la rivoluzione in economia sui siti internet - GZ
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By: GZ on Giovedì 29 Dicembre 2011 12:27
L'^Economist#http://www.economist.com/node/21542174^ di questa settimana dedica una lunga inchiesta alla "Teoria moderna monetaria" (MMT) e agli altri due approcci alternativi all'economia ufficiale che sui siti internet la stanno demolendo. Da quando è scoppiata la Grande Crisi Finanziaria la discussione vera sull'economia è uscita dalle università e dalle riviste accademiche e si è trasferita sui siti internet e la teoria insegnata nelle grandi università USA è stata criticata radicalmente costringendo anche i grandi professori delle università di Harvard o Chicago a difendersi su internet. (Persino ^la Federal Reserve nella di novembre ha discusso una politica, il "Nominal GDP" che è stato inventata su dei blog#http://www.bloomberg.com/news/2011-11-29/for-fed-ngdp-could-spell-more-economic-stability-ramesh-ponnuru.html^ di economia negli ultimi due anni)
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31 Dicembre 2011, The Economist
^"Rivoluzione nell'Economia dai Blog#http://www.economist.com/node/21542174^
La crisi e i blog hanno aperto la teoria economia tradizionale ad un attacco radicale"
(adattato e tradotto dall'Economist)
St Croix, una delle US Virgin Islands, è un posto lontano nei Caraibi.E' l'ultimo lembo degli Stati Uniti verso est. ^Warren Mosler#http://www.warrenmosler.com/^, ha avuto successo come investitore in bonds italiani, giapponesi ed americani ammassando alcune centinaia di milioni, ha creato una ^casa automobilistica innovativa#http://moslerauto.com/^ per auto da corsa, ed è anche un economista idiosincratico. Si è trasferito a St. Croix nel 2003 per usufruire di un trattamento fiscale ospitale e un clima clemente e dalla sua postazione alla periferia degli USA Mosler campiona una dottrina alternatica dell'economia: chiamata "Teoria moderna monetaria" (MMT).
1) Mosler e gli altri della ^MMT sostengono che, dato che la moneta di carta o elettronica è una creatura dello stato, i governi godono di maggiore libertà finanziaria nel gestire i loro deficit di quello che si ammette#http://moslereconomics.com/^. Le autorità fiscali sono liberi di spendere tutto ciò che è necessario per rilanciare le loro economie e ripristinare posti di lavoro perduti. Possono spendere senza prima raccogliere le tasse, possono prendere in prestito senza timore di default. I ministri delle Finance non hanno bisogno di rannicchiarsi impauriti e chiamare aiuto quando il mercato vende i loro bonds e le agenzie di rating li degradano. In realtà, i governi non devono perdere tempo con i mercati obbligazionari e possono semplicemente ignorarli.
2) Gli economisti della MMT non sono le uniche persone che dicono ai governi impantanati in seguito alla crisi finanziaria globale che avrebbero potuto rendere le cose migliori se si fossero liberati delle vecchie inibizioni. I "Monetaristi di mercato" favoriscono maggiore audacia nel campo monetario. Una politica Monetaria restrittiva aveva causato la Grande Repressione degli Stati Uniti, sostengono, e una politica monetaria espansiva la può risolvere. Non credono che sia il governo federale che può o deve salvare l'economia, perché credono che la Federal Reserve può farlo.
3) La scuola "austriaca" di economia, che affonda le sue radici al 19° secolo di Vienna, è più severamente pre-freudiana: più inibizioni, restrizioni e disciplina, non di meno, è la sua ricetta. I suoi seguaci credono che una parte delle sofferenze dell'economia siano necessarie, una conseguenza inevitabile di eccessi del passato. Non credono che la Federal Reserve può salvare l'economia. Cercano invece di salvare l'economia dai guai causati dalla Fed.
Queste tre scuole di pensiero macroeconomico si differenziano per il loro pedigree, le loro credenze e la loro capacità di persuasione e le loro prospettive. Ma hanno anche molto in comune. Stanno ora di colpo prosperando sul scia della disillusione di massa con l'economia ufficiale accademica, a volte definita come "neoclassica" e a volte neo-keynesiana che domina in tutte le facolta da Princeton a Harvard, a Chicago al MIT a Yale, Columbia e poi viene replicata nelle facoltà di economia di Roma, Milano, Madrid o Londra o Rio o Mexico City. L'economia ufficiale di Harvard, Chicago e New York dichiarava che l'economia sarebbe cresciuta costantemente se le banche centrali mantenevano l'inflazione bassa e stabile, assieme ad un espansione fiscale moderata in un contesto di globalizzazione economica e di deregolamentazione finanziaria in cui le banche cartolarizzavano il debito e lo moltiplicavano gestendolo con derivati sofisticati. Gli economisti di New York e Chicago come Greenspan, Larry Summers, Bernanke e i loro colleghi non vedevano motivo di preoccupazione nel boom immobiliare e del debito globale perchè per loro crediti e debiti si compensavano e il mercato finanziario globale aggiustava gli squilibri da solo. Dopo il crac del sistema bancario occidentale del 2008-2009 che si è esteso ora anche a diversi stati sovrani la credibilità dell'economia ufficiale è a pezzi e viene attaccata ogni giorno su internet (anche se nelle grandi università e presso le riviste americane di economica che contano non vieni assunto, non ricevi una borsa di studio e non riesci a pubblicare niente se non sostieni la teoria ufficiale)
L'Economia, forse più di ogni altra disciplina, viene ora ridiscussa ogni giorno sui blog internet con gusto. Figure importanti, come Paul Krugman e Greg Mankiw si sono messi a pubblicare e discutere anche con il grande pubblico on-line da anni, un pubblico tra cui molti sono loro coetanei economisti di università marginali che vengono all'attacco. La crisi ha reso l'istituzione accademica irritabile e vulnerabile. Economisti altamente accreditati ora pubblicamente s sbeffeggiano reciprocamente e si accusano di ignoranza e stupidità. La crisi finanziaria e la perdita di credibilità dell'economia accademica di New York e Harvard ha creato un varco per i membri della disciplina fuori dal grande giro accademico che lavorano in università alla periferia dell'impero o anche fuori dal circuito accademico. Nella blogosfera chiunque può essere ovunque si trovi, come recita il titolo del ^blog di Warren Mosler, "Il centro dell'Universo"#http://moslereconomics.com/^.
In un mondo afflitto dal dubbio e dalla delusione, ci sono grandi opportunità per coloro che portano avanti le proprie convinzioni fino alle loro logiche conclusioni. Le politiche "keynesiane" di stimolo fiscale non funzionano ? Si può fare di più di questo, dicono quelli della MMT. I monopoli delle grandi banche e il cartello delle banche centrali sono un problema? Poi sbarazzarti del monopolio della banca centrale nel fissare il prezzo del credito e l'offerta di moneta del governo, dicono gli "austriaci".
Nel contesto della patetica risposta alla crisi attuale degli economisti, le idee offerte da queste scuole molto differenti assumono una forma simile nella ricetta di fondo: che i politici sono troppo preoccupati di cose come i deficit pubblici o la deflazione che sono in realtà falsi problemi e sprecano le risorse dietro a dei fantasmi. La Scuola Austriaca non vede lo spauracchio di deflazione, la paura della quale spinge le Bance Centrali a pompare moneta e gonfiare le bolle speculative. I "Monetaristi di Mercato", diametralmente opposti, veda la paura esagerata dell'inflazione come priva di senso. E per la "Teoria moderna monetaria" l'economia sta ricevendo un aiuto insufficiente dallo stimolo fiscale a causa del timore superstizioso dei governi di una fantomatica insolvenza dello stato (Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia...).
L'esempio più chiaro del potere dei blog come un modo per ottenere spazio e attenzioneper idee che erano marginali nelle grandi università è ^"TheMoney Illusion ", un blog di Scott Sumner di Bentley University#http://www.themoneyillusion.com/^, a Waltham, Massachusetts. Sulla scia della crisi finanziaria il prof Sumner, un sostenitore del "monetarismo di mercato", sentiva di avere qualcosa da dire, ma nessun grande speranza di essere ascoltati presso le grandi riviste americane di economia
E così il 2 febbraio 2009 ha iniziato un blog. Non era, ha ammesso, un "blogger naturale", vale a dire i suoi post erano lunghi, ben argomentati e autoironici ("mi considero solo un economista eccentrico in una piccola scuola di periferia che prendendo che spara da bordo campo"). Ma ha attirato commenti intelligenti e documentati e ha risposto ogni settimana su questo livello, per cui ad es il 25 febbraio, si è guadagnato un collegamento da Tyler Cowen, professore alla George Mason University, il cui "Marginal Revolution" blog è ampiamente rispettato e un mese dopo il numero uno di Harvard, Paul Krugman gli ha dedicato un breve post per rispondere alle sue critiche mostrando che lo leggeva
Essere notato dal prof. Krugman è una grande cosa per un blogger, tutti gli attuali critici eterodossi fanno attenzione a Krugman, con quelli della MMT che pullulano nella sezione commenti del Blog di Krugman sulNew York Times e gli "austriaci" che lo sfidano a tavole rotonde. Più Paul Krugman lotta con loro, più attenzione queste scuole alternative raccolgono, una relazione che lo ha reso diffidente. "Metterò collegamenti sul web a qualsiasi lavoro che trovo illuminante" scrive Krugman. "ma metto un collegamento a lavori che credo profondamente sbagliati solo se provengono da qualcuno che ha già un seguito." Altrimenti ", perché dargli una piattaforma per farsi notare?"
Il Blog di Sumner non solo ha rivelato il suo "monetarismo di mercato" al mondo in generale ("Non posso andare in qualsiasi parte del mondo dell'economia ... senza sentire ora il suo nome", dice il il prof Cowen), ma ha riunito assieme come economisti, molti dei quali in piccole scuole ad una certa distanza dal centro dell'universo economico di Harvard e New York, che, che non si erano accorti che c'erano altre persone pensarla allo stesso modo hanno. Non avevano una "casa istituzionale" importante come riviste e accademia e non avevano una massa critica sui media. Il blog ha fornito uno e l'altro. Lars Christensen, economista presso una banca danese, SaxoBank, che si avvicina al "monetarismo mercato", dice che è la prima scuola di pensiero economico nata in pratica nella blogosfera, senza le rivieste accademiche e i papers universitari, solo tramite post, contro-post e commenti che sostituiscono la pubblicazione del "paper" visionato e filtrato dagli editor e da un comitato di colleghi presso le rivste più affermate americane.
Questo collegio invisibile di blogger si concentra prima sul livello di spesa per i prodotti domestici: la produzione interna degli Stati Uniti, valutata ai prezzi che la gente paga per acquistarli. Questo è ciò che gli economisti chiamano il valore "nominale" del PIL (NGDP), al contrario di PIL "reale" che viene sempre citato e che sottrae gli effetti dell'inflazione stimata dal governo. Questi economisti pensano che la banca centrale dovrebbe promettere di tenere il NGDP in crescita regolare, diciamo, un +5% all'anno. Tale crescita potrebbe crearsi perché si comprano più beni e servizi (crescita "reale"), o perché i prezzi sono più alti (inflazione). La "disinibizione" del prof Sumner è quella di incoraggiare la Fed a non curarsi quale dei due prevalga
Le banche centrali fissano obiettivi per rendere credibili le loro valute e le loro politiche prevedibili da parte del mercato e le imprese. L'obiettivo per molte è quello di mantenere i prezzi al consumo aumenta del 2% di un anno o giù di lì. Per questi ultimi decenni hanno in gran parte avuto successo a stabilizzare l'inflazione, ma nella crisi attuale sono stata sorprendentemente incapaci di stabilizzare l'economia. In America il PIL nominale è crollato nel 2009 del -11% sotto il suo livello pre-crisi del 2007 e rimane un -8% anche ora sotto il livello: parliamo di quello che la gente compra al prezzo che effettivamente paga, la spesa in dollari includendo quindi l'inflazione
I monetaristi di mercato sottolineano che il loro obiettivo di +5% è in linea con l'inflazione di circa il 2%, a condizione che l'economia cresca a circa il 3% l'anno, la media massima per gli anni pre-crisi. Se la crescita è rallentata all'1%, l'inflazione dovrebbe essere però permanentemente più elevata, pari al 4%. Se la produzione cede per un anno e in recessione hai un -1% ad es l'inflazione potrebbe salire temporaneamente sopra al 5%. Ma quando la crescita torni alla normalità, l'inflazione dovrebbe retrocedere.
Nel perseguire questo obiettivo, la banca centrale utilizzaerebbe molti degli stessi strumenti oggi: abbassare i tassi di interesse a breve termine e, quando questo raggiungano lo zero, aumentare il "NGDP" stampando nuovo denaro per acquistare altri beni (ad esempio, "quantitative easing"). E la creazione stessa di questo bersaglio da raggiungere di un NGDP che cresce del +5% annuo renderebbe tale intervento più efficace, dice Sumner. Se la gente si aspetta che la banca centrale farà tornare la spesa ad un percorso di crescita del 5%, la loro psicologia contribuirà a farlo realizzare. Le imprese assumeranno, fiduciose che le loro entrate si espanderanno, la gente aprirà il portafogli, non temendo più tanto di perdere il posto di lavoro. Quelli che accumulano denaro per paura dell'incertezza e della crisi lo spenderanno o investiranno, perché sanno che la produzione e i prezzi saranno più elevati in futuro.
Una vera soluzione
Se il "bersaglio del +5%" non viene creduto però, la Fed dovrebbe fare tutto il necessario per colpirlo. Questo potrebbe includere "massicci" acquisti di asset, su una scala più grande di ogni altra cosa ancora provata dalla Fed o la Banca d'Inghilterra. Anche allora, la gente potrebbe rifiutarsi di spendere, o le banche potrebbero anche rifiutarsi di prestare soldi
Ma ci sono modi per convincere la gente a spendere, dicono i "monetaristi di mercato" come Bill Woolsey di Cittadel, un collegio militare in South Carolina. La Fed potrebbe imporre una tassa sulle riserve bancarie, lasciando alle banche di imporre un tasso negativo di interesse sui depositi dei loro clienti. Questo potrebbe servire all'inizio semplicemente a far riempire i materassi e le cassette di sicurezza perchè la gente toglierebbe i soldi dai conti bancari. Ma alla fine, invece di accumulare moneta, alla lunga tornerebbero a spendere e investire, spinendo su i prezzi e, con un poco di fortuna, incoraggiando la produzione.
Grazie soprattutto alla campagna del prof Sumner, un numero crescente di economisti tradizionali, tra cui anche il famoso Paul Krugman ora favorisce la politica di guardare all'obiettivo di un +5% del NGDP,cioè del PIL nominale, inclusa inflazione. Nel corso della riunione di novembre del comitato per la politica della Fed, Bernanke e soci hanno discusso i pro e contro di una tale mossa, cosa notevole per un idea che era marginale solo un paio di anni fa. Non è, però, ancora passata. Alcuni membri del comitato della FED temono che il passaggio a un nuovo regime potrebbe "dare un rischio a lungo termine di far salire le aspettative di inflazione". Se all'inflazione viene permesso di salire al 5%, ad esempio, la gente potrebbe pensare che i salari salgano in modo permanente del 5% e impostare le sue rivendicazioni di conseguenza. Per mostrare la sua determinazione a non far esplodere l'inflazione, la Fed dovrebbe quindi limitare la crescita e i costi di dimostrare la sua serietà potrebbe annullare i vantaggi del nuovo regime
I Blog sono serviti bene al prof Sumner bene, sia come mezzo di espressione che come sede per attirare assieme un "partito" di colleghi che la pensano in modo simile. Ma i blog non sono l'unico modo per promuovere idee non ortodosse. Per aiutare a diffondere il vangelo della Teoria Monetaria Moderna, il signor Mosler corse come indipendente con una sigla "Tea-Partito Democratico" al Senato nel 2010 nel Connecticut, suo stato natale. La sua convinzione che l'America è "iper-tassata in modo grottesco" è quella che anche il movimento "Tea Party" condivide. La sua altra convinzione che la paura di insolvenza dello Stato è un miraggio e che si può creare moneta addizionale da parte dello stato però contrastava con gli slogan degli attivisti sul bilancio in pareggio emendamenti. La sua campagna non ha raggiunto con successo elettorale.
Mosler ha sostenuto che un paese con una propria banca centrale è in grado di generare una quantità "elastica" di moneta quando è necessario e però è anche in grado di garantire la domanda per questo denaro richiedendolo come pagamento per tasse. Questo da allo stato la capacità di spendere senza preoccuparsi di andare in rovina, può sempre pagare i suoi conti, perché si stampa il materiale con cui vengono pagate le sue bollette.
Le conclusioni politiche la MMT trae da questa devono molto al Abba Lerner, il "profeta militante" di John Maynard Keynes . Lerner credeva i governi dovrebbero giudicare la loro politica fiscale dai suoi risultati, il suo impatto economico sui posti di lavoro e l'inflazione e ignorare qualsiasi problema di deficit che potrebbe derivarne. I governi dovrebbero cercare di occupazione elevata e prezzi stabili, così come la Fed oggi. Ma invece di fare affidamento sulla politica monetaria per raggiungere questi obiettivi, devono usare la politica fiscale. Se la spesa privata è troppo elevata e spinge verso l'alto i prezzi minacciando l'inflazione, il governo dovrebbe aumentare le tasse o tagliare la spesa stessa. Se, invece, la spesa privata è troppo debole, mettendo a repentaglio posti di lavoro, il governo dovrebbe tagliare le tasse o aumentare la spesa stessa.
Fin qui, sembra tutto keynesiano. Ma la maggior parte dei keynesiani, ansiosi di apparire "fiscalmente responsabili", dicono che i deficit di bilancio in periodi di crisi dovrebbero essere compensati da avanzi nei momenti favorevoli, mantenendo il livello del debito pubblico entro un limite % del PIL e la Unione Europea ha basato tutta la sua politica su questi "parametri di Maastricht". Lerner ha ammesso che questo potrebbe non essere possibile, perchè la spesa privata potrebbe essere cronicamente debole e in tal caso, il governo dovrebbe funzionare con deficit cronici, aggiungendo continuamente al debito nazionale. Lerner non vedeva questo come un problema insormontabile, anche se ha riconosciuto che molti altri erano "facilmente spaventati dalle fiabe delle conseguenze terribili del deficit".
Una delle ragioni di questa straordinaria tolleranza verso il debito pubblico è la semplice macroeconomia. Se le imprese, le famiglie e il resto del settore non governativo collettivamente si rifiutano di spendere tutto quello che guadagnano, devono finire per prestare quello che risparmiano a qualcun altro. Non possono collettivamente prestarsi di più gli uni agli altri di quello che prendono in prestito. Quindi devono prestare al governo, visto che l'economia è fatta di due settori, privato e pubblico. Un deficit di spesa e investimenti privati crea sia la necessità dello stimolo fiscale e una richiesta simultanea di un incremento dlle passività dello Stato, che ogni stimolo fiscale comporta. Alla fine, ha sostenuto Lerner, il pubblico accumulerebbero tanto di questo debito pubblico governo che si sentirebbe abbastanza ricco per tornare a spendere ancora una volta, risparmiando al governo la necessità di ulteriore stimolo fiscale.
Cosa succede se il pubblico si rifiuta di spendere, ma anche disprezza ed evita i titoli di stato, per paura forse di default ? (CASO DELL'ITALIA ATTUALE !) Questo può essere evitato, secondo la MMT, perché il governo può stampare i soldi che questi titoli di stato promettono di pagare. Tale risposta porta agli incubi di iperinflazione della Repubblica di Weimar, o lo Zimbabwe. Ma la MMT sostiene che quei regimi ricorrevano alla stampa di moneta un modo per impadronirsi di più risorse rispetto a quelle che il settore privato era disposto a cedere. Cioè alla fine il governo e il settore privato combinati volevano comprare più beni e servizi di quelli che l'economia poteva produrre.
Nello schema di Lerner, creare moneta serve un ruolo diverso. Dà al settore privato qualcosa a cui aggrapparsi, se è in una situazione in cui non vuole spendere. Creare S moneta non è un modo per aumentare il deficit. E 'semplicemente un modo alternativo per finanziare un deficit di una data dimensione, grande abbastanza per mantenere l'occupazione in uno, ma non troppo grande da far salire l'inflazione
Questa noncuranza verso il debito ovviamente apre le politiche di Mosler (che egli chiama "economia della moneta elastica") a critiche. Ma l'applicazione di questa teoria gli ha fatto fare un sacco di soldi. Mosler ha fatto un utile di oltre 50 milioni di dollari per il suo fondo e i suoi clienti quando ha acquistato in Italia le obbligazioni di lire nei primi anni 1990, quando invece quasi tutti gli eminenti economisti erano allarmati dal pericolo di default dell'Italia. Nel 1996 li ha guadagnato oltre 100 milioni di dollari, comprando bonds giapponesi che il governo aveva emesso e che erano sostenuti dalla pura creazione di moneta che avrebbe dovuto essere inflazionistica e quindi avrebbero dovuto crollare di prezzo. Invece sono saliti. E la sua banca ha avuto ritorni sul capitale superiore al 10% mensile nel 2011 in gran parte con l'acquisto di buoni del Tesoro americano, scommettendo contro gli investitori come il celebrato Bill Gross di Pimco, il fondo più grande del mondo obbligazionario, che ha venduto al contrario i Treasury bond nel suo fondo all'inizio del 2011, prima di riconoscere poi di essersi sbagliato
Nella visione del mondo della MMT, la politica fiscale viene ad assomigliare alla politica monetaria. Quando il Tesoro spende, si aggiunge all'offerta di moneta in circolazione. Quando aumenta le tasse, si ritira della moneta dalla circolazione. Quindi, per la MMT perchè la politica economica funzionai i responsabili di bilancio devono essere pronti ad stringere (ridurre la spesa e aumentare le tasse) una volta che la domanda è stata riportata a livelli sostenuti e l'inflazione minaccia di salire e anche essere credibili nel loro impegno a farlo.
In caso contrario, si auto-realizzano le aspettative di inflazione che si radicano poi nei comportamenti di imprese e famiglie, come hanno fatto nel 1970. Quel periodo di stagflazione ha dimostrato la necessità di lasciare stabilizzazione macroeconomica ai tecnocrati nelle banche centrali e Tesoro, che devono essere sensibili alle notizie economiche e non rispondere solo alle richieste politiche.
^(.... continua qui)#http://www.economist.com/node/21542174^