guerra in Iraq, ma il momentum settimanale è su un buy di nuovo da un paio di settimane. Fino a quando non gira anche il modello stagionale non da segnale di sell

Il significato dell'Iraq - gz  

  By: GZ on Venerdì 02 Maggio 2003 16:57

Se guardate il grafico qui sotto vedete che il classico rimbalzo stagionale di Ottobre-Maggio delle borse quest'anno è stato interrotto in gennaio dall'avvicinarsi del conflitto in Iraq e ha ripreso subito dopo. Ho scritto un centinaio di commenti su questa guerra in parte per interesse, visto che il calcio e il grande fratello non mi ispirano e in parte perchè, come accadde nel 1991 con la guerra in kuwait, pensavo che fosse un occasione di acquisto. E finora lo è stata. Riguardo al significato dei questi eventi, il Rovesciamento del Regime di Saddam Hussein era l'obiettivo degli alleati. Che venisse ottenuto tramite una guerra tradizionale di mesi, delle operazioni militari molto limitate, un complotto, una trattiva sottobanca con generali irakeni importa fino a un certo punto. Questo obiettivo è stato raggiunto dopo circa 8-10 mesi di manovre diplomatiche all'ONU e altrove e 3 settimane di combattimenti. Al posto di Saddam a bagdad comanda ora Jay Garner, un generale americano. In Iraq, uno dei paesi più importanti del medio oriente, ora c'è un governo alleato del tipo di quello che c'era in giappone o germania nel 1945. E nel Medio Oriente non c'è stata l'"esplosione", l'"instabilità" e il "caos" che predicevano i media. Che questo sia una pagliacciata come ritengono i gentili partecipanti al forum che si esprimono finora oppure, come scriveva ad esempio ieri Emma Bonino, l'equivalente medio-orientale della caduta del Muro di Berlino è una questione interessante e su cui non potrà mancare un opinione del sottoscritto, magari nel weekend con più calma. Dal punto di vista del mercato (purtroppo bisogna cercare anche la pagnotta) il conflitto in iraq era (anche) un occasione per guadagnare qualche soldo al rialzo, in particolare sui titoli americani. Ma anche quelli tedeschi ad esempio che un 34% di rimbalzo dal minimo di marzo in media lo hanno fatto. Se il rovesciamento di Saddam è un evento poco importante o addirittura una pagliacciata allora il TREND PRECEDENTE ALLA GUERRA, una volta passato l'effetto momentaneo riprenderà. E le borse scenderanno (a parità di altri fattori). Se invece si trattasse di un evento storico, che ha cambiato e cambierà molte cose nel mondo sia a livello politico-economico che psicologico, può contribuire a un rimbalzo fino a luglio (a parità di altri fattori).