Realfonzo, DeMagistris, lo spreco e le tasse - GZ
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By: GZ on Domenica 06 Ottobre 2013 16:32
Riccardo Realfonzo è un economista serio, ^per quello che scrive#http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/17/se-dicessi-che-sui-vincoli-europei-ha-ragione-berlusconi/628853/^ e perchè ha provato due volte a fare l'assessore al Bilancio al comune di Napoli con la Jervolino (che lo ha definito un "Robin Hood") e poi con DeMagistris, a cui aveva scritto il programma economico e organizzato la campagna elettorale. Entrambe le volte Realfonzo si è dovuto dimettere, vedi sotto il riassunto che fa dell'esperienza di DeMagistris, (^ora in libro anche; "Robin Hood a Palazzo San Giacomo"#http://www.riccardorealfonzo.it/2010/11/robin-hood-palazzo-san-giacomo-il-libro.html^) il tipo di racconto che quando in Germania se lo traducono poi giurano con il sangue che non avranno mai in comune un budget o degli eurobonds con l'Italia. DeMagistris lo ha persino querelato ^chiedendo un milione di euro di danni per un intervista che Realfonzo ha dato descrivendo la sua giunta#http://www.fanpage.it/napoli-de-magistris-querela-l-ex-assessore-realfonzo-per-1-milione-di-euro/^ (ha imparato da DiPietro che si è comprato diverse case con i ricavati delle querele per diffamazione)
Se guardi le notizie dal nord, tipo ^Trentino che sussidia#http://cobraf.com/forum/topic.php?topic_id=6194&reply_id=123536193#123536193^ gli immigrati fino a 2mila euro al mese al sud con il tremendo racconto di Napoli di Realfonzo (qui un video ^"Riccardo Realfonzo: "de Magistris molto populismo..."#http://www.youtube.com/watch?v=IAGzRZO9zzQ^), se leggi troppe di queste cose finisci a tifare per la Germania, la BCE, il Fondo Monetario, il rigore, l'austerità e chiunque dica di voler mettere un freno alla spesa. L'idea che da fuori Italia ora ci sia chi limita di forza e per legge lo spendere dei politici italiani in qualsiasi modo diventa un istinto viscerale ed è comprensibile. Ma per ora lo spreco di denaro pubblico e clientelare va prese come un dato "strutturale" e bisogna solo limitarlo e circoscriverlo.
Come ? Realfonzo ha promosso una ^lettera firmata da 300 economisti contro l'austerità pubblicata dal Financial Times#http://www.riccardorealfonzo.it/2013/10/il-dibattito-del-foglio-sul-monito.html^ il giorno dell'elezione della Merkel e anche se scrive cose sensate, il loro approccio "keynesiano-krugman non funziona. Non funziona neanche come comunicazione che suona debole, una soluzione di compromesso e che è già stata provata. Almeno chi punta tutto sull'uscita dall'Euro vuole fare qualcosa di radicale e apre la strada a riprendere controllo della Banca Centrale. Spieghiamo meglio sotto, ma
leggi qui prima il buon Realfonzo, qui sul Sole24
(...bisogna utilizzare l’avanzo primario (l’eccedenza delle entrate fiscali sulla spesa, esclusi gli interessi sul debito), sfondando il vincolo europeo del deficit al 3%. ... Quanti sostenevano che i moltiplicatori della politica fiscale – che appunto misurano l’impatto dei tagli e delle tasse sulla produzione nazionale – fossero trascurabili (o addirittura negativi, secondo la favoletta per cui l’austerità favorirebbe la crescita) sono stati sbugiardati nella maniera più plateale. Come ha scritto Krugman, mai nel ring della storia del pensiero economico un match teorico si era chiuso con un ko così netto. I keynesiani, favorevoli alle politiche anticicliche di stimolo della domanda, hanno messo al tappeto i falchi della austerità. Insomma, oggi vi è una clamorosa contraddizione tra la condizione in cui siamo, per molti aspetti peggiore di quella del ’29, e l’idea di proseguire con tagli della spesa pubblica (che, si badi bene, è già a livelli inferiori della media europea, considerando anche la spesa per interessi) e aumenti delle tasse.
L’azzeramento dell’avanzo primario, costruito con le politiche di lacrime e sangue, vale oltre 35 miliardi di euro e avrebbe un effetto benefico rilevante per l’economia italiana. Quanto benefico? Ebbene, utilizzando l’intervallo stimato da Olivier Blanchard – l’illustre quanto moderato capo economista del Fondo Monetaria Internazionale – ^l’effetto espansivo sul Pil italiano sarebbe, nel giro di 9-15 mesi, variabile tra i 34 e i 62 miliardi di euro, cioè tra i 2 e i 4 punti di Pil, con un valore medio superiore ai 45 miliardi di euro#http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/17/se-dicessi-che-sui-vincoli-europei-ha-ragione-berlusconi/628853^. Ma quest’ultima sarebbe una stima davvero molto prudente, se è vero che un ulteriore recente studio dello stesso Fondo Monetario Internazionale considera che il moltiplicatore della spesa in Italia, in una condizione recessiva come quella in cui siamo, dovrebbe assumere molto più probabilmente un valore intorno al massimo dell’intervallo proposto...
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Questo è corretto sostanzialmente, ma non funziona. Perchè:
a) pensa in larga parte (Krugman, Krugman...il fanatico della spesa pubblica...) ad aumentare la spesa pubblica. In cosa si tradurrebbe quindi ? i 35 miliardi di avanzo di cui parlano per loro probabilmente vanno in 20 mld per spesa pubblica varia e 15 mld di meno tasse, massimo forse 20.
b) sono comunque pochi soldi, specie se metà va in spesa pubblica e la stima che 1 miliardo deficit ne crei 2 o anche 3 di PIL non è realistica (a meno che non vadano tutti in riduzioni di tasse)
c) è timido e debole perchè non menziona neanche la questione dell'Euro, della Banca Centrale che non controlli più, il costo dei BTP di 85 mld che se sfondi il 3% di deficit te lo portano a 100 miliardi, il mercato finanziario che ti attacca. Lascia fuori tutto il problema del debito totale, privato e pubblico, che è sopra il 300% del PIL e si mangia il 17% circa del PIL
L'unica cosa che può funzionare oggi qui è : 1) RIDURRE LE TASSE E SOLO RIDURRE LE TASSE di 150 miliardi e 2) eliminare i BTP, il loro costo di 85 miliardi l'anno e il ricatto "del mercato"
Devi ridurre le tasse non di 15-20 miliardi e poi vedere se l'economia riprende come scrivono i 300 economisti "keynesiani". Il PIL dell'Italia è di 1580 mld e le tasse sono quasi 800 miliardi. Devi tagliare di 200 miliardi su due tre anni, qualcosa di massiccio e mai visto, ridurre della metà o abolire l'IVA. Qui al massimo parlano di contentini, ridare 100 euro in busta paga all'anno come dice Yoram Gutgeld di McKinsey che è il consigliere economico di Renzi. Devi invece andare con il buldozer, rimettere nelle buste paga 2.000 euro all'anno e dimezzare Irap e Tares (alla solita domanda: "dove trovi i soldi" è risposto qui e nelle altre ^200 pagine di dati, grafici, tabelle e citazioni#http://cobraf.com/DocumentiScaricabiliCobraf/26_PDF.pdf ora online^)
In questo modo togli indirettamente 150 o 200 miliardi dal controllo dei vari DeMagistris. Perchè quando poi l'economia riprende alla grande grazie al mega taglio di tasse ovviamente devi ad un certo punto frenarla. E però si parte da una situazione in cui la spesa è sui 800 miliardi e le tasse sono scese a 650 miliardi. Se vuoi aumentare di nuovo le tasse incontri più resistenza allora, perchè la gente avrà avuto l'esperienza, per la prima volta nella storia, di ricevere indietro una quantità di soldi rilevante e ha visto anche il beneficio sull'economia. E la spesa pubblica grazie al martellamento di Grillo o Stella e tanti altri ha comunque una reputazione di spreco. Se punti tutto su una massiccia riduzione di tasse e rimetti in moto l'economia anche tagliare spese pubbliche clientelari e di spreso è un poco più agevole perchè tutti stanno meglio. Tagliare quando si è sul fondo e la disoccupazione sale sempre è più duro
E in più devi neutralizzare e poi eliminare i BTP e il ricatto del mercato finanziario (e mettere in programma di rompere i trattati dell'euro e della BCE). Questi sono della "sinistra vera", quella keynesiana DOC e hanno paura di parlare della grande finanza e delle banche...
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Luigi de Magistris artefice dei suoi mali
di Riccardo Realfonzo | 24 luglio 2013, il Fatto Quotidiano
Piovono avvisi di garanzia sul sindaco di Napoli e i suoi collaboratori, a soli due anni dall’insediamento della Giunta. La vicenda dell’America’s Cup – per cui de Magistris è indagato con il presidente della Regione Campania Caldoro e l’ex presidente della Provincia Cesaro, per avere affidato l’evento a una società mista, senza una gara per individuare il socio privato – è solo l’ultimo degli interventi della Procura partenopea. Intanto, per l’America’s Cup sono indagati, per gli appalti distribuiti, anche il Capo di Gabinetto Attilio Auricchio e il fratello del sindaco, Claudio. Poi c’è l’indagine che riguarda il consigliere di de Magistris, il vicesindaco Tommaso Sodano, su cui pende una ipotesi di reato per una consulenza andata a una studiosa ritenuta a lui vicina, senza bando pubblico. Per di più, uno dei tre assessori superstiti ai tanti rimpasti di de Magistris (la Tommasielli dell’Idv) è sospettata di avere brigato per cancellare alcune multe stradali elevate a suoi parenti. Infine, c’è l’inchiesta sulle buche stradali in cui è indagato lo stesso de Magistris. E i giornali riferiscono di numerose altre indagini in corso.
Precisato che occorre guardare alle vicende giudiziarie con solido garantismo, il moltiplicarsi delle inchieste pone interrogativi di carattere politico. Come mai tutte queste indagini su de Magistris, la cui “luna di miele” con l’elettorato partenopeo di fatto non è mai iniziata? Si tratta davvero di un qualche complotto di poteri occulti e magistratura tesa a fermare un sindaco rivoluzionario che sta scardinando vecchi assetti di potere?
La mia esperienza con de Magistris – come organizzatore della sua campagna elettorale e ispiratore del programma di governo, poi per un anno assessore al bilancio del Comune – mi permette di rispondere con cognizione dei fatti a questi interrogativi.
La tesi di un complotto – azzardata da qualche adepto del sindaco e da qualche inavvertito commentatore – fa semplicemente sorridere. Se non altro perché gli assetti di potere a Napoli sono sempre gli stessi, con in più una crisi devastante aggravata da un Comune in sostanziale dissesto finanziario. I propositi bellicosi della campagna elettorale – rivoltare Napoli come un calzino, cancellare i sistemi clientelari (che proprio io avevo minuziosamente descritto nel libro “Robin Hood a Palazzo San Giacomo”), rispondere alle richieste dei cittadini con una stagione di buona amministrazione all’insegna della trasparenza e della legalità – sono stati tutti rapidamente accantonati. La nuova amministrazione, come ho già avuto modo di argomentare sul Fatto, non ha affrontato nessuno dei problemi veri della città, limitandosi a organizzare un po’ di eventi sportivi e chiudere qualche strada al traffico.
E allora perché un percorso così accidentato per il neo-sindaco? La verità è che Luigi de Magistris ha dato vita a una esperienza amministrativa del tutto inadeguata al governo di una grande e complessa città come Napoli. La sua azione, infatti, è stata finalizzata pressoché esclusivamente alla visibilità mediatica e a una rapida scalata politica nazionale, penosamente naufragata con il risultato elettorale di Rivoluzione Civile. Il tutto con uno stile amministrativo all’insegna del pressappochismo, della mancanza di conoscenza dei procedimenti amministrativi e – non ultimo – del sistematico allontanamento di ogni spirito libero e orientato al solo interesse pubblico. È così che una esperienza politica nata col proposito di fare del Comune una “casa di vetro”, “scassando” i poteri formali e informali che avevano portato alla disfatta dei rifiuti, è rapidamente naufragata sotto il comando autocratico del sindaco e dei suoi più stretti collaboratori, che ha trasformato le promesse di “partecipazione”, “collegialità”, “trasparenza” in parole vuote.
La strada che la giunta de Magistris stava intraprendendo fu chiara già nelle prime settimane successive all’insediamento della Giunta, nell’estate del 2011. Pino Narducci, ex assessore alla legalità, ed io tentammo in tutti i modi di porre un argine a questa deriva e fare comprendere al sindaco gli errori in cui, mal consigliato, cadeva. In alcuni casi, riuscimmo faticosamente a correggere alcuni provvedimenti discutibili sotto il profilo amministrativo e/o dell’opportunità politica (come nel caso della transazione con l’immobiliarista Romeo o nella emanazione di una delibera che facesse piena luce sul buco di bilancio). In altri casi, i nostri rilievi furono obliterati. Le cronache locali hanno illustrato, ad esempio, i conflitti che ci furono a seguito delle centinaia di assunzioni volute dal vicesindaco presso la società che si occupa della raccolta dei rifiuti. Il risultato fu che, in un crescendo di polemiche, circa un anno fa, Narducci fu costretto alle dimissioni ed io fui estromesso dal sindaco.
Il sindaco porta dunque grande responsabilità politica per i guai della sua giunta. Certo, la debolezza del tessuto sociale cittadino e degli stessi partiti politici, di destra e di sinistra, ha fatto il resto. Un centrodestra imbarazzante, un Pd che non ha ancora trovato le energie per svoltare rispetto alle eredità del passato, le organizzazioni sindacali sempre più sfilacciate e ingessate dalla crisi, hanno lasciato campo libero alle scorrerie dell’armata de Magistris, lasciando alla sola magistratura l’unica forma di “controllo sociale” sulle improvvisate iniziative del sindaco. Ma oggi nessuno – neppure chi ha potuto prevedere una simile involuzione della vicenda de Magistris – può gioire degli interventi della magistratura sul governo cittadino. Infatti, una buona e forte politica resta l’unica strada di rilancio possibile per Napoli. E allora non rimane che guardare al rinnovato senso civico che si concretizza nelle tante manifestazioni spontanee di protesta di questi giorni o alla opposizione dei giovani consiglieri di Ricostruzione Democratica, inizialmente sostenitori di de Magistris. Da queste esperienze i napoletani dovranno necessariamente ripartire quando questa ennesima sfortunata pagina amministrativa sarà chiusa.